Falaride ? Chi è costui ? Un tiranno ! Il tiranno di Akragas (= Agrigento) dal 570 circa al 554 a.C., anno della sua morte.

Giunto in città come appaltatore per la costruzione di un tempio, la sua intelligenza e competenza conquistarono la fiducia dei cittadini. Ma il destino volle che le divisioni politiche del tempo gli aprissero la strada al potere: intorno al 570 a.C. divenne l’autocrate della città, instaurando la tirannia tramite un colpo di Stato. Per mantenere il controllo e l’ordine, fu inflessibile e crudele verso gli oppositori.

La leggenda narra che il cosiddetto “toro di Falaride” fu ideato e costruito da Perillo di Atene, fonditore di ottone. Egli riprodusse con tale metallo la sagoma cava di un toro, con una porta sul fianco per farci entrare il colpevole, che veniva chiuso all’interno. Poi veniva accesa una pira sotto di essa per scaldare il metallo fino a farlo diventare rovente. In questo modo, la vittima veniva bruciata lentamente fino alla morte.

Per far sì che niente di indecoroso potesse rovinare il diletto dell'osservatore, il toro metallico era costruito in modo tale che il suo fumo si levasse in profumate nuvole di incenso, mentre la testa era dotata di un complesso sistema di tubi e condotti che convertivano le urla nei versi di un toro infuriato.

Perillo propose il suo strumento di tortura e morte a Falaride come nuovo metodo per giustiziare i criminali. Al dittatore piacque, ma poi volle punire l'inventore per la cinica idea. Dopo averlo lodato, dispose che il bovide in ottone venisse collaudato su Perillo, il quale venne rinchiuso nella sua stessa invenzione. Estratto da essa poco prima di morire, il perfido Falaride fece gettare il corpo di Perillo dalla cima di una rupe.

Nell’antichità il cosiddetto “toro di Falaride” è citato dallo scrittore e filosofo Luciano di Samosata; è menzionato nella satira VIII di Giovenale (vv. 79-84); anche Dante Alighieri nella Divina Commedia così lo descrive:

[...] Come 'l bue cicilian che mugghiò prima
col pianto di colui, e ciò fu dritto,
che l'avea temperato con sua lima,
mugghiava con la voce de l'afflitto,
sì che, con tutto che fosse di rame,
pur el pareva dal dolor trafitto
[...]

(Inferno, canto XXVII, vv. 7-12)

Il Toro di Falaride è diventato un simbolo della crudeltà e della brutalità dei metodi di tortura antichi, e la sua storia è stata tramandata attraverso i secoli come un monito contro l’uso della tortura.