Io la chiamerei meglio religiosità, poiché questa parola coinvolge l'aspetto personale, diversamente dalla religione che ha bisogno del pubblico.
si, ma che è sta religione?
no; nel senso che, se non si è animali allo stato di natura, non si può vivere senza un costrutto morale che delimiti il proprio desiderio, che è desiderio in senso lato, di stare meglio, di conseguire realizzazioni, del piacere, ecc...
il nichilismo nicciano funziona solo negativamente, nel suo smantellare le pretese di assoluto teoretico dell'etica religiosa; questo perché in termini logici qualsiasi affermazione di volontà - anche quelle che potremmo percepire come assolutamente immorali - contiene implicitamente una specificazione oggettuale di quel desiderio, limitata, un'ideologia espressa razionalmente come vincolo, e non un capriccio di follia;
fermo restando che si nasce comunque in un contesto che non è mai moralmente tabula rasa; quindi, a prescindere dai condizionamenti morali più vistosi e dai limiti oggettivi, materiali, al desiderio, nessuna formulazione di quest'ultimo è possibile senza un limite concettuale che rimanda ad un agnosticismo morale totale;
in soldoni, qualsiasi atteggiamento una persona si voglia imporre, persino il capriccio del momento, necessita di una formulazione razionale ideologica, che implica una morale astratta.
c'� del lardo in Garfagnana
Se ognuno dice la sua sulla perfezione e ci mette ciò che vuole o gli sembra, stiamo sempre al punto di partenza.
Andiamo dal benessere personale ad evoluzioni cosmiche , in altre dimensioni ma il casino resta.
Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple
ma come ti dicevo qualche tempo fa, in un mondo post/atomico, non si hanno più certezze o valori generalmente condivisi. è questo credo uno dei motivi per cui il sentimento nazionale sta scomparendo per lasciare il posto a uno pseudo/unitarismo che lima oltremodo le differenze tra gli stati, tra le culture e tra le varie credenze, mettiamo pure "individuali". oltre a ciò va detto che la società dell'italia fascista prese a un certo punto la strada di un immobilismo economico culturale e religioso, che se fosse durato avrebbe implicato la totale incapacità di adottare decisioni che ci avvicinassero sotto tutti gli aspetti a modelli politici economici o religiosi altrui. e il ritardo resta ancor al giorno d'oggi.
no amico mio. non credo. il prometeo che io e te abbiamo avuto la fortuna di leggere ha avuto un merito che dobbiamo pur riconoscergli: l'aver propagandato (a rischio dell'isolamento intellettuale e della pazzia da questo provocata) il nichilismo come assenza di categorie intellettuali purchessia. l'uomo comune necessita di categorie mentali perché ha il bisogno di dare uno scopo alla propria vita. se invece presumessimo di fargli capire che, a parte quelle che tutelano ordine pubblico e libertà, le stesse norme di legge non hanno più un fondamento di rispondenza alle circostanze reali della vita, allora il povero verrebbe meno mentalmente, e forse ne morirebbe.
quando eltsin, in russia, si azzardò a dire che il comunismo era "niente" partirono i carrarmati e conquistarono l'europa. perché? perché se le categorie mentali non esistono perché sono solo "sovrastruttura", allora il comunismo ha vinto. il niet "filosofico", culturale politico e militare vuol dire che conta solo la realtà, l'esistente.
più che agnosticismo direi morale "consumistica", stricto sensu
beh, no, non siamo al punto di partenza;
proprio perché la circostanza del pluralismo di "perfezioni" - cioè dei sistemi di valore, espliciti o impliciti che abbiamo anche tu ed io - si impone come dato di fatto, e la pretesa dei perfezionisti non è più dialetticamente la stessa; diventa un concetto nuovo;
se ti lasci ingannare dal linguaggio tradizionale, perdi tutto il contenuto relazionale di una postulazione; è come se immaginassi che i tuoi genitori ti abbiano espresso un precetto quando avevi 18 anni con lo stesso intento col quale lo facevano quando ne avevi 4, sarebbe un travisamento della realtà;
travisamento che retoricamente si compie, per lamentarsene: mi tratti come fossi un bambino, sapendo che non è davvero così, ma intendendo un giudizio che non si condivide;
in definitiva, puoi certamente sbattertene le ovaie di quello che ti propina un religioso, esattamente come della pubblicità; ma se non capisci e sistemizzi il funzionamento dei meccanismi di condizionamento e scelta, è molto probabile, per non dire certo, che inconsapevolmente ti muoverai in modo "religioso" senza rendertene conto, convinta di agire in base a principi estranei a quel sistema, mentre ci sei dentro mani e piedi.
c'� del lardo in Garfagnana
Se la perfezione tirata in ballo è o deve essere un concetto univoco, siamo al punto di partenza.
Se si parla di benessere/crescita interiore e altri di raggiungimento di altra forma o dimensione, non sono proprio la stesso cosa.
Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple
mi verrebbe da dire che il parere...insomma ognuno ha il suo. sul concetto di perfezione come sul resto...
Non lo so Pazza: So soltanto che le esperienze mistiche di alcune grandi figure di Santi (le Stigmate di San Francesco e di Padre Pio, gli abiti bruciati all'altezza del cuore di Teresa d'Avila, le sofferenze nella carne della Alacoque o dello stesso Karol Woytila) non son state fini a sè stesse....
Nicolaj Berdiaev non esita ad affermare: «L'intensità con la quale si sente la sofferenza può essere considerata come un indice della profondità dell'uomo. Soffro, quindi sono». E Boris Pasternak chiude il suo romanzo Il Dottor Zivago con queste parole: «L'anima è triste fino alla morte... Eppure il libro della vita è giunto alla pagina più preziosa… Ora deve compiersi ciò che fu scritto. Lascia dunque che si compia. Amen». In questa luce, non meraviglia che il Papa slavo comprendesse la sua missione come martirio, e che abbia voluto proclamare dalla cattedra del vissuto ciò che aveva insegnato con la parola e gli scritti: quanto era detto nella sua lettera apostolica Salvifici doloris dell'11 Febbraio 1984 sul senso incomparabile della sofferenza offerta per amore, Giovanni Paolo II lo proclama al mondo con l'eloquenza silenziosa della sua passione, fino a quel gesto muto di dolore, compiuto spontaneamente quando - affacciato alla finestra su una Piazza San Pietro gremita di folla silenziosa - non poté dire più alcuna parola.
http://www.ilsole24ore.com/art/notiz...?uuid=Ab0dhjXH
amate i vostri nemici
no, non è la stessa cosa in un contesto diverso; anche solo per una mera circostanza dialettica;
se io ti dico "maiala" in trattoria, senza conoscerti è un conto; se siamo ad una cena di vecchi compagni di università, un altro; la perfezione, la morale e tutte le affermazioni connesse assumono un senso diverso a seconda dei contesti, così come i precetti di un genitore;
l'errore - e il ridicolo - di queste discussioni sulla religione è proprio quello di fermarsi al fraintendimento di forma in un dialogo tra sordi, fatto solo di dispettucci, invece di osservare l'unica vera questione su cui si può discutere, vale a dire la coerenza di qualsiasi sistema di idee nel suo contesto;
cioè, è come se, dovendo valutare la statica e la funzionalità di un progetto edilizio, invece che fare i calcoli fisici e controllare l'allocazione ottima degli impianti, si contestasse il disegno degli spigoli perché nella geometria non-euclidea dello spazio curvo le rette all'infinito si incontrano; è semplicemente stupido.
c'� del lardo in Garfagnana
Ma se la perfezione fosse una mancanza e/o una tendenza dell'uomo o ancor più in generale dell'universo, io vorrei capire cosa sia, di che "meccanismo" si parla.
Qui son sicuri o abbastanza convinti di questa presenza/assenza e tendenza verso questa meta o evoluzione che dir si voglia, diciamo così, quindi se ognuno ci mette ciò che gli pare come facciamo?
Pienamente funzionante e programmata in tecniche multiple
stiamo parlando di giudizi di valore, cara vega. non di verità assolute che, sul piano religioso sono se vogliamo solo quelle contenute nei "dogmi".
Già Cartesio diceva: Cogito, ergo sum. Mi pare, però, che sia ora di fare un passo avanti. Battisti in una sua canzone, successiva al divorzio col paroliere Mogol, afferma: Non penso, dunque esisti.
Se tu riesci a distogliermi, a distrarmi dal mio pensare, significa che esisti. Anche qui si ha un passaggio dall'egoismo (concentrazione su se stessi) all'altruismo (concentrazione sul prossimo), si ha un riconoscimento dell'utilità della presenza dell'altro.
Fate l'amore, non la guerra.
Lavorare tutti, lavorare meno.