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Taedium vitae
Caro Cono, nonostante le tue illusioni ultramondane confortate dalla religione, dalle tue risposte percepisco che oggi sei avvolto dal torpore malinconico, dal leopardiano “taedium vitae” (= noia della vita): non ti preoccupare, è uno stato d’insoddisfazione esistenziale, spesso associato a sentimenti di malinconia e pessimismo, che a te forse deriva dal nick Pace: ti sobilla dicendoti che noi siamo “cattivi”. Ma non è vero, e lo sai. 
Forse stamane la tua tristezza ti fa immedesimare nell’immagine di questo dipinto di Edvard Munch

Edvard Munch, Melankoli (malinconia) olio su tela, 1894.
Alla malinconia Munch dedicò 5 tele negli anni 1891 – 1896 e due xilografie tra il 1897 e il 1902.
In primo piano c’è un triste uomo seduto. Mentre riflette, con la mano si sorregge la testa.
Sullo sfondo si vede un’imbarcazione e una coppia, lei ha l’abito bianco.
Fratel Cono oggi al tuo stato d’animo si addice anche una poesia di Eugenio Montale:
"Spesso il male di vivere ho incontrato"
“Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato”.
Il testo esprime la concezione negativa della vita da parte del poeta. Montale descrive la sua opinione riguardo al “male di vivere”, dal francese “mal de vivre", caratterizzato da noia esistenziale, impossibilità di trovare soluzioni all’infelicità.
Nell’espressione “spesso il male di vivere ho incontrato” il suo sentimento è rappresentato da tre immagini: il rivo strozzato, la foglia riarsa e il cavallo stramazzato.

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