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Discussione: Piccoli paragrafi di libri amati...

  1. #286
    Astensionista L'avatar di nahui
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    "Tutte le cose piene di grazia e bellezza che ci portiamo nel cuore hanno un'origine comune nel dolore. Nascono dal cordoglio e dalle ceneri. Ecco, sussurr� al bambino addormentato. Io ho te."

    "Cos� sia. Evoca le forme. Quando non ti resta nient'altro imbastisci cerimoniali sul nulla e soffiaci sopra"

    Cormac McCarty - La strada.
    Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno.
    (George Bernard Shaw)

  2. #287
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    -Josefa, - le disse la padrona con la voce tremante. - Ho una buona notizia da darvi. Preparate il cuore a una buona notizia.

    La donna la guard� attentamente.

    - Una notizia, - continu� la signora, sempre pi� agitata, - che vi dar� una grande gioia.

    La malata dilat� gli occhi.

    - Preparatevi, - prosegu� la padrona, - a vedere una persona... a cui volete molto bene.

    La donna alz� il capo con un scatto vigoroso, e cominci� a guardare rapidamente ora la signora ora l�uscio, con gli occhi sfolgoranti.

    - Una persona, - soggiunse la signora, impallidendo, - arrivata or ora... inaspettatamente.

    - Chi �? - grid� la donna con una voce strozzata e strana, come di persona spaventata.

    Un istante dopo gitt� un grido altissimo, balzando a sedere sul letto, e rimase immobile, con gli occhi spalancati e con le mani alle tempie, come davanti a un�apparizione sovrumana.

    Marco, lacero e polveroso, era l� ritto sulla soglia, trattenuto per un braccio dal dottore.

    La donna url� tre volte: - Dio! Dio! Dio mio!

    Marco si slanci� avanti, essa protese le braccia scarne, e serrandolo al seno con la forza d�una tigre, scoppi� in un riso violento, rotto da profondi singhiozzi senza lagrime, che la fecero ricader soffocata sul cuscino.

    Ma si riprese subito e grid� pazza di gioia, tempestandogli il capo di baci: - Come sei qui? Perch�? Sei tu? Come sei cresciuto! Chi t�ha condotto? Sei solo? Non sei malato? Sei tu, Marco! Non � un sogno! Dio mio! Parlami! - Poi cambiando tono improvvisamente: - No! Taci! Aspetta! - E voltandosi verso il medico, a precipizio: - Presto, subito, dottore. Voglio guarire. Son pronta. Non perda un momento. Conducete via Marco che non senta. Marco mio, non � nulla. Mi racconterai. Ancora un bacio. Va. Eccomi qui, dottore.

    Marco fu portato via. I padroni e le donne uscirono in fretta; rimasero il chirurgo e l�assistente, che chiusero la porta.

    Il signor Mequinez tent� di tirar Marco in una stanza lontana; ma fu impossibile; egli parea inchiodato al pavimento.

    - Cosa c��? - domand�. - Cos�ha mia madre? Cosa le fanno?

    E allora il Mequinez, piano, tentando sempre di condurlo via: - Ecco. Senti. Ora ti dir�. Tua madre � malata, bisogna farle una piccola operazione, ti spiegher� tutto, vieni con me.

    - No, - rispose il ragazzo, impuntandosi, - voglio star qui. Mi spieghi qui.

    L�ingegnere ammontava parole su parole, tirandolo: il ragazzo cominciava a spaventarsi e a tremare.

    A un tratto un grido acutissimo, come il grido d�un ferito a morte, rison� in tutta la casa.

    Il ragazzo rispose con un altro grido disperato: - Mia madre � morta!

    Il medico comparve sull�uscio e disse: - Tua madre � salva.

    Il ragazzo lo guard� un momento e poi si gett� ai suoi piedi singhiozzando: - Grazie dottore!

    Ma il dottore lo rialz� d�un gesto, dicendo: - Levati!... Sei tu, eroico fanciullo, che hai salvato tua madre.


    Cuore, Edmondo De Amicis, "Dagli Appennini alle Ande"
    amate i vostri nemici

  3. #288
    Dito nel Culo L'avatar di Cerbero
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    �Non sapete cosa state facendo� disse gemendo. �Distruggete un documento che avrebbe potuto condurre la storia dell'umanit� su nuove e imprevedibili vie. State uccidendo la verit�. � quello che la vostra Chiesa ha sempre fatto, non � cos�? Inseguite la verit� per assassinarla��

    �La verit�?� disse, guardando il milionario ferito con aria di sfida. �La verit� � che la verit� stessa � irrilevante. Il cristianesimo esiste da duemila anni, e tutto ci� che dura cos� a lungo esiste per l'eternit�. La verit� � che la reale persona di Ges� non svolge alcun ruolo. Al contrario, � un bene che rimanga sconosciuta e inaccessibile, altrimenti come avrebbe potuto diventare un idolo al di sopra dell'umano?"

    Andreas Eschbach, Lo specchio di Dio
    "Beati i giusti, perch� saranno giustiziati". (Angelo Cecchelin)

  4. #289
    Astensionista L'avatar di nahui
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    E' storico: esseri umani di questo tipo esistono. Esseri umani che lavorano per tutta la vita, e lavorano duro, solo per abnegazione e per amore: che per spirito di abnegazione e di amore danno letteralmente la propria vita al prossimo; che tuttavia non hanno mai in alcun modo la sensazione di sacrificarsi; che in realt� non hanno mai immaginato maniera di vivere diversa da quella di dare la propria vita al prossimo per spirito di abnegazione e di amore. In pratica, questi esseri umani sono generalmente delle donne.
    Michel Houellebecq - Le particelle elementari.
    Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno.
    (George Bernard Shaw)

  5. #290
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    "Non lasciavo il Sud per dimenticare il Sud, ma per poter un giorno o l'altro comprenderlo, per potere arrivare ad apprendere che cosa i suoi rigori avevano fatto a me, ai suoi figli. Fuggivo, in modo che il torpore della mia vita difensiva potesse svanire e lasciarmi sentire - anni pi� tardi e lontano da l� - il dolore che aveva significato vivere nel Sud".

    Richard Wright - Ragazzo negro
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  6. #291
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    ...Il mio caro e vecchio amico Roth, a cui ho sempre voluto bene come a un fratello maggiore, sempre cos� vicino a me e cos� stranamente lontano, lo scrittore che amavo anche nelle sue cose pi� occasionali e la cui voce poetica conoscevo in ogni sua cadenza... Appariva cos� incrollabile, cos� durevolmente e affettuosamente abituale, nonostante tutte le tracce del dolore, come la stessa buona, dolce, cara vita, tanta era la tenerezza affettuosa con cui mi sorrideva.
    Hermann Kesten su Joseph Roth.
    Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno.
    (George Bernard Shaw)

  7. #292
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    Rimane il fatto che, in ogni modo, capire bene la gente non � vivere. Vivere � capirla male, capirla male e male e poi male e, dopo un attento riesame, ancora male. Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando. Forse la cosa migliore sarebbe dimenticare di aver ragione o torto sulla gente e godersi semplicemente la gita. Ma se ci riuscite... Beh, siete fortunati.
    Oppure la prima moglie era morta. O l'avere per marito un uomo che doveva continuare a fare di tutto per apparire perfetto, un uomo votato, anima e corpo, all'illusione della stabilit�, l'aveva portata al suicidio.
    Philip Roth, Pastorale Americana

    Bellissimo, lo trascriverei tutto
    Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno.
    (George Bernard Shaw)

  8. #293
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    sotto una quercia nana in zona Porta Genova
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    Citazione Originariamente Scritto da nahui Visualizza Messaggio
    Philip Roth, Pastorale Americana

    Bellissimo, lo trascriverei tutto
    la psicologia antica e certosina del guantaio incolpevole che produce rivolta: cosa � andato storto ?
    c'� del lardo in Garfagnana

  9. #294
    Astensionista L'avatar di nahui
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    Non me lo dire, sono ancora a pagina 60!
    Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno.
    (George Bernard Shaw)

  10. #295
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    Quel ramo del lago di Como , che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor pi� sensibile all'occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni. La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l'uno detto di san Martino, l'altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talch� non � chi, al primo vederlo, purch� sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome pi� oscuro e di forma pi� comune. Per un buon pezzo, la costa sale con un pend�o lento e continuo; poi si rompe in poggi e in valloncelli, in erte e in ispianate, secondo l'ossatura de' due monti, e il lavoro dell'acque. Il lembo estremo, tagliato dalle foci de' torrenti, � quasi tutto ghiaia e ciottoloni; il resto, campi e vigne, sparse di terre, di ville, di casali; in qualche parte boschi, che si prolungano su per la montagna. Lecco, la principale di quelle terre, e che d� nome al territorio, giace poco discosto dal ponte, alla riva del lago, anzi viene in parte a trovarsi nel lago stesso, quando questo ingrossa: un gran borgo al giorno d'oggi, e che s'incammina a diventar citt�. Ai tempi in cui accaddero i fatti che prendiamo a raccontare, que1 borgo, gi� considerabile, era anche un castello, e aveva perci� l'onore d'alloggiare un comandante, e il vantaggio di possedere una stabile guarnigione di soldati spagnoli, che insegnavan la modestia alle fanciulle e alle donne del paese, accarezzavan di tempo in tempo le spalle a qualche marito, a qualche padre; e, sul finir dell'estate, non mancavan mai di spandersi nelle vigne, per diradar l'uve, e alleggerire a' contadini le fatiche della vendemmia. Dall'una all'altra di quelle terre, dall'alture alla riva, da un poggio all'altro, correvano, e corrono tuttavia, strade e stradette, pi� o men ripide, o piane; ogni tanto affondate, sepolte tra due muri, donde, alzando lo sguardo, non iscoprite che un pezzo di cielo e qualche vetta di monte; ogni tanto elevate su terrapieni aperti: e da qui la vista spazia per prospetti pi� o meno estesi, ma ricchi sempre e sempre qualcosa nuovi, secondo che i diversi punti piglian pi� o meno della vasta scena circostante, e secondo che questa o quella parte campeggia o si scorcia, spunta o sparisce a vicenda. Dove un pezzo, dove un altro, dove una lunga distesa di que1 vasto e variato specchio dell'acqua; di qua lago, chiuso all'estremit� o pi�ttosto smarrito in un gruppo, in un andirivieni di montagne, e di mano in mano pi� allargato tra altri monti che si spiegano, a uno a uno, allo sguardo, e che l'acqua riflette capovolti, co' paesetti posti sulle rive; di l� braccio di fiume, poi lago, poi fiume ancora, che va a perdersi in lucido serpeggiamento pur tra' monti che l'accompagnano, degradando via via, e perdendosi quasi anch'essi nell'orizzonte. Il luogo stesso da dove contemplate que' vari spettacoli, vi fa spettacolo da ogni parte: il monte di cui passeggiate le falde, vi svolge, al di sopra, d'intorno, le sue cime e le balze, distinte, rilevate, mutabili quasi a ogni passo, aprendosi e contornandosi in gioghi ci� che v'era sembrato prima un sol giogo, e comparendo in vetta ci� che poco innanzi vi si rappresentava sulla costa: e l'ameno, il domestico di quelle falde tempera gradevolmente il selvaggio, e orna vie pi� il magnifico dell'altre vedute.
    Per una di queste stradicciole , tornava bel bello dalla passeggiata verso casa, sulla sera del giorno 7 novembre dell'anno 1628, don Abbondio, curato d'una delle terre accennate di sopra: il nome di questa, n� il casato del personaggio, non si trovan nel manoscritto, n� a questo luogo n� altrove. Diceva tranquillamente il suo ufizio, e talvolta, tra un salmo e l'altro, chiudeva il breviario, tenendovi dentro, per segno, l'indice della mano destra, e, messa poi questa nell'altra dietro la schiena, proseguiva il suo cammino, guardando a terra, e buttando con un piede verso il muro i ciottoli che facevano inciampo nel sentiero: poi alzava il viso, e, girati oziosamente gli occhi all'intorno, li fissava alla parte d'un monte, dove la luce del sole gi� scomparso, scappando per i fessi del monte opposto, si dipingeva qua e l� sui massi sporgenti, come a larghe e inuguali pezze di porpora. Aperto poi di nuovo il breviario, e recitato un altro squarcio, giunse a una voltata della stradetta, dov'era solito d'alzar sempre gli occhi dal libro, e di guardarsi dinanzi: e cos� fece anche quel giorno. Dopo la voltata, la strada correva diritta, forse un sessanta passi, e poi si divideva in due viottole, a foggia d'un ipsilon: quella a destra saliva verso il monte, e menava alla cura: l'altra scendeva nella valle fino a un torrente; e da questa parte il muro non arrivava che all'anche del passeggiero. I muri interni delle due viottole, in vece di riunirsi ad angolo, terminavano in un tabernacolo, sul quale eran dipinte certe figure lunghe, serpeggianti, che finivano in punta, e che, nell'intenzion dell'artista, e agli occhi degli abitanti del vicinato, volevan dir fiamme; e, alternate con le fiamme, cert'altre figure da non potersi descrivere, che volevan dire anime del purgatorio: anime e fiamme a color di mattone, sur un fondo bigiognolo, con qualche scalcinatura qua e l�. Il curato, voltata la stradetta, e dirizzando, com'era solito, lo sguardo al tabernacolo, vide una cosa che non s'aspettava, e che non avrebbe voluto vedere. Due uomini stavano , l'uno dirimpetto all'altro, al confluente, per dir cos�, delle due viottole: un di costoro, a cavalcioni sul muricciolo basso, con una gamba spenzolata al di fuori, e l'altro piede posato sul terreno della strada; il compagno, in piedi, appoggiato al muro, con le braccia incrociate sul petto. L'abito, il portamento, e quello che, dal luogo ov'era giunto il curato, si poteva distinguer dell'aspetto, non lasciavan dubbio intorno alla lor condizione. Avevano entrambi intorno al capo una reticella verde, che cadeva sull'omero sinistro, terminata in una gran nappa, e dalla quale usciva sulla fronte un enorme ciuffo: due lunghi mustacchi arricciati in punta: una cintura lucida di cuoio, e a quella attaccate due pistole: un piccol corno ripieno di polvere, cascante sul petto, come una collana: un manico di coltellaccio che spuntava fuori d'un taschino degli ampi e gonfi calzoni: uno spadone, con una gran guardia traforata a lamine d'ottone, congegnate come in cifra, forbite e lucenti: a prima vista si davano a conoscere per individui della specie de' bravi.
    Questa specie, ora del tutto perduta, era allora floridissima in Lombardia, e gi� molto antica. Chi non ne avesse idea, ecco alcuni squarci autentici, che potranno darne una bastante de' suoi caratteri principali, degli sforzi fatti per ispegnerla, e della sua dura e rigogliosa vitalit�.
    amate i vostri nemici

  11. #296
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    ..........................................
    Eppure, la natura � eternamente giovane, bella e
    generosa. Dona poesia e bellezza a tutti gli esseri, a
    tutte le piante, a tutto ci� che viene lasciato crescere
    liberamente al suo contatto. Essa possiede il segreto
    della felicit�, e niente e nessuno ha saputo mai sot-
    trarglielo.
    Il pi� felice degli uomini sarebbe colui che, posse-
    dendo la scienza del proprio lavoro e lavorando con
    le proprie mani, attingendo il benessere e la libert�
    dall'esercizio della propria forza intelligente, avreb-
    be il tempo di vivere con il cuore e la mente , di comp-
    prendere la propria opera e di amare quella di Dio.
    L'artista prova gioie di questo genere nella contem-
    plazione e la riproduzione delle bellezze della natu-
    ra; ma, vedendo il dolore degli uomini che popolano
    questo paradiso in terra, l'artista dal cuore leale e
    umano si sente turbato pur nella sua gioia.
    La felicit� risiederebbe laddove, lavorando la
    mente, il cuore e le braccia uniti sotto lo sguardo
    della Provvidenza, una santa armonia esisterebbe
    fra la munificienza di Dio e le estasi dell'animo
    umano. E sarebbe allora che, invece della morte pe-
    nosa e ripugnante, che cammina nel solco con la fru-
    sta in mano, il pittore di allegorie potrebbe raffugu-
    rere un angelo radioso, che seminasse a piene mani
    il grano benedetto sul solco fumante.
    .................................................. .........

    Tratto da "La palude del diavolo" di George Sand

  12. #297
    Astensionista L'avatar di nahui
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    Ma le donne sanno adattarsi. Dopo tre o quattro volte le invitate si rendevano conto che le toilettes da loro stimate chic erano state messe al bando proprio dalle persone ch'erano davvero chic, e, smessi gli abiti aurei, si rassegnavano alla semplicit�.
    Marcel Proust - Il tempo ritrovato
    L'ho detto io! Non succede solo al Faubourg Saint Germain, anche ai giardinetti Gozzano!!!!!!
    Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno.
    (George Bernard Shaw)

  13. #298
    Amare qualcuno � una cosa bellissima e, se si tratta di un sentimento sincero non bisogna sentirsi in un labirinto.
    Noi siamo tutti esseri imperfetti che vivono in un mondo imperfetto.
    Non viviamo misurando le distanze con la riga, gli angoli con il goniometro n� controllando entrate e uscite come sul conto in banca.
    Ogni cosa segue comunque il suo corso e per quanto uno possa fare del suo meglio, a volte � impossibile evitare che qualcuno rimanga ferito.
    Occorre essere aperti e abbandonarsi alla vita cos� come viene, rendendosi conto di quanto sia meravigliosa.
    .................................
    Haruki Murakami, �Tokio Blues�

    tutti i libri di Murakami per me sono una splendida poesia, se non li avete ancora letti vi consiglio caldamente di farlo: http://www.inmondadori.it/13/03/murakami/

    pochi scrittori sono riusciti a trasmettermi cos� tanto a livello umano..

  14. #299
    Astensionista L'avatar di nahui
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    "... se il nostro amore non appartiene soltanto a una Gilberte (il che ci fa tanto soffrire), non � perch� appartenga anche ad un'Albertine, ma perch� esso � una parte della nostra anima, pi� duratura dei diversi "io" che muoiono via via in noi e che vorrebbero egoisticamente trattenerlo; e che deve, qualunque sia il male (d'altronde inutile) che ci� ci rechi, distaccarsi dagli esseri singoli per ripristinarne la generalit�, e votare tale amore, la comprensione di tale amore, a tutti, allo spirito universale, e non ad una certa donna, poi ad un'altra, in cui l'uno o l'altro degli "io" che siamo successivamente stati vorrebbero fondersi."
    ]Marcel Proust, Il tempo ritrovato.
    Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno.
    (George Bernard Shaw)

  15. #300
    Candle in the wind L'avatar di conogelato
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    "E allora, se un ramo si spezzava o un tronco veniva perso, il boscaiolo sapeva di aver perduto non soltanto un semplice ramo o un tronco, ma un oggetto che da quel ramo o quel tronco si poteva ottenere.

    Dopo aver sbarazzato il terreno dai tronchi e dai rami pi� grossi, trascinandoli lungo speciali sentieri direttissimi riservati soltanto per la legna, si provvedeva a ripulire i rami pi� piccoli, legandoli in grosse fascine da portare sul sentiero normale o trascinare per la medesima via. Infine, se il bosco non era troppo lontano passavano poi le donne e i ragazzini, a raccogliere la legna fine in fascine e portarla pian piano a casa. Oppure la legna fine veniva accatastata con molta diligenza il un unico luogo, periferico alla selva e poco importante, perch� il tempo pian piano la dissolvesse.

    In questo modo il bosco, sia di bassa che di alta quota, rimaneva sempre pulito, con piante forti e rigogliose.

    Il taglio del bosco non si poteva fare sempre: bisognava aspettare che cadesse la foglia, che cio� la pianta avesse terminato il suo ciclo estivo. Poi si poteva tagliare sino a marzo, prima del risveglio primaverile.

    Si tagliava con la luna calante, all'ultimo quarto di luna fino a luna nera compresa. Questa storia, della luna, non � una leggenda o una credenza superstiziosa: ho io stesso sperimentato che la legna tagliata in luna sbagliata non arde o arde male e fa fumo e, se si usa il tronco per ricavarne manufatti, si pu� star certi che questi verranno attaccati dal tarlo. D'altra parte, se la luna ha influsso sulle maree (in qualche caso anche sui cervelli), non � poi cos� inverosimile che produca effetti particolari sulle piante e non solo".

    IL TAGLIO DEL BOSCO, C.Cassola cap.1
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