“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .
Piu' che al tacco mi riferivo alla fantasia floreale
-Healthy body, clear mind, peaceful spirit-
-Where there’s will there’s a way-
-Work hard have fun & be nice-
Ricordo quando correvo dietro a Figlia piccola con tacchi come quelli...
L'età mi ha reso meno stoica: gnaà posso fà
Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno.
(George Bernard Shaw)
Veramente lo facevi?
Ammazza
I 7.5 cm li sto conoscendo adesso con queste scarpe simil ortopediche
Mi ricordo di una volta che volevo fare la strafiga ad un matrimonio di amici a Bologna
Festeggiammo in una bellissima villa, era settembre, caldo e la terra era spaccata dall'arsura
Antipasto in giardino
Il mio magnifico stiletto se ne scese lungo lungo, lungo una faglia
Dovettero venire a tirarmi fuori in tre
-Healthy body, clear mind, peaceful spirit-
-Where there’s will there’s a way-
-Work hard have fun & be nice-
E' uno dei motivi per cui i tacchi a spillo li riservo solo a situazioni in cui i miei spostamenti si limitano a ristorante-auto auto-ristorante.
Ho un sandalo tacco 12 finissimo con plateau che adoro, ma ci posso camminare solo su superfici liscissime, se ci tengo all'osso del collo.
Non sapevo che i motivi floreali avessero effetti provocatori
“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .
Bisogna chiedere agli uomini quel fiore dai colori della Marsigliese che cosa evoca in loro
Vai Dark, facciamoci un 3D
-Healthy body, clear mind, peaceful spirit-
-Where there’s will there’s a way-
-Work hard have fun & be nice-
Ci sto, apri!
“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .
Con un tacco come quello postato da Dark io ho visitato tutta Parigi a piedi ed anche altre città europee. Ma ora mi sono stancata e porto il tacco solo per serate ed eventi speciali, comunque con scarpe comode. I tacchi a spillo me li sono scordati da un po’.
Dell'arte di domare le scarpe da uomo
Da quando non s'usano più i maggiordomi, che dovevano anche collaudare le scarpe nuove dei loro Lord, è sfortunatamente d'obbligo il fai da te per quanto riguarda la "doma" delle scarpe nuove.
Un'arte che inizia dall'acquisto e che termina solo con la definitiva resa delle calzature.
La prima regola è resistere ad oltranza all'acquisto di scarpe nuove: una scarpa domata migliora giorno dopo giorno e solo la sua dissoluzione totale ne giustifica la dismissione.
Ma, sfortunatamente, tutto ha una fine in questo mondo effimero; e prima o poi finiamo in uno scarpozio a scegliere e provare un nuovo paio di scarpe.
Il bravo domatore non terrà in alcun conto l'estetica della scarpa (anche se sospinto da innumerevoli "dai... queste sono bellissime... ti stanno d'incanto..."): come le donne, quelle belle sono spesso bizzose e di scarsa docilità.
Scelte dunque quelle più bruttine ma promettenti in quanto a morbidezza, si provano, camminando per un po' nel negozio.
Ma come talvolta le donne, anche le scarpe possono essere traditrici: subito sembrano perfette, morbide e comode; ma una volta portate a casa si scopre una magagna dopo l'altra.
Fortunatamente, a differenza della donna, la scarpa si può domare; con la necessaria pazienza, forza d'animo e sopportazione.
Si inizi portandole poche volte e per poco tempo; sfidate imperterriti il "perché non ti metti quelle nuove? cosa te le ho regalate a fare?"; e, prima delle piaghe, sostituitele con pantofole, se siete a casa, o con un paio delle defunte precedenti che avrete provveduto a salvare nascondendole alla furia distruttrice dell'angelo della casa.
Poi, aumentare gradualmente le dosi, come faceva Mitridate col veleno, e passare dalla mezza giornata alla giornata intera.
Usate pure l'apposito strumento che le mette in forma: stando alla mia esperienza non serve a nulla, ma serve a giustificare il fatto di lasciarle inutilizzate ("mi stringe un pelino sul trilluce... mi sfrega sul mellino...") e usare le care vecchie ancora per un po', elaborando meglio il lutto.
Dopo qualche settimana le scarpe sono pronte per essere definitivamente domate.
Si portino per qualche tempo, in casa, "alla pantofolesca", cioè abbattendo col calcagno il bordo posteriore e schiacciandolo sulla suola; questo metterà sull'avviso le scarpe che è in arrivo la "doma definitiva".
Questa avviene cercando (attenzione, questo assolutamente va fatto fuori dalla vista della dolce metà) di infilarsele nei piedi senza slacciarle e senza calzascarpe (altro attrezzo deprecabilmente inutile, se non per i modelli di una volta che disponevano anche di una appendice a forma di manina, utile a grattarsi la schiena).
All'inizio sarà dura, e costerà fatica, divincolamenti e strane posture; ma alla fine, dopo qualche mese di continuo esercizio, il piede scivolerà magicamente nella scarpa senza problemi.
Da questo momento, è assodato, la scarpa domata non farà che migliorare la sua comodità, con gran piacere del fortunato possessore.
N.B. Non applicare questa tecnica di domatura a scarpe da donna, specie se tacco 12.
Sei mio nonno ? No, scherzo, molto grazioso, ma mi hai fatto tornare in mente la doma dei calzini di nonno ed anche certi libricini "brillanti" anni '40 che aveva in biblioteca.
Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto, ma di non potere credere a nessuno.
(George Bernard Shaw)
Eh, cara nipotina, uno stile un po' retró e affettato (non nel senso di fatto a fette) lo trovo calzante, trattandosi di piedi e di una tecnica che ho messo a punto fin dal secolo scorso: l'unica ottimizzazione più recente consiste nella sostituzione del negozio di scarpe con l'acquisto online su Amazon & C. dove si scelgono con tutta la solitaria calma della navigazione in Rete; sulla doma dei calzini, il mio sistema è quello di portarli sempre rivoltati con le cuciture in fuori e d'estate lasciarli nel cassetto.
Amazon e’ Amazon
Ciao, ho letto con piacere lo scritto, dopo quasi 200 messaggi penso che non ti confonderò più con un altro utente
E per la doma dei calzini, mio nonno stava sempre con un paio di forbici in mano, con le quali ci domava pure le maglie della salute
-Healthy body, clear mind, peaceful spirit-
-Where there’s will there’s a way-
-Work hard have fun & be nice-
Sì, sì... Molto carino e interessante, tsè. Scritto da un uomo, si capisce. Anzi no.
Non si capisce perché le scarpe debbano essere paragonate alle donne e non agli uomini. Protesto vigorosamente. Sarà perché hanno un nome al femminile, o perché l'autore non ha fatto sufficiente esperienza di uomini per sapere che a volte con le scarpe è come con certi uomini: le compri che promettono solidità e comodità, ma quando vai a casa esce fuori la Magagna, giorno dopo giorno, che più le indossi e più rivelano materiali e fattura scadenti, prendendo addirittura forme impreviste e orripilanti. Cerchi di aggiustarle o farle cedere un po', per la felicità dei piedi e della scarpa stessa che così può ottemperare il suo dovere, invece di essere sbattuta nell'angolo più buio della scarpiera a prendere polvere. Le indossi con doppi calzini, una dolce carezza; oppure le maltratti indossandole sotto la pioggia, ché l'acqua allarga, oppure le affidi alle mani chirurgiche del calzolaio per metterle in forma sull'aggeggio freddo e duro, tipo lettino dello psicanalista. Niente da fare, con scarpe così dure e spigolose non si può proprio camminare e, anzi, fanno molto più apprezzare la felicità di camminare scalzi e liberi da calli e vesciche, affanni e dolori di un'infelice appaiata.
Al limite si può ripiegare su un bel paio di soffici babbucce colorate fatte su misura, tante volte gli scarpai più snobbati sono i più abili...
col mio calzolaio - un hipster 40enne - discutevamo del fatto che gli uomini d'un tempo si deformavano i piedi con scarpe strettissime, mentre le generazioni cresciute con le sneakers e le scarpe ginniche ormai comprano sempre almeno una mezza misura in più dell'aderente;
io sono quasi a livelli da Imelda Marcos, e ho tutta la strumentazione per adattare, allargare, ecc... ma con la regola della mezza misura è proprio raro avere sorprese; di solito, sono poco correggibili, nel caso di una piega del cuoio che insiste dove non dovrebbe, in modo da ferire, e di cui ci si accorge solo dopo camminate lunghe; ma si corregge quasi tutto, con la scienza adeguata.
c'� del lardo in Garfagnana