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nel 41 sono stati inviati appositamente i battaglioni di Camicie nere, che hanno svolto il compito, perché l'esercito era ritenuto poco affidabile per quel genere di mansioni; niente di nuovo;
allora. mi pare che tra "divisioni, reggimenti e battaglioni" sia abbastanza facile confondere. mi pare anche che le politiche di "italianizzazione" portate avanti dal regime risalissero a ben "prima" del '41. e se ci rifletto un attimo, allora arrivo alla conclusione che mussolini non avrebbe avuto alcun interesse a "eliminare" quelli che fino a quel momento aveva cercato di "integrare", e cioè di rendere "davvero" italiani. quanto poi all'esodo di massa, quello stesso esodo che un "pennacchi" descrive bene, e ovviamente gianni oliva, in abruzzo, umbria, toscana, ecc., allora quello fu il risultato della disfatta bellica. senza dire che "periodiche" migrazioni di massa, anche al sud, qui da noi, erano un fatto abbastanza "ordinario", e non solo durante il fascismo, ma anche ai tempi di un crispi o di un giolitti. e le ragioni le conosciamo tutti.

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le terre ? guarda che quando si dice "terre irredente" si intendono gli abitanti;
si. a patto che gli abitanti siano "italiani" e non croati o serbi, cioè appartenenti alle relative etnie, e non a quella italiana.

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sulle coste; anche nel sud ci sono paesi grecanici e albanesi, dove si parlano quei dialetti, e un tempo il sud era Magna Grecia; non credo ti basterebbe per accettare la sovranità greca, no ?
no. per il semplice fatto che la grecia dell'epoca non era una nazione. e anche perché all'epoca c'erano "altri" vincoli politici tra le "genti" del mediterraneo. ma la sostanza non è che cambi molto.

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guarda che fino alla Seconda guerra non erano affatto comunisti; mi pare tu abbia una conoscenza della storia un po' troppo approssimativa;
non erano comunisti, ma ragionavano da comunisti. ovviamente se ciò non fosse vero, allora non avrebbero accettato la dittatura di tito.

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la questione è che allo scoppio della Prima guerra, l'Italia si trovava naturalmente alleata, oltre che della Serbia, anche dei nazionalisti sloveni e croati che non volevano combattere con gli austriaci; ma, invece di limitarsi a sensate rivendicazioni territoriali in accordo con quelle fazioni e con il generale spirito della politica europea, le nostre classi dirigenti hanno mostrato un'arretratezza e un provincialismo politico spaventosi, in ritardo di un secolo;
ma scusa, allora il risorgimento e la lotta contro l'impero d'austria dove li metti? mi pare che la questione sia abbastanza confusa, soprattutto a posteriori. però lasciami dire che se un paese partecipa a una guerra, a livello di "propaganda" dei motivi deve pur averli. le terre irredente erano uno di quei motivi.

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volendo scimmiottare le grandi potenze ottocentesche, nel momento in cui lo stesso colonialismo fuori dall'Europa era in crisi, quelli hanno pensato di fare i colonialisti vecchio stampo verso popoli europei, ritenuti "inferiori";
no. questi erano i tedeschi. e non avevano tutti i torti.

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solo per darti la percezione, è come se un alleato slavo con cui combatti una guerra mondiale in segreto avesse stipulato che alla fine vittoriosa della guerra si sarebbe preso tutta la costa adriatica da Trieste al Gargano per 100 km di profondità
contrattare "prima" mi pare abbastanza assurdo, perché impossibile. ogni paese che partecipa ad una guerra ha i suoi interessi da difendere, e ovviamente sceglie di combattere per realizzare quegli stessi interessi, ovviamente nella consapevolezza che il conflitto determinerà un riassetto degli equilibri. insomma entrare in guerra è una scelta che offre, a livello meramente economico, più opportunità di quante non ne pregiudichi. la guerra è l'affare degli affari.

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considera che nella tradizione politica italiana c'era, al contrario, un pan-slavismo irredentista che risale a Mazzini, proprio come alleanza anti-austriaca, e una corrente illuminata che vedeva importanti opportunità politiche proprio nella collaborazione coi popoli slavi, la cui economia era complementare alla nostra.
era complementare perché entrambi, italia e popolo jugoslavo, dominati dagli odiati austriaci, che ovviamente avevano la stessa percezione dell'economia dei territori e agivano di conseguenza.