Anno 2024: ancora tre giorni all'addio.

“Tempus fugit”: la frase deriva da un verso delle “Georgiche” di Virgilio:

“Sed fugit interea fugit irreparabile tempus” (= Ma fugge intanto, fugge irreparabilmente il tempo), (Georgiche, III, 284).

Marcel Proust scrisse una romanzo in sette volumi per provare a capire il suo tempo perduto.



“La sabbia del tempo”

“Come scorrea la calda sabbia lieve
Per entro il cavo della mano in ozio,
Il cor sentì che il giorno era più breve.

E un’ansia repentina il cor m’assalse
Per l’appressar dell’umido equinozio
Che offusca l’oro delle piagge salse.

Alla sabbia del Tempo urna la mano
Era, clessidra il cor mio palpitante,
L’ombra crescente d’ogni stelo vano
Quasi ombra d’ago in tacito quadrante”.


(Gabriele D’annunzio)

Il titolo di questa metaforica poesia in tre strofe evoca la clessidra, ove oltre la sabbia scorre il tempo che fluisce.

La sabbia scende nell’ampolla in basso mentre la mano è in ozio, immobile (vv. 1 e 2).



In ognuna delle tre strofe c’è la parola “cor”: nella prima il cuore del poeta sente che il giorno è più breve; nella seconda, l'ansia assale il cuore; nella terza, il cuore è palpitante; il tutto in un crescendo emotivo che accompagna la riflessione sulla fuggevolezza dell'essere.

Poi l'immagine dell'ombra che cresce e invade il giorno, la solarità dell'estate che finisce (v. 9); l'inutile vitalità delle piante (ogni stelo vano, v. 9); il silenzio del tacito quadrante (v. 10).


Gabriele D’Annunzio

Questa poesia, con altre, fa parte di un insieme di madrigali, detti “Madrigali dell’estate” con i quali D’Annunzio ripercorre i giorni della calda stagione ed esprime la sua unione con la natura.

Ne “La Sabbia del tempo” il poeta diventa clessidra e urna del tempo che scorre.

Le immagini metaforiche descrivono uno scenario quasi surreale:
su una spiaggia al tramonto il poeta che con la mano liscia la sabbia, e a questa immagine se ne sovrappone un'altra, quella della trasformazione del poeta in una clessidra, mentre è seduto su un enorme quadrante silenzioso: la spiaggia, accanto agli aghi degli steli degli arbusti. È una visione quasi onirica e metafisica del rapporto tra l'uomo e il tempo, che ci può ricordare alcuni quadri di De Chirico o Dalì, dove oggetti e uomini sono ridotti a funzione simbolica.