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Opinionista
Il signor Martazzi
Il signor Martazzi si fermò davanti al portone della scuola e la trovò chiusa, le finestre chiuse, suonò il campanello più volte, ma nessuno gli rispose.
È venerdì! - Si rammentò che era un giorno festivo.
Purtroppo, era senza chiavi, ma aveva l’assoluto bisogno di entrare a scuola.
Il portone era chiuso, sbarrato, si accorse che in fondo al corridoio c’era una lucina, molto debole a dire il vero e speranzoso guardò in quella direzione.
Passò un uomo col cappello e il bavero sollevato, si fermò un istante che lo guardò perplesso.
“Guardi che oggi la scuola è chiusa, si fa festa!”
“Io devo entrare!”
“Ma non si pode, che non l’ha capito, sarà mica grullo!”
Io devo entrare! Continuò il signor Martazzi con la sua cantilena.
L’uomo col cappello si allontanò scuotendo il capo.
Il signor Martazzi calcolò in modo approssimativo, dove fosse la lucina, percorse tutto il tratto intorno alla scuola, arrivato là, bussò tre volte.
Nessuno rispose.
Bussò ancora tre volte, ma nulla. Intanto si era fatto buio fitto.
Quando all’improvviso udì uno strano rumore e qualcosa gli sfiorò le gambe, tutto il suo esile corpo iniziò a tremare.
Era un piccolo e paffuto Carlino che gli si accostò così tanto ma così tanto, che il signor Martazzi ne ebbe parecchio spavento e fece un salto all'indietro.
Il cucciolo si voltò e si allontanò al richiamo della sua padrona.
Il signor Martazzi non si arrese, bussò ancora tre volte ma nulla nessuno gli rispose.
Passarono due giorni interi e finalmente il signor Martazzi tornò davanti a qual portone.
Era passata da poco l’alba e la luce fioca del giorno illuminava a malapena le strade, la scuola era tutta illuminata, pareva un albero di Natale.
Il signor Martazzi suonò il campanello, dal portoncino rifinito d’alluminio argentato uscì una donnina che indossava una vestaglia rosa.
“Buongiorno, mi dica?”. Disse la donna, guardandolo attraverso le lenti.
“Sono il nuovo preside, lei mi deve far entrare, lo sa, sono venuto venerdì e la scuola era chiusa.”
La donna rimase un attimo perplessa, non sapeva cosa rispondere.
“Venerdì era una giornata di festa e la scuola è rimasta chiusa!”
“Festa, festa, sempre a fare festa!” Disse entrando con passi decisi.
La donnina non riuscì controbattere, a dire il vero gli sembrava un poco strambo.
Senza pendere la calma, gli indicò una scalinata.
Gli uffici sono all’ultimo piano.
Il signor Martazzi salì velocemente le scale, ma mentre saliva giurò a sé stesso che la scuola sarebbe rimasta aperta tutti i venerdì, con riunioni, tavole rotonde, quadrate e quanto altro gli era concesso.
Rise tra sé e sé, mentre prendeva tale decisione.
Entrò nell’ufficio e guardando gli impiegati annunciò trionfalmente.
“Sono Il nuovo preside: Il professor Martazzi Dell’Orto”.
“Da oggi le cose cambieranno e di sicuro tutti i venerdì”.
Disse trionfante mentre entrava nel suo ufficio con un sorriso beffardo.
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