Originariamente Scritto da
Gloucester
Avevo perso di vista questo topic, rispondo a distanza di tempo.
Tu dovresti sapere, se fossi davvero zelante nello studio delle Scritture, che il Sinedrio era espressione del potere sadduceo, non farisaico; certo, i farisei, sin dall'epoca della conclusione delle persecuzioni volute da Alessandro Ianneo, avevano diritto di esprimersi in merito all'osservanza e di supervisionare l'operato dei sacerdoti nell'officiare i riti del Tempio.
Ma ben altro paio di maniche è stabilire chi reggesse il potere di concerto col procuratore di Giudea; e tale potere era nelle mani della classe sacerdotale, incline alla collaborazione col potere romano per mere logiche di conservazione della propria preminenza e perché, culturalmente, sottoposta a progressiva ellenizzazione sin dall'epoca della conquista macedone.
Che si attribuisca la responsabilità della condanna di Gesù ai farisei, come d'altronde i Vangeli fanno, è semplicemente improbabile; d'altronde è stato ripetutamente puntualizzata l'impossibilità di utilizzare a cuor leggero i Vangeli come fonti storiche, dal momento che essi sono in primo luogo testi religiosi. Suona sospetta questa insistenza sull'istigazione farisaica a fronte del fatto che le personalità evangeliche che emergono come maggiormente coinvolte nell'arresto e nel processo di Gesù, i sommi sacerdoti Anna e Caifa, erano appunto dei sadducei.
Una discrepanza del genere, allora, non può essere spiegata se non alla luce della storia della redazione e della ricezione dei Vangeli stessi, presumibilmente posteriore alla prima guerra giudaica anche nel caso del Vangelo più risalente, ossia quello di Marco; e della banale considerazione che questi documenti lungi, lo si ripete, dall'essere delle testimonianze storiche, si configurano piuttosto come testi religiosi volti alle esigenze spirituali, ma anche di legittimazione ed affermazione, delle prime comunità cristiane.
In questo senso, allora, appare ben comprensibile lo scarso rilievo concesso, contrariamente a quanto i dati storici in nostro possesso tenderebbero a suggerire, ai sadducei: all'indomani della distruzione del Tempio essi avevano infatti perso ogni rilevanza politica e sociale, legata com'era all'esclusiva prerogativa che essi detenevano di officiare i sacrifici nel Tempio. Mentre, al contrario, balzava in primo piano come fondamentale, nell'ottica cristiana, la polemica antifarisaica in un periodo in cui il giudaismo rabbinico andava strutturandosi proprio a partire dal sostrato farisaico: inutile dire che per affermarsi nella propria unicità, distanziandosi progressivamente dal giudaismo per abbracciare la visione paolina della Grande Chiesa, era coi farisei che i cristiani dovessero entrare in polemica, non certo con l'estinta casta sacerdotale. Giustificando in nome di questo obiettivo anche rivisitazioni fortemente partigiane e deformanti della vita e della morte di Gesù.
E questa non è altro che, in termini più fumosi, una squallida riproposizione di quella teologia della sostituzione che, dopo aver tanto contribuito al percorso di legittimazione dei cristiani nei primi secoli della loro esistenza, ha poi costituito l'imprescindibile fondamento teologico dell'antigiudaismo cristiano. Verrò a rinfacciartelo la prossima volta che ti verrà in mente di parlare ancora di dialogo interreligioso coi tuoi soliti toni zuccherosi ed aproblematici.
Un momento, io ho detto una cosa ben diversa: che sarebbe interessante effettuare un puntuale riscontro di tutti gli elementi della predicazione gesuana riconducibili alla scuola di Hillel. Non che Gesù fosse un fariseo, ipotesi che a me per primo appare estremamente improbabile (e che, per quanto ne sappia, non è mai stata avanzata nemmeno da alcun commentatore di parte ebraica).
Ma non mi convince nemmeno il voler ricondurre Gesù alla tradizione dell'apocalittica giudaica, fatta eccezione per quella controversissima espressione del "figlio dell'Uomo" che, come già giustamente puntualizzato da crepuscolo, è di ascendenza danielica; ma quest'ultima pone più problemi di quanti ne risolva, dal momento che investe direttamente la vexata quaestio della natura del messianismo gesuano.