Io ho appena finito "Le città della notte rossa" di William Seward Burroughs che ho letto quasi d'un fiato, poi ho finito "L'arte di collezionare mosche" di Fredrik Sjöberg che avevo lasciato in sospeso agli ultimi capitoli e adesso ho deciso di colmare la lacunca di un classico che ha influenzato le menti della generazione precedente alla mia, ritengo di essere il tipo di persona che avrebbe dovuto leggere "Sulla strada" di Jack Kerouac almeno dieci anni fa, ma meglio tardi che mai.
Sul primo niente da dire, sempre adorato Burroughs, mi piace sapere che non ci sia quasi nemmeno una pagina che non scandalizzerebbe buona parte delle persone che conosco (e non in modo gratuito, quello è facile, metti insieme un paio di situazioni scabrose, condisci con un po' di compiacimento e hai una ricetta pronta per il microonde come un pranzo precotto senza glutine, disgustoso, ma perfettamente digeribile), se non per le droghe, per la quantità di dettagli coloriti inerenti al sesso omosessuale, come dire che mi sono fatto una cultura senza farmi il culo, dato che non ero in vena.
Sul secondo posso solo dire che ci vuole senza dubbio del talento scrivere di qualcosa come le mosche e rendersi interessanti, anche se il ritmo del libro non è costante: la prima metà si lascia leggere proprio piacevolmente, poi meno, comunque il libro è breve perciò si finisce senza problemi.
Sul terzo aspetto di finire prima di fomulare opinioni e giudizi.