Originariamente Scritto da
doxa
Ciao Arcobaleno.
Alla mia domanda “Se anziché la resurrezione c’è il nulla cosa cambierebbe per te ?”, mi hai risposto dicendomi che cambierebbe tutto. Non solo per te ma per tutti.
Perché generalizzi ? Perché coinvolgi l’umanità. In fatto di religione, di fede puoi parlare solo per te stesso, non per tutti.
Dici che
Se ho compreso bene il Dio da te amato ed agognato è un “giustiziere”, un “vendicatore” e non un dio amorevole che perdona.
Con l’immaginazione ognuno può crearsi il proprio dio su misura.
Tornando al nick “Conogelato”, egli dice che è rivoluzionario l’annuncio della risurrezione di Gesù di Nazaret. Più che rivoluzionario è incredibile.
Quello che a me sembra incredibile non è tanto la resurrezione quanto il significato spirituale che le viene attribuito, cioè il sacrificio, tramite il quale Dio riscatta l'uomo dal peccato (a cui lui stesso lo aveva abbandonato). La perversità di questo "disegno divino" per me è ancora più inaccettabile della semplice trasgressione delle leggi naturali implicata nella resurrezione e nei miracoli.
Comunque validare la risurrezione o negarla non serve. La “non resurrezione” nulla toglie alla grandezza del personaggio Gesù. Però può togliere la speranza di “vita eterna” a chi è coinvolto dalla religiosità popolare, dalla credulità irrazionale.
Le mitologie hanno sempre una dimensione epica. Quando tutto sembra perduto nulla di meglio di una resurrezione, per garantire il lieto fine, la palingenesi. I fedeli hanno bisogno di speranza, di credere. Un Dio che risorge dopo il martirio è la quintessenza della Speranza.
Vista la situazione precedente a Cristo, in Palestina non c'era bisogno di costruire nessuna speranza, o meglio nessuna illusione. Gli Ebrei, infatti, attendevano un Messia politico, uno che avrebbe liberato Israele dal dominio di Roma, mentre Gesù aveva detto chiaramente che il suo regno non è di questo mondo. In altre parole, "Non attendetevi liberatori politici, gente che costruisce un mondo senza mali, senza povertà, senza ingiustizie, ecc.". Quindi di quale speranza si può parlare? Non di speranza terrena, che invece era la speranza che gli Ebrei volevano. Attendevano un uomo carismatico che li rendesse liberi politicamente e che guidasse Gerusalemme in una posizione di forza e non di sottomissione a Roma, capitale dell'Impero Romano, da cui il cristianesimo si diffuse vincente e non dalla Palestina dove c’erano i suoi più acerrimi nemici. Vinse anche per merito del suo primo teologo, Paolo di Tarso.
Nella resurrezione è in gioco l'idea che la vera vita, che trascende la materia corruttibile, non possa essere distrutta dalla morte.
Ma tale idea è impossibile da rendere credibile se la razionalità fa rinunciare alla fede in qualcosa che trascende la materia.
Comunque non sono gli atei i nemici dei credenti ma i fanatici fondamentalisti seguaci di altre religioni.