Risultati da 1 a 15 di 5127

Discussione: Il libro che state leggendo

Visualizzazione Elencata

Messaggio precedente Messaggio precedente   Nuovo messaggio Nuovo messaggio
  1. #11
    Opinionista
    Data Registrazione
    29/03/06
    Messaggi
    5,314
    Citazione Originariamente Scritto da Senzanome Visualizza Messaggio
    E allora forse ignori che proprio "Il re del mondo" viene visto dagli stessi esoteristi come un qualcosa che stride all'interno dell'opera guenoniana, un "mistero" ancora da risolvere: perché abbia affrontato quell'argomento, perché in quel modo e perché proprio in quel preciso momento della sua vita.
    Ed è solo uno dei tanti misteri che avvolgono certe sue scelte, in verità.
    Ci sarebbe poi un lungo discorso da fare su Saint-Yves e sulle "influenze occultistiche" (Peladan, Papus, Fabre d'Olivet, tra i tanti) sui suoi lavori, ma non credo sia opportuno.
    No, non lo ignoro. Così come non ignoro (cito a memoria, perdonerai se commetto qualche imprecisione) che Guénon, proprio all'inizio dei capitoli dedicati all'Aghartta, decide di tagliare corto sulla querelle, pensando di uscire dall'empasse col sostenere non essere suo interesse discettare delle influenze sugli scritti di Saint-Yves ma semplicemente di discutere nel merito del mitologema iniziatico (passami la definizione di comodo) rappresentato dal Brahmatma; di considerare comunque rivelatrici le convergenze nei racconti di Ossendowski e Saint-Yves, escludendo peraltro che il primo potesse aver plagiato il secondo perché egli effettivamente riportava lezioni di toponimi ed antroponimi differenti rispetto a quelle del secondo.
    Una differenza che poteva essere spiegata, proseguiva Guénon, solamente in ragione delle differenti fonti informative adoperate dai due: di seconda mano quelle di Saint-Yves, distante anche geograficamente dai presunti luoghi fondativi del mito, (relativamente) più circostanziate quelle di Ossendowski. Personalmente insisterei sul relativamente perché se Saint-Yves poteva risultare viziato nella raccolta del materiale mitico (e conseguentemente anche nella sua rielaborazione) dalle sue esperienze esoterico-occultistiche, di certo Ossendowski non si propone come l'osservatore più attento: un ingegnere mineriario, non uno studioso, in gara contro il tempo e molto più preoccupato di salvare la pelle dai bolscevichi che non di registrare scrupolosamente le sue conversazioni (?) coi vari hutuktu (sino a riportare in appendice le profezie di quello di Narabanchi-Kure), se non addirittura con il Bögdö Khan (avvenimento su cui, se non ricordo male, sono stati avanzati molti dubbi).
    Insomma, che senso ha dichiarare di voler discutere nel merito delle convergenze fra una fonte pesantemente inattendibile come Saint-Yves ed una non pienamente competente come Ossendowski, e su tali convergenze costruire castelli di supposizioni che, dati i presupposti, si presentano come arbitrarie?

    Sull'esoterismo di Dante, non capisco se venga rigettata a prescindere una dimensione esoterica della Commedia. D'altronde, se proprio non si vuole considerare i vari Valli, Rossetti ed Aroux, si dovrebbe perlomeno approfondire quanto ci sia di vero nelle "tesi" di Miguel Asin Palacios e in che misura siano da accettare i parallelismi con l'Isra' e Mi'raj.
    Quello che non convince di Guénon non il risultato che esibisce, ma il suo approccio metodologico. In altri termini, la non verificabilità delle sue conclusioni. Nessuno potrebbe negare una dimensione esoterica della Commedia, il binomio esoterico-essoterico è applicabile ad una grandissima parte della letteratura medievale. Il punto è che il senso esoterico di uno scritto, non necessariamente si traduce sul piano mistico-misterico; anche Le Roman de la Rose di Guillaume de Lorris può presentarsi come soggetto ad una lettura esoterica, con il suo gioco di allusioni che di certo non si limitano al parallelismo fra la rosa e la sessualità femminile.
    Quanto alla tesi di Asin Palacios, poi, circa la possibilità che Dante abbia tratto ispirazione dal Viaggio notturno del profeta pervenuto in una traduzione latina per tramite dell'ambasceria di Brunetto Latini, che io sappia oggi è ipotesi seriamente considerata anche se non suffragata da dati storici probanti.

    Forse intendevi ruota del Dharma.
    Sì, ovviamente; pardon, lapsus.

    Questo discorso vale, forse, per la prima parte della sua vita.
    Poco dopo il suo trasferimento a Il Cairo entrò in contatto con una confraternita sufi (ancora oggi esistente) di cui raggiunse il grado di sheikh. Ciò lo renderebbe, dal punto di vista puramente formale, estraneo al "fideismo", in quanto si suppone che ad un certo grado di realizzazione spirituale si ha piena "esperienza" di certi stati dell'essere. E chi "esperisce" non ha certo "fede".
    Esattamente, vale per la prima parte della sua vita. Infatti le opere di cui abbiamo parlato sino ad ora, così come quel "Simboli della scienza sacra" di cui discutevo con Rudra e che costituisce una raccolta di articoli comparsi in varie riviste durante il suo lungo periodo francese, sono anteriori al trasferimento al Cairo ed alla sua esperienza sufi.
    Ultima modifica di Gloucester; 02-07-2010 alle 18:20

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
  • Il codice BBAttivato
  • Le faccine sono Attivato
  • Il codice [IMG]Attivato
  • Il codice [VIDEO]Attivato
  • Il codice HTML � Disattivato