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Discussione: La spiritualit

  1. #1

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    La spiritualit

    "
    La pi

  2. #2
    Opinionista L'avatar di bvzpao
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    non è proprio ateo, semplicemente non dà nome o forma al suo Ideale, è più antropocentrico.
    Ma questi sono dettagli inutili, come tu che sottolinei una spiritualità atea (non ti suona come paradosso?) e in fondo chissenefrega di fare proselitismo, è un problema che mi tocca molto poco.

    E' bello invece rileggere einstein e sentirlo dire che l'uomo aspira a molto di più di quello che riesce a raggiungere durante la sua vita, aspira ad una conoscenza -di fatto - infinita. Il cosiddetto "senso religioso" parte da lì


    Poi per qualcuno si è incarnato, per qualcun altro no, per taluni ha mandato un messaggero e per altri un profeta; ma tutti gli uomini partono da lì.

  3. #3
    Insonne-Mente L'avatar di Caim
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    Vivo quel lato nascosto che

  4. #4
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    amate i vostri nemici

  5. #5
    ????? ???????????? L'avatar di Pazza_di_Acerra
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    semel in anno licet insanire, cotidie melius

  6. #6

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    Citazione Originariamente Scritto da bvzpao Visualizza Messaggio
    non è proprio ateo, semplicemente non dà nome o forma al suo Ideale, è più antropocentrico.
    Einstein ha una sua forma di spiritualità, ma non contempla dei. Questo è più che sufficiente a dire che è ateo (a-theos = senza dio).


    Citazione Originariamente Scritto da bvzpao Visualizza Messaggio
    Ma questi sono dettagli inutili, come tu che sottolinei una spiritualità atea (non ti suona come paradosso?) e in fondo chissenefrega di fare proselitismo, è un problema che mi tocca molto poco.
    Sono d'accordo.
    Tantopiù che questo topic è stato aperto solo perche Cono da qualche altra parte aveva citato Einstein solo parzialmente e lo spacciava per uno scienziato che credeva nel suo dio. L'ho aperto per amore di verità e di rispetto nei confronti del pensiero di Einstein.

    PS: spiritualità e religione sono due cose diverse.


    Citazione Originariamente Scritto da bvzpao Visualizza Messaggio
    E' bello invece rileggere einstein e sentirlo dire che l'uomo aspira a molto di più di quello che riesce a raggiungere durante la sua vita, aspira ad una conoscenza -di fatto - infinita. Il cosiddetto "senso religioso" parte da lì
    Sono d'accordo. Ma più che di "senso religioso", parlerei in generale di "azioni dell'uomo", tantopiù che questa spiritualità di Einstein non è la spinta a credere in una religione quanto, invece, la spinta ad essere curiosi nei confronti delle leggi che governano l'Universo. Che poi, talvolta, è proprio lo stesso sentimento che spinge molti scienziati ad essere scienziati.

    Citazione Originariamente Scritto da bvzpao Visualizza Messaggio
    Poi per qualcuno si è incarnato, per qualcun altro no, per taluni ha mandato un messaggero e per altri un profeta; ma tutti gli uomini partono da lì.
    Come ho già detto, Einstein non crede in un dio, nè in una entità creatrice, nè in nessuna altra entità sovrannaturale. Scambiare ciò in cui credeva Einstein con quello che comunemente viene chiamato "dio" è quanto di peggio si possa fare per snaturare il pensiero stesso di Einstein.
    Inoltre, non è assolutamente vero che "tutti gli uomini partono da lì", perchè molti uomini non sanno che farsene di tale "spinta".

  7. #7

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    Anche questo topic ha bisogno di una rispolverata... Purtroppo c'

  8. #8
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Secondo me, egli non e' catalogabile ne' fra gli atei ufficiali e ne' fra i credenti ufficiali. E' semplicemente una grande persona.
    amate i vostri nemici

  9. #9
    pensatore dei 2 millenni L'avatar di falcopellegrino
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    Citazione Originariamente Scritto da Spaitek Visualizza Messaggio
    "
    La più bella sensazione è il lato misterioso della vita. E il sentimento profondo che si trova sempre nella culla dell'arte e della scienza pura. Chi non è più in grado di provare né stupore né sorpresa è per così dire morto; i suoi occhi sono spenti. L'impressione del misterioso, sia pure misto a timore, ha suscitato, tra l'altro, la religione. Sapere che esiste qualcosa di impenetrabile, conoscere le manifestazioni dell'intelletto più profondo e della bellezza più luminosa, che sono accessibili alla nostra ragione solo nelle forme più primitive, questa conoscenza e questo sentimento, ecco la vera devozione: in questo senso, e soltanto in questo senso, io sono fra gli uomini più profondamente religiosi. Non posso immaginarmi un Dio che ricompensa e che punisce l'oggetto della sua creazione, un Dio che soprattutto esercita la sua volontà nello stesso modo con cui l'esercitiamo su noi stessi. Non voglio e non possono figurarmi un individuo che sopravviva alla sua morte corporale: quante anime deboli, per paura e per egoismo ridicolo, si nutrono di simili idee! Mi basta sentire il mistero dell'eternità della vita, avere la coscienza e l'intuizione di ciò che è, lottare attivamente per afferrare una particella, anche piccolissima, dell'intelligenza che si manifesta nella natura. Difficilmente troverete uno spirito profondo nell'indagine scientifica senza una sua caratteristica religiosità. Ma questa religiosità si distingue da quella dell'uomo semplice: per quest'ultimo Dio è un essere da cui spera protezione e di cui teme il castigo, un essere col quale corrono, in una certa misura, relazioni personali per quanto rispettose esse siano: è un sentimento elevato della stessa natura dei rapporti fra figlio e padre.

    Al contrario, il sapiente è compenetrato dal senso della causalità per tutto ciò che avviene. Per lui l'avvenire non comporta una minore decisione e un minore impegno del passato; la morale non ha nulla di divino, è una questione puramente umana. La sua "religiosità" consiste nell'ammirazione estasiata delle leggi della natura; gli si rivela una mente così superiore che tutta l'intelligenza messa dagli uomini nei loro pensieri non è al cospetto di essa che un riflesso assolutamente nullo. Questo sentimento è il leitmotiv della vita e degli sforzi dello scienziato nella misura in cui può affrancarsi dalla tirannia dei suoi egoistici desideri. Indubbiamente questo sentimento è parente assai prossimo di quello che hanno provato le menti creatrici religiose di tutti i tempi. Tutto ciò che è fatto e immaginato dagli uomini serve a soddisfare i loro bisogni e a placare i loro dolori. Bisogna sempre tener presente allo spirito questa verità se si vogliono comprendere i movimenti intellettuali e il loro sviluppo perché i sentimenti e le aspirazioni sono i motori di ogni sforzo e di ogni creazione umana, per quanto sublime possa apparire questa creazione. Quali sono dunque i bisogni e i sentimenti che hanno portato l'uomo all'idea e alla fede, nel significato più esteso di queste parole? Se riflettiamo a questa domanda vediamo subito che all'origine del pensiero e della vita religiosa si trovano i sentimenti più diversi. Nell'uomo primitivo è in primo luogo la paura che suscita l'idea religiosa; paura della fame, delle bestie feroci, delle malattie, della morte. Siccome, in questo stato inferiore, le idee sulle relazioni causali sono di regola assai limitate, lo spirito umano immagina esseri più o meno analoghi a noi dalla cui volontà e dalla cui azione dipendono gli eventi avversi e temibili e crede di poter disporre favorevolmente di questi esseri con azioni e offerte, le quali, secondo la fede tramandata di tempo in tempo, devono placarli e renderli benigni. E in questo senso io chiamo questa religione la religione del terrore; la quale, se non creata, è stata almeno rafforzata e resa stabile dal formarsi di una casta sacerdotale particolare che si dice intermediaria fra questi esseri temuti e il popolo e fonda su questo privilegio la sua posizione dominante. Spesso il re o il capo dello stato, che trae la sua autorità da altri fattori, o anche da una classe privilegiata, unisce alla sua sovranità le funzioni sacerdotali per dare maggior fermezza al regime esistente; oppure si determina una comunanza d'interessi fra la casta che detiene il potere politico e la casta sacerdotale. C'è un'altra origine dell'organizzazione religiosa: i sentimenti sociali. Il padre e la madre capi delle grandi comunità umane, sono mortali e fallibili. L'aspirazione ardente all'amore, al sostegno, alla guida, genera l'idea divina sociale e morale. E il Dio-Provvidenza che protegge, fa agire, ricompensa e punisce. E quel Dio che, secondo l'orizzonte dell'uomo, ama e incoraggia la vita della tribù, l'umanità e la vita stessa; quel Dio consolatore nelle sciagure e nelle speranze deluse, protettore delle anime dei trapassati. Tale è l'idea di Dio considerata sotto l'aspetto morale e sociale. Nelle Sacre Scritture del popolo ebreo si può seguire bene l'evoluzione della religione del terrore in religione morale che poi continua nel Nuovo Testamento. Le religioni di tutti i popoli civili, e in particolare anche dei popoli orientali, sono essenzialmente religioni morali. Il passaggio dalla religione-terrore alla religione morale costituisce un progresso importante nella vita dei popoli. Bisogna guardarsi dal pregiudizio che consiste nel credere che le religioni delle razze primitive sono unicamente religioni-terrore e quelle dei popoli civili unicamente religioni morali. Ogni religione è in fondo un miscuglio dell'una e dell'altra con una percentuale maggiore tuttavia di religione morale nei gradi più elevati della vita sociale. Tutte queste religioni hanno comunque un punto comune, ed è il carattere antropomorfo dell'idea di Dio: oltre questo livello non si trovano che individualità particolarmente nobili. Ma in ogni caso vi è ancora un terzo grado della vita religiosa, sebbene assai raro nella sua espressione pura ed è quello della religiosità' cosmica. Essa non può essere pienamente compresa da chi non la sente poiché non vi corrisponde nessuna idea di un Dio antropomorfo. L'individuo è cosciente della vanità delle aspirazioni e degli obiettivi umani e, per contro, riconosce l'impronta sublime e l'ordine ammirabile che si manifestano tanto nella natura quanto nel mondo del pensiero. L'esistenza individuale gli dà l'impressione di una prigione e vuol vivere nella piena conoscenza di tutto ciò che è, nella sua unità universale e nel suo senso profondo.


    I geni religiosi di tutti i tempi risentono di questa "religiosità cosmica" che non conosce né dogmi né Dei concepiti secondo l'immagine dell'uomo. Non vi è perciò alcuna Chiesa che basi il suo insegnamento fondamentale sulla religione cosmica. Accade di conseguenza che è precisamente fra gli eretici di tutti i tempi che troviamo uomini penetrati di questa religiosità superiore e che furono considerati dai loro contemporanei più spesso come atei, ma sovente anche come santi. Sotto questo aspetto uomini come Democrito, Francesco d'Assisi e Spinoza possono stare l'uno vicino all'altro. Come può la religiosità cosmica comunicarsi da uomo a uomo, se non conduce ad alcuna idea formale di Dio né ad alcuna teoria? Mi pare che sia precisamente la funzione capitale dell'arte e della scienza di risvegliare e mantenere vivo questo sentimento fra coloro che hanno la facoltà di raccoglierlo.

    Giungiamo così a una concezione dei rapporti fra scienza e religione assai differente dalla concezione abituale. Secondo considerazioni storiche, si è propensi a ritenere scienza e religione antagonisti inconciliabili, e questo si comprende facilmente. L'uomo che crede nelle leggi causali, arbitro di tutti gli avvenimenti, se prende sul serio l'ipotesi della causalità, non può concepire l'idea di un Essere che interviene nelle vicende umane, e perciò la religione-terrore, come la religione sociale o morale, non ha presso di lui alcun credito; un Dio che ricompensa e che punisce è per lui inconcepibile perché l'uomo agisce secondo leggi esteriori ineluttabili e per conseguenza non potrebbe essere responsabile verso Dio, allo stesso modo che un oggetto inanimato non è responsabile dei suoi movimenti. A torto si è rimproverato alla scienza di insidiare la morale. La condotta etica dell'uomo deve basarsi effettivamente sulla compassione, la educazione e i legami sociali, senza ricorrere ad alcun principio religioso. Gli uomini sarebbero da compiangere se dovessero essere frenati dal timore di un castigo o dalla speranza di una ricompensa dopo la morte. Si capisce quindi perché la Chiesa abbia in ogni tempo combattuto la scienza e perseguitato i suoi adepti.


    D'altra parte io sostengo che la "religione cosmica" è l'impulso più potente e più nobile alla ricerca scientifica. Solo colui che può valutare gli sforzi e soprattutto i sacrifici immani per arrivare a quelle scoperte scientifiche che schiudono nuove vie, è in grado di rendersi conto della forza del sentimento che solo può suscitare un'opera tale, libera da ogni vincolo con la via pratica immediata. Quale gioia profonda a cospetto dell'edificio del mondo e quale ardente desiderio di conoscere - sia pure limitato a qualche debole raggio dello splendore rivelato dall'ordine mirabile dell'universo - dovevano possedere Kepler e Newton per aver potuto, in un solitario lavoro di lunghi anni svelare il meccanismo celeste! Colui che non conosce la ricerca scientifica che attraverso i suoi effetti pratici, non può assolutamente formarsi un'opinione adeguata sullo stato d'animo di questi uomini i quali, circondati da contemporanei scettici, aprirono la via a quanti compresi delle loro idee, si sparsero poi di secolo in secolo attraverso tutti i paesi del mondo. Soltanto colui che ha consacrato la propria vita a propositi analoghi può formarsi una immagine viva di ciò che ha animato questi uomini e di ciò che ha dato loro la forza di restare fedeli al loro obiettivo nonostante gli insuccessi innumerevoli. È la religiosità cosmica che prodiga simili forze. Non è senza ragione che un autore contemporaneo ha detto che nella nostra epoca, votata in generale al materialismo, gli scienziati sono i soli uomini profondamente religiosi.


    È giusto, in linea di principio, dare solenne testimonianza d'affetto a coloro che hanno contribuito maggiormente a nobilitare gli uomini, l'esistenza umana. Ma se si vuole anche indagare sulla natura di essi, allora si incontrano notevoli difficoltà. Per quanto riguarda i capi politici, e anche religiosi, è spesso molto difficile stabilire se costoro hanno fatto più bene che male. Di conseguenza credo sinceramente che indirizzare gli uomini alla cultura di nobili discipline e poi indirettamente elevarli, sia il servizio migliore che si possa rendere all'umanità.
    Questo metodo trova conferma, in primo luogo, nei cultori delle lettere, della filosofia e delle arti, ma anche, dopo di essi, negli scienziati. Non sono, è vero, i risultati delle loro ricerche che elevano e arricchiscono moralmente gli uomini, ma è il loro sforzo per capire, è il loro lavoro intellettuale fecondo e capace.
    "

    - Albert Einstein
    appunto !!!:
    Einstein non era ateo e quanto ha scritto dimostra che egli rifugge l idea di un Dio moralista ma ordinatore
    e contrasta l idea di una chiesa o una religione che pretenda di pilotare le coscienze , cosa che per altro penso anche io .

    ps
    una domanda perchè hai aperto un nuovo post quando c'e n era già uno sull'argomento ?
    Ultima modifica di falcopellegrino; 01-06-2010 alle 16:09
    l 'importante

  10. #10

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    Citazione Originariamente Scritto da falcopellegrino Visualizza Messaggio
    appunto !!!:
    Einstein non era ateo e quanto ha scritto dimostra che egli rifugge l idea di un Dio moralista ma ordinatore
    e contrasta l idea di una chiesa o una religione che pretenda di pilotare le coscienze , cosa che per altro penso anche io .
    Il che significa essere atei.

    L'ordine a cui si riferisce Einstein

  11. #11

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    [QUOTE=Spaitek;1187050]Anche questo topic ha bisogno di una rispolverata... Purtroppo c'

  12. #12
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    Gli scienziati sono i soli uomini credenti...

    [QUOTE=Spaitek;1126195]"
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