Quando l'aereo è atterrato a Porto, con quattro ore di ritardo, lo confesso, ho avvertito un vago senso di spaesamento.
Cosa ci facevo io, lì, sola, con quello zaino in spalla?
E' durato giusto una mezz'ora: il tempo di raggiungere l'uscita e di trovare l'ufficio informazioni per capire come raggiungere l'ostello. Lì una ragazza bolognese gentilissima, che stava facendo uno stage, mi ha addirittura accompagnato alla metro, e lì ho capito che già la magia del Cammino si stava compiendo: "Quello di cui hai bisogno il cammino te lo fornisce". Me l'avevano detto tante volte, prima della partenza, ma solo in quel momento ho capito davvero cosa volesse dire.
Era tardi, le 18 passate, quando sono arrivata all'ostello, ma non ho voluto rinunciare a vedere la città da cui l'indomani sarei dovuta partire. Così, fatta la doccia e posato lo zaino, sono uscita lungo le strade cittadine, mi sono lasciata trascinare dal caso lungo i vicoli del centro storico, ammirandone i colori ed i contrasti. Perché Porto è una città strana, viva e vibrante, fatta di contraddizioni e di odori.
Ho raggiunto il ponte Luis, da cui ho potuto ammirare il tramonto sul fiume Duero. Dopo un altro giro per il centro mi sono fermata in un locale a mangiare qualcosa e a bermi una birra. E lì ho capito che il mio viaggio era davvero iniziato.
[segue...]
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