Vi è capitato di leggere la parabola del seminatore (Mc 4,3-8) e pensare che il campo citato, per Gesù, fosse un campo ideale dove al seme può succedere di tutto?
Ebbene a me si; che razza di seminatore è colui che non si prende cura del suo seme? Minimo è senza esperienza.
Curioso per carattere, ho approfondito e finalmente ho capito cosa non andava, non era il racconto meramente ideale e inteso in senso spirituale, ma ero io che non potevo stare con i piedi per terra: la semina in Palestina avviene prima dell’aratura.
Lascio la perfetta descrizione ad un esperto di parabole di Gesù, un certo Joachim Jeremias.
Il seminatore della parabola cammina su un campo di stoppie inarato. Ora si capisce perché semini sulla strada: egli semina apposta quel sentiero che gli abitanti del villaggio hanno tracciato passando tra le stoppie, perché quel sentiero sarà rovesciato dal vomere.
Apposta egli semina sulle spine che sorgono rinsecchite sul campo incolto, perché anche queste cadranno sotto l’aratro.
Così non meraviglia più che i chicchi di frumento cadano nella roccia: le pietre calcaree sono sono ricoperte da una sottile crosta di terra e risaltano poco o nulla nel campo, prima che il vomere vi batta contro stridendo.
Ciò che all’occidente appare inaccortezza, si rivela come regola nell’ambiente palestinese.
Quanto Gesù fosse concreto con quelli del suo tempo appare evidente.