Ferrante scrive bene, ma la sua è pura letteratura di consumo: scrive cose che si leggono tutte d'un fiato, senza lasciare troppo spazio alla riflessione o alla fantasia. In altra sede ho dichiarato che la buona letteratura si distingue non solo per com'è scritta, ma anche per la capacità di dare spazio all'immaginazione del lettore, chiamato a riempire vuoti lasciati ad arte.
Una buona occasione in tal senso sarebbe potuta essere proprio quella del braccialetto, simbolo della falsità di tutti coloro che lo indossano. All'inizio avevo apprezzato il particolare, ma nel corso della narrazione si è ritrovato a occupare uno spazio inverosimile, finendo con l'appesantire inutilmente la trama.
Peccato, una possibilità davvero sprecata che fa il paio con uno scialbo finale. Per me ha giocato male le sue carte ma, come ho già detto, può anche darsi che avesse già in mente un seguito; in tal caso sarebbe un altro colpo di genio dato che, siccome ci ha lasciati a bocca asciutta, eventualmente si sarebbe già fidelizzata dell'altro pubblico.