Zone erronee - ovvero schegge di positività -

[Kanyu]

Non poche delle decisioni che in passato abbiamo preso ci appaiono oggi sbagliate. E' una constatazione che ciascuno di noi fa regolarmente, ma che resta sterile perché quasi sempre trascuriamo di approfondirla individuando le motivazioni che ne stanno alla base e cioè quelle che mi sento di riconoscere come "zone erronee". Pur essendo molte, esse hanno una connotazione comune: ci inducono a rinunciare alle nostre aspirazioni più profonde e genuine per conformarci a un modello esterno; a vivere, cioè, in funzione dell'immagine stereotipata che gli altri, per semplificazione o per comodo, si aspettano da noi.
Gli atti, le emozioni della nostra esistenza ci vengono preordinati fin dall'infanzia dalla comunità civile, famigliare, e di lavoro a cui apparteniamo o siamo destinati. L'importanza di ottenere l'approvazione di tali comunità, il timore di venire emarginati, ci induce quindi a sottostare a imposizioni che svalorizzano la nostra personalità e ci costringono a condividere le nevrosi, i sensi di colpa, i conformismi, le preoccupazioni e le ansie del futuro che formano le zone malate della nostra civiltà industriale.
E Allora?
Allora, viviamo una volta sola, rifiutiamo di conformarci acriticamente alle regole che gli "altri" tendono ad imporci. Cerchiamo piuttosto di scoprire da soli, dentro di noi, le nostre autentiche aspirazioni, e dopo averle identificate, facciamo di tutto-diamoci da fare per realizzarle. Perché dovremmo sentirci condizionati dalle esperienze che noi stessi, o altri, abbiamo fatto nel passato, o vivere in ansia per quello che verrà, per il nostro futuro dal momento che noi viviamo sempre ed esclusivamente nel presente? Perché dovremmo accettare l'infelicità, oggi, dal momento che le possibilità di realizzarci sembrerebbero praticamente infinite? Perché mai trascorrere l'intera nostra vita all'ombra di pregiudizi e di abitudini anchilosanti quando la possibilità di scegliere un'esistenza più varia, eccitante, ci può dare quella serenità di spirito che nasce dall'acquisizione della libertà psicologica?
E' un invito audace ma meditato, per cercare sé stessi, al di là del conformismo, per cercare quei valori autentici ai quali ispirare la propria esistenza.

(Rif. Wayne W. Dyer - psicologo e psicoterapeuta)

P.S.
L'ho postato qui sperando che come zona argomentativa potesse andar bene.
In caso contrario mi scuso con l'amministrazione.

[ReginaD'Autunno]

Sono d'accordo su tutto, però le schegge di positività ricordati che rimangono per sempre...

[Vega]

Questa roba mi sa sempre un po' di imbonimento e retorica pur col fondo di verità.
Fosse tutto così semplice col "volere è potere".

[Jerda]

Sono d'accordo su tutto, però le schegge di positività ricordati che rimangono per sempre...

Non so se augurarti di far durare a lungo questa positività. Credere che il mondo si adegui alle tue aspettative è la strada maestra per non poche delusioni.

E' possibile trovare la grazia e la bellezza anche nelle peggiori avversità, ma non è automatico, è raro e dipende da te, per la maggior parte delle persone non vale, e tutti vogliono essere felici. Un motivo ci sarà. Non si apre la valle dell'Eden davanti a noi grazie alla sindrome di Polyanna, non funziona così

[Vega]

Senza contare gli eventi che succedono nel corso della vita e le relative condizioni in cui ci possiamo trovare, le capacità personali e quali sogni ed aspettative una persona coltiva.
Per progetti ambiziosi forse uno su mille ce la fa, se non meno. Saremmo altrimenti tutti attori, rockstar, artisti, scrittori, imprenditori, astronauti, giramondo e chi più ne ha più ne metta, se funzionasse il giochino.

[Jerda]

Ni.
Uno su mille ce la fa in tanti campi dove uno su cento crede veramente di farcela.
La maggior parte delle persone non prova nemmeno a sfondare troppo oltre le proprie aspettative. Chi è disposto a fare e rischiare quello che gli altri non sono disposti, vede le proprie possibilità solo per questo aumentate di colpo.
Facile dire uno su mille ce la fa in un mondo in cui due su mille ci provano davvero.

[Vega]

In tanti campi, di più vasto tipo è possibile. Io sono andata in alto con fare la rockstar ed il resto.
Chi si laurea e riesce a lavorare nel suo campo ad esempio più accessibile. Ma neanche qui nemmeno tutto così facile visti i tanti laureati a spasso, di cui probabilmente diversi anche capaci, con lavori precari o che inseguono concorsi che poi non vinceranno per vari motivi.
Fra la percezione del rischio, delle possibilità ed il risultato
poi ci sta la distanza.

[Jerda]

Entri in politica, inventi titoli presi in chissà quale stato straniero, ingaggi qualcuno per spezzare le gambe a chi ti fa concorrenza professionale. E' pieno di persone che parlano alle conferenze TED che hanno collezioni di scheletri negli armadi.

Perché non farlo? Per molti meritevoli motivi. Perché doverlo fare? Perché molti ne sono disposti.

E le conoscenze? C'è chi va a fare tennis 3 volte a settimana, solo per avere una rubrica di mille conoscenze utili al momento, per parlare ogni giorno con persone che contano nel proprio campo e rubarne arte e trucchi, e chi è solo a casa a studiare chiedendosi come mai sa tante cose e non riesce ad andare avanti.
Come diceva Sartre, siamo condannati ad essere liberi. Decidere di pagarne il prezzo o seguire i propri principi è una scelta, di solito è una commistione, ma nel mondo di oggi, con tutta la concorrenza che c'è, l'uno su mille che ce la fa mi ha sempre convinto poco.

Particolari sgradevoli a parte, quella possibilità su 1000 diventa una su 5 se si è disposti a fare quello che altri non vogliono fare. Quando sei in vista di un traguardo con 1000 persone accanto, chiediti chi è disposto a rinunciare a famiglia, prole, a trasferirsi, a fare la spia per qualcuno al lavoro, a lavorare 14 ore al giorno. E aggiungi al netto di tanti depressi che faranno sicuramente qualcosa per non riuscire, più o meno coscientemente, perché hanno paura dei propri sogni, perché possono fallire. E quell'uno su mille non lo è più.

[Kanyu]

Questa roba mi sa sempre un po' di imbonimento e retorica pur col fondo di verità.
Fosse tutto così semplice col "volere è potere".

Heilà !!! Amici... non so se avete visto bene il titolo del topic, sto parlando di errori del passato e del modo di guardar la vita da un lato positivo. Niente di più.
Non è demagogia e stupida retorica è solo speranza di riuscire dove magari prima hai sbagliato.
Se le cose vanno male spesso è solo colpa nostra che non vogliamo metterci in gioco. Non parlo di diventare un astronauta o una rockstar, nemmeno di raggiungere il giardino dell'Eden, parlo di tirar fuori le proprie capacità raggiungendo obiettivi che forse agli occhi degli altri possono sembrare semplici o irrilevanti.
Questa è la positività.
Per cercare sé stessi, al di là del conformismo e delle convenzioni che ci deprimono.
Per cercare dei valori autentici ai quali ispirare la propria esistenza.

[ReginaD'Autunno]

Non so se augurarti di far durare a lungo questa positività. Credere che il mondo si adegui alle tue aspettative è la strada maestra per non poche delusioni.

E' possibile trovare la grazia e la bellezza anche nelle peggiori avversità, ma non è automatico, è raro e dipende da te, per la maggior parte delle persone non vale, e tutti vogliono essere felici. Un motivo ci sarà. Non si apre la valle dell'Eden davanti a noi grazie alla sindrome di Polyanna, non funziona così

Secondo me l'ottimismo è la strada giusta per guardare positivamente avanti e anche per raggiungere gli obiettivi che qualcuno si prefigge. Certo bisogna considerare che niente è tutto rose e fiori ma un pò di sana positività non fa mai male...

[Jerda]

Secondo me l'ottimismo è la strada giusta per guardare positivamente avanti e anche per raggiungere gli obiettivi che qualcuno si prefigge. Certo bisogna considerare che niente è tutto rose e fiori ma un pò di sana positività non fa mai male...

Il problema dell'ottimismo cieco è quando 1) impedisce di vedere la realtà e i problemi da superare e 2) ti autorizza ad aspettare che tutto si aggiusti da sé.

Quando si è impegnati al massimo per un risultato, avendo tenuto conto delle circostanze ed essendo determinati, visualizzare il successo è un'arma molto potente. Quando si usa come schermo per non ammettere che nessuno lotterà per te, che certe situazioni vanno risolte, per quanto dure siano, allora diventa una palla al piede quest'ottimismo, un prendersi in giro.

C'è chi si basa sulla fortuna e lo chiama essere ottimista. La fortuna è, quasi sempre, preparazione preventiva e determinazione nel cogliere le occasioni, chiaro e semplice.
A quel punto e solo allora, sperare che vada bene sarà un buon compagno di via.

[ReginaD'Autunno]

Lo so che la vita è una lotta, non c'è bisogno che tu me lo dica ed è grazie alle nostre capacità che si diventa qualcuno nella vita, ma è anche grazie alla positività di ognuno di noi che si riesce.

[Vega]

Sarà anche solo ottimismo e cercare di non farsi condizionare ma qui accenna ad infinite possibilità di realizzazione, vita eccitante, sogni da seguire, che per qualcuno potrebbe corrispondere a diventare appunto un cantante o attore/attrice.
Se viene veicolato il concetto di scelte di vita varie, eccitanti come dice nell'articolo, c'è da tenere in considerazione tutto ciò che è esterno a noi. Sembra quasi dire che basta allungare la mano e prendere ciò che ci piace. Ma purtroppo non è così.

[meogatto]

Lo so che la vita è una lotta, non c'è bisogno che tu me lo dica ed è grazie alle nostre capacità che si diventa qualcuno nella vita, ma è anche grazie alla positività di ognuno di noi che si riesce.

Una partita va giocata e fooorse qualcosa vinci, se non giochi hai perso prima di iniziare, ma giocare e perdere non e' indifferente.
Le vie del successo sono lastricate di vadaveri, molti provarono, pochi arrivarono...vovi, ancora meno ottenne qualcosa

[Lilia]

Non poche delle decisioni che in passato abbiamo preso ci appaiono oggi sbagliate. E' una constatazione che ciascuno di noi fa regolarmente, ma che resta sterile perché quasi sempre trascuriamo di approfondirla individuando le motivazioni che ne stanno alla base e cioè quelle che mi sento di riconoscere come "zone erronee". Pur essendo molte, esse hanno una connotazione comune: ci inducono a rinunciare alle nostre aspirazioni più profonde e genuine per conformarci a un modello esterno; a vivere, cioè, in funzione dell'immagine stereotipata che gli altri, per semplificazione o per comodo, si aspettano da noi.
Gli atti, le emozioni della nostra esistenza ci vengono preordinati fin dall'infanzia dalla comunità civile, famigliare, e di lavoro a cui apparteniamo o siamo destinati. L'importanza di ottenere l'approvazione di tali comunità, il timore di venire emarginati, ci induce quindi a sottostare a imposizioni che svalorizzano la nostra personalità e ci costringono a condividere le nevrosi, i sensi di colpa, i conformismi, le preoccupazioni e le ansie del futuro che formano le zone malate della nostra civiltà industriale.
E Allora?
Allora, viviamo una volta sola, rifiutiamo di conformarci acriticamente alle regole che gli "altri" tendono ad imporci. Cerchiamo piuttosto di scoprire da soli, dentro di noi, le nostre autentiche aspirazioni, e dopo averle identificate, facciamo di tutto-diamoci da fare per realizzarle. Perché dovremmo sentirci condizionati dalle esperienze che noi stessi, o altri, abbiamo fatto nel passato, o vivere in ansia per quello che verrà, per il nostro futuro dal momento che noi viviamo sempre ed esclusivamente nel presente? Perché dovremmo accettare l'infelicità, oggi, dal momento che le possibilità di realizzarci sembrerebbero praticamente infinite? Perché mai trascorrere l'intera nostra vita all'ombra di pregiudizi e di abitudini anchilosanti quando la possibilità di scegliere un'esistenza più varia, eccitante, ci può dare quella serenità di spirito che nasce dall'acquisizione della libertà psicologica?
E' un invito audace ma meditato, per cercare sé stessi, al di là del conformismo, per cercare quei valori autentici ai quali ispirare la propria esistenza.

(Rif. Wayne W. Dyer - psicologo e psicoterapeuta)

P.S.
L'ho postato qui sperando che come zona argomentativa potesse andar bene.
In caso contrario mi scuso con l'amministrazione.