Citazione Originariamente Scritto da Yele Visualizza Messaggio
ne tiene conto se conviene. Non si tratta di "drogare", si tratta di creare una società in cui c'è più gente che poi compra/spende.
questo è quello che è accaduto in Italia tra il 1976 e il 1992, e proseguito in tono minore fino al 2006;
si sono create opportunità "drogate", perché quell'occupazione e la spesa implicita nella diseconomia che ciò comportava sono andate ad alimentare un motore inefficiente e a rinviare il problema, scaricandolo sulle spalle delle generazioni successive;
ti faccio un esempio che dovresti aver presente: sussidiare o nazionalizzare il settore automobilistico ha conservato e creato posti di lavoro e offerto la possibilità di spendere; l'Alfa Romeo, un marchio prestigioso, ha seguito la trafila ed è finita nel calderone inefficiente del gruppo Fiat, assorbendo tante di quelle risorse pubbliche che avrebbero garantito stipendi da favola agli addetti, se erogate direttamente;
il risultato è stato quello di mettere benzina in un serbatoio bucato e trovarsi a secco in mezzo all'autostrada; valeva la pena, per garantire alla proprietà quel privilegio di sottrarsi al mercato, visto che poi quest'ultimo viene sempre a vedere il bluff, le auto mediocri non si vendono e nel frattempo si sono perdute capacità competitive ?
la ricetta che indichi fa comprare e spendere ora, ma impoverisce dopo, se pensata in questa modalità di alimentare una spesa corrente;
Ci sarebbe tutta una serie di ricadute che convengono anche agli imprenditori, perché una società che sta meglio, porta maggior benessere a tutti, proprio a tutti.
Ad esempio hai menzionato la natalità, che non è una cosa secondaria.
guarda, gli imprenditori non devono ragionare in termini di benessere collettivo, se non quando pagano coscienziosamente le tasse;
il loro lavoro è quello di studiare il modo di migliorare la produzione per avere maggior profitto, con le tasse e le regolamentazioni del lavoro ad agire da briglie che indirizzano quella propensione ambiziosa;
sia chiaro: io sono assolutamente favorevole alle redistribuzioni di reddito e alle politiche sociali; ma queste vanno effettuate in modalità propria e politicamente esplicita, sotto forma di tassazione e piani definiti di investimento e assetto, che abbiano un loro fine strutturale trasparente, democraticamente scelto e sostenibile;

se tu chiedi ai settori produttivi di snaturare le loro ratio economiche correnti, compensandole per motivi sociali, ottieni il doppio effetto perverso tipico dell'Italia degli ultimi 40 anni, e cioè:
a) crei uno spazio opaco di sottogoverno in cui le burocrazie e i poteri forti mediano secondo loro ratio e interessi corporativi gli interventi che usano risorse pubbliche - vedi caso Alitalia - per fini loro;
b) impedisci e rinvii l'adozione di misure strutturali nei settori coinvolti, al prezzo di abbandonarli davvero al mercato selvaggio nel momento in cui questo seleziona; è un po' come se tu garantissi un supplemento di 5 punti a ciascun esame universitario, garantendo un 22 a chi non avrebbe la sufficienza; ti servono laureati così ? forse, se pensi comunque di volerli sottomansionare, e farli sentire tutti hidalgos;

purtroppo, è molto diffusa l'illusione di un keynesismo da blog, semplificato a mo' di bacchetta magica;
l'intervento statale sui meccanismi economici dell'impresa - non la tassazione e le politiche proprie di equità, beninteso - ha un senso solo per sbloccare strozzature e avvitamenti eccezionali del mercato, che questo avrebbe difficoltà ad assorbire in tempi accettabili per l'esistenza della popolazione interessata; ed è efficace solo in contesti potenzialmente forti, in grado di avviare cicli potenti; l'esperienza storica ci dice questo;

quando lo strumento interventista è stato usato diversamente, come in Italia, Germania e satelliti tra le due guerre, oppure nei paesi del socialismo reale, si è sempre trattato di un anestetico del conflitto sociale usato da burocrazie e poteri autocratici per garantirsi il consenso;

non ci sono scorciatoie per creare benessere sociale; bisogna trovare un equilibrio esplicito di spesa e tasse, e questo comporta un prezzo in termini di consenso; puoi tassare le imprese, ma se non vuoi farle scappare o chiudere devi scontentare le burocrazie, gli interessi e le corporazioni che sono proliferate il quel modo "keynesiano";
se un pincopalla 30enne si attrezza per fare il consulente o altro e guadagnare 1000 euro al mese - sopravvivere in un'economia matura e al ribasso - non gli puoi chiedere 5mila e più euro anni tra contributi minimi e adempimenti fiscali, perché non stai facendo equità; stai solo blindando una politica di classe e corporativa perché non vuoi scontentare pensionati di lusso che hanno acquisito diritti drogati e corporazioni che lucrano su una fiscalità troppo complessa per essere gestita serenamente a costo zero, cosa che dovrebbe essere normale per tutti i livelli di attività autonome semplici, piccole società, ecc...

vuoi ridurre l'evasione ? fai dei gran culi a chi viene beccato; e per fare questo devi scorporare il sistema penale dei reati da colletti bianchi, con pene davvero dissuasive ma non vincolate funzionalmente a quelle dei reati contro la persona, perché è ovvio che se parti dalla strage, per corruzione o evasione difficilmente rischi più di tanto.