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Discussione: Il Dare & L'avere

  1. #61
    Opinionista L'avatar di Il gatto
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    Però si poteva comunque interpretare un ingresso di tale ipotesi nella rosa delle possibilità di cosa alla fine si vada cercando, si voglia, sia possibile avvenga.

    Al che anche l'intepretazione propria di ciò che arriva esplicitamente o implicitamente diventa un aspetto dell'umano essere.
    Quell'altre specie poco intepretano solo questo è commestibile e io ciò fame, questo non è commestibile e io ciò fame, ne cerco un altro.

    Considera che qua stiamo tutto sommato per dirci e non per risolvere, quindi lo scopo contingente mica è così secondario e alimentare la discussione diventa uno dei bisogni che giocano, almeno fino ad esaurimento dell'interesse per sopravvenuta noia o nuovi e più interessanti, in quel momento, polemiche di scontro, altro elemento che contribuisce perchè senza la conflittualità strisciante che ci caratterizza e motiva, ma che avremmo da dirci di così interessante?

    E leggendo leggendo quella che a mio avviso sembra emergere come motivazione portante di quasi tutte le discussioni non è la tematica trattata ma l'affermazione dell'io tramite la ragion propria imposta in quei duelli dialettici che simulano ben altri duelli, similmente al farsi una partita a scacchi, ma invece delle pedine usiamo tematiche discorsive e argomentazioni, salvo lo scopo motivante essere lo scacco al re finale che placa la brama di affermazione.
    Ultima modifica di Il gatto; 23-07-2010 alle 18:38

  2. #62
    whatever.. L'avatar di Misterikx
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    [QUOTE=claire;1217724](...........) Tra gli esseri viventi, l'uomo
    " Non siamo in un salotto borbonico col mignolo sollevato e l'inchino obbligatorio. Qui siamo tutti uguali. Non ti aspettare in un forum cose difficili da trovare pure tra amici e parenti." Nahui

  3. #63
    Opinionista L'avatar di Il gatto
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    Magari ciascuno il suo scopo di massima e di dettaglio dell'esistenza sua, sempre che lui ne abbia necessità, se lo da da solo e tanto gli basta e resta sempre valido che ciascuno, vivendo la sua vita e non quella altrui, è arbitro e padrone di gestirsela come crede secondo le sue più variegate e contraddittorie opinioni, compresi quindi scopi e fini dell'esistenza propria.
    Perchè quella ha allo stato di fatto e le soluzioni che gli da gli funzionano, infatti è vivo, continua a vivere e pure in suoi equilibri accettabilmente stabili, checchè ne possano dire gli altri, che però non sono lui e quindi il loro dire formatosi su un proprio altrui ha una validità del tutto relativa, limitata e puramente informativa, seppure ciò sia di interesse per chi nella vita propria è impegnato concretamente perchè resta che quella sua vita ha e quella continua e deve continuare a vivere.

    Resta il fatto che in questo contesto il dare e l'avere, che, nella complessità della mente umana, assume forme ben più articolate che in altre specie, includendo sia nel dare che nell'avere, il materiale e l'immateriale, il contestuale e il differito, il diretto e l'indiretto, l'operare nell'individuale e nei gruppi, introducendo il concetto di valore di una stesso dare apparente, pesa in maniera preponderante tendendo all'assoluto, inteso come funziona tutto così, ciò confermato dall'essere praticato da sempre e da un tutti statistico a memoria storica e preistorica e prevedibilmente continuare così nel futuro a tempo indefinito.

    Tutto ciò secondo un criterio di funzionamento incardinato sulla necessità di soddisfare i bisogni, anche questi di livello progressivo e di varia natura e organizzato in un certo modo.

    Ne deriva che quella posta come domanda viene riproposta come conferma, ovvero a domanda : è proprio così? segue la risposta: si, è proprio così, così è stato e così sarà.

    Cosa che può anche non piacere avendo voluto altro, ma che non modifica lo stato di fatto.
    Detto ciò si può essere dell'opinione che tutto possa cambiare ed invertirsi, ma al momento, di tale variazione addivenire e forse, in un tempo tutto da stabilirsi e su percorsi tutti da vedere, non c'è evidenza concreta.
    Poi come per tutte le cose che non ci sono, ma che in linea possibilistica, remota pure, potrebbero essere non è possibile dare risposta, salvo forse crederci volendoci più che altro credere, per fede, speranza, insoddisfazione del presente o per qualunque altra motivazione propria che lo stesso non modifica ciò che è e che in una previsione reale e probabile non da segnali concreti di tenere conto di quei fattori che ne profetizzano lo stravolgimento completo.

    che sa di esistere
    e perchè?
    Perchè al sapere di esistere e quindi di continuare ad esistere pure domani si associa il bisogno di prevedere problemi che al presente non si hanno, ma quella consapevolezza li fa esistere in astratto, da cui la necessità, qualora coinvolgano la sopravvivenza, varia, propria di comiciare almeno a darvi risposta, articolandosi nel dare e nell'avere es nelle forme differite.
    Il tutto va ad incrementare le capacità di adattamento al contesto e rispondendo ai bisogni della sopravvivenza che, potendo valutare un quadro più ampio nel tempo e nello spazio, si dimostra più efficace ed efficiente di chi tale fattore non lo possiede, rientrando il tutto nel dover essere adatti alla situazione che si pone, pena l'eliminazione.
    Ultima modifica di Il gatto; 26-07-2010 alle 09:51

  4. #64
    Opinionista L'avatar di Il gatto
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    Magari ciascuno il suo scopo di massima e di dettaglio dell'esistenza....
    Ciò necessita, forse, di una precisazione in merito all'attinenza con la tematica del dare e dell'avere visto che esistono altre discussioni specifiche sulla cosa in varie aree.
    Tuttavia lo "scopo della vita" propria è attinente al dare e all'avere perchè non è cosa rara che i due elementi, in maniera apparentemente scollegata, o interdipendente, diventino motivo e scopo di vita proprio, salvo, in funzione delle valorizzazioni che gli individui e i gruppi danno al materiale dato e avuto, vedere tali scambi catalogati come donazione o come egoismo o brama di accumulo, tuttavia rispondendo comunque a quell'economia che vuole che le uscite siano sempre compensate dalle entrate con limitatissima intercambiabilità del genere, materiale e immateriale, oggetto di scambio.

    Ad ulteriore complicazione ed estensione della cosa, riportata nel campo degli scopi di vita, va preso atto che è comercializzato uno scopo per vivere, ma anche uno per morire, al che, se manca il primo, non si muore mica non avendo il secondo, al massimo si finisce in uno stato di insoddisfazione più o meno accentuato che non ti motiva troppo il vivere, ma ancora di meno il morire, cosa valutata pressochè sempre traumatica e spiacevole, al che senza un buon motivo, proprio, per morire ci si tiene l'esistente che divente motivo di per se necessario e sufficiente a vivere, non al massimo, ma sempre più motivante di scendere nella fossa per scelta e azione propria, ma tanto basta a salvaguardare il tutto e l'insieme.
    Ultima modifica di Il gatto; 26-07-2010 alle 14:47

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