Ci sono alcuni dati che smentiscono la vulgata che vuole l'Italia pecora nera nella classifica dei Paesi che usano più contante. Se la media europea è di 117 transazioni pro capite annue, l'Italia è più o meno a metà graduatoria con 55,9 ma la Germania è lì a pochi passi, con 54,9.
Inoltre l'Italia è un Paese i cui nel 2018 sono state registrare 28,3 milioni di carte di credito, in crescita rispetto ai 23,4 milioni del 2017, le quali hanno totalizzato operazioni per un valore complessivo di 80,3 miliardi di euro (l'anno precedente eravamo fermi a 65,8).
A questo punto sorge una domanda: se, stando ai dati diffusi dal tandem Assofin, Nomisma e Ipsos, nel nostro Paese i pagamenti elettronici sono aumentati del 6,8% dal 2017 al 2018, perché il governo continua a ripetere che l'Italia è la pecora nera nell'uso del contante?
La lotta al contante obbliga a fare un'ultima riflessione: quella sulle fasce di età. I giovani si trovano a loro agio con le nuove tecnologie ma gli anziani rischiano di rimanere indietro. Già a partire dal 2012 i più in là con l'età sono stati costretti a dotarsi di un conto corrente in seguito all'obbligo di pagamento elettronico della pensione sopra i mille euro, con tutte le commissioni e i costi extra del caso.
Saranno gli over 65 i più colpiti dal provvedimento del governo. Ma questa fetta di popolazione è anche quella che effettua il maggior numero di transazioni pro capite. E lo fa, quasi nel 90% dei casi, affidandosi al vecchio contante.