si. come certo sai, aristofane è un commediografo. poi ti ringrazio per l'affettuoso commento. ovviamente non mi sognerei neanche di insinuare qualcosa di male. abbi pazienza.
ah, forse riguardo al problemino credo di aver capito. diciamo che ho rischiato tutto ciò che i giovani dell'epoca, e forse di oggi, rischiano in termini di "non conoscenza del mondo" e di come vanno le cose. senza che ovviamente nessuno ne avesse colpa, a parte me. ho scelto all'epoca di trasferirmi in una città come roma. avevo 19 anni. direi che, per tornare alle tragedie greche, se per imparare "bisogna soffrire", allora credo di poter dire di avere imparato molto. ma anche di aver sofferto molto. abbi sempre pazienza.
no. ovviamente non mi riferisco a te. diciamo che per crescere serve tanto conoscere sé stessi. ma per conoscere sé stessi occorre conoscere gli altri. e questo costa tanta "fatica", perché l'impatto è quasi sempre traumatico. ovviamente. poi come ti ho scritto avevo 19 anni, ed ero un lattante. forse posso dire che la "capitale" del mondo c'ha messo na mano santa. solo questo.
@ Axe.
Guardauno si impegna se la pace di Versailles
l'ha scerutta Proust, ma ui si gioca anche, mol-
ti nei forum non leggono pi' di 5 righe, si scocciano.
Penso che si possa parlare della noradrenalina in 6 righe,
io ci provo:
L'adrenalina deriva dalla noradrenalina ed entrambe
derivano dalla tirosina. Composti chiamati simpaticomimetici.
Nel corpo esistono recettori alfa e beta per queste sostanze,
e tra recettori beta abbiamoi beta1, e i beta2. La stimolazio
ne dei recettori beta1 del cuore dà tachicardia bloccata dai beta-bloccanti.
Beh, ecco le 5 righe, certo va approfondito, c'è Jerda che studia medicina
su Google e approfondirà bene.
legalizzala!
Ma la domanda culturale è: l’individuo può dimenticare le domande fondamentali sul proprio senso esistenziale, vedendo esso stesso nascere e morire in continuazione, secondo la regola naturale? Può accettare la precarietà come condizione di senso della propria vita?
Non ha senso generalizzare. C'è chi accetta di più, chi di meno, chi non accetta per niente. Siamo tutti diversi etc.. Io non accetto, per questo mi sento un disadattato.
" L' uomo ha una tale passione per il sistema
e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
pur di legittimare la propria logica."
Dostoevskij.
carissimo, se puoi "aprimi la mente". cosa è che noi uomini, "impiegati" a parte, abbiamo il dovere di accettare?
" L' uomo ha una tale passione per il sistema
e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
pur di legittimare la propria logica."
Dostoevskij.
si, e ti ringrazio. "precarietà" in che senso?
" L' uomo ha una tale passione per il sistema
e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità,
per non vedere il visibile, a non udire l' udibile,
pur di legittimare la propria logica."
Dostoevskij.
mah. io per parte mia "vorrei" essere quanto meno precario, perché il precario ha la "speranza" di una stabilizzazione della propria situazione. poi non so. se il discorso che fai è più diciamo "filosofico", allora esiste una misura ineliminabile di "precarietà" nella vita di ognuno. e ovviamente la precarietà delle precarietà è dinnanzi alla morte. che prima o poi tocca a tutti. divinità a parte...