
Originariamente Scritto da
axeUgene
Lex, le variabili sono corrette, ma � la loro ponderazione che � sbagliata, o meglio, omessa per non suscitare allarme:
a) c'� un livello globale di economia della produzione, delle risorse e della divisione internazionale del lavoro che nella sostanza spiazza in modo macroscopico gli equilibri stabiliti tra il 1940 (Lend & Lease Act) e l'affermarsi dell'era reaganiana negli anni '80;
questo equilibrio, da un lato � stato mantenuto artificiosamente indebitandosi, in grande misura coi paesi emergenti, dall'altro risulta sempre pi� precario a causa dell'incremento demografico non controbilanciato da pari incrementi di risorse;
b) c'� un "cerchio" europeo che vede ulteriormente penalizzata l'Italia per l'onda lunga di politiche di ammortizzazione del conflitto sociale e conseguenti deformit� strutturali del sistema produttivo, sviluppatesi in grande misura per una secolare e cronica inettitudine culturale del paese nei confronti delle dinamiche della modernit�;
ora, se tu metti a sistema le variabili nazionali, ti rendi immediatamente conto che il sistema regge (sarebbe meglio dire barcolla) solo in "virt�" di gravi diseconomie, la stragrande parte delle quali sono occulte, o comunque nient'affatto intuitive, come invece quelle direttamente riconducibili alla "politica":
per fare un esempio illustrativo, se si attuasse una sana politica di km zero, o pochi, per i prodotti agricoli, nel breve e medio periodo la reattivit� del PIL sarebbe positiva, con un dato negativo, nel senso che ad un minor costo commerciale del prodotto corrisponderebbe un decremento pi� che proporzionale di PIL, dato che verrebbe meno la necessit� di lunghi trasporti, ossia di fruizione della rete autostradale, consumo di mezzi e carburanti;
lo stesso pattern vale per l'indotto di tutte le altre attivit� non-efficienti, dai valori gonfiati dell'edilizia residenziale, ai servizi e alle intermediazioni, ecc...
il punto � che nessun sistema economico nazionale potrebbe reggere al crollo occupazionale che deriverebbe da un allineamento a criteri di efficienza, soprattutto perch�, in ragione dei vincoli economici globali, persino un ceto imprenditoriale d'eccellenza, ove mai ci fosse, dovrebbe proporre contratti "cinesi" ai milioni di disoccupati;
ecco, sostanzialmente il governo Monti ( e tantomeno tutte le seconde file che lo appoggiano ) non sono in grado di rappresentare all'opinione pubblica questo scenario, perci� lanciano qualche sassolino nello stagno di tanto in tanto, anche per manifesta soggezione nei confronti di tutti i poteri organizzati votati alla conservazione di una rotta che porta al neufragio.