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Risultati da 1 a 15 di 184

Discussione: sono un evasore

  1. #1
    L'avatar di dietrologo
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    sono un evasore

    si parlava da qualche parte di evasione

    IO SONO UN EVASORE : VENITE A PRENDERMI

    Ho 50 anni e da circa 8 anni, dopo quasi due decenni da dipendente, mi sono “messo in proprio”. Perché l’ho fatto? Ingenuità, eccesso di coraggio. Per il folle e inutile desiderio di costruire qualcosa di mio. Ho creato, così, una micro azienda artigiana nel campo dell’edilizia, ramo specializzato delle demolizioni controllate.

    In questa avventura (o meglio, sventura) io e la mia dolce metà abbiamo investito tutte le nostre energie e risorse. Ciecamente fiduciosi che onestà, buona volontà, inventiva, serietà, alla fine ci avrebbero ripagato di tutti i sacrifici. Pensavamo che il nostro “socio occulto di maggioranza”, lo Stato, ci avrebbe tutelato e protetto.

    Che brutto risveglio.

    Quando la Crisi (esiste davvero, sapete?) ci ha investito come un treno in corsa alla fine del 2009 abbiamo fatto l’unica cosa che sapevamo fare: resistere. Mentre i nostri parlamentari continuavano a fare finta di nulla, alimentando così la crisi che invece oggi sbandierano solo per decidere la lunghezza del bastone che domani useranno su di noi (perché “ce lo chiede l’Europa”).

    Abbiamo deciso di resistere oltre ogni buon senso. Resistere quando le commesse calavano sempre più. Resistere quando incassare diventava un percorso di guerra (in particolar modo nei lavori pubblici), resistere quando i giorni lavorati diminuivano spaventosamente (dagli 88 giorni del 2010 ai 41 del 2013), resistere quando tutti quelli che fino al giorno prima consideravi amici scappavano come topi dalla nave che affonda, temendo che la miseria fosse contagiosa. Credetemi, non c’è niente di meglio che la scarsità di denaro per dare una sfoltita alle maschere ipocrite che ci circondano.

    Resistere quando tutte le porte a cui bussavi restavano chiuse, resistere quando alla tua porta bussano con la faccia feroce perché non riesci più a rispettare le scadenze. Resistere quando elemosini un prestito per provare a pagare le tasse. Resistere quando non riesci più a guardare negli occhi quei pochi coraggiosi rimasti al tuo fianco, perché ti vergogni come un ladro anche se non hai mai rubato.

    Resistere mentre tutti i sacrifici di una vita si volatilizzano. Resistere con la consapevolezza che una parte di quanto hai faticosamente guadagnato contribuisce a pagare la pensione da 1.800 euro al mese di un tizio che ha fatto un solo giorno di parlamento.

    Resistere dopo aver svenduto nei Compro Oro venticinque anni di ricordi, fedi nuziali comprese, per dare almeno da mangiare ai propri figli. Resistere quando in questa pseudo-nazione i miei coetanei privi di cognomi famosi o censo adeguati sono considerati meno che concime.

    Resistere ripensando alle parole di Corrado Alvaro: “La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile“. Quante volte una persona può affondare e rimanere viva? Ci sono volte che non ho quasi più la forza di respirare.

    Certo, mi rendo conto: una volta i poveri avevano più discrezione, si limitavano a crepare in silenzio senza rompere l’anima. Forse sarebbe molto più comodo lasciarsi andare, sono certo sarebbe più comodo per questi simulacri di faraoni che ci governano, per i quali crisi o non crisi, caschi il mondo il 27 del mese guai a toccarglielo.

    Ma noi non ci stiamo, continuiamo a resistere. Oltre ai miei tre figli non mi resta altro che la dignità.

    Eccolo, il vostro evasore povero, ecco la mia storia. Ora venite pure a prendermi.

    Antonello Puggioni


  2. #2
    abstract L'avatar di Yele
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    A parte che è una roba del 2014....
    cmq io ce l'avevo in famiglia "l'imprenditore" che aveva un'azienda da oltre 10 anni, nel 2009, e la crisi ha deciso che era ora di chiudere.
    Ho aiutato io, con il mio misero stipendio da dipendente, in questo frangente, e con i miei risparmi, perché chiedere prestiti alle banche era assurdo.
    E poi l'azienda è stata chiusa, prima che fallisse.
    Ma le tasse sono sempre state pagate.
    Per me il modo giusto di comportarsi è questo.
    Non mi pare che vantarsi di evadere le tasse sia una cosa sensata. Perchè questo stato sta andando in merda anche perché la gente pensa che evadere sia una soluzione.

  3. #3
    L'avatar di dietrologo
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    scusa ? uno stato che si fa pagare in anticipo le tasse presunte di un ipotetico guadagno che stato sarebbe ?

  4. #4
    abstract L'avatar di Yele
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    scusa ? uno stato che si fa pagare in anticipo le tasse presunte di un ipotetico guadagno che stato sarebbe ?
    Uno stato che si è indebitato perchè per decenni se n'è fregato di far pagare a tutti le tasse dovute, e di cittadini che per decenni non hanno pagato le tasse, fregandosene del futuro

  5. #5
    L'avatar di dietrologo
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    ah , nel tuo mondo parallelo incantato esiste questa convinzione ?

  6. #6
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    c'è anche l'altra faccia della medaglia;
    io però mi sono rotto i coglioni della gggente che chiama in causa parlamentari e politici, facendo finta di non capire che i "nemici" di classe stanno alla porta accanto, e magari sono poveracci anche loro;

    detto questo, a maggior gloria del buon Laffer, si dovrebbe disegnare una curva analoga alla sua che rappresenti l'andamento economico e del gettito in rapporto al numero - non all'entità - e all'odiosa inutilità degli adempimenti,

    ora, se un poveraccio riuscisse ad inventarsi un lavoretto di sopravvivenza da 800/900 euro al mese - attorno ai 10mila l'anno, ma vuol dire incassare/fatturare almeno dalle 5 alle 10 volte di più, stando alla redditività media di un autonomo - volendo stare in regola dovrebbe cacciarne 3500 di contributi, al minimo, più 1600 di commercialista - non appena la complessità è maggiore della media affrontata dai CAFF - oltre a tutti i caxxi che vengono descritti nell'articolo;


    In 'Volevo solo vendere la pizza' (Garzanti) Luigi Furini, 53 anni, giornalista di giudiziaria e di economia, racconta la sua esperienza di piccolo imprenditore e la storia tragicomica del negozio di pizza al taglio cui per due anni ha dedicato tutto il suo tempo libero. Qui di seguito pubblichiamo l'introduzione del libro, firmata da Marco Travaglio.



    Questo libro potrebbe intitolarsi, parafrasando Totò, "Poi dice che uno si butta a destra". È la storia di un ex giovane maoista, ex sindacalista della Cgil, che fa il giornalista e a un certo punto decide di investire un gruzzolo di risparmi mettendo su una micro-pizzeria da asporto nella sua città, Pavia. E scopre suo malgrado l'altra faccia dello stato sociale e del sindacato: quella che premia chi cerca il posto, non il lavoro. E punisce inflessibilmente chi ha voglia di fare. Gigi Furini, autore e protagonista di queste avventure fantozziane, le racconta con delicatezza e ironia. Ma alla fine il suo ritratto del nostro Welfare straccione è folgorante e impietoso, politicamente scorrettissimo proprio perché molto più autentico e realistico di qualunque trattato socioeconomico. 'Volevo solo vendere la pizza' è vivamente consigliato ai politici e ai sindacalisti che vogliano guardarsi allo specchio e uscire dal loro polveroso Jurassic Park. Ma anche ai politologi che s'interrogano sul "malessere del Nord".

    Dunque Gigi affitta a Pavia un locale di 30 metri quadri a 1.200 euro al mese, e si mette al lavoro. S'iscrive alla Camera di commercio, acquista il forno, i macchinari e gli arredi, rinnova gli impianti perché siano a norma, si dota di tutto l'armamentario per la sicurezza, passa ore e ore fra commercialisti, avvocati, consulenti, Asl, uffici pubblici. Non vede l'ora di sfornare la prima pizza, ma quell'ora sembra non arrivare mai. Passano i giorni, e il piccolo imprenditore Gigi si trova risucchiato in un tunnel degli orrori senza fine, roba da far impallidire i più vieti luoghi comuni sulla burocrazia all'italiana. Il mondo di Gogol e Kafka è uno scherzo, al confronto. Obblighi, autorizzazioni, carte, bolli, spese, certificati, ispezioni, permessi, multe, leggi, regolamenti, cavilli, manuali, corsi di formazione e soprattutto sigle. Tante sigle, perlopiù incomprensibili. C'è per esempio il corso Haccp (Hazard Analysis and Critical Control Points), che ricorda vagamente il socialismo reale, invece insegna a distinguere le mozzarelle dai detersivi e a numerare le trappole per topi. Ed è solo il primo di una lunga serie, perché prim'ancora che Gigi apra il suo negozietto c'è già qualche decina di persone che vive alle sue spalle. Cioè campa su una serie di prescrizioni che "se non ottemperi, rischi di prendere la multa". Dunque, terrorizzato, ottemperi. Il medico che deve valutare i rischi per i futuri lavoratori si porta via mille euro per un sopralluogo di dieci minuti e una relazione prestampata. E altre migliaia di euro per tenere corsi su corsi, uno più tragicomico dell'altro. Le lezioni di Rssp (prevenzione e protezione) svelano agli attoniti studenti come si appoggia una scala al muro, come si spostano le sedie e soprattutto che cosa s'intende per "luoghi bagnati": la normativa considera tali "anche gli spazi aperti dopo le precipitazioni atmosferiche fino al ritorno dello stato asciutto". Al corso antincendio si sconsiglia di "usare materiale infiammabile per spegnere le fiamme" e si apprende che "il legno brucia più facilmente quando è secco"; quando è umido, invece, "con più difficoltà". Roba forte. Mai come le lezioni di primo soccorso, che insegnano un sistema tutto speciale per fronteggiare "gli eventi avversi". Quale? "Chiamare il 118 da qualunque telefono fisso o cellulare, senza comporre il prefisso", avendo cura di "specificare città, paese o frazione, via e numero civico del luogo della chiama", altrimenti l'ambulanza non sa dove andare e non arriva.

    La prima pizza non s'è ancora vista, e il piccolo imprenditore Gigi ha già speso centomila euro. Poi finalmente, superato l'ultimo scoglio dell'insegna luminosa (altra battaglia campale), la pizzeria Tango apre i battenti e fa subito ottimi affari. Se non fosse per i cosiddetti "lavoratori", si capisce. La prima commessa si ammala dopo dieci giorni: mai più vista. La sostituta, una studentessa, non vuol saperne di un contratto per motivi fiscali suoi. Poi c'è la Guardia di Finanza, che sulle quisquilie non perde un colpo. Un giorno la commessa regala una fetta di pizza a una bambina: multa di 516 euro per "mancata emissione del documento fiscale dell'importo di euro 1". La scena si ripete quando una cliente fugge lasciando lo scontrino sul bancone e viene pizzicata senza, all'uscita, dalle occhiutissime Fiamme gialle. La pizzaiola intanto resta incinta e si mette subito in malattia per "gravidanza a rischio". Poi però apre una pizzeria proprio davanti alla Tango e comincia beffardamente a lavorarci dall'alba a notte fonda, col suo bel pancione in primo piano. Prende due stipendi, uno dei quali rubato, ma l'Inps non fa una piega, l'Ispettorato del lavoro men che meno, il sindacato la protegge. E Gigi paga. Tenta di licenziarla, ma non c'è verso. Ormai va avanti a gocce di Gutron, sull'orlo dell'esaurimento nervoso. È a questo punto che la sua fede comunista comincia a vacillare. I "compagni" della Cgil lo trattano come un "padrone" e coprono la malata immaginaria che viola il contratto, fa concorrenza sleale al suo datore di lavoro e ha pure il coraggio di denunciarlo per averla licenziata. Gigi la rimpiazza col signor Giovanni, ma gliene andasse bene una: lavora un mese, per il resto è sempre in malattia, viene pagato per sette mesi, più tredicesima, quattordicesima, ferie non godute e liquidazione, ma non gli basta ancora: con l'ausilio dell'ennesimo "patronato dei lavoratori", denuncia Gigi per "inadempienze contrattuali".

    Le gocce di Gutron aumentano. La nuova pizzaiola è siciliana: al suo paese lavorava in una panetteria, ma risultava bracciante agricola, così il padrone pagava meno contributi. Controlli? In Sicilia, nemmeno l'ombra. C'è chi, per molto meno, correrebbe a iscriversi alla Lega Nord. Gigi, che è un buono, si limita a chiudere bottega, per disperazione. Così l'Italia ha una piccola impresa in meno e cinque lavoratori disoccupati in più. L'ultimo sfizio del piccolo imprenditore prima di alzare bandiera bianca è quello di capire: è stato solo sfigato, o c'è dell'altro? È capitato solo a lui, oppure è così per tutti? Dall'Inps di Roma rispondono che nel 2003, su venti milioni di lavoratori assicurati, sono stati presentati dodici milioni di certificati medici per complessive sessanta milioni di giornate lavorative perdute. Non era sfiga, è il sistema. Gigi, anziché buttarsi a destra, è rimasto eroicamente comunista. Ma, questo sì, è capitato solo a lui. n

    http://espresso.repubblica.it/palazz...icciosa-1.2509
    c'� del lardo in Garfagnana

  7. #7
    abstract L'avatar di Yele
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    ah , nel tuo mondo parallelo incantato esiste questa convinzione ?
    nel mio mondo molto poco incantato, io ho sempre pagato le tasse e chi non le paga, comportandosi da ladro, ha fatto in modo che ne pagassi di più io, che sono onesta.

    L'idea "se mi va male non è colpa mia, è colpa della crisi, dello stato, di Gesù che piange ecc. ecc. quindi sono autorizzato a rubare" è un'idea da disonesti ed è un'idea che se ne frega degli altri, e che quindi fa andare in malora la collettività, cioè la nazione.

    Sono sicurissima che nel nostro paese le procedure burocratiche sono all'80% assurde, ma allora uno dovrebbe far qualcosa perchè cambi questa situazione, non rubare al suo vicino di casa.

  8. #8
    L'avatar di dietrologo
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    questa è una miope visione operaia , l'impresa privata produce ricchezza e posti di lavoro se non la sfianchi prima di partire

  9. #9
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    Vicenda tragicomica ma che riassume bene la realtà del nostro Paese. In cui se uno vuole fare impresa e non ha alle spalle tanti, ma tanti soldi, viene spazzato via miseramente. Poi si parla di uguaglianza sociale. Alla fine sono sempre e solo i ricchi quelli che riescono ad arricchirsi.
    E comunque il discorso "io sono un evasore" non credo sia una forma di vanto ma una provocazione. Per sottolineare una situazione che è ormai fuori controllo.
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  10. #10
    abstract L'avatar di Yele
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    Citazione Originariamente Scritto da dietrologo Visualizza Messaggio
    questa è una miope visione operaia , l'impresa privata produce ricchezza e posti di lavoro se non la sfianchi prima di partire
    Premesso che io sono favorevole, ad esempio, a fare una legge in cui, il primo anno un'azienda dovrebbe pagare zero di tasse, un operaio o un dipendente di qualsiasi tipo, LAVORA, non è che lo stipendio gli arriva per beneficenza eh.
    Anche senza essere marxisti, l'impresa privata produce ricchezza grazie a quelli che ci lavorano, che si solito non sono solo i proprietari.

  11. #11
    abstract L'avatar di Yele
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    Citazione Originariamente Scritto da dark lady Visualizza Messaggio
    Vicenda tragicomica ma che riassume bene la realtà del nostro Paese. In cui se uno vuole fare impresa e non ha alle spalle tanti, ma tanti soldi, viene spazzato via miseramente. Poi si parla di uguaglianza sociale. Alla fine sono sempre e solo i ricchi quelli che riescono ad arricchirsi.
    E comunque il discorso "io sono un evasore" non credo sia una forma di vanto ma una provocazione. Per sottolineare una situazione che è ormai fuori controllo.
    ma perchè c'è gente che di queste cose parla da 40 anni, ma nessuno se lo cagava quando era ora di fare qualcosa ?

  12. #12
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da Yele Visualizza Messaggio
    L'idea "se mi va male non è colpa mia, è colpa della crisi, dello stato, di Gesù che piange ecc. ecc. quindi sono autorizzato a rubare" è un'idea da disonesti ed è un'idea che se ne frega degli altri, e che quindi fa andare in malora la collettività, cioè la nazione.
    beh, questo è vero, in un sistema standard, in cui le opportunità di accesso al reddito sono paritarie;
    Citazione Originariamente Scritto da Yele Visualizza Messaggio
    nel mio mondo molto poco incantato, io ho sempre pagato le tasse e chi non le paga, comportandosi da ladro, ha fatto in modo che ne pagassi di più io, che sono onesta.
    perché poi bisogna andare a vedere la filiera di quel lavoro:
    se io faccio l'edile per una filiera mazzettara, posso essere onestissimo e pagare le tasse; come onestissimi e contribuenti saranno stati anche tutti i taglieggiatori legali che hanno preso soldi dall'aspirante pizzaiolo, e che sono lì a percepire reddito in virtù di un'autoritatività politica, di classe;

    così come è una politica di classe, corporativa, quella che costringe in sostanza gli autonomi ad avvalersi di commercialisti, quando un fisco semplice sarebbe possibile, almeno per le piccole imprese, individuali, ecc... un mio collega, laureato in economia, paga 1600 l'anno al commercialista, perché lo stress e il rischio di sbagliare sono talmente alti, e costerebbero talmente tanto, da rendere inevitabile il fardello persino a lui, che avrebbe le competenze tecniche per farsi la dichiarazione da solo;

    quando chiedo a qualcuno di dirmi chi gli paga lo stipendio, non risponde mai nessuno; ma sarebbe facilissimo trovare un bug "politico" nella filiera del lavoro, così come c'era nel mio;
    l'onesta è una virtù importante; ma in certe questioni economiche rischia di rappresentare una categoria troppo superficiale, che distorce la realtà dei fatti, invece di farla comprendere.
    c'� del lardo in Garfagnana

  13. #13
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    Citazione Originariamente Scritto da Yele Visualizza Messaggio
    Premesso che io sono favorevole, ad esempio, a fare una legge in cui, il primo anno un'azienda dovrebbe pagare zero di tasse, un operaio o un dipendente di qualsiasi tipo, LAVORA, non è che lo stipendio gli arriva per beneficenza eh.
    Anche senza essere marxisti, l'impresa privata produce ricchezza grazie a quelli che ci lavorano, che si solito non sono solo i proprietari.
    mi verrebbe da chiederti , senza il tuo datore di lavoro saresti in grado di portarti a casa lo STIPENDIO ? oltre a portare casa lo stipendio chi sborsa l'inps le tue ferie i tuo permessi la tredicesima e ti paga mentre sei al pc a fare un casso ..?

    hai scritto LAVORO in maiuscolo

  14. #14
    abstract L'avatar di Yele
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    Citazione Originariamente Scritto da dietrologo Visualizza Messaggio
    mi verrebbe da chiederti , senza il tuo datore di lavoro saresti in grado di portarti a casa lo stipendio ? oltre a portare casa lo stipendio chi sborsa l'inps le tue ferie i tuo permessi la tredicesima ..?
    Se tutti lavorano, si produce la ricchezza e si può pagare tutto. Per me è questa la logica. Se invece c'è chi sperpera, corrompe, e cerca di portare a casa ricchezza senza produrre il corrispettivo, allora tutto va in malore.

  15. #15
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    Se tutti lavorano, si produce la ricchezza e si può pagare tutto. Per me è questa la logica. Se invece c'è chi sperpera, corrompe, e cerca di portare a casa ricchezza senza produrre il corrispettivo, allora tutto va in malore.
    a ragione di questo molte aziende hanno convertito l'impresa in società con partecipazione operaia , tu saresti d'accordo di comprare una parte della azienda e condividere ricavo e passivo ?

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