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C'� pure questo

Tomba di San Pietro in Vaticano: storia della scoperta

Numerose sono le fonti scritte, dirette e indirette, che ci hanno tramandato la venuta di Pietro a Roma per predicare la parola di Cristo. Ad esempio, uno scritto anonimo in lingua greca chiamato Apocalisse di Pietro, datato alla met� del I secolo d.C., tramanda il martirio dell�Apostolo nel circo di Nerone (1). Poco tempo dopo troviamo una lettera scritta negli ultimi anni del I secolo d.C. da san Clemente Romano alla comunit� cristiana di Corinto che ricorda lo stesso tipo di martirio subito da Pietro e Paolo assieme �ad una grande moltitudine di eletti� (2).

La tomba di Pietro

Il Circo, di cui ci parlano le suddette fonti, era il monumento principale degli Hortis Neronis ed era posto sui declivi del colle Vaticano. Venne iniziato da Caligola e terminato da Nerone. Era al centro di questo monumento che si trovava l�obelisco fatto portare dall�Egitto e che poi, nel 1586, per ordine di Sisto V, venne trasferito in Piazza San Pietro, dove lo vediamo ancora oggi. Nell�area adiacente al circo vi era poi tutta una serie di tombe, alcune pi� ricche, altre pi� modeste, tra le quali dovette esserci anche la tomba di Pietro. Fu il luogo in cui i Cristiani, accusati di essere i responsabili del grande incendio che distrusse Roma nel 64, furono vittime degli spettacoli organizzati dallo stesso imperatore e per superare il tragico momento si raccolsero attorno agli Apostoli Pietro e Paolo. Sono sempre le fonti che ci informano che, dopo aver subito il martirio, l�Apostolo Pietro venne sepolto sul vicino colle Vaticano (3).

Nella Historia Ecclesiastica Eusebio (4) ci racconta che a Roma un eretico di nome Proclo si vantava delle famose tombe apostoliche a Ierapoli, in Asia Minore, e che un romano fedele di nome Gaio lo confut� dicendogli che a Roma esistevano in Vaticano e sulla via Ostiense i �trofei� (intesi nel senso di �tombe�) di Pietro e Paolo. Lo stesso autore nella Teophania, scritto nel 333, descrive il meraviglioso sepolcro di Pietro davanti alla citt� al quale giungono per pregare numerosi fedeli cristiani. Negli Atti apocrifi degli apostoli il senatore Marcello (5), amico di Pietro, scrive che l�apostolo fu sepolto nel luogo chiamato Vaticano presso la Naumachia, ovvero, presso quel luogo dove avvenivano gli spettacoli di combattimento navale.

Quando Costantino, all�inizio del IV secolo, edific� l�antica basilica di San Pietro, scelse il terreno sul quale sorgeva una necropoli, posta sul colle Vaticano, nella quale si trovavano numerose tombe e mausolei della comunit� romana dei primi secoli successivi alla nascita di Cristo. I costruttori del nuovo edificio livellarono le monumentali tombe fino alla quota prevista per l�impostazione della struttura e la piana che ne consegu� venne in seguito chiamata platea Sancti Petri.

Col tempo altri monumenti sempre pi� imponenti e preziosi sostituirono la basilica costantiniana ma la tradizione vuole che la tomba dell�Apostolo fosse sempre presente esattamente sotto tutti gli altari che si susseguirono nei secoli. Rimase solo tradizione fino alla met� circa del secolo scorso quando l�allora papa Pio XII decise di instaurare un team di studiosi alla ricerca delle reliquie di Pietro nei termini di cui si parler� poco pi� avanti.

Margherita Guarducci, la scopritrice

Una delle principali protagoniste di questa importantissima scoperta dell�archeologia cristiana fu la professoressa Margherita Guarducci (Firenze, 20 dicembre 1902 � Roma, 2 settembre 1999), una delle pi� illustri epigrafiste a livello internazionale. Fu docente di Epigrafia e di Antichit� Greche presso �La Sapienza� Universit� di Roma e alla Scuola Nazionale di Archeologia di Roma. Dal 1956 divenne socia corrispondente dell�Accademia Nazionale dei Lincei e nel 1969 membro della Pontificia Accademia Romana di Archeologia.

Nel corso della sua carriera ottenne due lauree Honoris Causa, una
http://www.antika.it/007871_tomba-di...-scoperta.html
La tradizione cattolica vuole che Pietro sia venuto una prima volta a Roma, sotto Claudio. Di tale viaggio non c�� traccia negli �Atti degli Apostoli� l�unica fonte pervenutaci, insieme alle Epistole di S.Paolo che abbia attendibilit� storica e che solitamente � ricca di dettagli.
Negli �Atti�(12,17) invece si narra di come Pietro venne arrestato da Erode e poi liberato da un angelo.
�Egli allora, fatto segno con la mano di tacere, narr� come il Signore lo aveva tratto fuori del carcere, e aggiunse: �Riferite questo a Giacomo e ai fratelli�. Poi usc� e s�incammin� verso un altro luogo�.
Per far tornare i conti, ed usando una buona dose di fantasia, gli esegeti interpretano questo �altro luogo� come Roma. Il mese successivo Erode Agrippa, muore d�infarto:
�Nel giorno fissato Erode, vestito del manto regale e seduto sul podio, tenne loro un discorso. Il popolo acclamava: �Parola di un dio e non di un uomo!�. Ma improvvisamente un angelo del Signore lo colp�, perch� non aveva dato gloria a Dio; e roso, dai vermi, spir� (Atti 12, 21).
La storia, quella vera, ci dice che Erode Agrippa mor� qualche settimana dopo la Pasqua del 44. Quindi, a dar retta alla tradizione Pietro, senza mezzi, in meno di cinque anni avrebbe compiuto un viaggio lunghissimo e pericoloso (senza che ve ne fosse alcun motivo visto che aveva sempre combattuto l�idea di estendere ai Gentili la nuova dottrina ebraica di Ges�), avrebbe soggiornato a Roma durante l�imperium di Claudio per il tempo necessario a fondare la comunit� e sarebbe poi tornato a Gerusalemme nel 50, in tempo per partecipare al famoso concilio?

Non solo: da un�attenta lettura dell�epistola ai Galati, Pietro risulterebbe essere fra il 45 e il 48 ad Antiochia, dove si scontr� con Paolo:
�11.Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perch� evidentemente aveva torto. 12. Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominci� a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. 13. E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Barnaba si lasci� attirare nella loro ipocrisia. 14. Ora quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verit� del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: �Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei�?

Gli Atti, oltre a non parlare mai di una presenza di Pietro a Roma, ci mostrano Pietro come figura preminente nel gruppo giudaico � cristiano, ma sempre in posizione subalterna a Giacomo, il fratello di Ges�.

Nel concilio citato, Pietro introduce la questione dell�accettazione dei Gentili nella comunit� dei cristiani senza che essi passino per la conversione all�ebraismo, sintetizzata e simboleggiata nella circoncisione, ma chi conclude e decide � Giacomo. Se Pietro fosse gi� stato riconosciuto come capo della nascente Chiesa, perch� il Concilio di Gerusalemme, pietra angolare di tutte le scelte che sarebbero state fatte da quel momento in avanti, venne convocato e presieduto da Giacomo e non da lui?
La tradizione poi ci racconta che Pietro � ancora a Roma dopo il 55, dove morr� crocifisso a testa in gi� nel 64, durante la persecuzione neroniana.

Contraddizioni ed incongruenze
Che motivi avrebbe avuto Pietro di venire a Roma? Ebreo di umili origini e di credenze semplici, che mai avrebbe voluto contaminare le sue usanze e le sue tradizioni mischiandosi ai Gentili, aveva combattuto una battaglia lunga oltre 10 anni contro l�idea di Paolo (accettata poi obtorto collo), che intendeva dividere la sfera di evangelizzazione riservandosi i gentili, e lasciando al gruppo di Gerusalemme gli ebrei.

Venire a Roma avrebbe per lui significato tradire le proprie convinzioni, la propria visione del messaggio di Ges� e - in fin dei conti - la propria fede.
Ed ancora: mentre sappiamo tutto sulla geografia e la tempistica dei viaggi di Paolo, perch� non sappiamo nulla di quelli di Pietro? Ma soprattutto: conoscendo le difficolt� enormi incontrate da Paolo, cittadino romano, nel suo lungo e pericoloso viaggio verso Roma (oltretutto a spese del governo), ci domandiamo come un pescatore ebreo ignorante e semianalfabeta abbia potuto trovare i mezzi per affrontare ben due viaggi del genere.
Stanti tali fatti, perch� gli Atti non menzionano neppure di sfuggita tali spostamenti di Pietro, di cui si parla diffusamente per oltre met� dell�opera?
E, soprattutto, perch� Paolo nella sua �epistola ai Romani� del 58 (e in nessuna altra epistola) non nomina mai Pietro e una sua qualche attivit� a Roma?
Infine, come mai nelle due epistole attribuitegli neppure Pietro fa alcun riferimento a Roma, ad ambienti romani, a personaggi o situazioni romane?

Il silenzio delle fonti fino al 180 d.C.
Non c�� nessuna testimonianza attendibile anteriore al 180 d.C. della presenza di Pietro a Roma ma, contestualmente � assordante il silenzio su tale presenza non solo da parte di Paolo, ma anche in testimoni come Giustino di Nablus, di cui abbiamo molti scritti e perfino gli atti del suo processo da parte romana, nel 168.
Disponiamo invece solo di testimonianze di terza e quarta battuta come quelle dell�inizio del terzo secolo (Origene e Tertulliano) che poi esplodono dopo la rivoluzione di Costantino attraverso tutta la letteratura promossa da Eusebio di Cesarea al fine di fondare e dare organicit� ad una dottrina univoca.
Chiunque legga le argomentazioni che la maggior parte dei teologi utilizzano per dimostrare che Pietro ha subito il martirio a Roma, si render� conto che essi citano come prova fonti del IV secolo: scritte da vescovi che erano CERTI di tale venuta, perch� (se proprio vogliamo accreditarli di buona fede) ne sentivano parlare come di cosa vera da oltre centotrenta anni!

Margherita Guarducci:
come Schliemann ed Evans �trov� quello che aveva deciso di trovare�

Poich� da diversi secoli la cripta sottostante l�altare papale accoglieva le tombe dei papi scomparsi, Pio XII ordin� di risistemare l�area perch� vi si potesse accogliere il sarcofago di Pio XI.
Gli scavi vennero affidati al professor Enrico Josi, ai gesuiti Antonio Ferrua ed Engelbert Kirschbaum, all�architetto Bruno Maria Apollonj Ghetti e furono svolti sotto la direzione di monsignor Ludwig Kaas. Appena si inizi� a scavare fu chiaro che ci si era imbattuti in una �piccola Pompei� ricca di sepolture e resti di antichi muri, un�antica necropoli che sorgeva a nord del circo di Nerone con grandi stanze coperte a volta, ornate con pregevoli pitture, decorazioni a stucco e talvolta mosaici.
In particolare sotto l�altare della Confessione venne ritrovato un piccolo campo funebre per tombe interrate, delimitato su un lato da un muro dipinto di rosso, databile al II secolo, circondato da un muro di protezione di era costantiniana con iscrizioni graffite che invocano Cristo e Pietro, oltre ad una scritta dubbiosamente interpretata in �PETRUS ENI� (vedi foto in testa di pagina).

L�annuncio
�Nei sotterranei della Basilica Vaticana ci sono i fondamenti della nostra fede. La conclusione finale dei lavori e degli studi risponde un chiarissimo s�: la tomba del Principe degli apostoli � stata ritrovata�.
Cos� papa Pio XII diede l�incauto annuncio, a conclusione del Giubileo del 1950, del riconoscimento della sepoltura di Pietro, di cui aveva ordinato le ricerche per soddisfare le volont� di Pio XI, che nel suo testamento aveva chiesto di essere sepolto �quanto pi� vicino fosse stato possibile alla Confessione di San Pietro�.
Tuttavia ulteriori ricerche confermarono che la tomba per� era priva di resti umani. Si evit� di fare altra pubblicit� e sull�intera faccenda cal� il silenzio.
Tre anni dopo l�illustre storica ed epigrafista cattolica Margherita Guarducci (nella foto) scese sotto l�altare papale a studiare i graffiti. �Mentre mi scervellavo � scriver� poi la Guarducci - per trovare una via dentro quella selva selvaggia, mi venne in mente che forse mi sarebbe stato utile sapere se qualche altra cosa fosse stata trovata nel sottostante loculo, oltre i piccoli resti descritti dagli scavatori nella relazione ufficiale�.
Parlando col sampietrino Giovanni Segoni, costui confess� che dei resti umani erano stati trovati nel loculo da lui e Kaas (nel frattempo deceduto), ma erano stati asportati per poterli archiviare. In un magazzino della Reverenda Fabbrica della Basilica di San Pietro, dunque, la Guarducci rinvenne la cassa fatidica, opportunamente catalogata.
Padre Ferrua, anche a nome degli altri tre protagonisti dello scavo, su pressante invito del sostituto mons. Giovanni Benelli, entr� in polemica con la Guarducci, facendo pervenire alla Segreteria di Stato un memoriale di 11 pagine in cui affermava ancora una volta che non s�era trovata alcuna reliquia di san Pietro.
Tuttavia la Guarducci continu� a sostenere la sua tesi di fronte a Paolo VI, con una replica di ben 45 pagine. �La solita valanga di parole in mancanza di fatti precisi�, comment� Ferrua su �Civilt� Cattolica�.
Paolo VI, per�, cosciente del potenziale scoop, dette ragione alla Guarducci.

La contestata cassetta conteneva dunque le ossa di Pietro?
La Guarducci era eccitata e convinta di aver trovato le reliquie dell�apostolo e le fece sottoporre ad esame antropologico che conferm� trattarsi dello scheletro di un uomo anziano (60/70 anni), avvezzo alla fatica fisica. Tali ossa risultavano essere sporche della terra del colle, e di frammenti dell�intonaco del muro rosso ed erano state avvolte, prima della deposizione, in un elegante panno di lana colorato di porpora e intessuto d�oro.
Invece di pensare, come farebbe un normale uomo di scienza non accecato dall�appartenenza religiosa, che tutto quello che aveva dimostrato era che in quel punto era stato sepolto un ricco, anziano e robusto romano del II secolo, la Guarducci concluse che la scritta che �forse� recitava PETRUS ENI era la prova che quelle erano le ossa del giudeo del I secolo, apostolo di Ges�, e non forse che si trattasse di qualcuno che, magari per devozione ai vangeli, si fosse ugualmente chiamato Pietro.
Quanto al fatto che i resti erano stati dimenticati, secondo la Guarducci si tratt� di una somma di strane coincidenze: lo scavo era avvenuto in condizioni difficili, c�era la guerra e la consegna del silenzio era molto forte. Della Guarducci il vicepresidente del Senato Domenico Contestabile ebbe a scrivere:
�La professoressa Guarducci (non voglio metterne in discussione la buona fede) � una archeologa che ha grandi ed illustri precedenti, Schliemann ed Evans: trova quello che ha deciso di trovare�.
Il 26 giugno 1968 Paolo VI, durante l�udienza pubblica nella Basilica Vaticana, con una certa impudenza, ma attento a perpetuare quel culto delle reliquie che tanti pellegrini ed offerte aveva portato in Vaticano da secoli, ebbe il coraggio di annunciare :
�Nuove indagini pazientissime e accuratissime furono in seguito eseguite con risultato che noi, confortati dal giudizio di valenti e prudenti persone competenti, crediamo positivo: anche le reliquie di san Pietro sono state identificate in modo che possiamo ritenere convincente, e ne diamo lode a chi vi ha impiegato attentissimo studio e lunga e grande fatica. Non saranno esaurite con ci� le ricerche, le verifiche, le discussioni e le polemiche. Ma da parte nostra ci sembra doveroso, allo stato presente delle conclusioni archeologiche e scientifiche, dare a voi e alla Chiesa questo annuncio felice, obbligati come siamo a onorare le sacre reliquie, suffragate da una seria prova della loro autenticit� [...] e nel caso presente tanto pi� solleciti ed esultanti noi dobbiamo essere, quando abbiamo ragione di ritenere che siano stati rintracciati i pochi, ma sacrosanti, resti mortali del Principe degli apostoli�.
Poi ordin� di sigillare nel loculo le ossa, chiuse in scatole di plexiglas insieme ad una iscrizione in cui si dice che quei resti �si pensa� siano dell�Apostolo Pietro.
Oggi tali resti sono nuovamente visibili dai fedeli, che si accostano trepidanti e devoti come facevano 1.700 anni fa con le fasulle reliquie eleniane come i tre chiodi ed i frammenti della croce di Cristo.
� singolare che ancora oggi, ignorando la dinamica dei fatti, ci siano un�infinit� di cattolici che sostengono come quei resti e quella sepoltura siano la prova del soggiorno di Pietro a Roma!!!


La mitologia su Pietro
Le numerose leggende sugli eventi relativi alla permanenza di San Pietro a Roma, come ad esempio quella di �S.Pietro in vinculis� o quelle sulla sfida di fronte a Nerone tra San Pietro e Simon Mago, nascono dopo il 400, quando la presenza di Pietro a Roma � ormai un fatto assodato e sono legate alla grande importanza delle reliquie per l�economia di quel periodo.

Le leggende sulla sfida tra San Pietro e Simon Mago di fronte a Nerone nascono dopo il 400, quando la presenza di Pietro a Roma � ormai un fatto assodato e sono legate alla grande importanza che le reliquie rivestivano per l�economia di quel periodo.
Quanto a Simon Mago, tutto ci� che abbiamo di lui � in Atti, 9-20: �V�era da tempo in citt� un tale di nome Simone, dedito alla magia, il quale mandava in visibilio la popolazione di Samar�a, spacciandosi per un gran personaggio. A lui aderivano tutti, piccoli e grandi, esclamando: �Questi � la potenza di Dio, quella che � chiamata Grande�. Gli davano ascolto, perch� per molto tempo li aveva fatti strabiliare con le sue magie�.
Dopo aver ascoltato le prediche del diacono Filippo, Simone decise di farsi battezzare. Successivamente, per�, cerc� di comperare da san Pietro il potere di conferire, con la semplice imposizione delle mani, lo Spirito Santo, incorrendo nelle ire dell�Apostolo. Da questo antico tentativo di commercio di cose sacre deriva il termine di simonia.
Ulteriori testimonianze sulla sua vita sono pura agiografia, in quanto derivano da tardi testi apocrifi come gli Atti di San Pietro (posteriori alla compilazione dell�elenco dei primi papi da parte di Egesippo e scritti intorno al 200 d.C. da un tal Leucio Carino, che si proclamava discepolo di Giovanni. In questi �Atti� si racconta anche la leggenda della crocefissione a testa in gi�.) o le Pseudo-clementine che lo vogliono a Roma sotto Claudio e Nerone.
Qui ottenne fama e gloria, ma fu sfidato ad un confronto pubblico da San Pietro e san Paolo.