“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .
Concordo sulla differenza rispetto all'amore romantico, ma è proprio qui il punto: l'amore "romantico" spesso si confonde con la passione fuggevole, l'attrazione momentanea ecc. "ti amo", quindi, non lo vedo come "impegnativo", ma piuttosto come "teatrale".... insomma, alla fine credo che molti non lo dicano anche perché non si capisce bene cosa dovrebbe significare.
Detto con troppa enfasi può sconfinare nell'idea "posso morire per te, quindi guai a te se mi lasci".... detto senza enfasi può suonare falso... quindi meglio "ti voglio bene".
Volere il bene di un altro, secondo me è il massimo, perchè significa "voglio che tu sia felice, con me o senza di me", cioè si esclude il rischio dell'essere possessivi
Su quello sono d'accordo. Ma accade perché troppo spesso si confonde l'innamoramento con l'amore. Il ti amo ha senso in storie consolidate, dove sai che l'altro fa parte di te, dove comunque un ti voglio bene è sempre troppo poco. Io ti voglio bene alle mie amiche lo dico sempre, ma il sentimento che provo per loro è ben diverso dall'amore che provo per il mio partner.
“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .
“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .
Ci credevo, e anche tanto, avevo la ferma convinzione che in virtù di un sentimento così unico e speciale, si potesse trovare il modo di superare tutto. Ci ho creduto, ora non saprei.
La vera confusione è sul romanticismo, a mio parere.
Non è, come solitamente si ritiene, un sentire che presuppone serenità, infiocchettamenti, anzi ê tutt'altro.
È travaglio interiore, sentimenti contrastanti, fare e disfare, è come in letteratura: sturm und drang.
Partendo da questo presupposto: c'è chi vive i sentimenti con questo pathos e chi confonde romanticismo/romantico con un sentimento costruttivo, che fa crescere, che mette nella condizione di trovarsi in un'altra persona.
un po' di possibile, sennò soffoco.
G. Deleuze
Sì perchè poi... c'è gente che dice "ti amo" alla moglie/fidanzata e poi la mena
non ha importanza
..se non ci si crede in due...
il cancello e la porta che si chiude...che regista!
" Non siamo in un salotto borbonico col mignolo sollevato e l'inchino obbligatorio. Qui siamo tutti uguali. Non ti aspettare in un forum cose difficili da trovare pure tra amici e parenti." Nahui
Credo che la discussione si sia spostata sul significato della parola amore e di bene.
Al di là della definizione che ciascuno di attribuisce ad un sentimento così unico, in quanto formato da mille emozioni e sfaccettature (anche questa è una definizione riduttiva), la domanda rimane, ed è rivolta ai grandi delusi ed a chi per tante motivazioni questo sentimento non lo vive più.
Ci credete ancora nell'amore?
Vi sentite liberi ed aperti per accoglierne uno nuovo?
Le vostre esperienze passate, in qualche modo vi condizionano sulle vostre eventuali scelte future?