con questa frase testimoni la logicità della negazione - ultima, per vie derivate - del libero arbitrio, che sarebbe cosa intuitiva e ovvia, data la nozione di onnipotenza;
ti basterebbe indicare il male, ancora più evidente se compiuto da "credenti", convinti di essere nel giusto; oppure, con un crocifisso al collo, ti prendo, ti rinchiudo, ti affamo, ti annullo, ti mostro un camino e ti dico che passerai da quello in forma di cenere; o ti lascio annegare, bambina, in mare; e poi ti dico: dov'è il tuo Dio, ora ?ma se fossi atea non saprei a chi rivolgermi per fare in modo che un credente diventi ateo.
tu, forse, potresti rispondere: nella tua coscienza !, ma sarebbe comunque una risposta debole di fronte al dittatore sanguinario che termina i suoi giorni in pace e vecchiaia, con la sua famiglia - ce ne sono stati tanti - o di fronte al male naturale che colpisce gli innocenti;
il Novecento ha mostrato la negazione di una morale divina necessaria, o un principio razionale hegeliano, semplicemente con l'azione opposta che la nega: puoi sostenere quello che vuoi, ma se ti do una bastonata in testa la mia affermazione è superiore, ho ragione io, ti risponderebbe Nietszche;
beninteso, questo non è il mio pensiero; te lo riposto solo per mostrare che la dialettica che esponi sulla trascendenza, credere, non credere, come atto razionale, di cui si può discutere, è inutile, non ha senso, non dimostra nulla.