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Discussione: L'Euro: il Nuovo Sacro Romano Impero egemonizzato da Francia e Germania

  1. #31
    Opinionista L'avatar di xmanx
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    non ci vuol niente a scrivere un'intervista come quella, inventandosi di sana pianta uno o più personaggi anonimi, e nemmeno, volendo, trovare un poveraccio che si presti e dei gonzi che non verificano;

    posto che se io fossi un massone con propensione ad esercitare quel potere occulto, metterei in giro proprio rappresentazioni come queste; sono talmente idiote che una persona normale che le legga si convince immediatamente della farsa e dismette la questione come fantasia per paranoici e psicolabili;
    una pubblicità a contrario perfetta;

    poteva funzionare un secolo fa, che è più o meno l'epoca in cui vivono le tue fantasie; oggi, nessuno vuole sentirsi assimilato a quelle modalità, a prescindere dai contenuti di merito, intendo; è proprio che certe narrazioni oramai sono associate ad una condizione di marginalità culturale deprimente, cui nessuno aspira;

    anche per il falso e la manipolazione ci vuole tecnica e competenza; non è roba che si improvvisa senza cultura.
    Non è un falso perchè è un documento che puoi trovare in tutte le librerie.
    Sappiamo chi è l'autore. Sappiamo chi sono i protagonisti.
    Nessuno dei protagonisti coinvolti ha mai smentito. Nè, tantomeno, querelato l'autore.

    Il problema vero è che tu non hai la preparazione culturale adeguata per comprendere quel testo.
    Lo stagista.
    Apprendista stregone.

  2. #32
    Opinionista L'avatar di axeUgene
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    Citazione Originariamente Scritto da xmanx Visualizza Messaggio
    Non è un falso perchè è un documento che puoi trovare in tutte le librerie.
    Sappiamo chi è l'autore. Sappiamo chi sono i protagonisti.
    Nessuno dei protagonisti coinvolti ha mai smentito. Nè, tantomeno, querelato l'autore.
    e che ci vuole ? basta mettersi d'accordo; tu sostieni di essere un massone della loggia X, che magari hai creato tu stesso con 3 amici e uno di questi ti pubblica; chi ti querela ? per cosa ? non c'è diffamazione; è solo un'invenzione;
    c'è un mio amico leccese e grullino, che ha idee simili alle tue, ma più raffinate, il quale sostiene che la propaganda complottista che veicoli tu è proprio un'invenzione dei "poteri forti" per screditare le ipotesi di complotto, tanto sono ridicole e da subumani paranoici; chi lo smentisce ?

    Il problema vero è che tu non hai la preparazione culturale adeguata per comprendere quel testo.
    sì, si... sogna pure...
    poi le persone si fanno i conti in tasca; dall'artigiano o piccolo imprenditore che esporta in Franca e Germania, al dipendente della grande distribuzione "francese" che epidermicamente sarebbero tentati di aderire a queste idiozie, dopo 30 secondi pensano: ma siamo matti ? io campo di questa Europa; chi compra e investe al posto di quelli ? ics ? mi assume Borghi ? i miei divani se li compra tutti Bagnai... ?
    la benzina, l'elettricità, con che la pago, con la liretta ?

    la mitomania aveva qualche prospettiva un secolo fa, perché i meccanismi di trasmissione dei nessi con la realtà erano lentissimi e molto fallaci; la percezione del nesso causale tra il discorso del balcone e il bombardamento era per pochi;
    oggi, le cazzate hanno vita brevissima, se non per pochi emarginati; chi lavora ha necessariamente il polso delle cose, per amore o per forza, perché ogni sollecitazione produce effetti immediatamente percepibili ai più;e la quasi totalità delle persone normali tende alla prudenza; se legge lo scemo del villaggio si fa due risate.
    c'� del lardo in Garfagnana

  3. #33
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    @Axe

    Il settore artigiano più colpito è stato quello dell’autotrasporto, che negli ultimi 10 anni ha perso 22.847 imprese (-22,2 per cento), seguito da quello manifatturiero (- 58.027 unità pari al 16,3 per cento) e dell’edilizia con un crollo del numero di imprese di 94.330 unità (-16,2 per cento).

    Quelli che campano di questo Euro sono sempre meno.
    E, credimi, sono tantissime ormai le persone che si fanno i conti in tasca e hanno capito che questo Euro ha il solo obiettivo di renderli schiavi.

    Tutti concetti che a te sfuggono perchè, come ho già detto, non hai la preparazione culturale adeguata per comprenderli.
    Lo stagista.
    Apprendista stregone.

  4. #34
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    @Axe

    Il settore artigiano più colpito è stato quello dell’autotrasporto, che negli ultimi 10 anni ha perso 22.847 imprese (-22,2 per cento), seguito da quello manifatturiero (- 58.027 unità pari al 16,3 per cento) e dell’edilizia con un crollo del numero di imprese di 94.330 unità (-16,2 per cento).

    Quelli che campano di questo Euro sono sempre meno.
    non è certo l'euro la causa; l'euro è solo l'astinenza da droghe creditizie; in Italia ci sono 38 vani per abitante, e si è continuato a costruire perché le banche "amiche" hanno continuato a sopravvalutare il valore degli immobili, e delle aziende inefficienti;
    è ridicolo parlare di trasporto in crisi, col boom dell'e-commerce; sono in crisi le piccole imprese, che per definizione hanno diseconomie di scala; vale anche per tutto il piccolo commercio; e il discorso è il solito:
    se si ritiene che certe attività in perdita siano strategiche o pregiate, vanno sussidiate in modo trasparente; il che, implica dire chi paga;

    E, credimi, sono tantissime ormai le persone che si fanno i conti in tasca e hanno capito che questo Euro ha il solo obiettivo di renderli schiavi.

    Tutti concetti che a te sfuggono perchè, come ho già detto, non hai la preparazione culturale adeguata per comprenderli.
    a me pare che la quasi totalità delle persone abbia realizzato l'ovvio; e cioè che se stampi i soldi del monopoli valgono il costo della carta;
    che la moneta è solo l'indicatore dello stato di salute dell'economia reale, un'unità contabile la cui rigidità determina vantaggi e svantaggi, distribuiti per interessi, non per "nazioni";
    se io ho immobili e soldi all'estero, niente debiti, mutui... mi sta benissimo tornare alla moneta sovrana; sono solo più ricco; lo prende nel culo chi deve pagare il mutuo, che resta in euro, mentre quello verrebbe pagato n liretta svalutata; altro che schiavo... quello finisce sotto un ponte con tutta la famiglia;
    solo tu non ci arrivi;
    e non per impreparazione, visto che questa cosa la capirebbe anche un analfabeta; è che hai deciso di fare eutanasia del tuo cervello in preda alla vis polemica; hai talmente poca stima della tua intelligenza da barattarla con questa finzione di potenza minacciosa da tribuno goebbelsiano, che farebbe ridere, non fosse indice di una condizione psicologica menomata.
    c'� del lardo in Garfagnana

  5. #35
    Opinionista L'avatar di xmanx
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    Ecco i nomi dei massoni golpisti che hanno creato la crisi

    Puoi chiamarli neoliberisti. Monopolisti. Privatizzatori. C’è chi li ha definiti, anche, golpisti bianchi. Ma sono essenzialmente massoni. Attenzione: le obbedienze nazionali non c’entrano. Si tratta di supermassoni in quota alle Ur-Lodes, le oscure superlogge sovranazionali. Precisamente: quelle di segno neo-aristocratico, che detestano la democrazia e confiscano il potere dei cittadini, rimettendolo nelle mani di un’élite pre-moderna, pre-sindacale, ultra-padronale. E’ così che hanno costruito il nuovo medioevo in cui viviamo, il neo-feudalesimo regolato dall’Ue e dalla sua Commissione di non-eletti. Giochi di specchi: laddove si parla di finanza e geopolitica, citando banche centrali e governi, si omette sempre di scoprire chi c’è dietro. Sempre gli stessi, sempre loro: un club ristrettissimo di padreterni, di “contro-iniziati” che si credono onnipotenti e autorizzati, come per diritto divino, a manipolare in eterno il popolo bue, ridotto a bestiame umano. Lo ricorda Patrizia Scanu, segretaria del Movimento Roosevelt, sodalizio fondato dal massone progressista Gioele Magaldi proprio con l’intento di smascherare l’attuale governance europea finto-democratica, dopo la clamorosa denuncia contenuta nel saggio “Massoni”, edito nel 2014 da Chiarelettere. Una rivelazione: dietro ai principali tornanti della nostra storia recente ci sono sempre gli stessi personaggi, i medesimi circoli occulti: grazie a loro, in fondo, poi in Italia crollano anche i viadotti autostradali.

    Nulla a che vedere con le massonerie ordinarie, come il Grande Oriente e la Gran Loggia d’Italia, regolarmente registrate e dichiaratamente fedeli alla Costituzione. Il problema è il mondo, coperto e sovranazionale, delle Ur-Lodges, «un network di superlogge che rappresentano l’élite massonica mondiale, alla quale aderiscono i membri più ragguardevoli della massoneria ordinaria e persone di prestigio (moltissimi i politici di governo) “iniziate” per particolari doti individuali esoteriche e sapienziali, e provenienti da ogni angolo del pianeta». Club super-esclusivi, «la cui esistenza è sconosciuta ai più». Come agiscono, questi circuiti-ombra? Attraverso «i vari club paramassonici, quali la Trilateral Commission o il Bilderberg Group, che ne sono solo l’espressione più visibile e aperta». Ma la massoneria settecentesca non era stata il motore della modernità democratica? «La democrazia non l’ha portata in dono la cicogna», ricorda Magaldi: furono proprio le logge massoniche a incubare, cominciando dalla Francia, lo Stato di diritto e il suffragio universale. A qualcuno, poi, l’Ottocento e il Novecento hanno dato alla testa: se sai di essere l’architetto del mondo nuovo, può succedere che tenda a considerarlo di tua proprietà, sentendoti autorizzato a compiere qualsiasi manipolazione, dai golpe alle crisi finanziarie.

    Se non si capisce questo, sottolinea Magaldi, non si riesce ad afferrare la vera natura – profondamente oligarchica – del potere (prima occidentale, poi globale) che dagli anni ‘80 ha assunto il dominio del pianeta, ricorrendo sistematicamente all’abuso e alla violenza. Mai dimenticare, quindi, il ruolo decisivo delle superlogge, «che costituiscono il back-office del potere a livello internazionale». Magaldi ne fornisce una mappa completa: ci sono quelle conservatrici (si chiamano “Edmund Burke”, “Joseph De Maistre”, “Compass Star-Rose”, “Pan-Europa”, “Three Eyes”, “White Eagle”, “Hathor Pentalpha”) ma non mancano quelle progressiste, di stampo rooseveltiano e keynesiano, che sostennero i leader progressisti del dopoguerra, fino ai Kennedy e alla stagione dei diritti civili negli Usa, aiutando paesi come l’Italia a non cadere sotto le trame golpiste. Il frutto più palpabile del loro lavoro, in Europa? Il sistema del welfare: ideato dall’inglese William Beveridge. Chi ne effettuò la più spettacolare applicazione? La Svezia di Olof Palme, altro supermassone progressista.

    Poi, dalla fine degli anni Settanta, le Ur-Lodges democratiche (“Thomas Paine”, “Montesquieu”, “Chistopher Columbus”, “Ioannes”, “Hiram Rhodes Revels”, “Ghedullah”) hanno perso terreno, di fronte allo storico attacco delle superlogge rivali, con le quali – a nostra insaputa – stiamo tuttora facendo i conti, ogni giorno. L’obiettivo dei neo-aristocratici? «Invertire il corso della storia, trasformando coloro che erano cittadini in neosudditi e schiavizzando sempre di più quelli che sudditi erano sempre rimasti». Lo stesso Magaldi ricorda che i supermassoni oligarchici hanno voluto «aumentare a dismisura il proprio potere materiale, mediante colossali speculazioni ai danni di popoli e nazioni». Il loro piano: «Assurgere essi stessi, nell’incomprensione generale di quanto va accadendo, alla gloria di una nuova aristocrazia iniziatico-spirituale dell’era globalizzata». Dopo gli anni del boom economico e l’affermazione dei diritti sociali, ricorda Patrizia Scanu, la micidiale riscossa neoaristocratica è stata meticolosamente programmata negli anni ‘70. Le prove? «Gli economisti Friedrich Von Hayek e Milton Friedman, principali teorici del neoliberismo, nonché Robert Nozick, filosofo politico e teorico dello “Stato minimo”, erano tutti massoni neoaristocratici; Von Hayek e Friedman erano affiliati alle Ur-Lodges “Three Eyes” ed “Edmund Burke”, e dal 1978 anche alla “White Eagle”».

    Fu proprio grazie all’impulso di queste superlogge, spiega Patrizia Scanu, che Von Hayek e Friedman ottennero, rispettivamente nel 1974 e nel 1976, il Premio Nobel per l’Economia («che, detto per inciso, non viene assegnato dagli accademici di Svezia, ma dai banchieri svedesi»). Il progetto era semplice: «Far diventare il neoliberismo – teoria allora marginale e ininfluente – il mainstream in economia». Ostacoli politici, all’avanzata dei restauratori? «Il nemico apparente era il socialismo, ma l’obiettivo vero era il keynesismo», ovvero la teoria del massone progressista inglese John Maynard Keynes, “cervello” del New Deal di Roosevelt che risollevò l’America dalla Grande Depressione, fino a creare – di riflesso – il boom economico anche in Europa. Come? Espandendo in modo formidabile il deficit, il debito pubblico strategico, per creare lavoro, fino a realizzare la piena occupazione. Di qui la reazione dell’élite, spaventata da tutto quel benessere piovuto sulle masse: «Si voleva abbattere il “capitalismo dal volto umano”, che si era consolidato specie in Europa, con l’intervento regolatore dello Stato in economia e la diffusione del welfare», scrive Patrizia Scanu. «Fu l’ideologia neoliberista ad ispirare la globalizzazione così come la conosciamo, con tutti i suoi tremendi squilibri e le sue enormi disuguaglianze, che fu programmata a tavolino dalle superlogge reazionarie».

    Politica, economia e geopolitica. Sempre “loro”, in azione. Ovunque: «Erano massoni neoaristocratici i leader politici che applicarono le ricette neoliberiste in economia nei loro paesi». Per esempio Augusto Pinochet in Cile: «Il colpo di Stato del 1973 fu promosso dalle Ur-Lodges “Three Eyes, di cui era membro Henry Kissinger, fra le menti dell’operazione Condor, e “Geburah”. E che dire di Margaret Thatcher (in quota alla “Edmund Burke”), spietata madrina del neoliberismo nel Regno Unito? Ma la contro-rivoluzione non coinvolse il solo occidente: Deng Xiao Ping, che introdusse l’economia di mercato in Cina, era affiliato alla “Three Eyes”. Ronald Reagan? A sua volta membro della Ur-Lodge “White Eagle”, «di cui facevano parte due presidenti della Federal Reserve, Paul Volcker e Alan Greenspan, artefici delle politiche monetarie neoliberiste». Nella “White Eagle” anche William Casey e Antony Fisher, i fondatori del Centre for Economic Policy Studies, importante think-tank neoliberista. «Fra i consiglieri economici di Reagan vi erano numerosi economisti neoliberisti provenienti dalla paramassonica Mont Pelerin Society», fondata dall’austriaco Von Hayek e poi retta, a lungo, dal futuro ministro berlusconiano Antonio Martino.

    Riletta così, la nostra storia recente risulta più comprensibile: fu un’iniziativa neoaristocratica anche la pubblicazione del celebre volume “The Crisis of Democracy”, avvenuta nel 1975 a cura di Samuel Huntington, Michel Crozier e Joji Watanuki («massoni reazionari tutti e tre, affiliati alla “Edmund Burke” e alla “Three Eyes”», annota Patrizia Scanu). Il volume «concluse un lungo periodo di attività e di elaborazione di strategie da parte di numerose Ur-Lodges neoaristocratiche», iniziato negli anni 1967-68 con la fondazione della potente “Three Eyes”. «Fu il manifesto pubblico e propagandistico con il quale si voleva attirare il consenso dei massoni moderati», raccontando che la “crisi della democrazia” era dovuta – tu guarda – a un “eccesso di democrazia”. Troppi diritti, troppa uguaglianza, troppa partecipazione da parte dei cittadini. Il saggio «sosteneva l’importanza dell’apatia delle masse verso la politica, da raggiungere mediante il consumismo e il disgusto verso la corruzione». Al tempo stesso, «proponeva la ricetta per riportare il governo saldamente nelle mani di un’élite, trasformando la democrazia in oligarchia». Questo era il progetto: svuotare di contenuto la democrazia, usando – come strumento – la diffusione del “credo” neoliberista.

    Un’epidemia, riassume Patrizia Scanu, diffusasi a macchia d’olio sulle due sponde dell’Atlantico: nel 1978 fu creata la super-segreta “White Eagle” «per portare Margaret Thatcher al governo nel Regno Unito e Ronald Reagan negli Usa». Poi, a ruota, sempre alla “White Eagle” furono affiliati gli italiani Carlo Azeglio Ciampi e Beniamino Andreatta, «che nel 1981 furono gli artefici del primo clamoroso passo verso la liquidazione dell’Italia come potenza economica, attraverso la mai abbastanza vituperata separazione fra Banca d’Italia e Tesoro, che privò il nostro paese della sovranità monetaria, rendendoci schiavi delle banche private». Una svolta sciagurata, «che avviò la perversa spirale del debito». Lo documenta in modo perfetto l’economista post-keynesiano Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt: «Alla fine degli anni ‘80, la vera partita dietro le quinte è la liquidazione definitiva dell’Italia come competitor strategico». Ciampi, Andreatta e De Mita avevano un obiettivo preciso: «Cedere la sovranità nazionale, pur di sottrarre potere a quella che consideravano la classe politica più corrotta d’Europa». Col divorzio tra Bankitalia e Tesoro, per la prima volta il paese si trovò in crisi finanziaria: prima, infatti, era la Banca d’Italia a fare da “prestatrice di ultima istanza” comprando titoli di Stato e, di fatto, emettendo moneta destinata all’investimento pubblico.

    Chiuso il rubinetto della lira, la situazione precipitò: con l’impennarsi degli interessi (da pagare a quel punto ai nuovi “investitori” privati) il debito pubblico esplose, letteralmente, fino a superare il Pil. Non era un “problema”, un infortunio. Al contrario: era esattamente l’obiettivo voluto. Cioè: «Mettere in crisi lo Stato, disabilitando la sua funzione strategica di spesa pubblica a costo zero per i cittadini, a favore dell’industria e dell’occupazione». Degli investimenti pubblici da colpire, ricorda Galloni, «la componente più importante era sicuramente quella riguardante le partecipazioni statali, l’energia e i trasporti, dove l’Italia stava primeggiando a livello mondiale». Tutti d’accordo, ai vertici dell’élite neoliberale: al piano anti-italiano, sottolinea Patrizia Scanu, partecipò anche la grande industria privata, a partire dalla Fiat, che di colpo smise di investire nella produzione delle auto e preferì comprare titoli di Stato: da quando la Banca d’Italia non li acquistava più, i tassi erano saliti alle stelle. Amputando lo Stato, la finanza pubblica si era trasformata in un ghiottissimo business privato. Fu così che, di colpo, l’industria passò in secondo piano: da lì in poi, sarebbe dovuta “costare” il meno possibile.

    «In quegli anni – riassume Galloni – la Confindustria era solo presa dall’idea di introdurre forme di flessibilizzazione sempre più forti, che poi avrebbero prodotto la precarizzazione». Aumentare i profitti: «Una visione poco profonda di quello che è lo sviluppo industriale». Risultato: «Perdita di valore delle imprese, perché le imprese acquistano valore se hanno prospettive di profitto». Dati che parlano da soli. E spiegano tutto: «Negli anni ’80 – racconta ancora Galloni – feci una ricerca che dimostrava che i 50 gruppi più importanti pubblici e i 50 gruppi più importanti privati facevano la stessa politica, cioè investivano la metà dei loro profitti non in attività produttive ma nell’acquisto di titoli di Stato, per la semplice ragione che i titoli di Stato italiani rendevano tantissimo. E quindi si guadagnava di più facendo investimenti finanziari, invece che facendo investimenti produttivi. Questo è stato l’inizio della nostra deindustrializzazione». Avevano fatto un ottimo “lavoro”, i nostri Ciampi e Andreatta, manovrati dalla “White Eagle” reaganiana e thatchriana, avanguardia dell’élite occulta che, in capo a un decennio, avrebbe poi licenziato – usando Mani Pulite – i “ladri” della Prima Repubblica, per prendersi l’Italia in blocco, lasciando lo Stato in bolletta e i cittadini in mutande.

    E’ abbastanza deprimente, scrive Patrizia Scanu, scoprire – oggi – che i campioni delle storiche privatizzazioni degli anni ‘90 erano, tutti, massoni neoaristocratici. Le famigerate e scandalose dismissioni e privatizzazioni all’italiana furono supervisionate dalla regia del massone neoaristocratico Mario Draghi, «affiliato alle Ur-Lodges “Pan-Europa”, “Edmund Burke” e in seguito anche alla “Three Eyes”, alla “Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum” e alla “White Eagle”». Draghi agiva in qualità di direttore generale del ministero del Tesoro, carica-chiave che rivestì dal 12 aprile 1991 al 23 novembre 2001. Quelle privatizzazioni selvagge furono quindi inaugurate «per conto terzi» sotto il primo governo di Giuliano Amato (1992-93), poi proseguite dal governo Ciampi (1993-94), dal primo governo Berlusconi (1994-95), quindi dal governo di Lamberto Dini (1995-96), dal primo esecutivo guidato da Romano Prodi (1996-98), infine dal governo D’Alema (1998-2000) e poi dal secondo governo Amato (2000-2001). «L’immarcescibile e granitico Mario Draghi – scrive Magaldi – diresse le operazioni ininterrottamente per un decennio, mentre a Palazzo Chigi si avvicendavano ministri e premier del tutto compiacenti (da destra, centro e sinistra) al piano di doloso smembramento e immotivata (sul piano dell’interesse pubblico) svendita a potentati privati di beni e aziende di proprietà del popolo sovrano».

    Tutto cominciò nel 1992. Vogliamo ricordare che cosa fu privatizzato? Lo illustra Francesco Amodeo su “Scenari Economici”. Il ‘92, scrive Amodeo, «è l’anno in cui in soli 7 giorni cambia il sistema monetario italiano, che viene sottratto dal controllo del governo e messo nelle mani della finanza speculativa». Per farlo «vengono privatizzati gli istituti di credito e gli enti pubblici, compresi quelli azionisti della Banca d’Italia». Sempre il ‘92, è l’anno in cui «viene impedito al ministero del Tesoro di concordare con la Banca d’Italia il tasso ufficiale di sconto (il costo del denaro alla sua emissione), che viene quindi ceduto a privati». Non solo: «È l’anno della firma del Trattato di Maastricht e dell’adesione ai vincoli europei. In pratica è l’anno in cui un manipolo di uomini palesemente al servizio del Cartello finanziario internazionale ha ceduto ogni nostra sovranità». A continuare il suo lavoro di smembramento delle aziende di Stato «ci penserà Massimo D’Alema, che nel 1999 favorirà la cessione, tra le altre, di Autostrade per l’Italia e Autogrill alla famiglia Benetton, che di fatto hanno, così, assunto il monopolio assoluto nel settore del pedaggio e della ristorazione autostradale. Una operazione che farà perdere allo Stato italiano miliardi di fatturato ogni anno».

    Se invece di “cartello finanziario internazionale” leggiamo, con Magaldi, “massoneria aristocratica sovranazionale” – avverte Patrizia Scanu – capiamo di colpo il nesso chiarissimo che tiene insieme privatizzazioni, neoliberismo e cessione di sovranità monetaria: prima con la separazione fra Tesoro e banca centrale e poi con il sistema dell’euro. Non manca il legante politico: il Trattato di Maastricht è un capolavoro neoliberista. Risultato voluto e puntualmente ottenuto: deindustrializzazione, crisi della democrazia e del welfare. Cervello dell’operazione? Loro, le Ur-Lodges neoaristocratiche. «Soprattutto, appare chiaro che l’Europa dei tecnocrati e dell’euro, che fu realizzata da Maastricht in poi, lontanissima dall’Europa dei popoli vagheggiata da Altiero Spinelli, era stata progettata fin dall’immediato dopoguerra (dai massoni neoaristocratici Richard Coudenhove-Kalergi e Jean Monnet) per portare al potere un’élite economico-finanziaria a danno delle democrazie europee». Il neoliberismo, sottolinea Patrizia Scanu, era un’ideologia costruita appositamente per questo fine, «cioè per travasare ricchezza dai poveri ai ricchi e asservire gli Stati alle banche private mediante il debito, secondo il più tradizionale sistema imperialista, tenendo buone le masse con la favoletta del debito pubblico, della crisi, dei vincoli europei, del rapporto deficit-Pil, dell’austerity e infine dello spread».

    Micidiale, la “teologia” neoliberista: basata su dogmi di cartapesta, ma perfettamente funzionale al piano di restaurazione oligarchica. «Fu diffusa capillarmente finanziando università, centri di ricerche, think-tank, per soppiantare il “capitalismo dal volto umano” e dei diritti sociali che era stato delineato da Keynes e che vedeva come scopo delle politiche economiche la piena occupazione e il sostegno alla domanda interna». Mentre esalta a parole il libero mercato e lo “Stato minimo”, l’ideologia neoliberista «lavora per costruire monopoli, rendite di posizione, consorterie di privati che si arricchiscono a spese della collettività e assurdi vincoli all’espansione economica, come il pareggio di bilancio». Una sua caratteristica? «La continua confusione di pubblico e privato, con le “sliding doors” fra cariche istituzionali e incarichi privati e con i complessi conflitti di interesse». Ogni paese applica la ricetta a modo suo, ma con lo stesso risultato: «Disuguaglianze, povertà, disoccupazione, compressione dei diritti e insicurezza». Non sono “effetti collaterali” del neoliberismo, applicato alle politiche degli Stati: sono il loro vero obiettivo. «Per conseguirlo, occorre comunque la complicità dei governanti locali, che restano quindi i veri responsabili di questo scempio criminale».

    Una controrivoluzione inesorabile, catastrofica: il progetto è continuato anno dopo anno, con lo smantellamento pezzo a pezzo del welfare e delle tutele del lavoro, del settore pubblico, della scuola, della classe media, «per culminare con il governo Monti nel 2011 e con quel terribile tradimento bipartisan del popolo italiano (votato dal Pd di Bersani e dal centrodestra di Berlusconi, sotto lo sguardo vigile di Giorgio Napolitano, massone neoaristocratico affiliato alla “Three Eyes”), che fu l’introduzione dell’equilibrio di bilancio (supremo dogma neoliberista) nella Costituzione, che ci condanna per sempre al dissanguamento economico, almeno finché non verrà rimosso». Fu allora che Monti (anche lui, dice Magaldi, massone affiliato a una Ur-Lodge, la “Babel Tower”) si disse soddisfatto per aver distrutto la domanda interna. L’eterno supervisore, Mario Draghi – ormai seduto sulla poltronissima della Bce – osservò che tutto stava andando per il meglio: l’inaudito piano di sequestro della sovranità nazionale dei paesi europei a beneficio delle potentissime lobby finanziarie di Bruxelles procedeva a tappe forzate. Prima mossa: dare ossigeno alle banche ma non alle aziende, per indebolire l’Europa del Sud. Seconda: impedire agli Stati, attraverso il Fiscal Compact, di spendere a deficit per i propri cittadini, rilanciando l’occupazione. Obiettivo finale, testualmente: «Riforme strutturali per liberalizzare il settore dei beni e dei servizi e rendere il mercato del lavoro più flessibile».

    L’unica soluzione? Privatizzazione quel che ancora c’èra da razziare. Il declassamento dello Stato, secondo l’uomo che la Germania ha voluto alla guida della Bce, avrebbe assicurato più «equità» al sistema, aprendo spazi meno precari ai giovani attualmente privi di garanzie: per Draghi, la causa della disoccupazione non è stata la crisi mondiale della crescita, ma l’eccesso di tranquillità di chi invece il posto fisso ce l’ha (e se lo tiene stretto). Tutto da rifare: «Il modello sociale europeo è oggi superato», disse il super-banchiere di Francoforte. In una intervista al “Wall Street Journal”, l’ex dirigente strategico della Goldman Sachs gettò alle ortiche oltre mezzo secolo di “pax europea”, cresciuta al riparo del miglior sistema mondiale di welfare. D’ora in poi, ciascuno avrebbe dovuto lottare duramente, per sopravvivere, perché gli Stati – in via di smantellamento, neutralizzati con l’adozione della moneta unica da prendere in prestito a caro prezzo dalla Bce – non avrebbero più potuto garantire protezioni sociali: attraverso il Fiscal Compact, i bilanci sarebbero stati prima validati a Bruxelles e, dal 2013 in poi, nessuno Stato europeo avrebbe più potuto investire un euro per i propri cittadini, al di là della copertura del gettito fiscale.

    «Occorre dunque andare a fondo e guardare dietro la superficie per comprendere chi ci ha derubati della nostra ricchezza, chi ha tradito la Costituzione e ha svenduto la nostra vita e il nostro paese per arricchire un’élite spietata e immeritevole», conclude Patrizia Scanu. «Sarà la storia a giudicare questa sciagurata operazione di rapina ai danni di tutti noi, perpetrata sotto il nostro naso e sotto tutte le bandiere politiche, mentre i mass media compiacenti ci parlavano d’altro». Ora è il momento di aprire gli occhi: «La tragedia di Genova è un terribile monito per tutti noi», scrive la segretaria del Movimento Roosevelt: «O ci riprendiamo diritti, democrazia e sovranità, oppure saremo schiavi per sempre». Non ci credete? Seguite i soldi: «Le incredibili concentrazioni di ricchezza e di potere che esistono adesso, ai livelli più alti del capitalismo, non si vedevano dagli anni Venti. Il flusso dei tributi verso i maggiori centri finanziari del mondo è stato stupefacente». Quello che però è ancora più stupefacente, aggiunge Scanu, è l’abitudine a trattare tutto questo come un semplice – e magari in qualche caso deprecabile – “effetto collaterale” della neoliberalizzazione. «La sola idea che questo aspetto possa invece costituire proprio l’elemento sostanziale a cui puntava la neoliberalizzazione fin dall’inizio – la sola idea che esista questa possibilità – appare inaccettabile».

    Certo, il neoliberismo «ha dato prova di molto talento presentandosi con una maschera di benevolenza, con parole altisonanti come libertà, indipendenza, scelte e diritti, nascondendo le amare realtà della restaurazione del puro e semplice potere di classe, a livello locale oltre che transnazionale, ma in particolare nei principali centri finanziari del capitalismo globale», afferma David Harvey. Ma, appunto, dire “neoliberismo” non basta, così come non bastano le espressioni élite, oligarchia, vero potere. Qui ci sono anche nomi e cognomi: quelli del gotha supermassonico reazionario. «Leggendo il libro di Magaldi, si possono trovare i nomi di tutti i politici italiani e stranieri coinvolti nella distruzione della democrazia in Europa». Così, chiosa Patrizia Scanu, «può esserci più chiaro quali responsabilità abbiano i rappresentanti del popolo (di destra, di centro e di sinistra) che abbiamo votato, ignari e in buona fede, per tanti anni». Ma possibile che Magaldi non sia stato querelato da nessuno? Assolutamente sì: lo rivela l’autore stesso. La “congiura del silenzio” è proseguita anche in Parlamento, dove la senatrice Laura Bottrici (M5S) ha inutilmente citato il libro di Magaldi, il 12 gennaio 2015. «La senatrice chiedeva conto a Giorgio Napolitano della sua affiliazione alla massoneria internazionale. Il che vorrà ben dire qualcosa…».
    Lo stagista.
    Apprendista stregone.

  6. #36
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    Se non si capisce questo, sottolinea Magaldi, non si riesce ad afferrare la vera natura – profondamente oligarchica – del potere (prima occidentale, poi globale) che dagli anni ‘80 ha assunto il dominio del pianeta,
    ...
    L’obiettivo dei neo-aristocratici? «Invertire il corso della storia, trasformando coloro che erano cittadini in neosudditi e schiavizzando sempre di più quelli che sudditi erano sempre rimasti».
    ...

    Fu proprio grazie all’impulso di queste superlogge, spiega Patrizia Scanu, che Von Hayek e Friedman ottennero, rispettivamente nel 1974 e nel 1976, il Premio Nobel per l’Economia («che, detto per inciso, non viene assegnato dagli accademici di Svezia, ma dai banchieri svedesi»). Il progetto era semplice: «Far diventare il neoliberismo – teoria allora marginale e ininfluente – il mainstream in economia».
    la verità economica e storica, è esattamente l'opposta; solo che bisogna aver studiato e capito, per obiettare:

    dalla Lend & Lease act, 1940, che prestava e trasferiva materiali USA ai britannici, fino alla fine degli anni 70, l'economia occidentale è stata segnata da una sorta di turbo-keynesismo alimentato dalle esigenze di Guerra fredda, e trainato dal complesso militar-industriale americano;
    tutta la tecnologia innovativa - e lucrativa - si sviluppava a partire dai brevetti e impieghi militari; tutti i paesi occidentali o alleati dell'Occidente acquistavano praticamente tutte le armi leggere e pesanti, aerei, carri, dagli USA;
    questo equilibrio determinava la circostanza di un "tappo" alla partecipazione di 4/5 del mondo al consumo e alla produzione; Cina, India, Estremo oriente e America Latina, Africa; luoghi dove si moriva a decine di milioni ogni anno per una carestia, o semplicemente d'inedia, prematuramente, a centinaia di milioni;

    quando la tensione della Guerra fredda ha iniziato a scemare, i sovietici si sono dimostrati poco minacciosi, il sistema è andato in crisi; dapprima la potenza economica giapponese ha iniziato ad incrinare l'equilibrio; poi i paesi arabi, che hanno iniziato a comprare il debito americano;

    la finanziarizzazione neo-liberista dell'economia americana dell'era reaganiana non è stato un progetto di élites oscure, ma un processo spontaneo di sostituzione di valori, sempre più gonfiati:
    perché, se prima, al traino dell'industria bellica, si trattava di un'economia reale -la McDonnel-Douglas vendeva effettivamente aerei nel rapporto fisiologico di investimento 30/70, col secondo termine esportato - che a cascata garantiva ricchezza, sotto Reagan, per mantenere inalterato il tenore di vita americano e occidentale, il valore dei beni venne gonfiato in borsa - con le ricorrenti esplosioni delle bolle speculative, dal 1986 - simulando una continuità di domanda;

    ma i beneficiari immediati di questa operazione erano tutti gli occidentali, che fossero piccoli risparmiatori/investitori o solo lavoratori; perché, altrimenti, le loro remunerazioni sarebbero dovute essere decurtate in proporzione al calo di quella domanda artificiosa, o molti avrebbero perso il lavoro;

    qual è stato il vero bilancio finale di questo processo neo-liberista di cui si denuncia la "concentrazione della ricchezza" in sempre meno mani ?
    è stato che negli ultimi 30 anni il reddito medio dei paesi emergenti è cresciuto in modo strabiliante; nessuno muore più di fame in Cina, India o Africa, tranne che in casi di guerra; luoghi, oltretutto, segnati da un'imponente crescita demografica, che rende ancora più significativa la redistribuzione di reddito;
    peraltro, anche il reddito degli occidentali è cresciuto, anche se alcune aspettative sono state deluse;

    quindi, il progetto neo-aristocratico è una cazzata

    Ostacoli politici, all’avanzata dei restauratori? «Il nemico apparente era il socialismo, ma l’obiettivo vero era il keynesismo», ovvero la teoria del massone progressista inglese John Maynard Keynes, “cervello” del New Deal di Roosevelt che risollevò l’America dalla Grande Depressione, fino a creare – di riflesso – il boom economico anche in Europa. Come? Espandendo in modo formidabile il deficit, il debito pubblico strategico, per creare lavoro, fino a realizzare la piena occupazione.
    equilibrio possibile solo con la schiavitù e la depredazione dell'ex-terzo mondo;
    Di qui la reazione dell’élite, spaventata da tutto quel benessere piovuto sulle masse: «Si voleva abbattere il “capitalismo dal volto umano”,
    umano sto cazzo ! era umano in Occidente, a spese degli altri...
    che si era consolidato specie in Europa, con l’intervento regolatore dello Stato in economia e la diffusione del welfare», scrive Patrizia Scanu. «Fu l’ideologia neoliberista ad ispirare la globalizzazione così come la conosciamo, con tutti i suoi tremendi squilibri e le sue enormi disuguaglianze, che fu programmata a tavolino dalle superlogge reazionarie».
    appunto: peccato che in seguito a quella politica i tremendi squilibri e disuguaglianze si siano ridotti; quindi ?
    kazzenger kazzenger kazzenger...

    Riletta così, la nostra storia recente risulta più comprensibile: fu un’iniziativa neoaristocratica anche la pubblicazione del celebre volume “The Crisis of Democracy”, avvenuta nel 1975 a cura di Samuel Huntington, Michel Crozier e Joji Watanuki («massoni reazionari tutti e tre, affiliati alla “Edmund Burke” e alla “Three Eyes”», annota Patrizia Scanu). Il volume «concluse un lungo periodo di attività e di elaborazione di strategie da parte di numerose Ur-Lodges neoaristocratiche», iniziato negli anni 1967-68 con la fondazione della potente “Three Eyes”. «Fu il manifesto pubblico e propagandistico con il quale si voleva attirare il consenso dei massoni moderati», raccontando che la “crisi della democrazia” era dovuta – tu guarda – a un “eccesso di democrazia”. Troppi diritti, troppa uguaglianza, troppa partecipazione da parte dei cittadini. Il saggio «sosteneva l’importanza dell’apatia delle masse verso la politica, da raggiungere mediante il consumismo e il disgusto verso la corruzione». Al tempo stesso, «proponeva la ricetta per riportare il governo saldamente nelle mani di un’élite, trasformando la democrazia in oligarchia». Questo era il progetto: svuotare di contenuto la democrazia, usando – come strumento – la diffusione del “credo” neoliberista.

    Un’epidemia, riassume Patrizia Scanu, diffusasi a macchia d’olio sulle due sponde dell’Atlantico: nel 1978 fu creata la super-segreta “White Eagle” «per portare Margaret Thatcher al governo nel Regno Unito e Ronald Reagan negli Usa». Poi, a ruota, sempre alla “White Eagle” furono affiliati gli italiani Carlo Azeglio Ciampi e Beniamino Andreatta, «che nel 1981 furono gli artefici del primo clamoroso passo verso la liquidazione dell’Italia come potenza economica, attraverso la mai abbastanza vituperata separazione fra Banca d’Italia e Tesoro, che privò il nostro paese della sovranità monetaria, rendendoci schiavi delle banche private». Una svolta sciagurata, «che avviò la perversa spirale del debito». Lo documenta in modo perfetto l’economista post-keynesiano Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt: «Alla fine degli anni ‘80, la vera partita dietro le quinte è la liquidazione definitiva dell’Italia come competitor strategico». Ciampi, Andreatta e De Mita avevano un obiettivo preciso: «Cedere la sovranità nazionale, pur di sottrarre potere a quella che consideravano la classe politica più corrotta d’Europa». Col divorzio tra Bankitalia e Tesoro, per la prima volta il paese si trovò in crisi finanziaria: prima, infatti, era la Banca d’Italia a fare da “prestatrice di ultima istanza” comprando titoli di Stato e, di fatto, emettendo moneta destinata all’investimento pubblico.
    ecco, questa di galloni è una menzogna, ma raccontata con sapienza, con una mezza verità:

    è senz'altro vero che certe élites italiane volessero sottrarre il paese al dominio di un ceto dirigente para-mafioso, che è quello di estrazione dorotea; Galloni, figlio di tanto padre, lo sa bene;
    è falso che il progetto contemplasse la deindustrializzazione italiana; contemplava certamente la fine di un doping a settori assistiti, che vivevano di debito incrementale, a spese dei cittadini-contribuenti;
    Chiuso il rubinetto della lira, la situazione precipitò: con l’impennarsi degli interessi (da pagare a quel punto ai nuovi “investitori” privati) il debito pubblico esplose, letteralmente, fino a superare il Pil. Non era un “problema”, un infortunio. Al contrario: era esattamente l’obiettivo voluto. Cioè: «Mettere in crisi lo Stato, disabilitando la sua funzione strategica di spesa pubblica a costo zero per i cittadini, a favore dell’industria e dell’occupazione».
    l'intento era quello di costringere la politica a farsi carico dei conflitti sociali in tempo reale;
    ma la politica - la società che la esprimeva - ha scelto il neo-democristianesimo di Berlusconi, più spesa, più debito, nonostante Maastricht; volentieri assecondato dalla sinistra; è la società italiana ad essere malata, non per un complotto;

    Degli investimenti pubblici da colpire, ricorda Galloni, «la componente più importante era sicuramente quella riguardante le partecipazioni statali, l’energia e i trasporti, dove l’Italia stava primeggiando a livello mondiale».
    macché primeggiando... facevamo le merendine con la Buitoni-Perugina irizzata lo stato imprenditore, se un settore non è strategico, è inefficiente per definizione; ora le vedi le quote statali francesi con il merging nel settore auto...

    Tutti d’accordo, ai vertici dell’élite neoliberale: al piano anti-italiano, sottolinea Patrizia Scanu, partecipò anche la grande industria privata, a partire dalla Fiat, che di colpo smise di investire nella produzione delle auto e preferì comprare titoli di Stato: da quando la Banca d’Italia non li acquistava più, i tassi erano saliti alle stelle. Amputando lo Stato, la finanza pubblica si era trasformata in un ghiottissimo business privato. Fu così che, di colpo, l’industria passò in secondo piano: da lì in poi, sarebbe dovuta “costare” il meno possibile.

    «In quegli anni – riassume Galloni – la Confindustria era solo presa dall’idea di introdurre forme di flessibilizzazione sempre più forti, che poi avrebbero prodotto la precarizzazione». Aumentare i profitti: «Una visione poco profonda di quello che è lo sviluppo industriale». Risultato: «Perdita di valore delle imprese, perché le imprese acquistano valore se hanno prospettive di profitto». Dati che parlano da soli. E spiegano tutto: «Negli anni ’80 – racconta ancora Galloni – feci una ricerca che dimostrava che i 50 gruppi più importanti pubblici e i 50 gruppi più importanti privati facevano la stessa politica, cioè investivano la metà dei loro profitti non in attività produttive ma nell’acquisto di titoli di Stato, per la semplice ragione che i titoli di Stato italiani rendevano tantissimo. E quindi si guadagnava di più facendo investimenti finanziari, invece che facendo investimenti produttivi. Questo è stato l’inizio della nostra deindustrializzazione». Avevano fatto un ottimo “lavoro”, i nostri Ciampi e Andreatta, manovrati dalla “White Eagle” reaganiana e thatchriana, avanguardia dell’élite occulta che, in capo a un decennio, avrebbe poi licenziato – usando Mani Pulite – i “ladri” della Prima Repubblica, per prendersi l’Italia in blocco, lasciando lo Stato in bolletta e i cittadini in mutande.
    ecco come opera la menzogna/verità parziale di Galloni:
    ti parla del disinvestimento dal rischio d'impresa, e una capra che abbia orecchiato qualche nozione sfusa di economia, tende a credergli: ma - stranamente per il figlio di un ras DC - tace sui motivi di quel fabbisogno così elevato dello stato, che porta i titoli a rendimenti tanto alti:
    proprio quel sistema bancario che finanzia gli amici inetti e fallimentari, l'elefantiasi di produzioni irizzate e sovvenzioni pregresse ai colossi da assicurare in Mediobanca, garantendo la non scalata di altri gruppi, come Fiat, Montedison, ecc... il tutto, coi soldi dei contribuenti e risparmiatori; l'acquisto del consenso con la creazione di lavoro fittizio, la tolleranza all'evasione...

    allora, quella deindustrializzazione non è stata il frutto di un piano malvagio dei massoni, ma l'equilibrio disgraziato di una società il cui sistema industriale era cresciuto dopato e non sapeva reggere il mercato; i kattivi massoni hanno cercato di togliere la "bomba" al ciclista dopato, ma questo prima ha barato, tagliano per i campi, e poi si è fermato all'osteria

    E’ abbastanza deprimente, scrive Patrizia Scanu, scoprire – oggi – che i campioni delle storiche privatizzazioni degli anni ‘90 erano, tutti, massoni neoaristocratici. Le famigerate e scandalose dismissioni e privatizzazioni all’italiana furono supervisionate dalla regia del massone neoaristocratico Mario Draghi, «affiliato alle Ur-Lodges “Pan-Europa”, “Edmund Burke” e in seguito anche alla “Three Eyes”, alla “Compass Star-Rose/Rosa-Stella Ventorum” e alla “White Eagle”». Draghi agiva in qualità di direttore generale del ministero del Tesoro, carica-chiave che rivestì dal 12 aprile 1991 al 23 novembre 2001. Quelle privatizzazioni selvagge furono quindi inaugurate «per conto terzi» sotto il primo governo di Giuliano Amato (1992-93), poi proseguite dal governo Ciampi (1993-94), dal primo governo Berlusconi (1994-95), quindi dal governo di Lamberto Dini (1995-96), dal primo esecutivo guidato da Romano Prodi (1996-98), infine dal governo D’Alema (1998-2000) e poi dal secondo governo Amato (2000-2001). «L’immarcescibile e granitico Mario Draghi – scrive Magaldi – diresse le operazioni ininterrottamente per un decennio, mentre a Palazzo Chigi si avvicendavano ministri e premier del tutto compiacenti (da destra, centro e sinistra) al piano di doloso smembramento e immotivata (sul piano dell’interesse pubblico) svendita a potentati privati di beni e aziende di proprietà del popolo sovrano».
    questa Scanu, o è una capra, o pensa di avere a che fare con delle capre:
    non si capisce perché il popolo italiano debba essere proprietario di beni e aziende che per definizione e operatività tecnica sono meno redditizie e forniscono servizi inferiori a costi maggiori che se operati da privati, purché in concorrenza; se il valore della merendina è 100 lire, quello la pago se la fa un privato in concorrenza con altre;
    se la fa lo stato, la pago 100 più i soldi delle tasse che servono a mantenere l'apparato di management nominato dalla politica tra gli amichetti, come ancora nel caso di Alitalia; e se ci sono concorrenti privati con lo stesso costo fanno una merendina più buona, oppure la stessa ad un prezzo inferiore; che ci guadagna il cittadino ? nulla; gli si tolgono soldi che vanno ai manager e, forse, garantiscono i dipendenti, magari raccomandati;

    Tutto cominciò nel 1992. Vogliamo ricordare che cosa fu privatizzato? Lo illustra Francesco Amodeo su “Scenari Economici”. Il ‘92, scrive Amodeo, «è l’anno in cui in soli 7 giorni cambia il sistema monetario italiano, che viene sottratto dal controllo del governo e messo nelle mani della finanza speculativa». Per farlo «vengono privatizzati gli istituti di credito e gli enti pubblici, compresi quelli azionisti della Banca d’Italia».
    minchia, che scandalo !
    prima, i manager bancari, nominati dai partiti, erogavano credito - a spese dei contribuenti - ad imprenditori inetti e fallimentari; e poi il giochino è finito; naturalmente per colpa della finanza spekulativa

    la cosa comica è che queste capre pentastellate che per anni hanno strillato contro le banke e la ka$ta sono talmente ignoranti da avvalersi di argomentazioni di cui non capiscono il senso;
    negli anni 80 io seguivo le lezioni di Nardozzi e Tarantelli, incentrate prevalentemente proprio sul legame perverso tra politica, imprese e banche, con queste ultime impossibilitate a svolgere il loro lavoro di filtro agli investimenti, per cui se arriva un cretino che chiede soldi per imprese azzardate, il funzionario deve far presente i rischi e negare l'erogazione;
    tipicamente, i palazzinari, Ligresti, Caltagirone, Armellini, si facevano finanziare da quelle banche pubbliche quartieri a prezzi fuori mercato, con scandali e condanne, dopo 20 anni, naturalmente;
    beh, quelli erano soldi dei cittadini-contribuenti, proprio perché quelle banche erano "pubbliche" quanto ti piace la parola... - ma quei soldi sottratti alla vera politica di sostegno al reddito, cioè le case popolari, ad un costo/prezzo decurtato dai profitti di quegli squali;

    il problema della capra pentastellata è che è ignorante e non capisce; e non capisci nemmeno tu, che non hai la casa popolare a disposizione, come tante persone che aderiscono in buona fede a queste mistificazioni gallonesche;
    lo prendi nel culo e applaudi festante alle tesi di quelli che ti hanno incetriolato, senza lubrificante;
    in compenso, inveisci contro chi cerca di aprirti gli occhi

    Sempre il ‘92, è l’anno in cui «viene impedito al ministero del Tesoro di concordare con la Banca d’Italia il tasso ufficiale di sconto (il costo del denaro alla sua emissione), che viene quindi ceduto a privati». Non solo: «È l’anno della firma del Trattato di Maastricht e dell’adesione ai vincoli europei. In pratica è l’anno in cui un manipolo di uomini palesemente al servizio del Cartello finanziario internazionale ha ceduto ogni nostra sovranità».
    nostra di chi ? dei mafiosi che governavano, intascandosi i soldi del contribuente e facendo debiti a carico dei figli...

    «Occorre dunque andare a fondo e guardare dietro la superficie per comprendere chi ci ha derubati della nostra ricchezza, chi ha tradito la Costituzione e ha svenduto la nostra vita e il nostro paese per arricchire un’élite spietata e immeritevole», conclude Patrizia Scanu. «Sarà la storia a giudicare questa sciagurata operazione di rapina ai danni di tutti noi, perpetrata sotto il nostro naso...
    eh, sarebbe davvero il caso...

    Seguite i soldi: «Le incredibili concentrazioni di ricchezza e di potere che esistono adesso, ai livelli più alti del capitalismo, non si vedevano dagli anni Venti. Il flusso dei tributi verso i maggiori centri finanziari del mondo è stato stupefacente». Quello che però è ancora più stupefacente, aggiunge Scanu, è l’abitudine a trattare tutto questo come un semplice – e magari in qualche caso deprecabile – “effetto collaterale” della neoliberalizzazione.
    "seguite i soldi" lo dico sempre anche io;

    dove si spendono i soldi pubblici ? tutti al Nord;
    autostrade, opere pubbliche, infrastrutture, sanità, ecc... Olimpiadi, pedemontane, terzo valico MI-GE, metro milanesi fino a Monza, variante Aurelia, ponte Morandi e Gronda a Genova, salvataggi delle banche in Toscana e Veneto...
    a Roma si sotterra la talpa della metro sotto piazza Venezia; non si sa dove mandare le immondizie... al sud, la fame in Africa; in Sicilia non ci sono le strade, l'acqua... l'AV arriva a Salerno; poi, il deserto... a Taranto si muore di cancro per le acciaierie; oppure si sta senza lavoro; a Brescia ci sono le acciaierie e i termovalorizzatori...
    questo è il ritratto del potere, quello vero; mentre le capre pensano all'euro e alla Trilaterale...
    c'� del lardo in Garfagnana

  7. #37
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    beh, infatti quelle civiltà sono state annientate, così come poi chi le ha annientate;

    si. però con la differenza che i maya, gli incas e quanti altri sono stati "eliminati" fisicamente, mentre quelli che li avevano eliminati sono stati sconfitti in quanto "civiltà" e non in quanto esseri umani. cioè il momento favorevole alla spagna è "passato" quando, come accade per tutti i popoli, la stessa spagna non si è avvantaggiata in quanto nazione, dei cambiamenti intervenuti nel frattempo. quando non ha saputo "intercettare" le tendenze e i meccanismi politici ed economici che rappresentavano "la modernità". ovviamente per quell'epoca. e ovviamente tutte le civiltà hanno un momento particolarmente "favorevole" dopo il quale come dire "declinano". sulle cause del declino ci si può anche interrogare, ma si tratta comunque di un dato di fatto che prima o poi interessa tutti i popoli e la loro organizzazione sociale, politica ed economica.

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    se hai un contadino/servo che ti porta il grano e il pollame, le uova e il burro, non devi essere particolarmente intelligente; se puoi pagare dei mercenari, ti puoi fidare finché hai soldi; se hai cittadini liberi, cambia la musica; la piccola Olanda ha sconfitto la grande Spagna e fondato un impero;

    non dimenticare però che il feudalesimo è durato circa un millennio. quanto è durata la democrazia? molto meno e ancora non si sa se durerà anche nei paesi in cui è durata più a lungo. e anche tra le nazioni "moderne" esistono "notevoli" eccezioni al regime democratico, ad esempio i paesi in passato "comunisti" o "fascisti".

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    ovvio; la misurazione è convenzionale e parte dalla quantità di prodotto e opportunità pro-capite;

    se il fine del "sistema" è la sua sopravvivenza e conservazione di status, finché una modalità "feudale" consente la conservazione di quella performance, puoi dire che "funziona"; ma se un impero, come quello spagnolo, crolla in pochi decenni da centro del mondo a potenza periferica in via di depauperamento, la misura ti indica inefficienza di sistema;

    sulle cause del crollo delle civiltà ci si può ovviamente interrogare, cercando delle risposte "soddisfacenti". si può ad esempio affermare, con un gobineau, che la causa del decadimento sia la progressiva "corruzione" del sangue. per quanto ne so io il declino delle civiltà dipende sempre e comunque, dall'incapacità di far fronte alle sfide che il tempo "presente", di volta in volta impone di assumere. quando un paese non riesce a mutare la propria struttura socio/economica in coincidenza di fenomeni di "rottura" dell'ordine esistente, allora si espone a un lento, ma magari anche "improvviso" decadimento.

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    poi, che un ceto di aristocratici sia riuscito a vivere relativamente "bene" sulle spalle degli impoveriti è una questione interna al sistema; un padre può smettere di lavorare e far prostituire le figlie, mantenendo lo stesso tenore di vita;

    gli aristocratici non erano delinquenti, ma rappresentavano la "classe dirigente" a quel tempo e in quelle aree geografiche. ed erano selezionati sulla base delle proprie capacità, cui corrispondeva una conseguente disponibilità di mezzi, finanziari, giurisdizionali e militari. e ovviamente dai tiranni dell'antica grecia agli "hidalgo" ai dittatori moderni, la spada "di damocle" è sempre appesa al proverbiale "crine".

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    ti permetto, ma è una cazzata; sono i risultati a testimoniarlo; prima della Controriforma l'Italia era fucina di idee e innovazione; dopo un feudo di gente spaventata e immeschinita, prigioniera;

    sai benissimo che sviluppo economico non vuol dire benessere "diffuso". anzi mi pare che durante il feudalesimo e poi l'epoca dei comuni e poi rinascimento ecc., la vita degli italiani fosse molto più tranquilla e pacifica che nelle epoche "precedenti". e questo ovviamente perché, anche se l'economia era di "sussistenza", tanto bastava, mentre invece qualche secolo dopo il concetto di sussistenza non poteva più essere applicato a definire la situazione, ad esempio delle masse operaie, le quali, a causa dell'incremento della popolazione lavorativa e dello sfruttamento intensivo della forza lavoro, non potevano "sopravvivere" se non "lavorando", e magari anche subendo una diminuzione del tenore di vita al di sotto della mera sussistenza, che invece nel basso medioevo era "garantita", in un modo o nell'altro.

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    mica vero; nel XVII* sec il Giappone era il primo produttore di armi da fuoco de mondo; la casata dei samurai non amava l'idea che un contadino potesse disporre di un arma più letale della sua katana, e l'industria è stata smantellata; col che, il paese è diventato periferico tra le potenze mondiali; in quella posizione avrebbe potuto contendere il continente americano a spagnoli, inglesi e olandesi;

    no. la tendenza alla chiusura da parte delle civiltà dell'estremo oriente c'è sempre stata. ma il giappone ha cmq portato avanti una politica "coloniale" durante il XX secolo. ovviamente non in paesi occidentali, ma tra coloro che erano ai giapponesi "etnicamente" affini. un po' come fece la germania tentando di unificare sotto un unico regime i popoli tedeschi dell'est europa.

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    il feudalesimo francese con gli ugonotti a perso la spina dorsale dell'industria tessile, che ha fatto la fortuna dell'Inghilterra, inclusiva; ma ha solo posticipato la rivoluzione, che di fatto è scoppiata in seguito ad una carestia; se ci fosse stato quel valore aggiunto, lo scambio avrebbe potuto facilmente compensare comprando generi alimentari e impedendo la crisi di consenso;

    il problema non è l'inclusività. il problema è adeguare il diritto, cioè le regole, ai mutamenti economici. la borghesia francese voleva esser "riconosciuta" a livello giuridico, per questo fece la rivoluzione. altra cosa in inghilterra, dove la rivoluzione liberale di cromwell risaliva a un secolo prima e dove, a differenza che in francia, i borghesi avevano già consolidato i propri diritti e il proprio potere. i padroni delle "ferriere" sono per l'appunto i borghesi ricchi, che se ne fregano della rivoluzione politica perché non hanno bisogno di normative ad essi favorevoli. il common law inglese non funziona come i codici napoleonici. un conto è imporre nuove norme "scritte". un conto è beneficiare di norme preesistenti alla stessa attività giuridica, che man mano vengono introdotte nel sistema. questo accadde in inghilterra.

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    per questo l'output stabile di ricchezza è un indicatore efficiente di solidità di un sistema di consenso, se riesce a distribuire i sacrifici e la redistribuzione in modalità tali da garantire un consenso; il crollo dell'esercito borbonico di fronte ai garibaldini è un buon esempio di consenso debole che spiega l'esito, apparentemente assurdo e inspiegabile; e così le successive inefficienze militari italiane, tipiche di un popolo di sudditi, anziché di cittadini; quello è un "effetto rendita" tradotto in politica; un cittadino combatte per una democrazia che è "sua"; un suddito per il sovrano, ma solo finché quello garantisce il pane, che il cittadino si fa da sé; il suddito ragionerà da mercenario e si squaglierà non appena avrà visto che il sovrano è caduco.
    allora. i borboni caddero per implosione, e non a causa dei garibaldini, che erano dei pezzenti male armati. poi il sovrano cade quando il popolo non è più disposto a credere che sempre il sovrano sia tale "per grazia di dio". la democrazia nasce quando il tot di informazioni di cui un popolo dispone è tale da consentire un aumento del benessere collettivo a prescindere dall'ordinamento, cioè dalle regole. e con la necessità di crearne di nuove per "legittimare" i nuovi assetti.
    Ultima modifica di sandor; 23-02-2020 alle 23:57

  8. #38
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    @Axe

    Fratello...lascia perdere. Sono concetti troppo avanzati per te.
    Lo stagista.
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  9. #39
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    Citazione Originariamente Scritto da sandor Visualizza Messaggio
    si. però con la differenza che i maya, gli incas e quanti altri sono stati "eliminati" fisicamente, mentre quelli che li avevano eliminati sono stati sconfitti in quanto "civiltà" e non in quanto esseri umani. cioè il momento favorevole alla spagna è "passato" quando, come accade per tutti i popoli, la stessa spagna non si è avvantaggiata in quanto nazione, dei cambiamenti intervenuti nel frattempo. quando non ha saputo "intercettare" le tendenze e i meccanismi politici ed economici che rappresentavano "la modernità". ovviamente per quell'epoca. e ovviamente tutte le civiltà hanno un momento particolarmente "favorevole" dopo il quale come dire "declinano". sulle cause del declino ci si può anche interrogare, ma si tratta comunque di un dato di fatto che prima o poi interessa tutti i popoli e la loro organizzazione sociale, politica ed economica.

    non dimenticare però che il feudalesimo è durato circa un millennio. quanto è durata la democrazia? molto meno e ancora non si sa se durerà anche nei paesi in cui è durata più a lungo. e anche tra le nazioni "moderne" esistono "notevoli" eccezioni al regime democratico, ad esempio i paesi in passato "comunisti" o "fascisti".

    sulle cause del crollo delle civiltà ci si può ovviamente interrogare, cercando delle risposte "soddisfacenti". si può ad esempio affermare, con un gobineau, che la causa del decadimento sia la progressiva "corruzione" del sangue. per quanto ne so io il declino delle civiltà dipende sempre e comunque, dall'incapacità di far fronte alle sfide che il tempo "presente", di volta in volta impone di assumere. quando un paese non riesce a mutare la propria struttura socio/economica in coincidenza di fenomeni di "rottura" dell'ordine esistente, allora si espone a un lento, ma magari anche "improvviso" decadimento.
    scusa ma questa è una lettura "viziata" della storia;
    viziata dall'antropomorfizzazione dei sistemi di pluralità di centri decisionali, che si comportano come vettori di forze, producendo un'eterogeneità di fini;
    magari tu in buona fede posticipi una partenza per evitare il traffico di punta ma in tanti hanno fatto il tuo stesso ragionamento e trovi code lo stesso;

    non si può leggere la storia in retrospettiva come applicazione consapevole di modelli, perché così si fa solo mitologia;
    esistono individui, più o meno liberi di decidere che perseguono propri obiettivi in base alle informazioni di cui dispongono;

    puoi, in una certa misura, valutare l'effetto di forze particolarmente cogenti che interagiscono con la cultura media; per cui, un autoritarismo in certe aree produce rassegnazione, patronato e immobilismo - paesi "spagnoli" - mentre in altre sollecita rivoluzioni; in alcune aree radicali, Francia, in altre negoziali, Inghilterra, ecc...

    gli aristocratici non erano delinquenti, ma rappresentavano la "classe dirigente" a quel tempo e in quelle aree geografiche. ed erano selezionati sulla base delle proprie capacità,
    beh, no; in base al diritto di nascita, come regola; questo è già lo snodo di Hobbes...

    sai benissimo che sviluppo economico non vuol dire benessere "diffuso". anzi mi pare che durante il feudalesimo e poi l'epoca dei comuni e poi rinascimento ecc., la vita degli italiani fosse molto più tranquilla e pacifica che nelle epoche "precedenti". e questo ovviamente perché, anche se l'economia era di "sussistenza", tanto bastava, mentre invece qualche secolo dopo il concetto di sussistenza non poteva più essere applicato a definire la situazione, ad esempio delle masse operaie, le quali, a causa dell'incremento della popolazione lavorativa e dello sfruttamento intensivo della forza lavoro, non potevano "sopravvivere" se non "lavorando", e magari anche subendo una diminuzione del tenore di vita al di sotto della mera sussistenza, che invece nel basso medioevo era "garantita", in un modo o nell'altro.
    sono cose che si misurano; aspettativa di vita, ricchezza media, servizi, opportunità, tutela di fronte all'abuso del potere, ecc...

    no. la tendenza alla chiusura da parte delle civiltà dell'estremo oriente c'è sempre stata. ma il giappone ha cmq portato avanti una politica "coloniale" durante il XX secolo. ovviamente non in paesi occidentali, ma tra coloro che erano ai giapponesi "etnicamente" affini. un po' come fece la germania tentando di unificare sotto un unico regime i popoli tedeschi dell'est europa.
    beh, il fine imperiale giapponese è stato inficiato da quel ritardo culturale nell'adozione della tecnologia, già disponibile; volendo fare un parallelo possibile, si trattava di una figura geopoliticamente analoga a quella dell'Inghilterra elisabettiana: una vocazione imperiale di potenza isolana, con una tecnologia disponibile;
    in Inghilterra la cooptazione dei ceti subalterni ha prodotto un impero; in Giappone, la conservazione ha prodotto un ritardo;

    il ritardo non si è limitato a quella mancata espansione; ha prodotto una cultura del potere che successivamente ha portato al rischio di estinzione nucleare, per incapacità della classe dirigente di esprimere un modello flessibile, "borghese"; i samurai hanno obbedito, anche quando sarebbe stato consigliabile prendere altre strade; sopravvivere dopo l'atomica è uno shock forse peggiore che estinguersi, perché richiede una rielaborazione dell'identità, dei miti di fondazione, dei comportamenti, dell'etica, educazione, ecc...

    il problema non è l'inclusività. il problema è adeguare il diritto, cioè le regole, ai mutamenti economici.
    cioè, esattamente l'inclusività:
    la borghesia francese voleva esser "riconosciuta" a livello giuridico, per questo fece la rivoluzione. altra cosa in inghilterra, dove la rivoluzione liberale di cromwell risaliva a un secolo prima e dove, a differenza che in francia, i borghesi avevano già consolidato i propri diritti e il proprio potere.
    allora. i borboni caddero per implosione, e non a causa dei garibaldini, che erano dei pezzenti male armati. poi il sovrano cade quando il popolo non è più disposto a credere che sempre il sovrano sia tale "per grazia di dio".
    no, questo era già; cade quando non ha più la forza per garantire gli assetti della piramide sociale;
    una piramide autoritaria regge male, perché inefficiente nei momenti di crisi; mica abbiamo solo Franceschiello, eh...
    i sudditi italici hanno sperimentato l'8 settembre, e poi Tangentopoli;

    in questo 3d, hai la dimostrazione palese del mismatch di percezione politica del problema:

    l'ex-grillino Ics, che strilla come un aquila contro presunti complotti massoni, con tutto il panegirico populista sulle caste, ecc... cita un modello di riferimento di cui ha nostalgia per assonanza mitico-verbale: quello delle "banche pubbliche", percepite come una tutela sovrana del "popolo";

    lui, che pure è andato a scuola, non capisce nemmeno la circostanza elementare di quel mito:
    e cioè che una "banca pubblica" è un ente gestito dai politici per prestare i soldi dei contribuenti a privati - come farebbe una qualsiasi banca privata coi soldi dei risparmiatori - ma senza dover rendere conto di come si impiegano quei soldi; quindi, secondo criteri clientelari e truffaldini, puntualmente emersi con Tangentopoli; insomma, la mafia presentata come esercizio di sovranità;
    è paradossale, ma anche culturalmente umiliante, come scoprire in famiglia diverse persone che si sono fatte truffare da Wanna Marchi...

    idem per altre circostanze; si mitizza il tricolore di Alitalia, quando si tratta in effetti di una truffa ordita da italiani in posizione di potere, che si fanno finanziare una loro corsa al profitto eventuale privato, contro la maggioranza dei cittadini tenuti a pagare per le eventuali perdite, nazionalizzate;
    lo stesso che avveniva coi palazzinari; la banca "pubblica" finanziava, quelli andavano in bancarotta, e i contribuenti in sostanza, proprio tramite quelle banche "pubbliche" erano costretti a "comprare", sotto forma di patrimonializzazione della banca "pubblica" stessa, quegli immobili dal valore gonfiato, o altri prodotti analoghi, le auto brutte, ecc...

    si mitizza la svalutazione della moneta sovrana, che aiuta alcuni e droga settori "nazionali" gestiti da incapaci di reggere sul mercato, e fa pagare quella a tutti i cittadini in termini di minor potere d'acquisto; e così via...

    questa è una condizione di minorità, inferiorità culturale, incapacità di leggere i fondamentali della realtà perché questa viene concettualizzata mediante paradigmi tecnicamente fuorvianti;

    es. un datore di lavoro classificato come "francese", poniamo una catena di supermercati, che operi in Italia con una società residente, che impiega personale italiano, compra e vende generi italiani, paga le tasse qui, e il suo capitale può essere detenuto da chiunque, incluso lo stesso dipendente, viene percepita come "straniera" e osteggiata, in favore di un assetto "nazionale";
    che altro non sarebbe che la stessa cosa, che fornisce lo stesso servizio - le zucchine o la bottiglia di vino - ma con un sovrapprezzo di denaro pubblico a remunerare il profitto di grandi azionisti privati e manager "italiani", non si capisce per quale vero vantaggio per la collettività "nazionale";

    in queste partecipate che difendono l'"italianità" e che falliscono periodicamente, proprio perché sottratte al mercato, hai questo costo occulto, con la beffa che i manager fallimentari dopo un anno li pure devi liquidare con buonuscite multi-milionarie; alla faccia delle polemiche contro le ka$te

    ma, se io faccio presente questo costo inutile che grava sui cittadini italiani, a beneficio di altri italiani privilegiati, passo per un nemico della Patria che vuole de-industrializzare; il tutto senza un minimo di percezione del paradosso;

    poi, alla fine, tra una pizza lievitata 12 ore, fatta da un egiziano sotto casa nel forno a legna coi pomodori e il fior di latte buono, e una industriale surgelata fatta non si sa come, ma con la bandierina tricolore sulla plastica della confezione e che - anche se la qualità fosse la stessa, cosa poco probabile - ti costa certamente di più, perché paghi il confezionamento, il trasporto, i macchinari, ecc... tu cosa scegli ?
    c'� del lardo in Garfagnana

  10. #40
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    Ritratto dell'aspirante massone Matteo Renzi.

    Nel 2014 Ferruccio De Bortoli scrive sul Corriere della Sera un editoriale contro Matteo Renzi (che allora era PdC) e il Patto del Nazareno con Silvio Berlusconi.
    Dice De Bortoli nel suo editoriale:
    Questo patto è misterioso, di contenuto sconosciuto ed è impregnato «dallo stantio odore di massoneria».

    Questa è l'intervista a Gioele Magaldi, Gran Maestro della loggia massonica Grande Oriente d'Italia Democratico, rilasciata nel 2014.

    D. “Stantio odore di massoneria”, caro Magaldi ma lei sul Corriere della Sera aveva mai letto un editoriale come quello di Ferruccio De Bortoli di mercoledì 24 settembre? Stiamo parlando del Corriere, dove negli anni ’70 governava Bruno Tassan Din...

    R. L’editoriale di De Bortoli è stato qualcosa di effettivamente inedito e inusuale. Nessuno, però, ha notato la coincidenza tra la sua pubblicazione e la contemporanea presenza di Matteo Renzi alla sede newyorkese del Council on Foreign Relations, solidissimo sodalizio paramassonico istituito nel 1921, mentre nel 1920 era stato fondato il suo omologo britannico, il Royal Institute of International Affairs o Chatam House. Entrambe queste associazioni paramassoniche furono create su iniziativa della Ur-Lodge (termine che indica una superloggia sovranazionale) “Leviathan”. Ed entrambe, sia il Cfr che il Riia, continuano ad essere controllate e gestite da massoni, con la presenza ancillare e subalterna di paramassoni servizievoli, ossia di membri “profani” del jet-set politico, economico-finanziario, mediatico, diplomatico, militare e culturale internazionale, i quali ancora non hanno avuto un’iniziazione massonica presso il circuito elitario ed ambitissimo delle Ur-Lodges, ma aspirano ad averla.

    D. Come mai questo duro articolo di De Bortoli, proprio adesso, mentre il premier si trova negli Stati Uniti? Alessandro Sallusti, direttore del Giornale, scrive “Da che loggia viene la predica”...

    R. Appunto. Sallusti, pur con tutti i limiti di un “non addetto ai lavori” del back-office o high-office del potere (un potere, nel mondo contemporaneo, che ai suoi massimi livelli è strutturalmente massonico) e pur motivato opportunisticamente dalla necessità di contestare a De Bortoli l’attacco a Renzi in tutela del Patto del Nazareno tra il premier e Berlusconi, è quello che è andato più vicino ad una corretta interpretazione dell’intervento debortoliano.

    D. Ma lei cosa pensa di questo editoriale?

    R. In questa sede, posso dirle quanto segue. Da anni e mesi Matteo Renzi si comporta da wannabe, da aspirante massone. Ma l’iniziazione cui egli aspira non è presso il Grande Oriente d’Italia o presso qualche altra Comunione massonica ordinaria, su base nazionale italiana o estera. No, il premier italiano punta molto più in alto. Egli vorrebbe essere iniziato presso la Ur-Lodge “Three Eyes”, la medesima superloggia cui sin dal 1978 fu affiliato Giorgio Napolitano. La stessa superloggia cui è affiliato Mario Draghi, il quale è membro anche di altre Ur-Lodges sovranazionali come la “Pan-Europa”, la “Edmund Burke”, la “Compass Star-Rose” e la “Der Ring”. Ecco, Matteo Renzi vorrebbe essere accolto in uno di questi consessi super-elitari. E badi bene che si tratta di Ur-Lodges di tendenza neoaristocratica e conservatrice, non certo di superlogge progressiste come ad esempio la “Thomas Paine”, la “Montesquieu”, la “Ferdinand Lassalle”, la “Ioannes”, etc. L’attuale premier italiano, al pari di altri illustri personaggi sedicenti progressisti su un piano ufficiale e profano, in realtà vorrebbe tanto essere incluso - come membro alla pari - in quei salotti buoni dell’aristocrazia massonica reazionaria che attualmente sta ridisegnando in senso oligarchico la politica e la società europea. Il problema è che la sua domanda di affiliazione non è stata ancora accolta. I vari Mario Draghi, Giorgio Napolitano, Angela Merkel, Jens Weidmann, Wolfgang Schaüble, Jean-Claude Trichet, Mark Rutte, Peter Sutherland, Anders Fogh Rasmussen, Michael Fuchs, Olli Rehn, Jens Stoltenberg, Lloyd Blankfein, Christian Noyer, Henry Kravis, Christine Lagarde, Frans Timmermans, Peter Mandelson, Jonathan Hill, Juergen Fitschen, Ewald Nowotny, Jyrki Katainen, José Angel Gurria, etc., non si fidano di Renzi wannabe massone cosi come non si sono mai fidati del libero muratore Silvio Berlusconi. Questi ed altri esponenti degli ambienti latomistici più elitari e selettivi hanno sempre nutrito diffidenza e insofferenza verso Berlusconi, considerandolo un parvenu del mondo del potere: troppo border-line, ingombrante, imbarazzante e individualista. E analogo sentimento di perplessità nutrono nei riguardi di Renzi, considerato un narcisista, uno spregiudicato e indisciplinato arrivista. Figuriamoci quanto poco venga apprezzato, da questi ambienti, l’asse Berlusconi-Renzi siglato dal Patto del Nazareno. Perciò, l’atteggiamento dell’establishment massonico neoaristocratico (euro-atlantico) verso l’attuale premier e segretario Pd è ambivalente. Da un lato ne apprezzano le politiche sostanzialmente prone al paradigma dell’austerità (nonostante i proclami e le chiacchiere sterili, generiche e ingannevoli a favore di un’Europa diversa), dall’altro ne temono l’indisciplina e i potenziali voltafaccia, considerandolo smodatamente ambizioso e capace persino, se gli convenisse, di passare un giorno armi e bagagli con il network massonico progressista. Morale della favola: all’aspirante massone elitario Renzi ancora non è stato accordato l’accesso ad una almeno delle superlogge sovranazionali sopra elencate. Renzi, allora, approfitta del suo viaggio negli Stati Uniti per conseguire obiettivi di natura personale su questo piano. Alla conferenza stampa pubblica presso il Council on Foreign Relations, ripete le solite banalità melense, ma in privato chiede e ottiene un’udienza presso un massone di spicco come Richard Nathan Haas, presidente dello stesso Cfr. E l’incontro privato è finalizzato a consentire l’accesso di Renzi presso un’altra Ur-Lodge, sostanzialmente fuori dall’influenza dei vari Napolitano, Draghi, etc. Mi riferisco alla “Leviathan”. La notizia di queste manovre renziane negli Usa, ovviamente, era nota sin da prima che il viaggio cominciasse. Ecco che, allora, il paramassone De Bortoli, su mandato di Draghi, scrive il suo editoriale proprio in coincidenza con la visita newyorkese di Renzi al Cfr. Il messaggio viene frainteso dai più, ignari di tutto quanto ho spiegato, ma è chiaro e semplice. Dice De Bortoli: “Caro Renzi, riallineati ai desiderata del Venerabilissimo Maestro Mario Draghi, altrimenti comincio a sputtanarti sul versante ‘Massoneria”, sia con riferimento ai tuoi inciuci con Berlusconi, sia, se servirà, sparando più alto”. E il buon Alessandro Sallusti, pur non conoscendo i particolari e i retroscena precisi della vicenda, intuisce qualcosa di vero e lo scrive.

    D. Si è molto discusso in questi mesi dell’appartenenza o meno del premier Matteo Renzi alla massoneria. Si è parlato del padre e dei suoi rapporti con Denis Verdini. Ma Licio Gelli, ormai storico maestro venerabile della loggia massonica P2, ha smentito. Lei ne sa di più?

    R. Tiziano Renzi, padre di Matteo, non è iscritto ad alcuna loggia. Ha rapporti di amicizia e vicinanza con alcuni massoni toscani, ma nulla di più. E comunque si tratta di ambienti di piccolo cabotaggio, gli stessi a cui ha accesso il massone Denis Verdini, un lillipuziano in grembiulino rispetto ai big dell’aristocrazia massonica euro-atlantica che ho citato sopra.

    D. Rino Formica, ex ministro del Psi, amico del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha ribadito più volte che il governo Renzi è il programma di Rinascita Nazionale del toscano Licio Gelli che potrebbe portare l’attuale presidente della Bce Mario Draghi al Quirinale...E’ d’accordo?

    R. Il programma cui allude lei si chiamava “Piano di Rinascita Democratica”. Ma pochi sanno che non era altro che la declinazione su scala italiana dei progetti sovranazionali espressi nel manifesto-saggio “The Crisis of Democracy”, testo promulgato urbi et orbi dalla paramassonica Trilateral Commission nel 1975, su mandato della Ur-Lodge “Three Eyes”, che ne aveva distillato i contenuti oligarchici, tecnocratici e anti-democratici sin dalla fine degli anni Sessanta. Mario Draghi, se non costretto dagli eventi e da necessità superiori di commissariare personalmente l’Italia più di quanto non sia già commissariata, non ci pensa proprio a lasciare la poltrona di presidente della Bce (assai più importante della presidenza della Repubblica italiana) prima della scadenza naturale del suo mandato nel 2019.

    D. Dietro l’editoriale di De Bortoli c’è chi dice ci sia proprio la mano di Draghi, magari per rimescolare le carte in vista della sempre più vicina elezione del nuovo presidente della Repubblica.

    R. Le confermo che dietro l’editoriale di De Bortoli c’è la mano di Draghi, ma per le ragioni che le ho spiegato sopra, non per l’irragionevole prospettiva di voler accedere personalmente al Quirinale, quando la sua poltrona all’Eurotower è molto più prestigiosa e influente. Semmai, il massone oligarchico Draghi si preoccupa che, qualora Napolitano dovesse lasciare il Quirinale prima della fine del secondo settennato, al suo posto possa andare persona a lui gradita e fedele (la scelta cadde poi su Mattarella...un "servo" di Draghi). E non qualcuno invece individuato dalla “strana coppia” Renzi-Berlusconi…

    D. Sui presidenti della Repubblica italiana sono sempre circolate voci insistenti sulla loro appartenenza a logge massoniche? E’ vero? Ci fa qualche esempio?

    R. Tra i presidenti della Repubblica italiana, sono stati massoni Luigi Einaudi, Giuseppe Saragat, Francesco Cossiga, Carlo Azeglio Ciampi. E, naturalmente, è massone Giorgio Napolitano. Ma anche Giovanni Leone e Sandro Pertini, pur non formalmente iniziati, furono eletti grazie al supporto di determinati ambienti massonici italiani (Leone) ed extra-italiani (Pertini).

    D. Lei cosa pensa del Patto del Nazareno? Ha davvero l’aspetto di un patto massonico con Silvio Berlusconi?

    R. Il Patto del Nazareno è un banale patto, per il 90% alla luce del sole, tra due capi politici che si somigliano. Simili nell’ambizione internazionale non sempre proporzionata ai mezzi a disposizione, e simili nell’individualismo, nella autocrazia, nella tendenza a circondarsi di collaboratori “maggiordomi o mezze calzette”, nella spregiudicatezza e anche nella fenomenologia affabulatrice e parolaia, che nasconde però poca sostanza riformatrice. Certo, Berlusconi è stato ed è massone, mentre Renzi aspira a diventarlo, cercando di pervenire a quei salotti buoni dell’aristocrazia latomistica globale che sono sempre rimasti inaccessibili al primo.

    D. Quanto durerà ancora il governo Renzi?

    R. Questa domanda me la faccia nella prossima intervista.

    D. L'Italia è ancora il Paese dei burattinai? Le logge comandano ancora o i poteri forti sono diventati troppo deboli?

    R. E’ sbagliata la prospettiva generale con la quale si affronta solitamente questo tema. I poteri forti (dal Settecento ad oggi costitutivamente massonici) sono sempre stati tali e sempre lo saranno. Ma desta francamente compassione e tenerezza l’insipienza con la quale i giornalisti italiani (e non solo italiani) vanno cercando le tracce di questi poteri fra le mura di Comunioni libero-muratorie nazionali ormai in declino da vari decenni, e non sanno (quelli in stolta ma buona fede, perché gli altri loro colleghi vengono pagati appositamente per non parlare di certi temi o per farlo in termini del tutto innocui, scandalistico-mistificatori, gossipari e fuorvianti) alzare gli occhi al cielo dei circuiti massonici sovranazionali, i quali muovono immancabilmente le loro pedine politico-istituzionali, economico-finanziarie, diplomatiche, militari e mediatiche da Occidente ad Oriente, da Settentrione a Meridione. Comunque, proprio per colmare questo raccapricciante vuoto informativo a proposito di chi siano stati e chi siano al presente i liberi muratori più influenti dell’orbe terracqueo, da questo autunno 2014 la casa editrice Chiarelettere pubblicherà ben cinque volumi su questi temi. Parlo di volumi a mia firma e curatela, scritti in collaborazione con altri confratelli dell’establishment massonico progressista sovranazionale. Prima verranno pubblicati i tre volumi di "Massoni Società a responsabilità illimitata", poi i due volumi de "Il Potere Globale e i suoi Venerabili Maestri". Voi giornalisti e i cittadini italiani ed europei in genere, scoprirete che non è un caso se il fratello Barack Obama, nel suo recente intervento all’Onu, ha citato più e più volte Eleanor Roosevelt e la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, la più alta espressione ideologica della Libera Muratoria novecentesca. Coloro che animeranno le battaglie della costituenda Associazione “Eleanor Roosevelt” lo faranno proprio per contrastare l’involuzione oligarchica e tecnocratica della governance europea. Una governance di cui i massoni neoaristocratici Mario Draghi e Giorgio Napolitano sono tra i maggiori responsabili, insieme a diversi loro complici in grembiulino reazionario.

    D. Stefano Bisi, nuovo Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, ha replicato all'editoriale di De Bortoli, spiegando che la massoneria "è una forza fresca, antica ma allo stesso tempo giovane".

    R. Formalmente e idealmente il fratello Bisi ha ragione. E ho anche potuto apprezzare la sua lettera aperta di risposta all’editoriale di De Bortoli (pubblicata sul sito del Goi), specie quando contesta l’uso del termine “stantio”, con riferimento al mondo latomistico. Da che “loggia viene la predica…”, viene da ripetere citando Sallusti. Ciò premesso, mi auguro che i nuovi vertici istituzionali del Grande Oriente d’Italia guidati da Stefano Bisi riescano a schierare Palazzo Giustiniani in modo netto e limpido nel campo della Massoneria progressista. Cioè dalla parte di chi lotta per difendere la democraticità sostanziale, e non soltanto formalistica, della società italiana ed europea. Una democraticità sostanziale che fu conquistata proprio da fratelli massoni dalla “forza fresca, antica e allo stesso tempo giovane”, tra XVIII e XX secolo.
    Lo stagista.
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  11. #41
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    scusa ma questa è una lettura "viziata" della storia;
    viziata dall'antropomorfizzazione dei sistemi di pluralità di centri decisionali, che si comportano come vettori di forze, producendo un'eterogeneità di fini;
    magari tu in buona fede posticipi una partenza per evitare il traffico di punta ma in tanti hanno fatto il tuo stesso ragionamento e trovi code lo stesso;
    no, guarda: non è "antropomorfizzazione", ma soltanto il tentativo di individuare le ragioni di certi fenomeni, ovviamente ex/post. mi pare che quella che tu definisci "pluralità" di centri decisionali, nel passato, in particolare nell'epoca dei sovrani "assoluti", come quelli spagnoli, fosse invece teoricamente "inesistente", dato che c'era appunto un unico "centro" che era l'autorità del monarca. la metafora del "traffico", scusa ma lascia il tempo che trova. cioè se è vero che esiste una testa per ogni automobilista, diverso è per le nazioni, che delle proprie scelte politiche rendono conto solo a sé stesse, ovviamente nell'ambito della politica "interna". all'esterno esistono altri strumenti di azione, come le guerre. non vedo il problema.

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    non si può leggere la storia in retrospettiva come applicazione consapevole di modelli, perché così si fa solo mitologia;
    esistono individui, più o meno liberi di decidere che perseguono propri obiettivi in base alle informazioni di cui dispongono;
    si. i modelli li applica non chi vive i cambiamenti ma chi cerca di spiegarli. non c'è niente di sbagliato, altrimenti non esisterebbe la storiografia e neanche la sociologia, le quali cercano appunto di spiegare le vicende storiche e sociali attraverso delle categorie che fanno parte del metodo di indagine di quelle stesse scienze. ovviamente chi vive un dato cambiamento non può "capirlo", almeno nell'immediato. ma ex post mi pare legittimo proporre delle analisi degli accadimenti.

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    puoi, in una certa misura, valutare l'effetto di forze particolarmente cogenti che interagiscono con la cultura media; per cui, un autoritarismo in certe aree produce rassegnazione, patronato e immobilismo - paesi "spagnoli" - mentre in altre sollecita rivoluzioni; in alcune aree radicali, Francia, in altre negoziali, Inghilterra, ecc...
    si. mi pare però che dipenda molto dalle scelte politiche, perché se dovessimo partire dal presupposto che le stesse "politiche" portano in diversi sistemi a conseguenze opposte, allora per spiegare le differenze dovremmo far ricorso alle stesse categorie e agli stessi schemi ad esempio di coloro che, come ripeto, un gobineau, facevano risalire le "differenze" a elementi razziali.


    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    beh, no; in base al diritto di nascita, come regola; questo è già lo snodo di Hobbes...
    si. ma sai benissimo che esistevano meccanismi di selezione tipo "maggiorascato" che erano finalizzati a perpetuare quel tipo di funzione con riferimento alla discendenza maggiormente "predisposta" a svolgerla.


    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    sono cose che si misurano; aspettativa di vita, ricchezza media, servizi, opportunità, tutela di fronte all'abuso del potere, ecc...
    si. ovviamente se ne può parlare anche a livello "concettuale".

  12. #42
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    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    beh, il fine imperiale giapponese è stato inficiato da quel ritardo culturale nell'adozione della tecnologia, già disponibile; volendo fare un parallelo possibile, si trattava di una figura geopoliticamente analoga a quella dell'Inghilterra elisabettiana: una vocazione imperiale di potenza isolana, con una tecnologia disponibile;
    in Inghilterra la cooptazione dei ceti subalterni ha prodotto un impero; in Giappone, la conservazione ha prodotto un ritardo;

    scusa, ma di quale tecnologia stai parlando? e poi anche il giappone ha avuto il suo impero. ti domando: in italia le politiche autarchiche hanno prodotto "un ritardo"?

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    il ritardo non si è limitato a quella mancata espansione; ha prodotto una cultura del potere che successivamente ha portato al rischio di estinzione nucleare, per incapacità della classe dirigente di esprimere un modello flessibile, "borghese"; i samurai hanno obbedito, anche quando sarebbe stato consigliabile prendere altre strade; sopravvivere dopo l'atomica è uno shock forse peggiore che estinguersi, perché richiede una rielaborazione dell'identità, dei miti di fondazione, dei comportamenti, dell'etica, educazione, ecc...

    allora la bomba atomica deriva da una scelta dei giapponesi? se vuoi dire che i giapponesi non arrivarono all'atomica "prima" degli americani per ragioni "culturali" allora devi fare lo stesso ragionamento anche mettiamo per tedeschi italiani e russi dell'epoca. o no?

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    cioè, esattamente l'inclusività:

    inclusività fa rima con solidarietà, concetto che nasce molto "dopo" le rivoluzioni "liberali", e che non è relativo a cambiamenti più o meno violenti dell'ordine sociale, come per l'appunto le "rivoluzioni".


    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    no, questo era già; cade quando non ha più la forza per garantire gli assetti della piramide sociale;
    una piramide autoritaria regge male, perché inefficiente nei momenti di crisi; mica abbiamo solo Franceschiello, eh...

    si. ma ovviamente le crisi non fanno "differenze" tra forme di stato. anche le democrazie le subiscono, e quindi non può essere formulato alcun giudizio "di valore" premiante per i sistemi democratici, sulla base dell'assunto, del tutto sbagliato, che la democrazia sia una forma di stato più "vantaggiosa" che i regimi autoritari.

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    lui, che pure è andato a scuola, non capisce nemmeno la circostanza elementare di quel mito:
    e cioè che una "banca pubblica" è un ente gestito dai politici per prestare i soldi dei contribuenti a privati - come farebbe una qualsiasi banca privata coi soldi dei risparmiatori - ma senza dover rendere conto di come si impiegano quei soldi; quindi, secondo criteri clientelari e truffaldini, puntualmente emersi con Tangentopoli; insomma, la mafia presentata come esercizio di sovranità;
    è paradossale, ma anche culturalmente umiliante, come scoprire in famiglia diverse persone che si sono fatte truffare da Wanna Marchi...

    ti tolgo dal dubbio. le banche pubbliche "di fatto" esistono anche oggi. da noi al sud come certo saprai c'era il "banco di napoli", sulle cui ceneri nascono tanti piccoli istituti di credito finanziati dalla politica per creare consenso e quindi voti. qui da noi l'economia "si regge" così. e altrimenti non potrebbe essere, perché la gran parte della gente non ha soldi sufficienti per "tenere in piedi" gli istituti di credito locali attraverso i depositi.

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    idem per altre circostanze; si mitizza il tricolore di Alitalia, quando si tratta in effetti di una truffa ordita da italiani in posizione di potere, che si fanno finanziare una loro corsa al profitto eventuale privato, contro la maggioranza dei cittadini tenuti a pagare per le eventuali perdite, nazionalizzate;
    lo stesso che avveniva coi palazzinari; la banca "pubblica" finanziava, quelli andavano in bancarotta, e i contribuenti in sostanza, proprio tramite quelle banche "pubbliche" erano costretti a "comprare", sotto forma di patrimonializzazione della banca "pubblica" stessa, quegli immobili dal valore gonfiato, o altri prodotti analoghi, le auto brutte, ecc...



    tu che soluzioni proponi?

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    si mitizza la svalutazione della moneta sovrana, che aiuta alcuni e droga settori "nazionali" gestiti da incapaci di reggere sul mercato, e fa pagare quella a tutti i cittadini in termini di minor potere d'acquisto; e così via...

    si. ma mi pare che anche il psi di una volta avesse in animo di "fare la lira pesante". poi ovviamente non se ne fece nulla, ma insomma...

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    questa è una condizione di minorità, inferiorità culturale, incapacità di leggere i fondamentali della realtà perché questa viene concettualizzata mediante paradigmi tecnicamente fuorvianti;

    cioè?

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    es. un datore di lavoro classificato come "francese", poniamo una catena di supermercati, che operi in Italia con una società residente, che impiega personale italiano, compra e vende generi italiani, paga le tasse qui, e il suo capitale può essere detenuto da chiunque, incluso lo stesso dipendente, viene percepita come "straniera" e osteggiata, in favore di un assetto "nazionale";

    si. ovviamente la domanda è relativa al "perché" un italiano non può fare la stessa cosa in francia.

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    che altro non sarebbe che la stessa cosa, che fornisce lo stesso servizio - le zucchine o la bottiglia di vino - ma con un sovrapprezzo di denaro pubblico a remunerare il profitto di grandi azionisti privati e manager "italiani", non si capisce per quale vero vantaggio per la collettività "nazionale";

    stessa conseguenza: prova a fare lo stesso ragionamento a parti invertite...

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    in queste partecipate che difendono l'"italianità" e che falliscono periodicamente, proprio perché sottratte al mercato, hai questo costo occulto, con la beffa che i manager fallimentari dopo un anno li pure devi liquidare con buonuscite multi-milionarie; alla faccia delle polemiche contro le ka$te

    sarebbe peggio se fossimo "sudditi" delle multinazionali. faremmo la fine della costa d'avorio...

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    ma, se io faccio presente questo costo inutile che grava sui cittadini italiani, a beneficio di altri italiani privilegiati, passo per un nemico della Patria che vuole de-industrializzare; il tutto senza un minimo di percezione del paradosso;

    il paradosso è che non puoi andare in altri paesi europei a fare ciò che tu auspichi venga fatto da stranieri qui in italia.

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    poi, alla fine, tra una pizza lievitata 12 ore, fatta da un egiziano sotto casa nel forno a legna coi pomodori e il fior di latte buono, e una industriale surgelata fatta non si sa come, ma con la bandierina tricolore sulla plastica della confezione e che - anche se la qualità fosse la stessa, cosa poco probabile - ti costa certamente di più, perché paghi il confezionamento, il trasporto, i macchinari, ecc... tu cosa scegli ?
    ovviamente scelgo la prima, ma non capisco il ragionamento. per me sempre meglio cose come "tradizione", "italianità", "identità", ecc.
    Ultima modifica di sandor; 24-02-2020 alle 19:46

  13. #43
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    Citazione Originariamente Scritto da sandor Visualizza Messaggio
    no, guarda: non è "antropomorfizzazione", ma soltanto il tentativo di individuare le ragioni di certi fenomeni, ovviamente ex/post. mi pare che quella che tu definisci "pluralità" di centri decisionali, nel passato, in particolare nell'epoca dei sovrani "assoluti", come quelli spagnoli, fosse invece teoricamente "inesistente", dato che c'era appunto un unico "centro" che era l'autorità del monarca.
    appunto, non è così, nemmeno per l'autocrate; oltretutto, la stessa azione dell'autocrate risente dei cambiamenti di prospettiva e opportunità; una società è l'interazione tra forze molteplici, organizzate o meno, ma ad assetto variabile, anche una società retta da un'autocrazia;

    la metafora del "traffico", scusa ma lascia il tempo che trova. cioè se è vero che esiste una testa per ogni automobilista, diverso è per le nazioni, che delle proprie scelte politiche rendono conto solo a sé stesse, ovviamente nell'ambito della politica "interna". all'esterno esistono altri strumenti di azione, come le guerre. non vedo il problema.
    il problema è che così sbagli nell'individuare i meccanismi e spiegare le cose; vedi quattro amici al "paradiso della bistecca", ristorante che dista 400 km da casa loro, e pensi: sono andati a mangiare la bistecca, che lì deve essere molto buona;
    solo che poi scopri che uno è vegano; altri due hanno in tasca un biglietto per un concerto che si tiene a 100 km, e non ti spieghi il perché; lo capisci solo se studi e vieni a sapere che in autostrada c'è stato un mega incidente che ha bloccato il traffico in direzione del concerto; dopo una discussione tra i possessori di biglietto e gli altri, vista la sopraggiunta impossibilità matematica di arrivare per tempo, quelli sono usciti e si sono fermati a mangiare dove capita;

    la storia funziona così; se in retrospettiva attribuisci a quel gruppo l'intenzione di andare al "paradiso della bistecca" a 400 km da casa, capisci davvero pochino si quello che è successo;

    si. i modelli li applica non chi vive i cambiamenti ma chi cerca di spiegarli. non c'è niente di sbagliato, altrimenti non esisterebbe la storiografia e neanche la sociologia, le quali cercano appunto di spiegare le vicende storiche e sociali attraverso delle categorie che fanno parte del metodo di indagine di quelle stesse scienze. ovviamente chi vive un dato cambiamento non può "capirlo", almeno nell'immediato. ma ex post mi pare legittimo proporre delle analisi degli accadimenti.
    certo, ma se lo fai con le suggestioni finisci certamente a sbagliare; sempre che il tuo fine sia quello di capire cosa sia accaduto; se vuoi costruire un mito, la cosa è diversa;

    qui abbiamo una tipica mistificazione mitologica, che fa leva su una retorica nominalistica per cui ciò che è nazionale e sovrano è automaticamente "buono";
    la mistificazione sta proprio nell'assimilare una parte - gli interessi vincenti - col tutto, laddove nel tutto sono inclusi i perdenti;
    l'Unità d'Italia era buona per tutti gli unificati ? non direi... è stata una guerra civile, un'annessione, dopo la quale milioni di meridionali sono emigrati, dopo atroci massacri; ma la retorica appiattisce quella storia come un movimento uniforme;
    sussidiare l'"italiana" Fiat, o drogare altre imprese, era una cosa buona ?
    se andiamo a vedere, si trattava di gruppi e consorzi di privati che facevano finanziare il loro interesse ai cittadini contribuenti, i quali perdevano reddito, ricchezza; interesse privato dietro la bandierina tricolore;
    le guerre idem: io vendo le armi e gli equipaggiamenti, me ne sto a casa, mentre tu abbandoni i campi, la famiglia e vai in trincea a farti passare per il tritacarne; in nome di due città che gli austriaci ti avrebbero ceduto comunque, in cambio della neutralità;

    perciò, quando leggo la parola sovranismo, nazione, "Italia", mi domando cosa si vuole e chi andrà a pagare per quell'obiettivo;
    e penso che se fossi un possidente, alto burocrate o privilegiato, con 5, 10 o 50 milioni all'estero, con una moneta nazionale svalutata mi ritroverei dal giorno alla notte più ricco del 30, 40, 50 %; potrei vivere in patria a prezzi di saldo, comprare imprese, immobili, manodopera...

    mentre chi vive di lavoro vedrebbe ridursi il suo potere d'acquisto di tutto ciò che ha una componente importata; cioè, tutto, visto che non abbiamo energia; puoi pure stare a Bari, ma una cassetta di fragole di Policoro ce le devi portare, e se la benzina la paghi il 40% in più non ti è convenuto avere la moneta sovrana; pensa se hai ancora 15 anni di mutuo-casa da pagare, in euro, o il fido in banca per mandare avanti il negozietto...
    c'� del lardo in Garfagnana

  14. #44
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    appunto, non è così, nemmeno per l'autocrate; oltretutto, la stessa azione dell'autocrate risente dei cambiamenti di prospettiva e opportunità; una società è l'interazione tra forze molteplici, organizzate o meno, ma ad assetto variabile, anche una società retta da un'autocrazia;
    si. ma una cosa è 1984, dico il romanzo; altra cosa è la realtà. cioè ovviamente la politica non può entrare nella testa dei cittadini e tanto meno dei consumatori, non può condizionare se non in via "generale" e di "insieme" le scelte economiche o ideali. però può organizzare la società in modo tale da favorire certe scelte che sono sentite come "utili" a livello economico oppure "giuste" a livello ideale. se esiste un unico "governante" che può essere un singolo individuo o un partito, ad es. pcus, oppure una assemblea, ecc. le forze sociali possono essere orientate verso scelte condivise, oppure al contrario è possibile legittimare nuovi rapporti di forza, anche a livello economico. se una qualsiasi compagine sociale fosse per "propria natura" ingovernabile, allora sarebbe il caos, con tutto ciò che ne consegue. grazie a dio non siamo nella preistoria...

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    il problema è che così sbagli nell'individuare i meccanismi e spiegare le cose; vedi quattro amici al "paradiso della bistecca", ristorante che dista 400 km da casa loro, e pensi: sono andati a mangiare la bistecca, che lì deve essere molto buona;
    solo che poi scopri che uno è vegano; altri due hanno in tasca un biglietto per un concerto che si tiene a 100 km, e non ti spieghi il perché; lo capisci solo se studi e vieni a sapere che in autostrada c'è stato un mega incidente che ha bloccato il traffico in direzione del concerto; dopo una discussione tra i possessori di biglietto e gli altri, vista la sopraggiunta impossibilità matematica di arrivare per tempo, quelli sono usciti e si sono fermati a mangiare dove capita;
    si. questo è come dire che l'economia non è una scienza esatta. però c'è stato un tempo in cui si pensava "fermamente" che anche l'economia potesse essere in qualche modo "diretta" a fini di sviluppo. se tu dici ai tre amici, e per tempo, che per quella sera non c'è carne, o magari eviti che vadano al concerto ecc. allora puoi in qualche modo fare sì che cmq l'economia della serata "non ne risenta". però per fare questo serve una "scelta politica", un sistema mediatico che funziona e ovviamente un certo assetto del sistema economico. quello che hai ipotizzato non sarebbe mai potuto accadere ad esempio in un paese "sovietico", perché lì, essendo l'economia poziore sulla politica, avresti avuto i magazzini del popolo anziché la casa della bistecca, e ovviamente i pubblici trasporti che, in quanto prevalenti sulle auto private, avrebbero, quanto meno a livello di "probabilità", evitato la congestione in "autostrada". con tutto ciò che ne consegue.

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    la storia funziona così; se in retrospettiva attribuisci a quel gruppo l'intenzione di andare al "paradiso della bistecca" a 400 km da casa, capisci davvero pochino si quello che è successo;
    si. basterebbe eliminare un tot di "libertà" e "pressappochismo". ma con tutti i costi delle dittature.


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    certo, ma se lo fai con le suggestioni finisci certamente a sbagliare; sempre che il tuo fine sia quello di capire cosa sia accaduto; se vuoi costruire un mito, la cosa è diversa;
    nessun mito. semplicemente non è il "caso" a "fare la storia".

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    qui abbiamo una tipica mistificazione mitologica, che fa leva su una retorica nominalistica per cui ciò che è nazionale e sovrano è automaticamente "buono";
    la mistificazione sta proprio nell'assimilare una parte - gli interessi vincenti - col tutto, laddove nel tutto sono inclusi i perdenti;
    l'Unità d'Italia era buona per tutti gli unificati ? non direi... è stata una guerra civile, un'annessione, dopo la quale milioni di meridionali sono emigrati, dopo atroci massacri; ma la retorica appiattisce quella storia come un movimento uniforme;
    appunto. non fu un movimento di popolo, ma il risultato di precise "scelte" politiche. e poi ovviamente per un napoletano o borbone o angioini non è che a livello "di pancia" potesse "cambiare qualcosa".

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    sussidiare l'"italiana" Fiat, o drogare altre imprese, era una cosa buona ?
    se andiamo a vedere, si trattava di gruppi e consorzi di privati che facevano finanziare il loro interesse ai cittadini contribuenti, i quali perdevano reddito, ricchezza; interesse privato dietro la bandierina tricolore;
    si. ma chi erano i contribuenti se non coloro che, grazie a operai e un po' di indotto, campavano sulle spalle della fiat?

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    le guerre idem: io vendo le armi e gli equipaggiamenti, me ne sto a casa, mentre tu abbandoni i campi, la famiglia e vai in trincea a farti passare per il tritacarne; in nome di due città che gli austriaci ti avrebbero ceduto comunque, in cambio della neutralità;
    si. queste scelte si fanno per risolvere sempre le crisi "demografiche", economiche, internazionali, ecc. purtroppo ad oggi è ancora un sistema "insuperato" quanto a efficacia. e poveri quelli che ci capitavano.

    Citazione Originariamente Scritto da axeUgene Visualizza Messaggio
    perciò, quando leggo la parola sovranismo, nazione, "Italia", mi domando cosa si vuole e chi andrà a pagare per quell'obiettivo;
    e penso che se fossi un possidente, alto burocrate o privilegiato, con 5, 10 o 50 milioni all'estero, con una moneta nazionale svalutata mi ritroverei dal giorno alla notte più ricco del 30, 40, 50 %; potrei vivere in patria a prezzi di saldo, comprare imprese, immobili, manodopera...
    e no. se la moneta si svaluta, allora se hai capitali in quella moneta la svalutazione colpisce anche te. viceversa se la moneta si "rivaluta".

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    mentre chi vive di lavoro vedrebbe ridursi il suo potere d'acquisto di tutto ciò che ha una componente importata; cioè, tutto, visto che non abbiamo energia; puoi pure stare a Bari, ma una cassetta di fragole di Policoro ce le devi portare, e se la benzina la paghi il 40% in più non ti è convenuto avere la moneta sovrana; pensa se hai ancora 15 anni di mutuo-casa da pagare, in euro, o il fido in banca per mandare avanti il negozietto...
    sull'energia: io sotto casa ho un traliccio dell'elettricità. l'energia che passa per quei cavi è italiana o francese?

  15. #45
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    si. ma una cosa è 1984, dico il romanzo; altra cosa è la realtà. cioè ovviamente la politica non può entrare nella testa dei cittadini e tanto meno dei consumatori, non può condizionare se non in via "generale" e di "insieme" le scelte economiche o ideali. però può organizzare la società in modo tale da favorire certe scelte che sono sentite come "utili" a livello economico oppure "giuste" a livello ideale. se esiste un unico "governante" che può essere un singolo individuo o un partito, ad es. pcus, oppure una assemblea, ecc. le forze sociali possono essere orientate verso scelte condivise, oppure al contrario è possibile legittimare nuovi rapporti di forza, anche a livello economico. se una qualsiasi compagine sociale fosse per "propria natura" ingovernabile, allora sarebbe il caos, con tutto ciò che ne consegue. grazie a dio non siamo nella preistoria...
    non il caos, ma una legittimazione di rapporti di forza; per esempio, la proprietà non è una legge di natura, né una "giustizia ideale";

    si. questo è come dire che l'economia non è una scienza esatta. però c'è stato un tempo in cui si pensava "fermamente" che anche l'economia potesse essere in qualche modo "diretta" a fini di sviluppo. se tu dici ai tre amici, e per tempo, che per quella sera non c'è carne, o magari eviti che vadano al concerto ecc.
    non era questo il punto; il punto è che se non conosci gli eventi e interpreti retrospettivamente gli eventi per farli aderire ad uno sviluppo intenzionale coerente, come si trattasse di una persona che agisce in modo lineare - persino questa è un'ipotesi difficile; si cambia idea - sbagli sicuramente;

    nessun mito. semplicemente non è il "caso" a "fare la storia".
    il mito lo crei se vuoi magnificare la "casa della bistecca", dicendo che c'è gente che fa 400 km per andarci a mangiare, quando quelli stavano andando al concerto e lì sono arrivati per caso;

    appunto. non fu un movimento di popolo, ma il risultato di precise "scelte" politiche
    l'artificio mitopoietico è quello di ridurre ad uno, negando le contrapposizioni; raccontare quella storia come una cosa "italiana", buona e giusta, ignorando la complessità; fanno lo stesso errore i filo-borbonici quando vogliono ignorare i motivi dell'implosione del Regno, nel tentativo di creare un mito di quello stato come felice ed evoluto, ecc...

    si. ma chi erano i contribuenti se non coloro che, grazie a operai e un po' di indotto, campavano sulle spalle della fiat?
    u' cuntrario... era quella Fiat che faceva profitti a spese dei contribuenti;

    e no. se la moneta si svaluta, allora se hai capitali in quella moneta la svalutazione colpisce anche te. viceversa se la moneta si "rivaluta".
    se io ho depositi in euro all'estero e qui torna la lira e si svaluta, io continuo ad avere euro all'estero; il mio patrimonio liquido qui ha più potere d'acquisto;

    sull'energia: io sotto casa ho un traliccio dell'elettricità. l'energia che passa per quei cavi è italiana o francese?
    è connotata nella misura di quanto si importa; un po' iraniana, un po' saudita, francese, ecc... nella misura in cui importiamo;
    se non importassimo, tu non potresti avvalerti di quell'elettricità, e certamente non a quel prezzo;
    se fosse solo "italiana", sarebbe razionatissima.
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