
Originariamente Scritto da
axeUgene
ora, siccome mi sarei un capellino rotto i coglioni di fare il maieuta con dei testoni recalcitranti a intendere i concetti, salto ai punti essenziali, e poi chi vuol capire, capisca:
c'è questo passo della Romani che fa il paio col "Non l'uomo per il sabato", ed ha delle conseguenze enormi sulla mentalità che esprimerà l'antropocentrismo, l'umanesimo, il mondo moderno:
“Infatti, quando gli stranieri, che non hanno legge, adempiono per natura le cose richieste dalla
legge, essi, che non hanno legge, sono legge a se stessi; essi dimostrano che quanto la legge
comanda è scritto nei loro cuori, perché la loro coscienza ne rende testimonianza e i loro pensieri
si accusano o anche si scusano a vicenda” (Romani 2: 14-15).
non sto a spiegare i passaggi teologici per cui si giunge a questa centralità e primato della coscienza proprio attraverso predestinazione e servo arbitrio; soprattutto se ci sono resistenze alla logica e carenze di preparazione filosofica e teologica; ma, volendo, potrei ricostruire il percorso, anche se chi è attento dovrebbe averlo già capito;
per Arcobaleno, questa frase: perché la loro coscienza ne rende testimonianza e i loro pensieri si accusano o anche si scusano a vicenda risolve l'equazione dell'onnipotenza e onniscienza, visto che la coscienza - che è esattamente quella Grazia con cui Dio illumina col sentimento di giustizia - tutto sa e tutto può nell'essere legge a se stessi, in buona o cattiva fede; con la virtù di obbedire al proprio imperativo di coscienza che diventa il vero premio a se stessa, e cioè l'essere in comunione con quella giustizia divina istillata come sentimento, senza merito alcuno;
per i non credenti o i deisti, come Kant, è esattamente quella sua legge morale interiore, la stessa identica cosa;
questa fede è "predestinata", nel senso che la forza che fa, eventualmente, prevalere la giustizia e la fratellanza sul peccato, l'egoismo e l'opportunismo di cui siamo intrisi, ugualmente per natura, quindi pure predestinai da Dio, poi dipendono dalla storia delle nostre debolezze e fragilità, dall'educazione, ecc...
quanto è libero di scegliere il bene chi sia cresciuto in un ambiente di abiezione, privo di amore, educato all'egoismo e alla sopraffazione ? forse, probabilmente, qualcosa c'è, e bisognerebbe pietosamente astenersi dal giudizio; dal giudizio sulle persone, che spetta a Dio; non sui comportamenti, che spetta a noi; questo dice pure Paolo, ai Corinzi;
ma ricordo che questa è una massima di Marco Pannella, non esattamente un baciapile .asd:
può darsi che l'esistenza ci abbia talmente incattiviti, resi prigionieri, da essere incapaci di percepire alcuna luce e destinati all'infelicità, ma senza troppa colpa; quell'infelicità è già una punizione, un inferno, se appena se ne ha percezione; così come lo è la cattiva coscienza, dove invece la colpa è più pronunciata, che genera pure un inferno;
del resto, la stessa legge penale, che non cade da un pero, distingue la responsabilità a partire dallo stato soggettivo del reo, dalla sua storia personale, perché distinguere è essenziale per giudicare;
non c'è più bisogno di quella specie di dio pagano della pioggia, che remunera in cambio dei sacrifici, ma al tempo stesso nutre un sentimento infantile di delega, oppure di opportunismo: ho fatto il sacrificio, ho sofferto, ho obbedito alla legge, e in cambio sarò premiato; come un cagnolino;
niente affatto ad immagine e somiglianza; niente affatto virtuoso e libero di disobbedire, visto che sono sotto schiaffo dell'Onnipotente esterno, che manderà le pestilenze e punirà persino i miei discendenti incolpevoli;
perché con quello di Cristo i sacrifici sono finiti; Dio non si è ritirato perché ha svelato di non governare la natura e non essere responsabile del caso; sta nelle nostre coscienze;
per i credenti, ovviamente; può non piacere, ma era l'unica strada di quel percorso; altrimenti, ci si doveva rassegnare alla negazione di Dio, oppure al dio 'ndranghetista, visto che il mistero del male abbandona tutti all'angoscia, è un vicolo cieco;
e guarda che non è una questione di lana caprina, ma il principio etico su cui si fonda davvero il nostro mondo, ancorché in continua lotta:
a Norimberga, i criminali nazisti sono stati giudicati colpevoli nonostante il principio di irretroattività della legge penale proprio su questo principio:
dite: "Nicht Schuldig, ho solo obbedito"; ma nascondevate i vostri intenti, nel segreto, con la parcellizzazione del crimine nella banalità del male, e persino con quell'insegna del Lavoro che rende liberi dove il senso era: "qui vi sterminiamo per ciò che siete, per la colpa di esistere", anche dove nessuno vi vedeva, perché dovevate mentire prima di tutto alle vostre coscienze; perché in coscienza eravate consapevoli dell'ingiustizia di ciò che stavate compiendo; perciò vi condanniamo, anche se la vostra legge vi diceva di obbedire;
e i giudicati tedeschi hanno generalmente accettato e assimilato questo giudizio proprio perché - come i giudicanti - erano intrisi da secoli di questo principio; in Austria o in Italia, paesi cattolici, il sentimento cinico diffuso sarebbe stato: caxxi loro che non hanno capito cosa conveniva fare - non cosa fosse giusto fare - e si sono fatti beccare...
io non posso giudicare una persona che considera degrado genitore 1 e 2, l'adozione di una bimba down da parte di un ex-seminarista e volontario gay, ma non le decine di Famiglie sposate in chiesa che hanno rifiutato quella bimba; né giudicare quelle famiglie, con le loro fragilità;
o chi considera degrado la perdita dei carismi di genere, ma non si smuove per i quotidiani femminicidi, figli di quella mentalità;
chi si mobilita a centinaia di migliaia per impedire come peccaminoso l'amore sincero e la famiglia di persone create con una natura diversa, e che in nulla toglie a chi vive in una famiglia tradizionale;
chi difende la vita dell'embrione, e pure dello spermatozoo, ma prende in mano il rosario e invoca la Madonna per negare quella di chi si trova tra il mare e il lager;
chi, dal pulpito, vuole sostituirsi con una lettera equivoca al senso di giustizia e alla sensibilità che ognuno si porta dentro su cose importanti che lo riguardino, affetti, scelte esistenziali, ecc...
ognuno ha la sua storia e i suoi limiti;
però, personalmente, posso valutare che quello sia già un mezzo inferno, nel senso che gli attribuiva Calvino, nelle Città Invisibili.