Dunque, da un OT sulla discussione sui cani randagi al sud vorrei far nascere un confronto sul valore della vita degli animali.

Premetto che personalmente non credo ad un'origine divina dei diritti e che ogni posizione che tenda a stabilire che il diritto debba (sia "giusto") o non debba essere dato, in assenza di convinzioni religiose sia non sostenibile, e infatti puntualmente mai argomentato.

Anche la mia posizione a favore degli animali è solo una preferenza personale, che nasce dall'amore verso gli esseri viventi e dalla compassione verso la sofferenza, soprattutto verso esseri che non hanno i difetti che generalmente vedo nell'uomo "sociale": crudeltà, disillusione, mancanza di umiltà, cose che mi fanno vedere la mia razza come indesiderabile, almeno a maggioranza.

Ma questa è una posizione personale. Non ho basi per dire a chi la pensa diversamente da me che sbaglia, perché non esistono a mio parere.

Detto questo; il pensiero corrente in questa materia (gli animali sono solo animali, le persone valgono di pi&#249 mi pare molto lacunoso, di comodo, e selettivo nelle argomentazioni.

Ciò che ci distingue dagli altri animali è fondamentalmente la maggiore intelligenza, o meglio il terzo strato del cervello. Quello concettuale, che trova soluzioni, affronta problemi e li risolve, e dipinge giustificazioni razionali alle reazioni istintive, tipiche dei primi due strati che condividiamo con gli animali: rabbia, affetto, paura.

Eppure, è sempre a queste ultime, tipiche di ambiti mentali che non sono esclusiva dell'uomo, che facciamo riferimento quando parliamo dell'umanità delle persone:

"...è un brav'uomo, affezionato alla famiglia, che si sacrifica per le persone che ama, ha le sue paure e le sue attese...".

Non "è un ottimo calcolatore, con ottime capacità logiche e argomentative" e per questo merita di vivere.

Non vedo insomma un modo umano o animale di provare frustrazione o paura o dolore, vedo semmai un diverso modo di giustificarle a posteriori queste reazioni, di elaborarle, che è diverso.

Eppure è sempre a questi elementi che attingiamo quando vogliamo mettere in evidenza le caratteristiche che rendono "umana" una persona e quindi meritevole di buon trattamento, a differenza delle "bestie".

Non saremo forse un po' troppo campanilisti su questo argomento?