Visto la piega che ha preso il forum, dove sembra che le parole di De André "Si sa che la gente da buoni consigli (se non può più dare il cattivo esempio)..."
trovano adepti che si ergono a giudici senza voler passare per giudici, come se il loro giudizio sia là, espresso quasi disinteressatamente e spassionatamente...
e invece pesa, come una lama lasciata libera di cadere per gravità per tagliare il capo ad un condannato al giudizio universale... ebbene poiché credo (ognuno
do noi lo crede) di non aver nulla da nascondere o da biasimarsi... ho deciso si aprire questo thread dove chiunque lo voglia (ed io per primo) e ne abbia il coraggio,
può parlare liberamente dei propri pensieri, piaceri, peccati e ambizioni personali... alla faccia del giudizio morale checché ne venga e da chiunque si senta o provi
piacere a giudicare le azioni degli altri, senza per questo mettere i discussione le proprie.

Inizio allora :
Non credo più o molto probabilmente non ho mai creduto ad una vita ultraterrena. Immagino la morte come uno stato perenne di sonno, ibernazione, senza possibilità di
tornare indietro o vivere una vita eterna in uno dei tre mondi possibili: inferno, purgatorio e paradiso. La morte è la fine di tutto. La cancellazione dell'essere vissuto e se
ci pensiamo, la vita è solo un carosello tra il nulla e il dopo. Si ogni tanto mi rivolgo a Dio, nei momenti di sconforto... anche se da quando è morto mio padre, spesso mi
rivolgo a lui.. ma la mia è solo una speranza, per illudermi che un genitore, da lassù, possa sempre vegliare e guidarmi per fare sempre le cose giuste e responsabili.

Della mia genitrice non parlo. Anzi, l'ho declassata appunto a mera genitrice e non madre o "mamma", perché nel suo ultimo anno e mezzo di vita, dopo la morte di mio padre,
mi ha fatto del male in maniera volontaria e sistematica, in preda ad un delirio di onnipotenza in cui alla mancanza di cieca obbedienza, controbilanciava un'applicazione sistematica
impietosa del cosiddetto "castigo" che ha rotto tutti quei legami parentali e viscerali maturati in 54 anni di vita in cui da devoto figlio mi fidavo di lei e invece ho dovuto guardarmi
da lei e dai suoi tentativi di farmi del male. Quando ha colpito anche le mie figlie, ha superato quel tabù che nessuno può fare, neanche il padreterno.

Oggi mi struggo e mi consolo dicendo e dicendomi che da figlio ho fatto la mia parte. Ho assistito i miei genitori incondizionatamente e fatto il mio dovere e da genitore farò lo
stesso con le mie figliole, senza pretendere da loro obbedienza, devozione, ma soprattutto... sottomissione.

La vita è una e va vissuta in piena etica e moralità ed il perdono... non è un obbligo e nessuna religione può pretenderlo. Il perdono è un fardello troppo grande per chi in vita sua
è stato giusto e onesto, verso il prossimo, i propri famigliari e persino se stesso.

Fare del bene dovrebbe essere una condizione istintiva e involontaria... cioè naturale, fare del male è sempre qualcosa di ragionato, calcolato, pensato e messo in atto, per questo
non contemplo il perdono. Questo non vuol dire che non si possa fare del male senza volerlo, ma succede una volta, poi magari si arriva a capirlo e si chiede scusa... chi fa del male sistematicamente è una persona abominevole che vede l'altro, colui alla quale fa del male, sottomesso e impotente.

Ecco, ho fatto la mia (prima) confessione... Chi vuole giudicare si sbizzarrisca pure, dal quel pulpito che si è costruito, come se fosse al di sopra di tutto e tutti.

notte!!