Originariamente Scritto da
axeUgene
intanto, ponendo le persone come te di fronte alla necessità di esprimere in positivo quale sarebbe una pretesa moralità sessuale meta-giuridica, oltre a quella disposta dalla legge, e definirne una
ratio;
te l'ho chiesto più volte, ma hai sempre eluso la questione; questo, al pari del tuo "un fallimento è un fallimento", è un tipico escamotage retorico conservatore basato sulla tautologia; ne parla persino Barthes
se tu dovessi definire cosa sarebbe sessualmente immorale e perché - o cosa è il fallimento in una coppia - ti troveresti verosimilmente nella condizione di dover rivedere tutte le tue concezioni, perché la risposta che ti dovresti dare implicherebbe un valore che non ti senti di sottoscrivere;
prova a farlo in concreto e vedrai;
questo conferma solo una morale asimmetrica, che è una constatazione da cui parto per capire certe dinamiche;
hai capito proprio male, anche perché non ho mai espresso questa idea;
i tuoi figli, faranno sport, immagino; bene: tu insegni loro che se non vincono sono dei falliti e che è certamente colpa dell'arbitro o di avversari disonesti ? oppure insegni loro che la sconfitta ci sta, ma l'importante è dare il massimo e comportarsi lealmente, e capita l'avversario più bravo a cui fare i complimenti ? insegni loro che coltivare un'arte ha senso solo se ne fanno una professione ?
ecco, nell'educazione sentimentale siamo indotti a pensare che il risultato conta più di tutto e che dobbiamo per forza "vincere", non importa con quali inganni e sacrifici; perché la rottura è per forza un fallimento; non mi sembra il presupposto di una vita serena; a me sembra che insegnare a gestire la frustrazione si un buon principio educativo; "buono" nel senso che è funzionalmente più efficace ad avere adulti equilibrati, che, appunto, non prendono a martellate la testa di chi li voglia abbandonare;
non ho mai detto di essere per la coppia aperta; ogni coppia si organizzi come crede; ma se due persone sono educate all'equilibrio e alla consapevolezza di come i sentimenti e i desideri siano ambivalenti e complessi, possono evitare di caricare di aspetti drammatici determinate circostanze;
ho una coppia di amici in crisi da tanto tempo; li conosco da oltre 40 anni e stanno insieme da quando ne avevano 16; tre figlie; lei mi ha detto che lui la picchiava; io ci ho creduto poco; per fortuna, avevo l'esperienza di quanto la pubblicità di una crisi la renda irreversibile; se io avessi parlato a lui di questa cosa, come lei mi chiedeva, non avrebbero retto, perché ognuno si sarebbe sentito in dovere di difendere un proprio "onore" a fronte dei giudizi esterni, al di là del reale significato per i due; lo stesso vale per un tradimento, se l'immaginario romantico lo drammatizza; io ho pagato la cosa con tanto stress e l'ostracismo da parte di lei; ma stanno ancora insieme;
questo ti dimostra che ciò che è eventualmente risolvibile in una coppia, può non esserlo se intervengono elementi e condizionamenti esterni, fondati evidentemente sull'educazione sociale; se le corna sono tollerabili in una coppia, altrimenti bene assortita, non lo sono più se l'"onore" è stato pubblicamente compromesso, e allora non devi più trovare un modus vivendi interno, ma rispondere della tua identità sociale, perché tutti devono recitare una parte moralizzatrice;
perciò, se si è educati sin da ragazzi all'eventualità, a pensare che se il partner si è concesso un diversivo non è la fine del mondo o la contaminazione radioattiva con decadimento di migliaia di anni; mi rendo perfettamente conto che non è facile; ma, fino a spiegazioni contrarie, sono convinto che il condizionamento ad immaginare la sessualità femminile come ad una cosa, da conquistare con fatica, un premio o un oggetto di scambio, la circostanza - frequente - della perdita e della relativa frustrazione sarà poco facilmente metabolizzata;
perché mai il sacrosanto impegno di mantenere ed educare i figli dovrebbe implicare quello dell'esclusività sessuale, se non più sentita;
sai in quante coppie bene assortite, di gente che si vuol bene, per motivi diversi si è perduta l'attrazione e magari uno dei due prova meno bisogno dell'altro ? non so, a te pare possibile tirare giù il bandone a 40 anni, magari concedendosi controvoglia una volta al mese; a me, se non avverto il desiderio nemmeno mi si alza;
secondo te, è possibile rassegnarsi alla fine della coppia una volta che sia diventata "famiglia" ? che vuoi fare, costringerli ad accoppiarsi per forza, come finzione di intimità, appagamento fisiologico ?
a me sembra che non siamo tanto bene organizzati per la circostanza, di per sé difficile;
se lo fossimo, si farebbero figli con meno preoccupazioni e maggior serenità;
perché dovrei tener fuori la valutazione per cui l'individuazione di un partner potenziale è condizionata all'origine dalle insicurezze, soprattutto se la constatazione da cui partiamo è che spesso quelle unioni si rompono ? come rimuovere la scarsa igiene di una cucina nella frequenza delle intossicazioni alimentari di chi mangi rtoba cucinata lì;
va bene; ma poi non puoi lamentarti se, una volta ottenuto quel fine, quella persona non rappresenta più una scelta ottimale e la famiglia si rompe; visto che tiri in ballo il lavoro, allora mettici la psicologia del consumo e dei decrementi di utilità marginale, per cui, ogni volta che viene conseguita una misura in più del "bene", quello diventa meno desiderabile;
vuoi razionalizzare la famiglia in termini utilitaristici, di obiettivo ? bene, allora fallo in modo coerente e prevedi che le persone abbiano determinate esigenze;