diciamo che cerco di studiare...e di prendere un pezzo di carta...prima però la pensione.... tu?
poi l'avatar è molto provocante, ma quelle strabenedette caviglie sono le tue?
diciamo che cerco di studiare...e di prendere un pezzo di carta...prima però la pensione.... tu?
poi l'avatar è molto provocante, ma quelle strabenedette caviglie sono le tue?
Ho trovato il mio avatar su un sito dedicato alle caviglie ed alle gambe gonfie.
Comunque sei ripetitivo: tempo fa mi avevi fatto lo stesso appunto ed io ti avevo già risposto. Mo' basta!
ok cara... ti dirò, se vuoi che se lo spirito è forte, purtroppo la carne è debole, e anche la memoria a volte, può fare cilecca...
Per Efua
La morte non è
una luce che si spegne.
È mettere fuori la lampada
perché è arrivata l’alba.
(Rabindranath Tagore)
non a caso un nobel...quando il nobel era davvero per pochi...
Sempre che un giardino m’accolga
io ti riveggo, Padre, fra aiuole,
lievi le mani su corolle e foglie,
vivo riveggo carezzare tralci,
allevi rose e labili campanule,
silenzioso ti smemorano i giacinti,
stai fra colori e caldi aromi, Padre,
solitario trovando, ivi soltanto,
pago e perfetto senso all’esser tuo.
SIBILLA ALERAMO
amate i vostri nemici
sibilla allà. ho capito...
Ringraziare desidero
In quest’ora della sera
da questo punto del mondo.
Ringraziare desidero il divino
per la diversità delle creature
che compongono questo singolare universo,
per la ragione,
che non cesserà di sognare
un qualche disegno del labirinto
e l’uccello leggero che vola oltre, più in alto, più su.
Ringraziare desidero per l’amore,
che ci fa vedere gli altri come li vede la divinità,
per il pane e il sale,
per il mistero della rosa
che prodiga colore e non lo vede.
Ringraziare desidero
per l’arte dell’amicizia,
per l’ultima giornata di Socrate,
per le parole che in un crepuscolo furono dette
da una croce all’altra,
per i fiumi segreti e immemorabili
che convergono in noi,
per il mare, che è un deserto risplendente
e una cifra di cose che non sappiamo
per il prisma di cristallo e il peso di ottone,
per le strisce della tigre,
per l’odore medicinale degli eucaliptus,
e la speranza, la fiducia, la lavanda.
Ringraziare desidero
per il linguaggio, che può simulare la sapienza,
per l’oblio, che annulla o modifica il passato,
per la consuetudine,
che ci ripete e ci conferma come uno specchio,
per il mattino, che ci procura l’illusione di un inizio,
per la notte, le sue tenebre e la sua astronomia,
per il coraggio e la felicità degli altri,
per la patria, sentita nei gelsomini
per lo splendore del fuoco
che nessun umano può guardare senza uno stupore antico
e per il mare che è il più dolce fra tutti gli dei.
Ringraziare desidero perché
sono tornate le lucciole,
le nuvole disegnano,
le albe spargono brillanti nei prati,
e per noi
per quando siamo ardenti e leggeri
per quando siamo allegri e grati.
Io ringraziare desidero per la bellezza delle parole, natura astratta di dio
per la lettura e la scrittura, che ci fanno sfiorare noi stessi e gli altri
per la quiete della casa,
per i bambini che sono nostre divinità domestiche
per l’anima, perché consola il mio girovagare errante,
per il respiro che è un bene immenso,
per il fatto di avere una sorella.
Io ringraziare desidero
per tutti quelli che sono piccoli liberi e limpidi
per le facce del mondo che sono varie
per quando la notte si dorme abbracciati
per quando siamo attenti e innamorati,
fragili e confusi,
cercatori indecisi.
Ringrazio dunque
per i nostri maestri immensi
per tutti i baci d’amore,
e per l’amore che ci rende impavidi.
Per i nostri morti
che fanno della morte un luogo abitato,
e per i nostri vivi, che rendono la vita uno specchio fatato.
Per i figli,
col futuro negli occhi,
perchè su questa terra esiste la musica,
per la mano destra e la mano sinistra, e il loro intimo accordo
per i gatti per i cani esseri fraterni carichi di mistero,
per il silenzio che è la lezione più grande
per il sole, nostro antenato.
Ringraziare desidero
per Whitman, Presti e Francesco d’Assisi,
che scrissero già questa poesia,
per il fatto che questa poesia è inesauribile
e si confonde con la somma delle creature
e non arriverà mai all’ultimo verso
e cambia secondo gli uomini.
Ringraziare desidero
per i minuti che precedono il sonno,
per il sonno e la morte,
quei due tesori occulti,
per gli intimi doni che non elenco,
per la gran potenza d’antico amor
per amor che muove il sole e l’altre stelle
e muove tutto, in noi….
Da Mariangela Gualtieri, Le giovani parole (Einaudi 2015)
Questa è una poesia che in passato ho tanto amato, ed a cui sono ancora molto legata
"Lo specchio che hai fissato sul petto"
di Antonio Porta
Lo specchio che hai fissato sul petto
è il segnale di un patto profondo
tu mi guardi mentre io ti guardo dentro
e se ti guardo dentro mi vedo.
Poesie d’amore del ‘900, Milano Mondadori,1999
“Parti di me..”
Son fatta di
sogni infranti
dettagli inosservati
amori irrisolti
Son fatta di
pianti senza ragione
persone nel cuore
atti impulsivi
Sento la mancanza di
luoghi che non ho conosciuto
esperienze che non ho vissuto
momenti che ho già dimenticato
Sono
amore e affetto costante,
distratta quanto basta
non mi fermo un istante
Già
ho avuto notti insonni
ho perso persone molto care
ho fatto cose non promesse
Molte volte
ho desistito senza tentare
ho pensato a volte di fuggire, per non affrontare
ho sorriso per trattenere il pianto
Sono dispiaciuta
per le cose non cambiate
le amicizie non coltivate
chi ho giudicato
ciò che ho detto
Ho nostalgia
delle persone che ho conosciuto
dei ricordi che ho dimenticato
ed altri che temo di dimenticare,
degli amici che ho perso
Ma continuo a vivere
e imparare.
(Martha Medeiros)
" Non siamo in un salotto borbonico col mignolo sollevato e l'inchino obbligatorio. Qui siamo tutti uguali. Non ti aspettare in un forum cose difficili da trovare pure tra amici e parenti." Nahui
Ti scrivo
Scrivo perché tu esista,
ti scrivo
perché è un altro modo di inventarti
e perché tu sappia
che so godere di te anche da lontano.
Ti scrivo
perché una tua parola prenda forma;
ti scrivo
perché la nostra immaginazione
attenui la brace dei corpi;
ti scrivo in balia delle vocali,
immaginandoti fortemente.
Ti scrivo per farti trepidare,
ti scrivo perché ti si inumidiscano gli occhi,
ti scrivo perché tu smetta di essere una finzione.
Oggi ti dico una sola parola,
te la affido tra le ceneri
e il silenzio.
Rafael Ángel Herra
“Una donna si rialza sempre”
Più dei tramonti, più del volo di un uccello,
la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita.
No, non è mai finita per una donna.
Una donna si rialza sempre,
anche quando non ci crede, anche se non vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi,
di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia.
Parlo di te, che questo periodo non finisce più,
che ti stai giocando l’esistenza in un lavoro difficile,
che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa,
che da come il tuo capo ti guarderà
deciderai se sei all’altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.
E sei tu che lo fai durare.
Oppure parlo di te,
che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo;
che sei terrorizzata che una storia ti tolga l’aria,
che non flirti con nessuno
perché hai il terrore che qualcuno s’infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca:
c’è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare,
che ti vuole cambiare,
o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti,
te lo dici anche quando parli con le altre:
“Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così”.
E il cielo si abbassa di un altro palmo.
Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere,
ci hai abitato Natali e Pasqua.
In quell’uomo ci hai buttato dentro l’anima
ed è passato tanto tempo,
e ne hai buttata talmente tanta di anima,
che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio
perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata,
ora sei qui
e so che c’è stato un momento
che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta:
nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.
Ed è stata crisi, e hai pianto.
Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d’acqua nello stomaco.
Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata,
alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.
E quella notte
che hai preso la macchina e hai guidato per ore,
perché l’aria buia ti asciugasse le guance?
E poi hai scavato, hai parlato, quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole.
Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri
che dia un senso al tuo dolore.
“Perché faccio così?
Com’è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?”
Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia,
a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli.
Un puzzle inestricabile.
Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
E’ da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così,
scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.
Perché una donna ricomincia comunque,
ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia,
dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo,
di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.
Non ti entusiasma?
Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi,
o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere.
Ma quando va, va in corsa.
E’ un’avventura, ricostruire se stesse.
La più grande.
Non importa da dove cominci,
se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.
Vi ho sempre adorato, donne in rinascita,
per questo meraviglioso modo di gridare al mondo
“sono nuova” con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo.
Perché tutti devono capire e vedere:
“Attenti: il cantiere è aperto,
stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse”.
Più delle albe, più del sole,
una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre.
Quando meno te l’aspetti…
(Testo originale Diego Cugia, alias Jack Folla)