Ultima modifica di follemente; 11-01-2018 alle 16:18
David Hammilton?
https://www.japantimes.co.jp/culture...e-beneath-ice/
woow un quadro nel riflesso dello specchio
" Non siamo in un salotto borbonico col mignolo sollevato e l'inchino obbligatorio. Qui siamo tutti uguali. Non ti aspettare in un forum cose difficili da trovare pure tra amici e parenti." Nahui
Bravissimo!
Speravo che l’indovinello durasse di più, così avrei rivelato qualche particolare piccante della sua vita lasciando gli indizi, ma Mapplethorpe è troppo famoso...
Ultima modifica di follemente; 11-01-2018 alle 20:46
Si trova tutto in rete, io volevo solo che si indovinasse anche in base ai particolari della sua vita , come la sua omosessualità ed i rapporti sadomaso...
Siccome quello che posta Bauxite e' da sempre una garanzia, ho cercato qualcosa
Beh bello
Sta Laziness mi piace assai
-Healthy body, clear mind, peaceful spirit-
-Where there’s will there’s a way-
-Work hard have fun & be nice-
Interessante, ‘sto Vallotton che non conoscevo: sembra anche un po’ piatto e privo di profondità , ma mi par di capire che è la sua cifra stilistica.
"Avercene..." direte voi, ma io non so se appenderei a una parete di casa un deprimente nudo di Lucien Freud: vabbè, è arte e non decorazione e quindi lo lascio tranquillamente ai musei e alle pareti dei multimilionari.
Ciò mi fa pensare ai "nudi" che effettivamente stanno appesi in casa mia: non tanti, si contano sulle dita di una mano: una piccola Venere Anadiomene in bassorilievo bronzeo, una suppostamente casta Susanna insidiata dai biblici "vecchioni", un bovaro nudo di un simbolista tedesco del primo '900 e una simpatica ricciolina xilografata con le tette al vento negli anni '20 da un artista delle mie parti.
Con un po' di immaginazione e fantasia, la mia galleria personale ricapitola un po', nel suo piccolo, le immagini viste sopra:
La modella (e, ahimé, la mano) non è quella di Ingres, ma è pur sempre la Venere del greco mar che fea quelle isole feconde col suo primo sorriso...
E chiudendo un po' gli occhi, anzi un bel po', le prosperose forme di questa casta Susanna (una copia ottocentesca da Rubens, che tanto rubò a Tiziano e a Veronese) possono sostituire le altrettanto prosperose forme della Venere di Tiziano, anche se - causa Rubens - con una bella quantità di chili in più.
E ora che ci penso, a un primo sguardo distratto (moooolto distratto), il mio bovaro di Fiesole, non ricorda un po' le pennellate grossolane ed espressioniste di Lucien Freud?
e la ricciolina tette al vento, non potrebbe essere (magari... ) di Felix Vallotton?
Beh, come in tutte le cose, la felicità sta nell'accontentarsi di ciò che si ha e delle illusioni che ci costruiamo per farcele piacere: la felicità , come l'amore, non è forse solo un'illusione causata da una momentanea mancanza di realismo?
Il tuo post pone troppi interrogativi e pertanto rispondo solo ad uno, magari qualcun altro lo farà per gli altri.
Io non sento la necessità di possedere delle opere d’arte, mi basta contemplarle nei musei, nelle mostre e nelle gallerie (ho altre fissazioni) . D’altronde è l’unica cosa che possiamo fare con esse. Ho sì, alcuni quadri ereditati che si abbinano all’arredamento. Ma anche se mi invaghissi di qualche opera, non saprei più dove metterla. Senza tener conto del fatto che sarei costretta a guardarla per il resto della mia vita, cosa che senza dubbio mi stancherebbe, anche se magari prima mi era piaciuta.
Avere o essere?
Non appenderei mai un nudo di Freud in casa, ci sono minori
Non mi sono mai interessata alle opere d'arte da possedere in casa
Devo ammirarle nel loro luogo naturale, il museo
In casa mi piace avere foto, infatti arredo con quelle
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-Work hard have fun & be nice-
Sono i sei personaggi che si affollano attorno alla Venere dipinta da Agnolo Bronzino negli anni '40 del '500, per essere regalata al Re di Francia, Francesco I.
Secondo il compassato catalogo della National Gallery è "il dipinto più apertamente erotico dell'intera collezione" e la complessa e oscura simbologia dei personaggi che accompagnano la Venere "avrebbe costituito un ottimo pretesto per ammirare a lungo i corpi seducenti di Venere e Cupido e gli osceni dettagli del loro abbraccio".
Francesco I oltre a essere un notorio sporcaccione seriale, si dilettava di araldica e simbologia: un regalo perfetto per accattivarsene le simpatie.
E' indubbiamente una allegoria dell'Amore sensuale e incestuoso tra Cupido e Venere (ben identificati dalla freccia, le colombe e il pomo della discordia) ma per gli altri c'è da sbizzarrirsi: gli amanti sono coperti dalla Follia - altri dicono l'Oblìo - o, ancora, nascosti alla Verità (quella figura in alto a sinistra che tiene il velo), favoriti dalla Frode (la tipa stramba con un favo nella mano sinistra incollata al braccio destro), accompagnati dal Piacere (il puttino che sparge rose); in fondo a sinistra sta per arrivare la Disperazione o la Gelosia (la donna con la testa fra le mani, ma forse si tratta della Sifilide, appena arrivata dal Nuovo Mondo) e su tutto il Tempo che tutto disvela oppure allusione agli effetti ritardati della sifilide.
Una vera telenovela concentrata in un metro e mezzo di tela: non c'erano i film, allora, ma questo tipo di opere li sostituivano egregiamente: il produttore, in questo caso Cosimo I de' Medici, lo sceneggiatore (forse un letterato della corte medicea) e lo scenografo Agnolo Bronzino hanno confezionato un blockbuster di sicuro successo per un pubblico d'élite, il re di Francia Francesco I e la sua corte.
E anche un discreto enigma per chi cerca di interpretarlo.
E due maschere a terra.
un po' di possibile, sennò soffoco.
G. Deleuze
Le maschere dovrebbero rappresentare un Satiro e una Ninfa che guardano gli amanti; anch'esse, insieme alla Frode e alla Sifilide aggiungono all'atmosfera del quadro una forte componente di quello che Freud (il nonno di Lucian) definiva come "unheimlich", parola difficile da rendere in altra lingua (in italiano viene tradotta con "il perturbante").
E' quel brivido di angoscioso spaesamento che genera una cosa avvertita come familiare ed estranea allo stesso tempo, un meccanismo ampiamente sfruttato dalla letteratura gotica e dagli horror d'autore.