Qua la pensano diversamente e non mi sembra letteratura cattolica.

Soggiorno e morte di Pietro a Roma

Il fondamento su cui poggia la tradizione romana relativa a Pietro � costituita da tre testimonianze di fonti, cronologicamente vicine tra loro, che prese insieme acquistano un tale peso da equivalere praticamente ad una certezza storica. La prima testimonianza � d'origine romana e si trova nell'epistola che Clemente scrive a Corinto a nome della propria comunit�. In essa Clemente viene a parlare di avvenimenti del recente passato in cui dei cristiani �per gelosia ed invidia� furono perseguitati e lottarono fino alla morte. Tra loro emergono Pietro e Paolo; �Pietro, che per un'iniqua gelosia dovette sopportare non uno o due, ma molti travagli e, resa cos� testimonianza, raggiunse il posto a lui dovuto nella gloria� (7). Con lui sub� il martirio un gran numero di cristiani, tra cui anche delle donne che furono mandate a morte travestite da Danaidi e da Dirci. � questa un'allusione alla persecuzione dei cristiani sotto l'imperatore Nerone, di cui si parler� in seguito (8), che permette di porre la morte di Pietro in questo contesto e di fissarla cronologicamente alla met� del sesto decennio del secolo. Sul modo e il luogo dell'esecuzione, Clemente non fornisce alcun dato; il suo silenzio in materia presuppone evidentemente nei suoi lettori una conoscenza dei fatti, a lui stesso certo ben noti per conoscenza diretta, essendo avvenuti al suo tempo (nella sua generazione) e nel luogo stesso dove egli viveva.

Il nucleo essenziale di questa testimonianza si ritrova in una lettera che circa vent'ann� pi� tardi giunge dall'oriente alla comunit� cristiana di Roma. In essa il vescovo della chiesa orientale pi� ricca di tradizione tra quelle provenienti dalla gentilit�, Ignazio d'Antiochia, che pi� di ogni altro poteva essere a conoscenza della sorte toccata ai due principi degli apostoli, prega i cristiani di Roma di non volerlo privare, con un intervento presso le autorit� pagane, di quel martirio al quale doveva andare incontro nella loro citt�. Egli commenta la sua richiesta con una frase piena di rispetto: �Non vi comando come Pietro e Paolo� (9). Questi due quindi avevano avuto un tempo con la comunit� romana dei rapporti che avevano dato loro una posizione autorevole; il che vuol dire che vi soggiornarono abbastanza a lungo come membri attivi della comunit� e non vi capitarono di passaggio, quasi visitatori occasionali. L'importanza di questa testimonianza sta nell'essere un'indiscutibile conferma proveniente dal lontano oriente cristiano della conoscenza che la chiesa romana aveva di un soggiorno di Pietro in mezzo ad essa.

Vicino all'epistola ignaziana ai Romani � il terzo documento, il cui valore di testimonianza per il soggiorno e il martirio di Pietro a Roma, � stato di recente nuovamente sottolineato (10). La �Ascensio Isaiae� (4,2s.), la cui rielaborazione cristiana va posta intorno all'anno 100 (11), esprime in stile profetico l'annuncio che l'opera dei dodici apostoli sar� perseguitata da Beliar, uccisore della propria madre (Nerone), e che uno dei dodici cadr� nelle sue mani. Questa dichiarazione profetica viene chiarita da un frammento dell'Apocalisse di Pietro, che va ugualmente assegnata al principio del II sec., in cui si dice: �Ecco, a te, Pietro, ho rivelato ed esposto, tutto. Va quindi nella citt� della fornicazione e bevi il calice che ti ho annunciato (12). Questo testo composito, che si dimostra a conoscenza del martirio di Pietro a Roma sotto Nerone, conferma e sottolinea considerevolmente l'attendibilit� della tradizione romana. A queste tre testimonianze fondamentali vanno ancora aggiunti altri due accenni che completano il quadro della tradizione romana riguardo a Pietro. Il redattore del capitolo finale del Vangelo di san Giovanni allude chiaramente al martirio di Pietro e sa chiaramente della sua crocifissione (Gv 21, 18s.), ma tace sul luogo del suo martirio. Si fa viceversa cenno a Roma, come luogo di residenza di Pietro, negli ultimi versi della sua prima epistola, che afferma esser scritta da �Babilonia�, e sotto questa designazione va intesa primariamente Roma, essendo ci� corroborato dall'identificazione Roma-Babilonia nell'�Apocalisse� di san Giovanni (14,8; 16ss.) e nella letteratura giudaica apocalittica e rabbinica (13).

La tradizione romana di Pietro non fu mai incrinata nel corso del II sec. ed � abbondantemente comprovata da testimonianze provenienti dalle zone pi� disparate di diffusione del cristianesimo, come ad esempio per l'oriente dal vescovo Dionigi di Corinto (�Euseb. HE�, 2,25,8), per l'occidente da Ireneo di Lione (�Adv. haer.� 3,1-3), per l'Africa da Tertulliano (�Praescr. haer.� 36,3). Ben pi� importante � il fatto che questa tradizione non sia rivendicata da nessun'altra chiesa cristiana, n� contestata o messa in dubbio da una qualsiasi voce del tempo. Questa assenza quasi sorprendente di una qualche tradizione in concorrenza va senza dubbio valutata come un fattore decisivo nel vaglio critico della tradizione romana (Cos� in accordo con H. Lietzmann, �Petrus und Paulus in Rom�, Berlino 1927, nuovamente in Th. Klauser; M. Nardelli, �Pietro e Paolo apostoli a Roma�, Brescia 1967).
http://www.storialibera.it/epoca_ant...icolo.php?id=6

Mo servirebbe uno storico che verifichi l'attendibilit� delle fonti e del metodo