Originariamente Scritto da
axeUgene
per me, ridi pure;
quello che rimuovi è l'esistenza di un sentimento di giustizia a prescindere da queste cose, che per te sono essenziali, con tutta la dottrina che ne consegue;
tu sei come un mimmo che ha paura di togliere le rotelline laterali alla bicicletta o i braccioli in acqua, e sostiene che sia impossibile andare in bici senza rotelle o nuotare senza braccioli;
poi esci in strada e vedi gli altri bambini che sfrecciano senza rotelline e in spiaggia o in piscina quelli che nuotano a corpo libero; e la cosa ti crea un conflitto, perché tu vorresti fare come loro, ma sei segnato dalla paura; perciò li rimuovi, oppure li critichi come sbagliati;
parli di gratuità, ma per sostenere l'obbedienza a certi precetti quante volte hai argomentato in termini opportunistici, di imperativo eventuale ? se non fai come ti dico, poi resti con un pugno di mosche;, invece di: fai come ti dico perché sai da te che è giusto, affermazione per la quale sarebbe necessario un contenuto forte, come Non uccidere;
non andate senza rotelle, ché cadrete, vi sbuccerete le ginocchia e a casa i genitori vi daranno le tottò; non nuotate senza braccioli, ché vi andrà la testa sott'acqua e vi bruceranno gli occhi, berrete, magari annegherete pure;
ma quelli non ti danno retta, perché non hanno paura, e imparano ad andare sott'acqua; berranno, cadranno dalla bici, ma impareranno ad affrontare la paura e a valutare i propri limiti, diventando adulti responsabili, in grado di insegnare ai propri figli a nuotare ed andare in bici;
e tu resterai con la paura e la necessità di combatterla con l'obbedienza, che ti illude di essere al riparo, ottenere il premio;
per questo quando discuti - non con me, ma con gli altri credenti, a te teoricamente affini - ti trovi davanti ad un muro; trasmetti un sentimento rattrappito, un coacervo di paure e opportunismi; non maligni, perché sei una brava persona; ma condizionati dalla paura;
è un conflitto talmente rilevante, in tutte le religioni, che lo rappresenta anche Eco nel Nome della Rosa, contrapponendo il francescano Guglielmo al priore benedettino, il venerabile Jorge.