Fortunella fortunata.
Fortunella fortunata.
Lo stagista.
Apprendista stregone.
Guarda che un minimo di impegno ci vuole, basta trovare UNA persona con gli stessi interessi, informarsi sui programmi, fare l'abbonamento...; magari il primo anno sarete in due, ma poi, parlandone con gli altri, questi si aggregano: a questo punto ci vuole un minimo di organizzazione (chi fa cosa).
The choir of man
Prima italiana per i trionfatori del Festival di Edimburgo 2017
Entrando a teatro siamo stati accolti dalla calda atmosfera e scenografia da pub e siamo stati invitati a prendere una pinta di birra sul palcoscenico… che cosa si può volere di più? Anche poi, durante lo spettacolo, qualche spettatore è stato invitato a salire in scena, con grande divertimento del pubblico.
I nove ragazzi del choir, dopo il tour internazionale in Regno Unito, Australia ed America, sono stati entusiasmanti, capacissimi di coinvolgere l’intero teatro nell’energia della danza, delle coreografie e soprattutto della musica di stili e generi fra i più diversi: i nove artisti del cast eseguono di tutto, da Broadway al folk, dal pub a raffinati numeri percussivi, magari usando solo piedi e bicchieri come strumento. E’ possibile intonare assieme ai nove “Hello” di Adele o infervorarsi con Welcome in the jungle” dei Guns ‘n’ Roses o sognare con “Somebody to love” dei Queen… impossibile elencare tutti i titoli e le improvvisazioni degli artisti.
Mi sfugge il titolo della prima canzone del trailer.. .Qualcuno mi può aiutare?
buona musica e...bel gruppo.
Lo stagista.
Apprendista stregone.
Al teatro di prosa la commedia Rumori fuori scena di Michael Frayn
Nei tre atti si susseguono tre prestazioni, a distanza di tempo, di una sgangherata compagnia di attori alle prese, all’inizio, con la prova generale del nuovo lavoro teatrale, con momenti esilaranti tra vuoti di memoria e improvvisazioni: poi si assiste al “dietro le quinte” durante una replica tra rivalità, amori, errori e ripicche tra gli attori; alla fine si assiste ad una replica ormai stanca, con la pièce resa quasi irriconoscibile dalle nevrosi ed atti mancati dei protagonisti.
Rumori fuori scena (Noises off) è un testo davvero speciale che intreccia il metateatro, la riflessione sull’opera teatrale e la sua interpretazione, sugli attori e sull’impatto sul pubblico, ad una scrittura comica perfetta, capace di non perdere nessuna sfumatura, gioco di equivoci, battuta, occasione di divertimento.
L’autore, Michael Frayn, è uno dei più affermati e versatili scrittori inglesi contemporanei, mentre il regista Bignasco è il direttore artistico del Teatro Stabile di Torino, le cui scelte registiche si sono spesso orientate verso il teatro contemporaneo.
Consigliatissimo, anche se dura più di tre ore.
Turandot di Puccini,
fra mille polemiche sulla scenografia sul quotidiano locale. A me non è parsa troppo azzardata, anzi: le gabbie in cui cantavano alcuni protagonisti ricordano l’inaccessibilità della città proibita e la loro gabbia emotiva, specie di Turandot. Niente di che. Ed il popolino (il coro) in grigio per marcarne la distanza rispetto all’imperatore ed alla principessa.
Un allestimento interessante, con bravissimi protagonisti, soprattutto il tenore Amadi Lagha, un Calaf di lusso per baldanza vocale, generosità e voce dal bel timbro solare, e il soprano Kristina Kolar nei panni di Turandot, che ha tratteggiato in modo imperioso grazie a una voce grande e importante, svettante negli acuti e omogenea nella linea di canto. Anche il coro del teatro Verdi ha dato una grande prova di sé accanto al direttore d’orchestra, Nikša Bareza, che di Turandot ha dato una lettura al calor bianco, barbarica, forse un po’ troppo sbilanciata sul forte o fortissimo nelle dinamiche e ondivaga nelle agogiche ma vivacissima, efficace e convincente.
Per tutti, l’aria più famosa dell’opera.
ù
Al teatro lirico, il simpatico balletto Don Chisciotte con la coreografia storica di Marius Petipa e la musica di Aloisius Ludwig Minkus, eseguito dall'Orchestra della Fondazione del teatro diretta da Yuriy Bervetsky.
Carino, anche se non è il mio genere.
Al teatro di prosa
Cita a ciegas
(Confidenze fatali)
di Mario Diament, uno dei più famosi scrittori argentini contemporanei.
Un thriller, uno strano intreccio d’incontri apparentemente casuali dove violenza, inquietudine e comicità serpeggiano dentro rapporti d’amore. Un uomo cieco è seduto su una panchina di un parco a Buenos Aires. È un famoso scrittore e filosofo – ispirato all’autore argentino Jorge Luis Borges – che è solito godersi l’aria mattutina. Quella mattina, la sua meditazione viene interrotta da un uomo… Comincia così una serie di incontri fatti di conversazioni a prima vista sconnesse, che svelano legami sempre più inquietanti, misteriosi e anche inaspettatamente divertenti.
Un testo che mi è piaciuto moderatamente: troppi incontri casuali, ma soprattutto, qualche ripetizione di troppo nelle singole versioni dei protagonisti degli stessi fatti. Diciamo decoroso.
Ma il dopoteatro è stato favoloso.
Ultima modifica di follemente; 09-01-2020 alle 20:43
Lucrezia Borgia di G. Donizetti
Splendido allestimento di un’opera che non conoscevo e che mi ha affascinato.
La caratterizzazione della protagonista è molto lontana dalla figura della cinica e luciferina avvelenatrice che è patrimonio dell’immaginario collettivo; al contrario il regista ha cercato di evidenziare le debolezze e le fragilità di una donna e di una madre travolta dagli eventi.
Atmosfera tetra e cupa, scene minimaliste, luci drammatiche, protagonisti di alto livello: citerei soprattutto Carmela Remigio che ha impersonato una Lucrezia Borgia combattuta: il fraseggio è sembrato sempre vario e consapevole, la recitazione composta e stilisticamente appropriata. Messe di voce, acuti, padronanza del palco, intonazione adamantina: la sua Lucrezia Borgia mi è sembrata convincente sotto ogni punto di vista e ha raccolto applausi anche a scena aperta.
Notre Dame de Paris di Riccarco Cocciante, adattamento del romanzo di Hugo
Un musical sontuoso e ricco, con voci accattivanti, specie quella di Giò di Tonno nel ruolo di Quasimodo, e con ballerini ed acrobati che danzano tra i suggestivi elementi scenici. Si muovono addirittura in verticale sulle pareti e dondolano sostituendosi al batacchio delle famose campane della cattedrale.
Poi, se si vuole, una riflessione sugli esiti drammatici dell’amore/possesso da parte di un uomo malvagio che porta alla tortura ed alla morte la donna amata. Oppure, anche, sul rifiuto degli stranieri. O sulla condanna alla bruttezza.
SHINE Pink Floyd Moon
L’intramontabile rock dei Pink Floyd si fonde con la danza di Micha vam Hoecke, uno dei massimi coreografi contemporanei.
Entusiasmante.
P.S. Ho visto altri due spettacoli al teatro di prosa, ma non meritano menzione.
Mi manca il teatro: prepararmi e vestire elegante per la serata, lasciarmi venire a prendere in macchina, seguire lo spettacolo in gruppo, il dopoteatro, di solito al pub, tra discussioni ed amabili conversazioni, le ore piccole, le borse sotto gli occhi ed un sottile spaesamento la mattina dopo, ma anche una sensazione di pienezza.