non lo dico io; qualcuno ti impone di comprare prodotti alimentari di bassa qualità ? a me, nessuno; mangio cose mediamente buone;
ma guarda che la scarsa qualità di certe produzioni agricole italiane è esattamente il risultato di quella protezione UE, finanziata coi soldi nostri, e che ha consentito ai meno bravi di tenere occupati i terreni, per esempio coi vini da taglio e basso prezzo;Nell'articolo del Corriere che ho letto io, si parla di sanzioni in caso che la richiesta non venga accettata. Comunque questo è solo un esempio e l'ultimo per dire che a seguire certe regole imposte più o meno rigidamente dalla Ue, la nostra industria alimentare ha perso un po' della qualità che l'ha resa così famosa fra i top quality, mentre la concorrenza di altri paesi si fa sempre più pressante. La Ue protegge e incentiva altri settori, usando l'agricoltura come merce di scambio. Per i paesi del Nord, poco male, ma per noi è deleterio perchè l'alimentare è il nostro fiore all'occhiello.
nessuna normativa UE impone il basso profilo a chi intenda fare qualità ; il guaio è che le banche locali, invece di finanziare chi investe in qualità e rischia, prestano i soldi dei risparmiatori a chi va sul sicuro nell'immediato, amici loro, o loro stessi nei cda della banca, e prende i soldi dei sussidi; ma rischia nel futuro, oltre a fare concorrenza alla qualità nazionale;
lo vedi chiaramente, per esempio nel vinicolo del sud; da quando il sistema dei sussidi è entrato in crisi perché non c'erano più i soldi, tanto vinaccio da taglio è stato sostituito da produzioni fantastiche, e abbiamo cominciato a vedere l'Aglianico del Vulture, i grandi bianchi campani, o il Syrah siciliano e altre varietà stratosferiche dell'isola, come le produzioni della famiglia Planeta o di Hauner, che ha fatto conoscere il passito come concorrente dei vini da meditazione francesi, quando era relegato a prodotto secondario ed economico;
così fai confusione tra una sacrosanta battaglia per l'etichettatura dei prodotti, ad evitare truffe e italian sounding che competono con le nostre esportazioni, e protezionismo;Basta guardarsi intorno e vedere come stanno mangiando gli italiani, i criteri con cui scelgono il loro cibo in casa e fuori casa. Il nostro palato si è imbastardito e non sa più riconoscere la qualità eccellente da quella medio bassa, un po' come capita agli stranieri quando mangiano la nostra cucina o a noi quando mangiamo quella straniera. Se il livello si abbassa, diventi di bocca buona.
le regole UE non impongono nulla ai consumatori, anzi; ti garantiscono in termini di salute e controlli; 30 anni fa potevi trovare di tutto sulla frutta, dato che il disciplinare nazionale dei controlli era facilmente aggirabile coi campioni casuali sui pesticidi; poi scoppiò il caso degli omogeneizzati contaminati e venne fuori il trucco, perciò l'UE - allora CEE - dispose una procedura diversa di edge-testing, tutt'attorno ai campi, che non poteva essere aggirato; idem per gli antibiotici nelle carni;
ora, l'agricoltura è un bel ginepraio, ma per colpa dei governi nazionali che la usano come merce di scambio e consenso, non per le regole UE, a parte alcune assurdità plateali, frutto di quei ricatti incrociati; ma è proprio un paese che in prospettiva è avvantaggiato come qualità che ha da guadagnare nel mercato libero interno, dato che in effetti la tendenza nel consumo è a migliorare, scegliere prodotti sempre migliori nell'agroalimentare;
la quota che passa a consumi alimentari più scadenti è una frazione rispetto a quella che compie il percorso inverso, e lo vedi ovunque proprio nei supermercati, dove i prodotti sono esposti in modo evidente proprio per promuovere quelli buoni e costosi, con un ricarico maggiore;
la mozzarella di gomma o il vino da 1,50 dell'hard Discount - comunque meglio di tanti vini di 30 anni fa - se la puppano gli immigrati poveri e gli stranieri, che piano piano saliranno di livello.