sul piano marshall: fu il tentativo di innestare la "ripresa economica" in una situazione di profonda crisi ovviamente dovuta al precedente conflitto. ovviamente all'epoca si auspicava l'inizio di un ciclo economico "virtuoso" che si sarebbe "autoalimentato". e in parte fu così. se devi ricostruire finanche gli edifici, perché questi sono stati rovinati dalle bombe, ovviamente investendo quei soldi presi a prestito, un po' di movimento lo crei. ovviamente se tanto mi dà tanto, impiegare in maniera proficua quei soldi, non si poté dovunque, perché un conto sono i soldi, altro conto saperli utilizzare. un po' come accade ogni volta che si danno capitali in prestito, ad esempio quelli post terremoto o i fondi europei, perché c'è chi usa quei soldi in modo corretto e progettuale e chi se li mangia e basta.
cosa intendi per "modernizzazione"?
no. allora, io penso che l'ampliamento dell'accesso all'istruzione sia stato un fenomeno "molto" negativo, e ovviamente nei confronti proprio del premio al merito. se tu vuoi che tutti possano "laurearsi", o almeno che tutti "ne abbiano il diritto", allora devi necessariamente "abbassare" il livello del titolo. soprattutto se l'istruzione è pagata con soldi pubblici ed è quindi "alla portata" di tutti. cioè quel tipo di formazione d'eccellenza che c'era prima, non la puoi "conservare", perché sono pochi quelli a cui la puoi "somministrare" e questo proprio perché sul totale di gente, coloro che eccellono sono davvero "pochi". e allora crei un "grigiore" che toglie "validità" al titolo e al contempo "mercatizza" la laurea, quando invece un tempo questa era qualcosa di davvero "importante", anche nel sentire diffuso.
se parti "da zero" come partiva l'italia di quegli anni, nonostante tutto, quello che fu realizzato in quegli anni ha in qualche modo "gettato le basi" di ciò che sarebbe avvenuto a decenni di distanza. cioè quanto meno il ravvicinamento dell'italia alle grandi potenze europee e internazionali.
no. mi pare che "europeisti" fossero i popolari dell'epoca di un degasperi e di uno spinelli, non certo correnti politiche minoritarie. poi sul debito, la questione mi pare abbastanza marginale. per decenni i nostri "antenati" hanno vissuto del loro lavoro, senza ovviamente comprare "titoli di stato", per il semplice fatto che il "salto" verso una economia non più solo "reale" ma anche "finanziaria" era abbastanza di là da venire. e anche oggi il concetto di debito "pubblico" mi pare venga tirato in ballo dai politici ogni volta che si vuole giustificare una scelta non "fatta" in termini di economia. un po' come attribuire il peggioramento dell'economia nazionale a situazioni "internazionali". insomma "propaganda".
mah. se pensi che le leggi in vigore in italia sono circa mezzo milione, allora magari puoi verificare che tutti i provvedimenti di carattere economico vengono adottati per tempo e in maniera efficace. però pensa anche che la grande parte dei connazionali all'economia non ci pensa neanche ma ha invece altri motivi di "insoddisfazione", che esprime in maniera non relativa al benessere materiale, ma ad altre situazioni, che purtroppo devono essere tollerate perché piuttosto "diffuse". mi riferisco ovviamente ai "reati", alle "dipendenze", ai problemi nelle relazioni "familiari", alla povertà morale più che meramente "materiale". insomma se grazie a dio l'economia si può "migliorare", è però difficile risolvere allo stesso modo quegli altri problemi, e non è che ci sia molto da fare.