carissime, se permettete rispondo a entrambe: il pastore come "concetto", non so perché ma suscita sempre fastidio e indignazione, mentre invece dovrebbe essere diciamo quanto meno "rispettato" per la funzione che svolge, sia in senso "oggettivo" con riferimento ai pastori veri e propri; sia in senso lato, cioè con riferimento ad esempio ai parlamentari o a persone dalle cui decisioni derivano conseguenze rilevanti per altre persone. poi essere cittadini consapevoli, con le loro idee e convinzioni è un bene. ma dato che purtroppo la gran parte della gente grazie a dio ha un "lavoro", allora diventa inevitabile che non abbia quanto meno "tempo" sufficiente a dedicarsi a quelle attività "di informazione, decisione e ragionamento" alle quali invece possono dedicarsi a tempo pieno i parlamentari, ad esempio. questi ultimi però non è che possono fare come "cavolo gli pare" perché devono rispondere bene o male delle loro decisioni alla gente comune, che volendo può "mandarli a casa" negandogli il voto. in definitiva mi viene da pensare che "lamentarsi e contestare il potere" è un nostro atavico vizio di popolo, mentre invece bisognerebbe quanto meno "rispettare" chi lo esercita, perché ovviamente c'è una costituzione che dice che il potere in definitiva appartiene "al popolo". insomma mi verrebbe da dire che "lo stato in definitiva siamo noi".