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Non si ha fiducia negli altri perché essi se la meritano, ma perché merita di averla colui che la prova.
Non scrivere musica classica, che poi arriva Axe e ti cazzia!
semel in anno licet insanire, cotidie melius
Ahahaha, confido nei mod che verranno a salvarmi prima che lui se ne accorga
Non si ha fiducia negli altri perché essi se la meritano, ma perché merita di averla colui che la prova.
come lei, signora Pazza, se qualcuno chiamasse gli scacchi "quel gioco sui quadretti"
ad ogni modo, ci può stare se ci limitiamo all'arco temporale che coincide col Romanticismo, da fine XVIII a fine XIX secc.
volendo capire il perché sarebbe necessario usare i termini corretti si comprenderebbe molto di tanti paradigmi fuorvianti del gusto e del linguaggio in questione; e non è una questione fredda e concettuale, ma proprio di atteggiamento all'ascolto; questione di essere interessati o meno.
c'� del lardo in Garfagnana
Ma allora perchè comunemente la si chiama così?
Non si ha fiducia negli altri perché essi se la meritano, ma perché merita di averla colui che la prova.
è una definizione ottocentesca, che all'inizio di quel secolo aveva l'intenzione di stabilire un nucleo di pietre miliari, grossomodo a partire da Bach, fino ai grandi del primo Ottocento, comprendendo quello che c'era in mezzo; i contemporanei non rientravano, anche se poi sarebbero divenuti "classici" pure loro, retrospettivamente; fino a far coincidere il temine "classica" con quello di "tradizione colta", che altro non è se non il sistema di musicale occidentale scritto e suonato in modo relativamente aderente;
a parte la confusione che si ingenera col concetto proprio di "classicismo", che ha sue specifiche, e la carente comprensione della qualità tecnica che la definizione occulta, il vero guaio, per me, è ideologico, col il termine "musica classica" che equivale a "nobile", con un passato;
mo' sarebbe lungo e pedante spiegare la questione, ma diciamo che la cosa riguarda una subalternità piccolo-borghese nelle cose del gusto, che dura dall'età romantica; cioè, la ricerca di consumi artistici di cose "nobili", ad emulare l'aristocrazia, con la venerazione di qualsiasi passato, un direttore in frack, un mobile della nonna dal rigattiere, anche se orrendo e mal fatto, piuttosto che la bellezza contemporanea, che il culto del "classico" diseduca a percepire.
c'� del lardo in Garfagnana
Quindi in pratica sarebbe un termine snob, diciamo così. Bisognerebbe chiamarla con definizioni precise, tipo musica sinfonica, da camera, barocca, ecc.?
Però non so sul discorso del culto del classico contrapposto al contemporaneo, nel senso che vedo molta gente schifare proprio la musica classica, altro che cercare di darsi lustro. E' una questione limitata solo a certe classi sociali forse...
Non si ha fiducia negli altri perché essi se la meritano, ma perché merita di averla colui che la prova.
una prima sgrezzatura dovrebbe chiamare "esatta" - che si esegue così come è scritta, o in modo molto aderente - quella della tradizione colta, per distinguerla da quelle espressioni moderne in cui le esecuzioni sono molto più elastiche, o improvvisate; anche se in effetti anche l'esecuzione di Nilla Pizzi con l'orchestra di Sanremo è esatta; c'è da dire che la qualità musicale non è troppo diversa da certe cose "classiche"
sul piano prettamente musicale Debussy è pochissimo "classico" e molto vicino e anticipatore di molte strutture armoniche del jazz, e Puccini molto "canzonettaro" e popolare, facile e ammiccante ad un gusto "basso";
è un atteggiamento reattivo, non una convinzione motivata;Però non so sul discorso del culto del classico contrapposto al contemporaneo, nel senso che vedo molta gente schifare proprio la musica classica, altro che cercare di darsi lustro. E' una questione limitata solo a certe classi sociali forse...
il mainstream della mentalità di massa è comunque quello per cui il "classico" è nobile e nobilita chi lo frequenti; in questo, siamo ancora pienamente in epoca romantica, col culto del passato, ecc...
questo crea un filtro distorsivo alla sensibilità e al gusto perché il fruitore medio di un contenuto estetico qualsiasi, artistico o artigianale, tende a vedere prima il feticcio che gli serve ad avere un'immagine nobilitata di sé, anziché l'oggetto in quanto tale, col suo carattere espressivo;
prima del romanticismo nessuno comprava mobili "in stile"; i mobili si facevano nello stile dell'epoca, pregiati o meno che fossero, con le dovute differenze;
se tu vai per strada e chiedi a 100 persone di nominare 5 musicisti con la M, maiuscola, di grande rilievo artistico, avrai sempre Bach, Mozart e Beethoven, Chopin e Vivaldi o verdi, perché siamo in Italia, con qualche colto che aggiungerà esecutori colti, tipo Karayan o Benedetti-Michelangeli; cioè, gente morta da secoli, come se l'arte musicale fosse finita con loro; non è paradossale ?
ai tempi di Michelangelo e Leonardo, Vasari e i suoi contemporanei sapevano benissimo chi fossero i grandi artisti; 3 secoli dopo, in età romantica, sempre quelli erano per l'opinione comune
ma oggi per noi ci sono anche gli impressionisti, Van Gogh, i cubisti e altri... divenuti "classici"; però le cose le capiamo solo col passato che sedimenta e "garantisce" che stiamo investendo il nostro gusto e l'identità in cose di pregio riconosciuto, perché opera quel filtro rassicurante; ma è un gusto di seconda mano, che rende subalterni.
c'� del lardo in Garfagnana
Secondo me bisogna che trovi un altro nome, perchè a parte il jazz anche oggi la musica leggera (questo termine ti va bene o per logica la chiamiamo inesatta?) si suona con gli spartiti, no?
Subalterni a che cosa? Non sono d'accordo con la tua visione spregiativa del gusto di massa. Il gusto collettivo ci mette tempo a modificarsi, è vero, ma perchè dobbiamo avere fretta? E del resto è a questo che serve l'arte, a precorrere i tempi e a introdurre nuovi canoni di bellezza. Se tutti fossimo in grado di capire al volo, non ci sarebbero più artisti. Poi forse più che un problema di mentalità è una questione di divulgazione e di pigrizia: la gente si fissa sul quel poco che conosce, ma se conoscesse di più apprezzerebbe anche altro.
Va beh io continuo qua con la musica e ci teniamo due thread.**
"Concerto par clemenza pour Clement primo violino e direttore del teatro di Vienna"
Ultima modifica di Magiostrina; 23-11-2018 alle 11:46
Non si ha fiducia negli altri perché essi se la meritano, ma perché merita di averla colui che la prova.
semel in anno licet insanire, cotidie melius
In realtà viene definita "Musica classica" la musica colta che convenzionalmente si colloca tra il XI e fine XIX secolo. Poi è anche vero che si tratta di un grande contenitore, e anche in musicologia vi sono diverse diatribe su cui quale siano poi gli effettivi confini di questa definizione, anche perché è stata data a posteriori: certo nel 1.800 quella che allora era la musica del tempo non veniva definita "musica classica". Alla fine in questo genere di cose le definizioni sono sempre convenzionali.
“Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]
Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .
appunto, capisce che ?
una categoria che mette nello stesso scaffale Palestrina e Moskowitz, Haendel e Bartok; al massimo capisce che è una cosa che si suona nelle sale da concerto dove vecchie signore artritiche fanno sfoggio di pellicce e checche isteriche litigano in piccionaia sull'opportunità che il tal tenore passi ad un registro baritonale perché gli gracchiano gli acuti
poi, uno paga le tasse per mandare i figli a scuola, dove dovrebbero apprendere cosa sia il classicismo, ma si plaude al ricorso a pera a certi termini; ora, capirei lo dicesse una capra; ma una persona istruita che si interessa alla questione musicale dovrebbe manifestare una qualche sensibilità all'uso di un linguaggio corretto, a sottintendere idee corrette;
spesso ricorrono agli spartiti anche i jazzisti; il punto è che l'esattezza - nel senso della fedeltà filologica alle indicazioni dell'autore - per la musica leggera non è un "valore" essenziale, benché alcune parti di supporto siano scritte per orchestra; cioè, se Lucio Battisti cantava una canzone per chitarra e voce, il fatto che nella versione del disco suonasse un'orchestra è irrilevante per quel formato; mentre nella musica "classica" sarebbe impensabile un taglio di voci; al massimo, le sezioni orchestrali possono essere ridimensionate, togliendo unisoni dove due strumenti identici suonano la stessa partitura, e purché in modo equilibrato; altrimenti avresti una trascrizione, un adattamento, ecc... che sono letteralmente un'opera diversa;
non è disprezzo, ma la constatazione di un fenomeno evidente e registrato dalla storia sociale dell'arte, dall'estetica, dalla critica nel suo complesso:Subalterni a che cosa? Non sono d'accordo con la tua visione spregiativa del gusto di massa. Il gusto collettivo ci mette tempo a modificarsi, è vero, ma perchè dobbiamo avere fretta? E del resto è a questo che serve l'arte, a precorrere i tempi e a introdurre nuovi canoni di bellezza. Se tutti fossimo in grado di capire al volo, non ci sarebbero più artisti. Poi forse più che un problema di mentalità è una questione di divulgazione e di pigrizia: la gente si fissa sul quel poco che conosce, ma se conoscesse di più apprezzerebbe anche altro.
da quando la società è diventata - progressivamente - di massa, la frequentazione dell'arte e del "bello" - di ciò che è ritenuto tale, o si crede sia tale - in generale è divenuto un accessorio di promozione dell'immagine sociale in quei ceti borghesi "mobili", ai quali si apriva la possibilità di un ascensore sociale col denaro;
la subalternità è quella rispetto al gusto della classe agiata, che la maggioranza cerca di emulare, oppure rifiuta, ma senza contrapporvi un gusto in competizione, consapevole; non è un mio personale giudizio, ma un fatto storico, che spiegherebbe anche l'avvento del "critico" di professione, che fornisce passaggi ai parvenus sull'autobus del "nuovo" e concettuale, che nessuno può permettersi di perdere; ma su questo non mi dilungo perché ti faresti du' ovaie tante
c'� del lardo in Garfagnana
Non si ha fiducia negli altri perché essi se la meritano, ma perché merita di averla colui che la prova.
esattamente;
il consumo culturale nella società di massa - che ha più di due secoli - segue gli stessi schemi, perché è trainato dagli stessi motivi; la libertà, precedentemente negata, di emulare le classi agiate/nobiliari, negli atteggiamenti (snobismo, da s.nob. sine-nobilitate, nelle iscrizioni universitarie alla voce "titolo"), nell'abbigliamento e nelle frequentazioni del gusto, ha creato letteralmente un "lavoro" concettuale - il critico, il trendsetter, ecc... - di elaborazione e consulenza del gusto, che serve a certificare a beneficio del frequentatore dell'arte la collocazione del "prodotto" tra i consumi della condizione sociale ambita;
per questo la qualifica di "classica" per la musica della tradizione colta fa parte di questo meccanismo sociale, nella sua contrapposizione a quella "leggera", l'arte nobile contrapposta a quella popolare/plebea, commerciale;
persino Adorno, che era un gran filosofo e musicista preparato è riuscito poco a fare i conti con la moltiplicazione di prospettive e complessità di quella che è musica "moderna".
c'� del lardo in Garfagnana
Però credo che la motivazione principale sia proprio il consumo, che fa leva poi sugli altri motivi e arriviamo al capitalismo.
Se la musica classica è Yves Saint Laurent, potremmo chiamarla cerulea
Non si ha fiducia negli altri perché essi se la meritano, ma perché merita di averla colui che la prova.