Quoto
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" Non siamo in un salotto borbonico col mignolo sollevato e l'inchino obbligatorio. Qui siamo tutti uguali. Non ti aspettare in un forum cose difficili da trovare pure tra amici e parenti." Nahui
Intendevo un narcisismo nella media... giusto quell'amore per se stessi che da fiducia e aiuta a prendere la vita in positivo... e poi, ritengo che "Bisogna piacersi, per piacere agli altri".
Bambol utente of the decade
Dottore ma lei è narcisista!
Secondo me, se il narcisista in questione ha la giusta sensibilità per preoccuparsi degli altri che gli stanno accanto e del loro benessere, un po' di egoismo gli si può perdonare (soprattutto se paga le cene o si presenta coi fiori).
Buona sera cari miei pazienti.
Ho notato un certo nervosismo oggi tra i partecipanti al forum. Pare che alcuni "ometti" si siano lamentati della tendenza femminile a lamentarsi di loro, in via generale, sempre e comunque, di tutto e per tutto.
Vorrei a tal proposito intervenire nel dibattito, direttamente dal mio studio, per cercare di rasserenare gli animi di tutti e riportare un pò di tranquillità tra le parti.
Partiamo dal presupposto che uomini e donne sono due esseri simili per conformazione fisica, tenendo conto delle differenze di genere, naturalmente, ma del tutto diversi per conformazione mentale e per sensibilità emotiva e sentimentale. Gli stessi cervelli sono diversi, ognuno dei quali tarato a seconda della diversa evoluzione intrapresa nel corso dei millenni. A livello ormonale poi, tali differenze si accentuano e si acutizzano, tanto da poter a volte affermare, forzando un pò il termine, che ci troviamo di fronte a due razze diverse, che si incontrano tra loro solo per generare altri esemplari di se stessi e cioè altri maschi e femmine, secondo la casistica, utili per la sola natura, che come sappiamo, ha lo scopo primario di garantire l'evoluzione della specie.
Fatta questa doverosa premessa, andiamo nel dettaglio, aiutandoci con degli esempi :
Con c'è dubbio che la diversità tra maschi e femmine inizia a farsi notare già da piccoli
Il bambino che si guarda i genitali, si identifica immediatamente con quel lembo di pelle molliccia e penzolante che, a causa della gravità, è sempre rivolta verso il basso,
tranne che in determinate situazioni, che a quell'età, ancora, non si comprendono bene, in termini di causa-effetto.
La bambina che si guarda i genitali invece, non vede altro che un piccolo incavo e cioè :
una concavità presentata dalla configurazione di una superficie o di un profilo, spesso in conformità
di un rapporto funzionale di complementarità o anche di semplice contrapposizione rispetto a un
elemento in rilievo.
Notiamo bene, dalla spiegazione di cui sopra, la complessità del caso, difficile da spiegare e catalizzare con poche semplici parole, come nel caso dei maschietti.
Ecco, da qui inizia la diversità e quindi la complessità dei due sessi, i quali hanno un approccio alla vita, diverso l'uno dall'altro, proprio perché diverse e complesse
sono le caratteristiche dei loro genitali, uno semplice, l'altro più complesso, a partire dalla definizione, appunto.
Il maschio pertanto ha un approccio alle problematiche abbastanza semplice, così com'è il suo genitale.... dritto e diretto.... verso l'obbiettivo finale da raggiungere.
Concentrato quindi su un problema alla volta da risolvere.... e solo dopo averne risolto uno, passa all'altro.
La femmina invece ha un approccio alle problematiche direttamente proporzionato alla complessità del suo genitale, cioè più profondo, complesso e tortuoso, così com'è
in realtà il suo sesso.... pronta a valutare tutte le vie possibili per raggiungere l'obbiettivo finale e quindi pronta anche a metterle tutte in discussione, in caso non fosse
del tutto convinta, persuasa che queste raggiungano l'obbiettivo per come lei si è prefissata di raggiungerlo. Poiché c'è anche questo da considerare, il modo
in cui si raggiunge l'obbiettivo. La complessità della sua natura le impone anche questa variabile, cosa quasi sconosciuta ai maschi, i quali, si accontentano di raggiungere
l'obbiettivo in qualsiasi maniera, senza pesare alle modalità.... che sono per lui solo una complicanza in più che si pone tra se e l'obbiettivo finale.
Bene, per il momento mi fermo qui, dandovi la possibilità di riflettere sull'argomento. In caso di dubbi, chiarimenti, o spunti per un approfondimento sono a vostra
completa disposizione.
A presto.
Vostro affezionato Dott. Blumbelli.
Ultima modifica di bumble-bee; 11-01-2019 alle 19:23
Bambol utente of the decade
Cioè,il tema è parallelismi tra la complessità della vulva rispetto al pene e analogie behavioristiche?
Ma è un modo elegante e articolato per dire che le donne sono rompiscatole?
Non si ha fiducia negli altri perché essi se la meritano, ma perché merita di averla colui che la prova.
Quali caramelle, aspè, rispiegami un attimo.
Il bello di voi uomini invece è che siete de' coccio e non ci state mai a sentire. Tante volte vediamo tutto millenni prima di voi, ma voi ci sottovalutate.
Non si ha fiducia negli altri perché essi se la meritano, ma perché merita di averla colui che la prova.
Bambol utente of the decade
Embè diccela pure a noi, così quando avremo lo stesso problema sapremo come fare!
Non si ha fiducia negli altri perché essi se la meritano, ma perché merita di averla colui che la prova.
Dottor Blumbelli, ma esercitate ancora o vi hanno chiuso lo studio per carenza di clienti?
Lei mi deve aiutare dottore, sono disperata, non dormo più, non mangio più, sono dimagrita 3 kg in un giorno (oddio ripensandoci va bene così ).
Facciamo così, Voi dottore mi aiutate ma senza ridarmi l'appetito, solo il sonno che le occhiaie non mi donano.
Insomma dottore mi dovete fare una...come si chiama quella roba di voi medici... una pozione magica... un incantesimo, ecco!
Un intruglio da spalmare sulla tastiera di Acque per fargli passare la rabbia e l'orgoglio. Non quelli dell'Oriana, no. Non lo sa neanche lui perchè è confuso. E' un testone mezzo matto...posso scrivere quello che voglio perchè tanto mi ha messo in ignore...
Insomma dategli una botta in testa da parte mia, grazie.
Non si ha fiducia negli altri perché essi se la meritano, ma perché merita di averla colui che la prova.