O Del perché e del per come un'idea ritorna
È quasi sempre senza trama ogni idea balena che riemerge e soffia e torna giù ad inabissarsi.
Sto facendo qualcosa: preparo la valigia per un altro viaggio, spolvero o rassetto, mi rimetto in moto, esco di casa all'alba dei piccioni sguaiati, e un'idea senza trama mi passa accanto sull'asfalto umido oppure fuori alla finestra, aperta per far uscire il fumo.
La maggior parte delle volte non c'è niente che possa sembrare minimamente originale rispetto alla sua visita precedente; nulla che ne lasci presagire il ritorno, nè un odore, nè un indizio. Probabilmente è questo l'aspetto che mi incuriosisce di più : senza traccia di prima, lei si presenta come un ospite inaspettato e senza nemmeno un omaggio che giustifichi il suo "posso?".
Qualche anno fa credevo che avrei smesso di ospitare pensieri di ritorno dai loro viaggi.
Mi dicevo che sarei cresciuta e avrei avuto altro cui badare.
Ho avuto altro, in forme diverse, ma proprio non ho imparato a non farle entrare.
Erano pensieri di vie diverse o uguali a quella in cui vivo, in posti diversi oppure lo stesso posto, con la reiterata sfilata delle stesse facce mentre, nel frattempo, cambiavo fuori e forse anche dentro.
In realtà non sono cambiata mai.
Non ne farò un discorso proto-vetero-femminino perché anche gli uomini immaginano (sanno loro cosa), solo che forse faccio più rumore perché sono una donna o cose così.
C'è sempre però la convinzione che immaginare non mi sia mai sembrato poi tanto male, rispetto alla vita di tutti i giorni. Mi piaceva disegnare da bambina strane associazioni: un bosco con dei fiori che erano stelle, degli alberi con le scarpe alle radici e poche persone.
Così, ora che ci penso mentre scrivo, mi sembra che l' unicità dei pensieri e delle mie rêveries sia quella di esserne spettatrice mentre i tasselli si mettono insieme.
Non protagonista, anche perché sarei troppo critica e poco onesta verso le mie fragilità, ma solo osservatrice.
Come succede ora che invio e poi si vedrà.
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