Come un uragano ti sei abbattuto sulla mia esistenza, trascinandovi dentro i tuoi detriti.
Nel tuo vorticare infinito v'hai portato paranoie, psicosi, ansie e depressioni, picchi d'umore e compulsioni.
Mi hai trascinato nei meandri della tua mente, e io mi sono fatta cantoniere dei tuoi sentieri sconnessi. Ho sanato crepe, riparato muri, costruito strade dove c'erano viottoli diroccati.
Colpa mia, lo so: non si possono aggiustare le cose altrui. E' come buttare asfalto per coprire le buche: alla prima pioggia, torneranno più profonde di prima.
Ora che te ne sei andato, resta una landa di distruzione. La tua, la mia.
Con una scopa spazzerò via le macerie, per ristabilire un confortante vuoto.