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Risultati da 1 a 15 di 50

Discussione: Pudore

  1. #1
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    Pudore

    Come conseguenza della disamina in un altro topic (titolato “Si fa sera) sulla presunta crisi (o decadenza ?) della civiltà occidentale voglio qui argomentare sul “pudore”, perché lo considero un eccellente indicatore.

    Il confine del pudore varia col passare del tempo e cambia da società a società. Per conseguenza ciò che prima era considerato impudico, immorale, diventa tollerato, ma non da tutti. Chi non accetta il cambiamento sociale grida allo scandalo, alla decadenza della civiltà occidentale.


    Pietro Canonica: “Pudore”, 1890; museo Pietro Canonica, Roma.


    Particolare della statua

    Ma cos’è il pudore ? Una virtù ? E’ protezione dell’intimità, riferita alla sessualità ? O è anche difesa della privacy nel rapporto con gli altri ?

    Il pudore è un sentimento, ambivalente, che oscilla tra la tutela della propria identità e la paura, spesso inconscia, di “aprirsi” agli altri parlando della propria sessualità, interpretata come tabu anche a seguito dell’educazione ricevuta.

    Il pudore si collega col “segreto”, pone tra noi e gli altri il limite che non deve essere condiviso, anche se nella società contemporanea i mass media tendono a pubblicizzare il corpo, le emozioni ed i sentimenti, la parte “privata” di molte persone, in particolare di quelle che lavorano nello spettacolo,nel cinema, lo sport, la moda, ecc.. Tali persone non tengono conto delle “pareti” che consentono di distinguere l’interiorità dall’esteriorità, si espongono come merce in esposizione perché temono di “non esistere” se non si mettono in mostra, anche senza pudore, cioè in modo “spudorato” o impudico.

    Nel rapporto d’amore il pudore si pone come segno di contraddizione, perché tra gli amanti c’è il desiderio di annullare le distanze, di condividere i propri corpi e la propria intimità.
    Ultima modifica di doxa; 19-10-2019 alle 18:19

  2. #2
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    Aggiungo altri post desunti dal mio documento e scritti per altra "piazza del mercato" alcuni anni fa

    Il filosofo e scrittore francese Jean-Paul Sartre nel saggio “L’essere e il nulla” analizza l’importanza dello sguardo di chi osserva e di chi è soggetto dell’osservazione. Lo sguardo altrui arriva all’improvviso e in modo imprevisto e provoca in Sartre vergogna e malessere. Da quello sguardo non può sottrarsi e deve sottostare, anche se ciò lo rende vulnerabile nell’intimità e schiavo del suo osservatore.

    L'eccessivo pudore può nascondere un rifiuto della propria corporeità, che solitamente si aggiunge alla difesa della propria intimità dall’intrusione altrui.

    Peter_Paul_Rubens_004[1].jpg
    Pieter Paul Rubens: "Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre" (peccato originale), dipinto a olio su tavola realizzato tra il 1628 e il 1629. E’ nel Museo del Prado, a Madrid.

    Nell’Eden Adamo ed Eva erano nudi, “ma non ne provavano vergogna”. (Genesi 2, 25) Però, dopo aver mangiato il frutto proibito, “si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e ne fecero cinture per coprirsi”. (Genesi 3, 7)
    Il racconto biblico evidenzia che il pudore è connesso con l’autoconsapevolezza. Nel momento in cui hanno coscienza di sé Adamo ed Eva diventano esseri umani, sessualmente differenti.

    L’espressione “condizione adamitica”, evoca un momento ideale e religioso della vicenda umana in cui la nudità era considerata innocente e naturale. Ed “Adamiti” erano detti gli adepti di alcune sette eretiche di ispirazione cristiana che difendevano o tolleravano la nudità.

    In relazione alle differenti forme culturali e religiose delle società umane, il nudo diventa il carattere segreto del corpo oppure l’aspetto proibito. Il nudo è, dunque, natura e valore culturale di un'epoca.
    Ultima modifica di doxa; 19-10-2019 alle 19:49

  3. #3
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    (Sandro Filipepi detto "Botticelli: "Nascita di Venere", 1484; Firenze, Galleria degli Uffizi).

    Al centro della tela, Venere atteggiata a "Venus pudica".

    Il termine “pudore” deriva dal latino “pudòrem” (a sua volta da “pudeo”, che significa “ho vergogna”).

    “Vergogna” è una parola composta: dal latino “vereor” (= “timore”) e “gognam” (= “gogna”) e significa “temo la gogna”, cioè la mia esposizione pubblica.

    Col sentimento del pudore l’individuo afferma il proprio “Io”, esige il rispetto della propria intimità ed esprime proprie “regole” di autotutela nei rapporti interpersonali per evitare la “vergogna”, il senso improvviso e sgradevole di “nudità” interiore, di smascheramento.

    Nel 1977 la Corte di Cassazione definì il “pudore” come “reazione emotiva, immediata ed irriflessa, di disagio, turbamento e repulsione in ordine ad organi del corpo o comportamenti sessuali che, per ancestrale istintività, continuità pedagogica, stratificazione dei costumi ed esigenze morali, tendono a svolgersi nell’intimità e nel riserbo”.

    Si può dunque dire che il pudore è un sentimento complesso, che collabora anche alla formazione dell’ethos (“costume”) per la convivenza sociale. Ethos inteso nel senso di morale vigente, data dall’insieme dei valori che dovrebbe caratterizzare l’agire umano in una determinata società, da cui la frase ”comune senso del pudore”, definita nel 1971 dalla Corte di Cassazione.

    Per il “comune senso del pudore –scrisse la Cassazione- occorre riferirsi all ‘uomo medio italiano che, nell’attuale momento storico, vive nella grande e nella piccola città, nelle regioni del nord e in quelle del sud, senza occuparsi o preoccuparsi di quanto avviene in questo campo in altre parti del mondo o in alcuni particolari ambienti del nostro Paese”.

    Il pudore oltre che essere complesso è anche un concetto “elastico”, perché viene elaborato dal legislatore in modo tale da consentire l’adeguamento della norma che lo contiene all’evoluzione della morale comune.

    Il pudore, pur costituendo un “bene” individuale viene protetto dal legislatore in quanto comune ai singoli e, quindi, come bene della collettività. E proprio in questo senso va inteso l’inciso "secondo il comune sentimento", di cui all’art. 529 del codice penale, che relativizza il concetto di pudore, inquadrandolo non come bene individuale, ma come un bene collettivo protetto, con riferimento ad un determinato momento storico ed ambiente sociale.

    Nel 1966 la Corte di Cassazione precisò che l’espressione “comune sentimento” fa riferimento all’”uomo comune”, che trova riscontro nel concetto del “buon padre di famiglia” (bonus pater familias).

    Il comune senso del pudore è variabile nel tempo, soggetto a diverse valutazioni a seconda dell’epoca e dei criteri sociali prevalenti in una determinata area geografica e culturale.

    Il comune senso del pudore è tutelato dalla legge, che prevede sanzioni per i trasgressori. Nell’ordinamento giuridico italiano le disposizioni inerenti sono contenute negli articoli dal 527 al 538 del codice penale, raggruppati nel capitolo “delle offese al pudore e all’onore sessuale”.

  4. #4
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    Possiamo considerare il “comune senso del pudore” come una sovrastruttura sociale, chiamata anche “costume” di una determinata società umana, con norme etiche o regole morali mutevoli nel tempo.

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    E “buon costume” viene definito il “comune senso etico-morale” condiviso dalla collettività in un determinato periodo.

    Il “buon costume” come limite individuale nei confronti degli altri è previsto in molteplici disposizioni dei codici civile e penale.

    Un parziale ma interessante esempio di causa – effetto del mutare nel tempo del comune senso del pudore è rappresentato dall’evoluzione nell’ultimo secolo del costume da bagno, maschile e femminile, collegato all’inizio dalla novità dei “bagni di mare” e dei soggiorni estivi in località marine. Con i “bagni di mare e di sole” nacque la necessità delle cabine-spogliatoio e dei primi stabilimenti balneari in località come Viareggio, Forte dei Marmi, Rimini, Riccione, il Lido di Venezia, che conquistarono la notorietà perché durante l’estate quelle spiagge erano frequentate da personaggi del cinema, dello spettacolo, della media ed alta borghesia.

  5. #5
    Opinionista L'avatar di Turbociclo
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    Un dato assai significativo per me, qualsiasi cosa esso significhi, è dovuto al fatto che di "pudore" da tantissimi anni non si è più soliti parlare. Si fosse perso ogni PUDORE? questo fu un classico sul "comune senso del pudore"...

    " L' uomo ha una tale passione per il sistema
    e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
    per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
    pur di legittimare la propria logica."

    Dostoevskij.

  6. #6
    Sovrana di Bellezza L'avatar di ReginaD'Autunno
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    Il pudore è anche una caratteristica di chi è timido, e anche in questo caso bisogna rispettarlo perchè non tutti sono disibibiti ma hanno dei pudori che bisogna saper rispettare.
    Corteggiata da l'aure e dagli amori, siede sul trono de la siepe ombrosa, bella regina dè fioriti odori, in colorita maestà la rosa CLAUDIO ACHILLINI

    La regina del sud sorgerà nel giudizio. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone (Matteo 12:42)

  7. #7
    No Excuses L'avatar di Jerda
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    Il pudore verso gli altri è un peccato veniale se finto a scopi seduttivi, altrimenti è sempre accompagnato ad un non accettare una parte di sé prima che temere che non la accettino gli altri. C’è chi parte con più o meno pudori, dipende da molte cose. Ma aldilà di questo, credo che i pudori vadano scandagliati per trovarli, analizzati con coraggio e poi se non ritenuti funzionali eliminati. A beneficio, non costo di uscire dalla zona di confort e di scoprirsi più a fondo. C’è una tendenza a difendere il proprio pudore con fermezza ma se un pudore ci condiziona così tanto e ad un certo punto della vita lo abbracciamo senza aver mai cercato di capirlo, siamo sicuri che sappiamo cosa ci stiamo perdendo? Un pudore è una finestra sul proprio inconscio.
    Citazione Originariamente Scritto da BiO-dEiStA Visualizza Messaggio
    Questa sì che è vita, altro che la marea di boiate pseudoscientifiche con cui una mandria di dilettanti pagati a peso d'oro continua a riempirci la testa e a mandare a puttane il paese.
    Ben ritrovati.

  8. #8
    Opinionista L'avatar di xmanx
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    @Doxa
    Esiste il comune senso del pudore.
    E poi esiste il personale senso del pudore.
    Sia chiaro. Ognuno, per me, può fare quello che vuole.
    Ma preferisco accompagnarmi con persone che abbiano ben chiaro che esistono le due cose, le loro caratteristiche e le loro differenze.
    Lo stagista.
    Apprendista stregone.

  9. #9
    la viaggiatrice L'avatar di dark lady
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    In realtà un certo senso del pudore è anche cosa prevista dalla legge. Ognuno deve agire come si sente e non sono affatto d'accordo con il fatto che uno debba rimuovere il proprio pudore. Ognuno fa quel che più lo fa sentire a proprio agio, come è giusto che sia.
    “Io e il mio gatto... siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene” [cit. Colazione da Tiffany]

    Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo, l'abitudine all'energia e alla temerità [cit: Manifesto futurista] .

  10. #10
    رباني L'avatar di King Kong
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    Citazione Originariamente Scritto da Jerda Visualizza Messaggio
    e poi se non ritenuti funzionali eliminati...
    Funzionali a cosa?

  11. #11
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    Regina Autunno ha scritto:
    Il pudore è anche una caratteristica di chi è timido, e anche in questo caso bisogna rispettarlo perchè non tutti sono disinibiti ma hanno dei pudori che bisogna saper rispettare.
    Pudore e inibizione. Il pudore è vergogna, riserbo, timidezza o “prigione” ?

    La vergogna è un’emozione sociale. L'individuo valuta se stesso in termini negativi e fa attenzione ai segnali (parole o gesti)degli altri che convalidano o meno la sua opinione.

    Spesso la vergogna è associata al pudore, e questo, per tradizione è una caratteristica virtù femminile: le donne che negano lo sguardo, le donne che celano il corpo e il volto (come avviene in alcune nazioni condizionate dalla religione islamica), le donne che camminano guardando verso terra con una chiusura che non consente dialogo.

    Ma anche i maschi ricevono un insegnamento al pudore: il riserbo dei sentimenti.

    Il pudore maschile e femminile: è un modo positivo per rendere progressiva la reciproca conoscenza, per svelarsi a poco a poco, rispettando una gradazione di comportamenti; ma può essere anche una prigione, incapacità di stare in contatto, una corazza corporea che rende precaria la conoscenza e la relazione.

    Chi non conosce e pratica l’attività sessuale può esprimere questa sua dimensione attraverso il pudore, ma anche chi ha bisogno di tempo per accedere all' incontro. In tal caso il messaggio corporeo può essere tradotto dal “vorrei, ma non posso” o dal “vorrei ma non oso"; si esprime comunque con un silenzio allusivo che lascia sospesa la volontà di una delle parti in gioco.

    Nella sessualità il pudore può essere importante nelle fasi iniziali, per conoscere i tempi reciproci e come barriera all' abitudine e alla perdita dei confini tra confidenza e disinteresse.

    Ma la confidenza e il lasciarsi andare sono fondamentali nella sessualità se si vuole raggiungere come risultato il piacere e lo scambio. Il pudore, se diventa barriera e inibizione, non consente di vivere il corpo come ricchezza.
    Si rende per questo utile di fronte ad una sessualità chiusa nel buio, nel silenzio, nella paura di mostrarsi, cercare di sciogliere il pudore che nasce dall' educazione e che è spesso legato al pensiero della vergogna.

  12. #12
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Il filosofo e scrittore francese Jean-Paul Sartre nel saggio “L’essere e il nulla” analizza l’importanza dello sguardo di chi osserva e di chi è soggetto dell’osservazione. Lo sguardo altrui arriva all’improvviso e in modo imprevisto e provoca in Sartre vergogna e malessere. Da quello sguardo non può sottrarsi e deve sottostare, anche se ciò lo rende vulnerabile nell’intimità e schiavo del suo osservatore.

    L'eccessivo pudore può nascondere un rifiuto della propria corporeità, che solitamente si aggiunge alla difesa della propria intimità dall’intrusione altrui.

    Peter_Paul_Rubens_004[1].jpg
    Pieter Paul Rubens: "Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre" (peccato originale), dipinto a olio su tavola realizzato tra il 1628 e il 1629. E’ nel Museo del Prado, a Madrid.

    Nell’Eden Adamo ed Eva erano nudi, “ma non ne provavano vergogna”. (Genesi 2, 25) Però, dopo aver mangiato il frutto proibito, “si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e ne fecero cinture per coprirsi”. (Genesi 3, 7)
    Il racconto biblico evidenzia che il pudore è connesso con l’autoconsapevolezza. Nel momento in cui hanno coscienza di sé Adamo ed Eva diventano esseri umani, sessualmente differenti.

    L’espressione “condizione adamitica”, evoca un momento ideale e religioso della vicenda umana in cui la nudità era considerata innocente e naturale. Ed “Adamiti” erano detti gli adepti di alcune sette eretiche di ispirazione cristiana che difendevano o tolleravano la nudità.

    In relazione alle differenti forme culturali e religiose delle società umane, il nudo diventa il carattere segreto del corpo oppure l’aspetto proibito. Il nudo è, dunque, natura e valore culturale di un'epoca.
    Quello che non capisco è come mai Adamo ed Eva potevano avere pudore se erano soli al mondo e di sesso differente.
    Faccio un esempio sul pudore; da ragazzo ho fatto parecchio sport e negli spogliatoi , alla fine delle partite o delle gare ci si spogliava per fare la doccia, ebbene alcuni erano sfuggenti e si coprivano con asciugamani od altro o stavano girati rinunciando persino alla doccia, altri invece si sentivano liberi ed a proprio agio; in quei casi posso capire il pudore ma nei nostri progenitori no.
    Forse il motivo va ricercato nel fatto che abbiamo dato troppa importanza al sesso, ed il pudore nasconde un certo senso di inferiorità.
    Ultima modifica di crepuscolo; 20-10-2019 alle 16:37

  13. #13
    Opinionista L'avatar di crepuscolo
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    Citazione Originariamente Scritto da dark lady Visualizza Messaggio
    In realtà un certo senso del pudore è anche cosa prevista dalla legge. Ognuno deve agire come si sente e non sono affatto d'accordo con il fatto che uno debba rimuovere il proprio pudore. Ognuno fa quel che più lo fa sentire a proprio agio, come è giusto che sia.
    In fondo in fondo non credo che sia a proprio agio.
    Comunque sono fermamente d'accordo nel rispetto del pudore, altrimenti per chi lo ha sarebbe sicuramente peggio se non venisse rispettato.
    La libertà delle persone innanzi tutto, e la la legge fa bene a non far sorpassare certi limiti altrimenti si tramuterebbe in oscenità.
    Ultima modifica di crepuscolo; 20-10-2019 alle 16:47

  14. #14
    Sovrana di Bellezza L'avatar di ReginaD'Autunno
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    Regina Autunno ha scritto:

    Pudore e inibizione. Il pudore è vergogna, riserbo, timidezza o “prigione” ?

    La vergogna è un’emozione sociale. L'individuo valuta se stesso in termini negativi e fa attenzione ai segnali (parole o gesti)degli altri che convalidano o meno la sua opinione.

    Spesso la vergogna è associata al pudore, e questo, per tradizione è una caratteristica virtù femminile: le donne che negano lo sguardo, le donne che celano il corpo e il volto (come avviene in alcune nazioni condizionate dalla religione islamica), le donne che camminano guardando verso terra con una chiusura che non consente dialogo.

    Ma anche i maschi ricevono un insegnamento al pudore: il riserbo dei sentimenti.

    Il pudore maschile e femminile: è un modo positivo per rendere progressiva la reciproca conoscenza, per svelarsi a poco a poco, rispettando una gradazione di comportamenti; ma può essere anche una prigione, incapacità di stare in contatto, una corazza corporea che rende precaria la conoscenza e la relazione.

    Chi non conosce e pratica l’attività sessuale può esprimere questa sua dimensione attraverso il pudore, ma anche chi ha bisogno di tempo per accedere all' incontro. In tal caso il messaggio corporeo può essere tradotto dal “vorrei, ma non posso” o dal “vorrei ma non oso"; si esprime comunque con un silenzio allusivo che lascia sospesa la volontà di una delle parti in gioco.

    Nella sessualità il pudore può essere importante nelle fasi iniziali, per conoscere i tempi reciproci e come barriera all' abitudine e alla perdita dei confini tra confidenza e disinteresse.

    Ma la confidenza e il lasciarsi andare sono fondamentali nella sessualità se si vuole raggiungere come risultato il piacere e lo scambio. Il pudore, se diventa barriera e inibizione, non consente di vivere il corpo come ricchezza.
    Si rende per questo utile di fronte ad una sessualità chiusa nel buio, nel silenzio, nella paura di mostrarsi, cercare di sciogliere il pudore che nasce dall' educazione e che è spesso legato al pensiero della vergogna.
    Scusa ma non è la stessa cosa? Il pudore è anche vergogna di mostrarsi agli altri, di mostrare i propri sentimenti o anche di lasciarsi andare come dici tu. E' una questione di personalità avere dei pudori che possono avere anche altre parole: timidezza, mancanza di fiducia in sè stessi oppure educazione troppo severa nel senso che se qualcuno ha avuto un'educazione troppo ferrea e non l'ha sopportata, adesso ha delle mancanze nella personalità che sono anche quelle pudori.
    Corteggiata da l'aure e dagli amori, siede sul trono de la siepe ombrosa, bella regina dè fioriti odori, in colorita maestà la rosa CLAUDIO ACHILLINI

    La regina del sud sorgerà nel giudizio. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone (Matteo 12:42)

  15. #15
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    Regina d’autunno ha scritto: “Scusa ma non è la stessa cosa? Il pudore è anche vergogna di mostrarsi agli altri, di mostrare i propri sentimenti o anche di lasciarsi andare come dici tu”.

    Ciao Regina. La psicologia considera il pudore un sentimento di difesa della propria intimità; invece la vergogna è un’emozione, un’emozione sociale. Pensa all’esperienza improvvisa e involontaria dell’arrossamento del viso come espressione di un’emozione derivante da un comportamento inappropriato o dall’aver compiuto un’azione che può essere giudicata negativamente.

    L’arrossamento del volto è la conseguenza dell’ansia suscitata da una situazione vissuta soggettivamente come imbarazzante a causa di una accentuata sensibilità alla valutazione degli altri. Il rossore del volto è facilmente collegabile alla timidezza, che è una forma d’insicurezza.

    Invece col sentimento del pudore l’individuo afferma il proprio “Io”, esige il rispetto della propria intimità ed esprime proprie “regole” di autotutela nei rapporti interpersonali per evitare la “vergogna”, il senso improvviso e sgradevole di “nudità” interiore, di smascheramento.

    Nel passato gli organi genitali venivano anche denominati “pudende”, "le parti pudende", (o pudenda), in particolare dal clero, perché considerate “cose per cui si deve provare vergogna”.

    Per quanto riguarda il sostantivo “intimità”, o meglio "intimo", questo deriva dalla lingua latina, allude a ciò che è nascosto, tutelato all’interno dell’individuo contro la curiosità e l'indiscrezione altrui.

    Nella coppia l’intimità viene conquistata gradualmente nel tempo.
    Per raggiungere l’intimità è necessario abbattere le “barriere” psicologiche che si frappongono alla reciproca scoperta dalla persona che si ama. La progressiva fiducia nel/la partner permette di ’”aprirsi” e di considerare lo “svelarsi” come una opportunità per riflettere sulle proprie caratteristiche.
    Quelli che temono di “lasciarsi andare”, difficilmente riescono a stabilire l’intimità affettiva, perché la loro razionalità permette al massimo il coinvolgimento intellettuale. Ma evitare l'intimità significa evitare la profondità dei sentimenti.

    L’intimità affettiva soddisfa il bisogno di condividere in modo privilegiato con un’altra persona i propri pensieri. Se la relazione dura nel tempo può diventare empatia, con modalità note soltanto alla coppia.

    L’intimità fisica contribuisce a fortificare il vincolo affettivo ed emotivo.

    Definire "virtù " il pudore o l'intimità forse non e' il termine confacente.

    A me la parola virtù evoca le quattro virtù cardinali e le tre teologali.

    Virtù deriva dal latino "vir" (= "uomo") e fa riferimento alla capacità di un individuo di eccellere in una determinata attività.

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