l'osservazione da cui si dovrebbe partire è che da una 50ina d'anni il desiderio è entrato a pieno titolo nel bagaglio identitario di ogni individuo, come un oggetto/soggetto di cui si è consapevoli, che ha cittadinanza e diritti;
prima, per le masse, era un istinto occasionale e non concettualizzato, e solo per poche élites qualcosa di ordinario e disciplinato in modo convenzionale;
non è uno scherzo, dato che il desiderio - in senso lato - da sempre muove l'esistenza;
la questione dei ruoli è solo sovrastrutturale a questo aspetto, e transitoria;
come 50 anni fa era quasi normale che la donna arrivasse vergine al matrimonio e oggi non più, tra 50 anni l'immaginario collettivo avrà talmente assimilato la nozione della presenza autonoma del desiderio che nell'educazione si produrranno spontaneamente percorsi di gestione di quella presenza, fino a standarlizzarli e renderli normali, convenzionali, nella famiglia e nella sua trasformazione; esattamente come ad un certo punto si sono aggiunte le cinture di sicurezza, gli airbag, le corsie di frenata, e poi i sistemi di guida assistita, ecc...
noi possiamo solo cercare di individuare certi percorsi ed evitare risposte troppo nevrotiche, anche se solo in misura minima.