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doxa
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San Nicola: in lingua latina “Sanctus Nicolaus”; nella lingua olandese “Sint Nikolaas”, modificato nel tempo in “Sinter Klaas”. Questa modalità fonetica fu introdotta negli Stati Uniti d’America da immigrati originari del nord Europa, ma negli U.S.A. il nome del santo subì un’altra modifica dai parlanti la lingua inglese e Sinter Klaas divenne Sankt Niklaus (= portatore di doni) ed infine Santa Klaus, personaggio ideato dallo statunitense Washington Irving e conosciuto in Italia col nome di “Babbo Natale.
Jan Steen: “Festa di san Nicola”, 1668 circa; Rotterdam (Olanda), Museo Boijmans van Beuningen
E’ uno dei dipinti più noti della storia dell’arte olandese. Sono rappresentate le abitudini ancora oggi in uso la mattina del 6 dicembre in Olanda, momento in cui la famiglia si riunisce in cucina e i bambini scoprono i doni che, secondo la tradizione diffusa nel nord Europa, san Nicola calandosi dal camino, va a mettere nelle scarpe lasciate in vista sul pavimento.
Il pittore Jan Steen ha raffigurato la scena che si svolgeva nel proprio ambiente domestico e col ricorso ai propri figli come modelli. La bambina è raffigurata al centro mentre sorregge i doni. Dietro di lei c’è il fratello con una specie di mazza da golf con la pallina in terra.
Vicino alla bambina c’è il fratello più grande che piange perché ha trovato nella sua scarpa ha trovato soltanto verghe, ma viene confortato dalla nonna che ride. Gli usi in questa composizione pittorica sono all’origine dei costumi che nel XIX secolo vennero associati al periodo natalizio con l’intervento di nuovi e differenti portatori di doni, tra cui il tedesco “Weihnachtsmann” (= Uomo di Natale), il russo “Ded Moroz” (= Nonno Gelo) e l’americano “Santa Claus”.
In Olanda san Nicola è anche il patrono della città di Amsterdam.
Per comprendere il favoloso personaggio Santa Klaus si deve tener presente l’agiografia di San Nicola e le tradizioni popolari a lui collegate: San Nicola offre doni, Santa Klaus (o Claus) porta doni.
Nell’immaginario collettivo Santa Klaus ha l’aspetto di un simpatico e panciuto uomo anziano con la folta barba e baffi bianchi, che nella notte della vigilia di Natale entra nelle case per lasciare sotto l’albero di Natale i regali.
Ma chi creò tale personaggio ? Il progenitore è il newyorchese
Washington Irving (1783 – 1859), che nel 1809 scrisse l’umoristica “History of New York” usando lo pseudonimo di Diedrich Knicherbocker. Il testo satirico descrive la vita nella colonia olandese di New Amsterdam (l’attuale New York) e cita Sinter klaas, non come santo ma immaginato come una polena affissa sulla prora del vascello “Buona dama”, con l’aspetto di un marinaio olandese che indossa un mantello verde e con la pipa in bocca. Irving narra che mentre la nave stava entrando nel porto di quella città, la polena all’improvviso si animò, scese a terra e prese un cavallo legato ad un carro pieno di regali. Con questo cominciò prodigiosamente a volare sul cielo di quella città e a fermarsi sui tetti delle case dove erano i bambini, ai quali calava i doni attraverso i camini.
Su questo tema ci furono poi interventi letterari di altri autori. Il 23 dicembre del 1823 sul quotidiano di New York “Sentinel Troy” venne pubblicata l’anonima poesia “An account of a visit of St. Nicholas”, scritta dall’insegnante di lingue e letterature straniere
Clement Clark Moore (1779 –1863). La poesia è nota col suo incipit:
“Twas the Night Before Christmas” ("Era la notte prima di Natale") o come “The Night Before Christmas” ("La notte prima di Natale"). Questo testo poetico fu fondamentale per lo sviluppo della figura del moderno Santa Klaus/Babbo Natale: contribuì a collegare il popolare portatore di doni alle date del 24 e 25 dicembre anziché al 6 dicembre (giorno dedicato dalla Chiesa alla commemorazione di San Nicola) e a “separare” il santo dal suo “erede”, Santa Claus/Babbo Natale.
Una delle prime versioni illustrate della poesia di Moore è del 1830, disegnata da Myron B. King, che mostra Santa Claus in cima ad un tetto con la slitta trainata da renne.
Invece l’illustratore statunitense di origine tedesca Thomas Nast (1840 – 1902) disegnò nel 1863 per la rivista “Harper’s Weekly” la classica versione di Santa Claus. Prima di allora, la maggior parte delle rappresentazioni di Babbo Natale mostravano un uomo alto e magro. Nast, invece, disegnò un uomo anziano, in tunica, paffuto, con fluente barba e baffi bianchi. In numeri successivi della rivista, il cartoonist immaginò Santa Klaus proveniente dal Polo Nord, dove aveva una fabbrica di giocattoli realizzati da un gruppo di elfi che lavoravano per lui. Nella notte di Natale caricava i doni sulla slitta trainata da renne volanti e poi via in giro per far avere ai bambini i regali desiderati… se possibile.
Il passaggio da Santa Klaus al cosiddetto Babbo Natale avvenne casualmente dopo il crack di Wall Street nel 1929 e la conseguente recessione economica che causò alla Coca Cola il crollo delle vendite della bibita. Per rilanciarle, quell’azienda decise nel 1931 di imperniare la campagna pubblicitaria invernale facendo del popolare Santa Klaus il “testimonial” della bevanda.
Venne chiesto al pittore
Haddon Sundblom di ridisegnare Santa Klaus, che fino ad allora veniva immaginato vestito con abiti azzurri, grigi o di color marrone. Sundblom, invece, lo veste con un fantasioso completo di giacca e pantaloni di colore rosso, con bordure di pelliccia bianca; stivaloni neri e lucidi, cappellino conico di colore rosso e listato con la bianca pelliccia; di aspetto sorridente e bonario, mentre sorregge sulla mano la bottiglietta sinuosa con quella bibita. L’idea fu vincente, le vendite migliorarono, ma quel che più conta, da quel giorno l’abito di Babbo Natale rimase rosso, come noi lo conosciamo. I primi disegni di Sundblom con il ritratto di Santa Klaus vennero pubblicati sul “The Saturday evening post” e su “Ladies home journal”.
Haddon Sundblom, nato nel Michigan e cresciuto a Chicago, per il suo Santa Klaus si ispirò al viso sorridente di un suo amico, un pescatore in pensione di nome Lou Prentiss. Dopo la morte di questo, l’artista si ispirò su se stesso per le successive raffigurazioni.