Risultati da 1 a 15 di 15

Discussione: Marco Aurelio, Colloqui con sé stesso

Visualizzazione Elencata

Messaggio precedente Messaggio precedente   Nuovo messaggio Nuovo messaggio
  1. #4
    Opinionista L'avatar di Tiberio
    Data Registrazione
    16/08/16
    Messaggi
    3,530
    LIBRO VII

    1 Cos'è la malvagità? È quello che hai visto tante volte. E per ogni avvenimento tieni sottomano la considerazione: «È quello che hai visto tante volte». Insomma, troverai il perenne andirivieni delle stesse cose, di cui sono piene le storie delle epoche antiche, delle età di mezzo, dei tempi recenti, di cui sono piene le città e le case. Nulla di nuovo: tutto è consueto e dura poco.
    2 In che altro modo possono morire i principî, se non per l'estinguersi delle rappresentazioni ad essi corrispondenti, che sta a te ravvivare continuamente? Su questo punto posso nutrire l'opinione dovuta: e se posso, perché turbarmi? Ciò che è fuori della mia mente non è assolutamente nulla per la mia mente: imparalo, e sei un uomo retto. Puoi rivivere; torna a vedere le cose come le vedevi: questo significa rivivere.
    3 Futilità di un corteo trionfale, drammi in scena, greggi, mandrie, combattimenti con la lancia, un osso gettato a dei botoli, un boccone di pane nelle vasche dei pesci, affannarsi di formiche sotto il carico, topolini impauriti che corrono qua e là, marionette mosse con i fili. In queste situazioni bisogna mantenere un atteggiamento benevolo, senza ombra di alterigia, pur osservando che ciascuno vale tanto quanto valgono le cose cui ha rivolto il suo impegno.
    4 Bisogna seguire con attenzione, parola per parola, quello che si dice e, impulso per impulso, quello che avviene, e, in quest'ultimo caso, vedere sùbito con quale scopo è in relazione l'impulso, nel primo, osservare bene qual è il significato.
    5 La mia mente arriva a questo oppure no? Se vi arriva, me ne servo come di uno strumento fornitomi per questo cómpito dalla natura universale; altrimenti, o cedo il cómpito a chi può svolgerlo meglio, oppure, se tale cómpito non può toccare ad altri, lo svolgo come posso, prendendo al mio fianco chi sia in grado, collaborando con il mio principio dirigente, di fare quel che ora è opportuno e utile alla comunità. Qualunque cosa, infatti, io faccia, con le mie forze o con l'aiuto di altri, occorre tendere a questa sola meta, a ciò che è utile e appropriato alla comunità.
    6 ...quanti, già celebratissimi, sono ormai consegnati all'oblio; e quanti, che li avevano celebrati, da tempo sono scomparsi.
    7 Non vergognarti di ricevere aiuto: il cómpito che ti attende, infatti, è di fare il tuo dovere come un soldato che combatte sulle mura. E allora? E se tu, azzoppato, non fossi in grado di salire da solo sugli spalti, e ci riuscissi invece con l'aiuto di un altro?
    8 Non lasciarti turbare dal futuro: ci arriverai, se dovrai arrivarci, con la stessa ragione che ora usi per il presente.
    9 Tutte le cose si intrecciano tra loro e il loro legame è sacro, e si può dire che non ci sia cosa estranea alle altre, perché tutte sono coordinate e concorrono all'ordine del medesimo cosmo. Unico, infatti, è il cosmo formato da tutte le cose, unico il dio che pervade ogni cosa, unica la sostanza, unica la legge, comune la ragione di tutti gli esseri provvisti di intelligenza, unica la verità, poiché unica è pure la compiutezza degli esseri che hanno la stessa origine e partecipano della stessa ragione.
    10 Ogni cosa materiale in un istante scompare nella sostanza dell'universo, ogni causa in un istante viene riassunta nella ragione universale, e in un istante il ricordo di ogni cosa sprofonda sepolto nell'eternità.
    11 Per l'essere razionale la medesima azione che è conforme a natura è anche conforme a ragione.
    12 Diritto o raddrizzato.
    13 Lo stesso rapporto che in un singolo organismo intercorre tra le membra del corpo, collega, in esseri distinti, le capacità razionali, che sono state costituite per collaborare tra loro ad un'unica attività. Il concetto ti diverrà più evidente se ripeterai più volte a te stesso: «Sono un membro [mélos] del sistema formato dagli esseri razionali». Se invece dirai, con la lettera rho, di esserne solo una parte [méros], significa che non ami ancora gli uomini dal profondo del cuore, che il far del bene non ti allieta ancora con la piena consapevolezza della tua condotta, che continui a farlo come un semplice dovere, non ancora persuaso di fare del bene, così, anche a te stesso.
    14 Ciò che vuole colpire, colpisca pure dall'esterno le cose che possono soffrirne. Queste, infatti, se vorranno, potranno lamentarsi delle proprie sofferenze, mentre io, se non ritengo che l'accaduto sia male, non ho ancora ricevuto danno. E ho la possibilità di non ritenere che si tratti di un male.
    15 Qualunque cosa uno faccia o dica, devo essere un uomo virtuoso; come se l'oro o lo smeraldo o la porpora ripetessero sempre: «Qualunque cosa uno faccia o dica, devo essere uno smeraldo e mantenere il mio colore».
    16 Il principio dirigente non provoca turbamenti a se stesso: intendo dire, per esempio, che non spaventa, non fa soffrire se stesso, non si induce a desiderare. Se un altro è in grado di spaventarlo o farlo soffrire, lo faccia: perché il principio dirigente, per la facoltà che ha di formarsi un'opinione, non si piegherà a simili alterazioni. Il corpo pensi, dal canto suo, a non patire nulla, se ne è capace, e, se patisce qualcosa, lo dica; ma l'anima, in quanto può formarsi un'opinione di ciò che prova paura, di ciò che sente dolore, insomma di tutta la situazione, non c'è rischio che patisca nulla: perché non ha cedimenti verso un simile giudizio. Il principio dirigente, per quanto da esso dipende, non ha bisogno di nulla, a meno di crearsi da sé una necessità, e analogamente è anche immune da turbamenti e ostacoli, a meno che non turbi o ostacoli se stesso.
    17 Felicità è un demone buono o [...] buono. Allora che fai qui, rappresentazione? Vattene, in nome degli dèi, come sei venuta: non ho bisogno di te. Sei qui secondo la tua vecchia abitudine; non mi adiro con te: solo, vattene!
    18 C'è qualcuno che teme la trasformazione? E cosa può avvenire senza trasformazione? E che cosa vi è di più caro o familiare alla natura dell'universo? Tu stesso puoi forse prendere un bagno caldo se la legna non si trasforma in calore? Puoi nutrirti, se il cibo non si trasforma? E che altro, tra le cose utili, può realizzarsi senza trasformazione? Non vedi, quindi, che anche la tua trasformazione è uguale a queste e ugualmente necessaria alla natura dell'universo?
    19 Attraverso la sostanza universale passano, come attraverso un torrente, tutti i corpi, i quali condividono la natura dell'universo e con essa collaborano, come le nostre membra fanno tra loro. ...quanti Crisippi, quanti Socrati, quanti Epitteti ha già ingoiato l'eternità. La stessa considerazione ti si presenti a proposito di qualsiasi uomo e qualsiasi cosa.
    20 Di un'unica cosa mi preoccupo: di non trovarmi a fare ciò che la costituzione dell'uomo non vuole, o ad agire come non vuole o a compiere ciò che al momento non vuole.
    21 È prossimo, per te, l'oblio di tutto; prossimo, per tutti, l'oblio di te.
    22 Prerogativa propria dell'uomo è amare anche chi sbaglia. E questo si verifica, se ti si presenta il pensiero che si tratta di parenti e che sbagliano per ignoranza e senza volerlo, e che tra poco entrambi, tu e chi ha sbagliato, sarete morti, e, soprattutto, che costui non ti ha danneggiato, perché non ha reso il tuo principio dirigente peggiore di prima.
    23 La natura universale dalla sostanza universale, come dalla cera, ora ha plasmato un cavallo, poi lo ha fuso e ha usato la sua materia per un albero, poi per un uomo, poi per qualcos'altro; e ciascuno di questi esseri è sorto per durare brevissimo tempo. Ma per un cofanetto non c'è nulla di terribile nell'essere distrutto come neppure nell'essere costruito.
    24 Un volto oscurato dall'ira è decisamente contrario a natura: quando più volte [...] alla fine si estingue, così da non poter più, in alcun modo, essere acceso. Cerca di afferrare bene almeno questo principio, cioè che si tratta di cosa contraria alla ragione. Perché se svanirà anche la percezione dell'errore, quale ragione di vivere resterà più?
    25 La natura che governa l'universo tra un istante trasformerà tutte le cose che vedi, e dalla loro sostanza ne produrrà altre e dalla sostanza di queste altre ancora, perché il cosmo resti sempre giovane.
    26 Quando uno sbaglia nei tuoi confronti, considera sùbito quale opinione sul bene o sul male lo ha spinto all'errore: se riuscirai a capirlo proverai compassione per lui e non sarai più sorpreso né adirato. Infatti, se hai ancora, anche tu, la sua stessa opinione del bene, o ne hai una simile, devi scusarlo; se invece la tua opinione del bene e del male non è più di questo genere, ti sarà più facile essere indulgente con chi sbaglia.
    27 Non pensare alle cose assenti come se fossero presenti, ma, tra quelle presenti, valuta le più favorevoli e ricorda, in proposito, come le cercheresti, se non le avessi a disposizione. Ma contemporaneamente bada di non abituarti, essendone così soddisfatto, ad apprezzarle al punto da turbarti se un giorno non ci fossero più.
    28 Raccogliti in te stesso. Il principio razionale che ti dirige è per natura autosufficiente, quando agisce secondo giustizia, e proprio nell'agire così trova pace.
    29 Cancella la rappresentazione. Ferma i fili che muovono la marionetta. Circoscrivi l'istante presente del tempo. Prendi cognizione di ciò che avviene a te o ad altri. Separa e suddividi l'oggetto in fattore causale e fattore materiale. Pensa all'ora estrema. Lascia l'errore di quell'uomo là dove l'errore è sorto.
    30 Applica il pensiero a quanto si dice. Penetra con la mente negli avvenimenti e nei loro fattori.
    31 Ilumina te stesso con la semplicità, il pudore e l'indifferenza per ciò che sta a metà tra la virtù e il vizio. Ama il genere umano. Segui dio. Quello dice: «Tutto è per convenzione, solo gli elementi esistono realmente». È sufficiente ricordare che tutto è per convenzione: a questo punto da ricordare c'è davvero poco.
    32 [Sulla morte] O dispersione (nel caso la realtà sia costituita da atomi), o altrimenti (nel caso sia un'unità compatta) estinzione o trasmigrazione.
    33 [Sul dolore] Ciò che è insopportabile uccide, ciò che invece perdura è sopportabile; la mente, ritirandosi in se stessa, mantiene la propria quiete, e il principio dirigente non riceve danno. Quanto alle parti danneggiate dal dolore, dichiarino, se sono in grado, la loro sofferenza.
    34 [Sulla fama] Osserva la loro mente, quale natura abbia, quali cose eviti, quali insegua. E osserva che, come gli strati di sabbia depositandosi gli uni sugli altri nascondono quel che precede, così nella vita i fatti precedenti in un attimo sono nascosti dai fatti che vi si depositano sopra.
    35 «A chi dunque ha una mente magnanima e l'attitudine ad abbracciare col pensiero la totalità del tempo e dell'essere, davvero tu credi che la vita umana possa sembrare una cosa molto importante? - Impossibile - disse quello. - E quindi un uomo di questo genere giudicherà forse la morte qualcosa di terribile? - No, affatto».
    36 «È condizione di un re agire bene ed esser criticato».
    37 È vergognoso che il volto si lasci docilmente atteggiare e comporre come ordina la mente, e la mente invece non sappia atteggiare e comporre se stessa.
    38 «Non ci si deve adirare con le cose:
    a queste, infatti, non importa nulla».
    39 «Agli dèi immortali e a noi concedi motivi di gioia».
    40 «...mietere la vita come una spiga matura,
    e che uno viva, l'altro no».
    41 «E se dagli dèi siamo stati trascurati io e i miei due figli,
    anche questo ha la sua ragione».
    42 «Il bene e il giusto sono con me».
    43 Non unirsi alle lamentazioni, non sussultare.
    44 «A questo potrei giustamente ribattere: hai torto, amico mio, se credi che un uomo di un qualche minimo valore debba calcolare il rischio di vita e di morte e invece non considerare soltanto se, quando agisce, agisce giustamente o ingiustamente, e da uomo virtuoso o da malvagio».
    45 «Perché, Ateniesi, la verità è questa: nel posto dove uno si schiera, perché lo ha giudicato il migliore o perché gli è stato assegnato dal comandante, in quel posto, a mio parere, deve rimanere e sfidare il pericolo senza dar peso alla morte e a nient'altro più che al disonore».
    46 «Mio caro, guarda se la nobiltà d'animo e il bene non siano qualcosa di diverso dal salvare gli altri e se stessi; se chi è davvero un uomo non debba trascurare la durata della vita e, invece di attaccarvisi tanto, non debba piuttosto rimettere la questione al dio e, credendo a quello che dicono le donne - cioè che nessuno può sfuggire al suo destino -, pensare a vivere nel modo migliore per il tempo che deve vivere».
    47 Osserva il corso degli astri, come ruotando insieme con essi, e considera continuamente il reciproco trasformarsi di un elemento nell'altro: la rappresentazione di queste cose purifica dalla lordura della vita su questa terra.
    48 [Bello il pensiero di Platone!] E parlando degli uomini occorre anche osservare le cose terrene come da un luogo elevato si guarda verso il basso: mandrie, eserciti, campi coltivati, matrimoni, divorzi, nascite, morti, clamore di tribunali, terre deserte, popolazioni barbariche varie, feste, lamentazioni, mercati, tutto questo gran miscuglio e l'armonioso ordine che nasce dagli opposti.
    49 Ripercorri nella mente il passato, tanti mutamenti di imperi e dominazioni; si può anche prevedere il futuro: sarà del tutto simile; e non è possibile uscire dal ritmo degli eventi attuali, per cui indagare la vita umana per quaranta anni o per diecimila è esattamente la stessa cosa. Infatti, cosa potrai vedere di più?
    50 E:
    ciò che è nato dalla terra torna
    alla terra, e le stirpi germogliate dall'etere
    tornano alla volta eterea;
    in altri termini: dissolvimento dei reciproci legami degli atomi e una consimile dispersione degli elementi non passibili.
    51 E:
    cercando con cibi, bevande e incantesimi
    di deviare il corso del destino, per non dover morire.
    Il vento che spira dagli dèi è necessario
    sopportare, soffrendo senza lamenti.
    52 Più abile nella lotta, non però più incline al bene comune, né più pudico, né più disciplinato verso gli avvenimenti, né più indulgente verso gli errori del prossimo.
    53 Là dove un'azione può essere compiuta secondo la ragione comune agli dèi e agli uomini, non vi è nulla da temere: perché là dove si può conseguire un vantaggio tramite un'attività che avanzi per la retta via e proceda conforme alla costituzione del soggetto, non si deve temere nessun danno.
    54 Ovunque e continuamente è in tuo potere, esprimendo devozione agli dèi, sentirti appagato dalla situazione presente, comportarti secondo giustizia con gli uomini presenti e applicarti scrupolosamente alla rappresentazione presente, perché non vi si insinui nulla che non sia stato compreso a fondo.
    55 Non volgerti intorno a guardare i principî dirigenti degli altri, ma guarda dritto a quale meta ti guidi la natura - sia la natura universale, per mezzo degli avvenimenti che ti toccano, sia la tua, per mezzo dei doveri che ti attendono. Il dovere di ciascuno, d'altronde, è di fare quel che consegue alla sua costituzione; ora, mentre gli altri esseri sono stati costituiti per gli esseri razionali - e, del resto, in ogni altra situazione gli esseri inferiori sono costituiti per quelli superiori -, gli esseri razionali sono stati costituiti gli uni per gli altri. Quindi il valore eminente nella costituzione dell'uomo è l'inclinazione a vivere in società; al secondo posto viene la facoltà di non cedere alle passioni del corpo; infatti è proprio del movimento della ragione e dell'intelletto circoscrivere se stesso e non risultare mai inferiore al movimento dei sensi e a quello degli impulsi, poiché questi ultimi sono entrambi movimenti animali, mentre il movimento dell'intelletto vuole avere il primato e non essere dominato da quelli. Giustamente, senza dubbio, perché è nella sua natura disporre e servirsi di tutti quelli. La terza caratteristica, nella costituzione dell'essere razionale, è non esser precipitoso nei giudizi e non lasciarsi ingannare. Attenendosi a queste peculiarità, quindi, il principio dirigente percorra la retta via: e avrà ciò che è suo.
    56 Fa conto di esser morto, di aver concluso ora la tua esistenza: devi vivere il resto dei tuoi giorni come un di più, secondo natura.
    57 Ama unicamente quello che ti accade e viene intrecciato nella tua vita. Che può esservi di più appropriato?
    58 Ad ogni singolo accadimento tieni davanti agli occhi coloro cui accadevano le stesse cose, dopodiché soffrivano, si stupivano, si lamentavano: e adesso quelli dove sono? In nessun luogo. E allora? Vuoi comportarti anche tu allo stesso modo? Non preferisci invece lasciare i turbamenti a te estranei a chi turba e a chi si lascia turbare, e dedicarti per intero a capire quale uso fare degli eventi? Infatti potrai farne buon uso e ne avrai materia per agire, purché tu presti attenzione e desideri essere virtuoso in tutto ciò che fai; e purché ti ricordi di ambedue le cose, che [...] e importante ciò su cui verte l'azione.
    59 Scava dentro di te. Dentro è la fonte del bene, e può sgorgare perenne, se perenne è il tuo scavo.
    60 Bisogna anche che il corpo sia saldo e non venga agitato, né in movimento né in quiete. Bisogna esigere anche per l'intero corpo un risultato analogo a quello che la mente ottiene nel caso del volto, che essa sa conservare composto e decoroso. Ma a tutto questo si deve provvedere senza affettazione.
    61 L'arte di vivere è più simile all'arte della lotta che a quella della danza, in quanto ci si deve sempre tener pronti e ben saldi contro gli accidenti imprevisti.
    62 Esamina continuamente chi siano costoro che tu vuoi ti facciano da testimoni, e quali principî dirigenti abbiano. Guardando alle fonti della loro opinione e del loro impulso, infatti, non dovrai lamentarti di chi sbaglia involontariamente e non avrai bisogno della loro testimonianza.
    63 «Ogni anima - dice - viene privata della verità contro il suo volere»; e così pure è privata della giustizia, della temperanza, della benevolenza e di ogni consimile virtù. Ricordarsi continuamente di questo è quanto di più necessario: così sarai più indulgente con tutti.
    64 Ad ogni dolore, sia a portata di mano la considerazione: «Non si tratta di cosa turpe e non rende peggiore la mente che sta al timone: infatti non la danneggia né in quanto essa è razionale, né in quanto è disposta alla vita sociale». Ma nella maggior parte dei dolori ti soccorra anche la massima di Epicuro, cioè che il dolore non è insopportabile né eterno, se ricordi i suoi limiti e nel giudicarlo non aggiungi fantasie. E ricorda anche questo: molte sensazioni fastidiose sono uguali, benché non ce ne accorgiamo, al dolore: il torpore della sonnolenza, per esempio, il caldo soffocante, l'inappetenza. Perciò, ogni volta che ti senti afflitto da una di queste sensazioni, di' a te stesso: «Stai cedendo al dolore».
    65 Vedi di non provare mai per le persone disumane quello che gli uomini provano per gli uomini.
    66 Da dove possiamo sapere se Telauge non avesse una disposizione morale superiore a quella di Socrate? Non basta, infatti, che Socrate abbia avuto una morte più gloriosa, che disputasse più abilmente con i sofisti, che abbia rivelato la sua straordinaria resistenza fisica nel passare la notte al gelo, che, ricevuto l'ordine di arrestare quell'uomo di Salamina, abbia così nobilmente ritenuto di trasgredirlo, e che per la strada camminasse con aria spavalda - fatto, questo, su cui bisognerebbe soffermarsi con molta attenzione, se fosse vero. Occorre invece esaminare questo: quale anima avesse Socrate, se sapesse accontentarsi di essere giusto nei rapporti con gli uomini e pio nei rapporti con gli dèi, senza irritarsi gratuitamente contro la malvagità, senza esser schiavo dell'ignoranza di alcuno, senza ricevere come estraneo e subire come intollerabile nulla di ciò che, entro l'ordine universale, gli veniva assegnato, e senza permettere all'intelletto di partecipare alle passioni della carne.
    67 La natura non ti ha mescolato nel composto universale in modo tale da non permetterti di circoscrivere te stesso e sottoporre al tuo dominio le cose che sono davvero tue; è più che possibile, infatti, diventare un uomo divino e non essere riconosciuto come tale da alcuno. Ricordatene sempre, e ricorda anche che la vita felice si basa su pochissime cose; e, se hai perso la speranza di poter diventare un dialettico o un fisico, non disperare per questo di poter diventare libero, pudico, atto alla vita sociale e obbediente a dio.
    68 Trascorri la vita senza costrizione, nella più profonda gioia dell'anima, anche se tutti ti ingiuriano gridandoti tutto quello che vogliono, anche se le belve lacerano le misere membra di questo impasto che ti è cresciuto intorno. Cosa impedisce, infatti, che in mezzo a tutto questo la mente conservi la propria calma, il giudizio veritiero sulle circostanze e il pronto uso degli oggetti ad essa sottoposti? In maniera tale che il giudizio dica a ciò che gli si presenta; «Nella sostanza sei questo, anche se all'opinione sembri diverso», e l'uso dica a ciò che ricade nel suo àmbito: «Sei proprio tu quello che cercavo: perché per me quanto di volta in volta è presente è sempre materia per la virtù razionale e sociale e, in breve, per l'arte dell'uomo o del dio». Infatti ogni evento diviene familiare a dio o all'uomo e non è nuovo né difficile da maneggiare; anzi, è ben noto e facile all'impiego.
    69 La completa realizzazione etica include questo: trascorrere ogni giorno come l'ultimo, senza sussulti, senza torpore, senza recite.
    70 Gli dèi pur essendo immortali non si indignano di esser destinati a sopportare perennemente, in una così vasta eternità, tanti e tali esseri meschini: anzi, si prendono cura di essi in ogni modo possibile. E tu, che tra un istante finirai, ti arrendi? Tu che oltre tutto sei uno di quegli esseri meschini?
    71 È ridicolo non cercare di sottrarsi alla propria malvagità, come sarebbe possibile, e cercare di sottrarsi a quella degli altri, cosa impossibile.
    72 La facoltà razionale e sociale giudica legittimamente inferiore a sé tutto ciò che le risulti sprovvisto di intelletto e di inclinazione alla società.
    73 Quando tu hai fatto del bene e un altro lo ha ricevuto, qual è il terzo risultato che insegui, come gli sciocchi, oltre a questi due? La fama di benefattore? O il contraccambio?
    74 Nessuno si stanca di ricevere benefici. I benefici sono azioni secondo natura: quindi non stancarti di riceverne, nel momento in cui ne fai.
    75 La natura dell'universo seguì l'impulso di costruire il cosmo. Ora, o tutto ciò che avviene avviene in conseguenza di quell'atto, oppure sono irrazionali anche le cose più importanti, verso le quali il principio dirigente del cosmo orienta un particolare impulso. Questo principio, richiamato alla memoria, ti renderà più sereno verso molte cose.

    LIBRO VIII

    1 Anche questa constatazione porta a sopprimere ogni vanità: non puoi più cogliere l'obiettivo di un'intera esistenza - o almeno dell'età seguita alla giovinezza -, vissuta da filosofo; anzi, è ormai chiaro a molti, e anche a te stesso, che resti lontano dalla filosofia. La confusione in cui sei caduto è tale che non ti è più facile acquisire la fama di filosofo; e vi si oppongono i presupposti della tua vita. Allora, se hai veramente visto dove sta il punto fondamentale, lascia perdere cosa si penserà di te: e accontèntati se potrai vivere il resto della vita, quanto mai possa essere, come vuole la tua natura. Rifletti, quindi, su cosa essa vuole, e non lasciarti distrarre da nient'altro, perché hai già sperimentato per quante vie hai dovuto vagare senza trovare in nessun luogo la vita felice - non nei sillogismi, non nella ricchezza, non nella fama, non nel godimento: in nessun luogo. Dov'è, allora? Nel fare ciò che esige la natura dell'uomo. E l'uomo come potrà farlo? Se avrà dei principî all'origine dei suoi impulsi e delle sue azioni. Quali principî? Quelli intorno al bene e al male: cioè che nulla è bene per l'uomo se non lo rende giusto, temperante, forte, liberale, e nulla è male, se non produce in lui i vizi opposti.
    2 Ad ogni singola azione interroga te stesso: «Cosa significa quest'azione per me? Non dovrò poi pentirmene?». Tra un attimo sono morto e tutto è sparito. Se l'azione presente è quella di un essere dotato di intelletto, incline al vivere sociale, che ha le stesse leggi di dio, che cosa cerco di più?
    3 Alessandro, Caio e Pompeo che cosa sono di fronte a Diogene ed Eraclito e Socrate? Questi ultimi, infatti, videro la realtà, le cause e le materie, e i loro principî dirigenti erano autonomi: là, invece, di quante cose preoccuparsi, e di quante essere schiavi!
    4 Faranno non di meno le medesime cose, anche se crepi.
    5 Per prima cosa non turbarti: tutto, infatti, è secondo la natura dell'universo e tra breve non sarai più nessuno, in nessun luogo, come Adriano, come Augusto. Poi concentra il tuo sguardo sulla cosa in sé e, ricordando che devi essere un uomo virtuoso e che cosa esige la natura dell'uomo, fallo senza voltarti indietro e parla nel modo che ti sembra più giusto: ma con benevolenza, con discrezione, e senza ipocrisia.
    6 La natura dell'universo si occupa di questo: trasportare là le cose che sono qui, trasformarle, prenderle da una parte e portarle dall'altra. Tutto è mutamento, senza che con ciò si debba temere qualcosa di nuovo: tutto è consueto. E, analogamente, le attribuzioni della sorte sono sempre uguali.
    7 Ogni natura è paga di procedere felicemente per la propria via; e una natura razionale procede felicemente se, tra le rappresentazioni, non dà l'assenso a una che sia falsa o oscura; se indirizza gli impulsi esclusivamente alle azioni utili alla comunità; quanto agli appetiti e alle avversioni, se ne limita il regime alle cose che dipendono da noi, e abbraccia di cuore tutto ciò che le viene attribuito dalla natura comune. Infatti è parte di essa, come la natura della foglia è parte della natura della pianta; tranne che, in questo caso, la natura della foglia è parte di una natura insensibile, irrazionale e assoggettabile a impedimento, mentre la natura dell'uomo è parte di una natura non assoggettabile a impedimento, dotata di intelletto e giusta, considerato che a ciascuno assegna porzioni di tempo, sostanza, causa, attività, ed evento che sono equivalenti e rispondono al merito. Non verificare, però, l'equivalenza del singolo fattore con il singolo fattore in ogni essere, ma l'equivalenza complessiva tra tutti i fattori di una cosa e tutti i fattori dell'altra.
    8 Non è possibile leggere. Ma è possibile respingere la prepotenza; è possibile dominare piaceri e dolori; è possibile sollevarsi al di sopra della fama; è possibile non adirarsi con gli insensibili e gli ingrati, e, in più, prendersi cura di loro.
    9 Che nessuno, neppure tu stesso, debba più sentirti criticare la vita di corte.
    10 Il pentimento è una sorta di rimprovero che uno fa a se stesso per aver tralasciato qualcosa di utile; ma è il bene che deve costituire qualcosa di utile, e l'uomo moralmente superiore deve praticarlo; nessun uomo moralmente superiore, però, potrebbe mai pentirsi di aver tralasciato qualche piacere: pertanto il piacere non è una cosa utile né un bene.
    11 Cos'è, questo, in sé e per sé, nella propria particolare costituzione? Qual è la sua componente sostanziale e materiale? Quale la sua componente causale? Cosa fa nel cosmo? Per quanto tempo sussiste?
    12 Quando ti pesa svegliarti, ricorda che produrre azioni rivolte al bene comune è conforme alla tua costituzione e alla natura umana, mentre dormire è comune anche agli esseri irrazionali; e ciò che per ciascuno è conforme a natura gli è più appropriato e congeniale, e anche più gradito.
    13 Continuamente e, se possibile, ad ogni rappresentazione, applica la scienza della natura, la scienza delle passioni, la dialettica.
    14 Chiunque tu incontri, comincia sùbito col dire a te stesso: «Quest'uomo quali principî ha sul bene e sul male?». Perché se ha principî di un certo genere sul piacere e sul dolore e sui fattori dell'uno e dell'altro, sulla notorietà e l'oscurità, sulla morte e la vita, non mi risulterà affatto strano o sorprendente che possa agire in un certo modo, e ricorderò che è inevitabile che agisca così.
    15 Ricorda che, come non fa onore stupirsi che un fico produca dei fichi, così non fa onore stupirsi che il cosmo produca questo genere di cose, di cui è produttore; ed al medico e al timoniere non fa onore stupirsi, il primo, che il tale abbia preso la febbre, il secondo, che si sia levato un vento contrario.
    16 Ricorda che mutare opinione e seguire chi ti corregge è egualmente segno di libertà. Infatti è attività tua, che si compie secondo il tuo impulso e giudizio e, in particolare, secondo il tuo intelletto.
    17 Se dipende da te, perché lo fai? Se dipende da altri, con chi te la prendi? Con gli atomi o con gli dèi? In entrambi i casi è da folli. Non bisogna prendersela con nessuno. Infatti: se puoi, correggi la persona; se non puoi, correggi almeno quello che ha fatto; se non puoi fare neppure questo, a che ti giova prendertela? Non bisogna fare nulla che non abbia senso.
    18 Ciò che è morto non cade fuori del cosmo. Se rimane qui, qui anche si trasforma e si dissolve nei propri elementi, che sono gli elementi del cosmo e i tuoi. Anch'essi si trasformano, e non mormorano.
    19 Ogni singolo essere esiste per uno scopo: il cavallo, la vite... Perché ti stupisci? Anche il sole dirà: «Esisto per un determinato cómpito», e così pure gli altri dèi. E tu, allora, per quale scopo esisti? Per godere? Vedi tu se il concetto sia ammissibile.
    20 Per ciascun essere la natura ha avuto di mira la fine dell'esistenza, non meno che il suo inizio e il suo corso, proprio come chi lancia la palla: ora, quale bene ha mai la palla nel salire, quale male nello scendere o nell'essere già caduta a terra? E quale bene ha la bolla intatta, quale male la bolla scoppiata? Lo stesso dicasi anche per una lucerna...
    21 Rivoltalo e guarda com'è, come diventa nella vecchiaia, nella malattia, nella lussuria.
    Ha vita breve chi loda e chi è lodato, chi ricorda e chi è ricordato, per di più nel cantuccio di questa zona del mondo, dove non sono neppure tutti d'accordo tra loro: anzi, neppure ciascuno con se stesso. E la terra intera è un punto.
    22 Fai attenzione all'oggetto o all'attività o al principio o al significato.
    È quello che ti meriti! Tu preferisci diventare virtuoso domani invece che esserlo oggi.
    23 Faccio qualcosa? Lo faccio riferendolo a un beneficio per gli uomini. Mi succede qualcosa? Lo accetto riferendolo agli dèi e alla fonte di tutto, da cui provengono, in stretta connessione, tutti gli eventi.
    24 Come ti si presenta il bagno - olio, sudore, sporco, acqua unta, tutte cose ripugnanti -, così è ogni parte della vita e ogni oggetto.
    25 Lucilla ha seppellito Vero, poi è morta Lucilla; Seconda ha seppellito Massimo, poi Seconda è morta; Epitincano ha seppellito Diotimo, poi è morto Epitincano; Antonino ha seppellito Faustina, poi è morto Antonino. È sempre così: Celere ha seppellito Adriano, poi è morto Celere. E quegli uomini d'ingegno, o preveggenti, o boriosi, dove sono? Ad esempio, tra gli uomini d'ingegno, Carace, Demetrio il Platonico e Eudemone e tutti gli altri come loro? Tutto effimero, morto da tempo: alcuni non sono stati ricordati neppure per poco, altri si sono trasformati in personaggi leggendari, altri ancora, ormai, sono cancellati anche dalla leggenda. Ricorda questo, dunque: necessariamente il tuo aggregato verrà disperso ovvero il tuo soffio vitale si estinguerà o trasmigrerà e sarà disposto altrove.
    26 La gioia per l'uomo è fare ciò che è proprio dell'uomo. E proprio dell'uomo è la benevolenza verso i propri simili, il disprezzo dei movimenti dei sensi, il vaglio delle rappresentazioni verosimili, la contemplazione della natura universale e di ciò che avviene in conformità ad essa.
    27 Tre rapporti: uno con il recipiente che ci contiene, un altro con la causa divina dalla quale deriva tutto ciò che accade a tutti, il terzo con chi ci vive accanto.
    28 O il dolore è male per il corpo - e allora sia il corpo a dichiararlo -, o per l'anima; ma all'anima è consentito mantenere la propria serenità e la propria calma e non formarsi l'opinione che si tratti di un male. Infatti ogni giudizio, ogni impulso, ogni appetito e avversione è dentro di noi, e nessun male penetra fino a qui.
    29 Cancella le rappresentazioni dicendo continuamente a te stesso: «Ora dipende da me che in quest'anima non vi sia alcuna malvagità, alcun desiderio, in breve: alcun turbamento; invece, osservando ogni cosa quale davvero è, mi servo di ciascuna secondo il suo valore». Ricorda questa facoltà.
    30 Parla conforme a natura, in senato e con chiunque: con decoro, senza affettazione; usa un linguaggio sincero.
    31 La corte di Augusto: moglie, figlia, nipoti, figliastri, sorella, Agrippa, parenti, familiari, amici, Ario, Mecenate, medici, sacrificanti: tutti morti, la corte intera. Poi passa alle altre [...] non la morte di un solo uomo, per esempio dei Pompei. E considera anche l'espressione che si incide sulle lapidi tombali: «ultimo della propria gente», pensa quanta pena si sono dati i suoi avi per lasciare un successore, mentre poi, inevitabilmente, arriva uno che è l'ultimo. Nuovamente tutti morti: anche qui, un'intera famiglia.
    32 Bisogna comporre la vita un'azione per volta, e accontentarsi che ogni singola azione ottenga il suo risultato nei limiti del possibile: nessuno può impedirti che lo ottenga. «Ma sorgerà qualche ostacolo esterno». Non sarà, comunque, nulla che possa impedire una condotta giusta, temperante e razionale; forse ne verrà ostacolata qualche altra attività, ma accettando serenamente l'impedimento stesso e accingendosi di buon grado a compiere ciò che è consentito subentra immediatamente un'altra azione che si accorderà con la costruzione di cui stiamo parlando.
    33 Prendi senza ostentare, lascia senza fare resistenza.
    34 Se ti è mai capitato di vedere una mano troncata via, o un piede, oppure una testa spiccata che giace da qualche parte, lontano dal resto del corpo - ebbene, tale si rende, per quanto dipende da lui, chi non vuole ciò che accade e si recide dall'universo, o chi compie un'azione contraria al bene comune. Ti sei sbalzato via, in un qualche angolo, isolandoti da quell'unione che è conforme a natura: eri nato come parte, e ora ti sei scisso. Ma è qui che sta il fatto grandioso: puoi di nuovo tornare a quell'unione. Il dio non ha consentito a nessun'altra parte, una volta che si sia separata e recisa, di tornare ad unirsi. Ma osserva la bontà con cui ha voluto onorare l'uomo: gli ha dato il potere, all'inizio, di non separarsi dal tutto, e, quando proprio se ne sia separato, di ritornarvi, di aderire un'altra volta allo stesso organismo e di riprendere il suo posto di parte.
    35 Come la natura degli esseri razionali [...] le altre facoltà a ciascuno degli esseri razionali, così abbiamo preso da essa anche questa: nello stesso modo in cui essa ribalta tutto ciò che la ostacola e la contrasta, e lo dispone nell'ordine del destino e ne fa una parte di se stessa, così anche l'essere razionale può fare di ogni impedimento materia di se stesso, e può usarlo per il fine - qualunque esso sia - a cui lo dirigeva l'impulso.
    36 Non ti deve confondere la rappresentazione della vita intera. Non abbracciare col pensiero quali e quante sofferenze, alla fine, è probabile che avrai dovuto sopportare, ma, nel momento in cui ciascuna si presenta, chiedi a te stesso cosa vi sia in questo fatto di insopportabile, di insostenibile. Avrai vergogna di ammettere che possa esservi qualcosa di simile. E poi ricorda a te stesso che non è il futuro né il passato ad opprimerti, ma sempre il presente. Questo, però, si riduce di molto, se lo isoli nei suoi confini, e se metti sotto accusa la tua mente quando essa non sia capace di resistere a un presente così inerme.
    37 Pantea o Pergamo siedono forse ancora presso la tomba di Vero? E Cabria o Diotimo presso quella di Adriano? Che ridicolaggine! E se fossero seduti lì, Vero e Adriano potrebbero mai accorgersene? E se se ne accorgessero, potrebbero mai gioirne? E se ne gioissero, i loro liberti diventerebbero immortali? Non era forse destino che anche costoro prima invecchiassero, poi morissero? E poi, quando costoro fossero morti, cosa avrebbero dovuto fare i loro signori?
    38 Tutto questo è fetore e sangue corrotto in un sacco: se hai la vista acuta, usala.
    39 «Giudicando - come dice - con i più sapienti...», non vedo nella costituzione dell'essere razionale una virtù che insorga contro la giustizia: contro il piacere, invece, vedo insorgere la continenza.
    40 Se sopprimi la tua opinione circa quello che pare affliggerti, ti sei collocato tu stesso nella posizione più sicura. «Tu stesso: chi?». La ragione. «Ma io non sono la ragione». D'accordo: allora è la ragione che non deve affliggere se stessa. E se è un'altra parte di te che patisce, sta a questa formulare un'opinione su di sé.
    41 L'impedimento della sensazione è un male della natura animale; l'impedimento dell'impulso è, ancora, un male, della natura animale. Analogamente, c'è qualcos'altro che impedisce e danneggia la costituzione vegetale. Così, dunque, l'impedimento dell'intelletto è un male della natura intellettiva. Trasferisci tutto ciò a te stesso. Il dolore, il piacere ti toccano? Se la vedrà la sensazione. È sorto un ostacolo al tuo impulso? Se il tuo impulso è senza riserva, a questo punto si tratta già di un male che ti colpisce in quanto essere razionale; ma se afferri il concetto generale non sei ancora stato danneggiato né impedito. Nessun altro, però, suole impedire le attività proprie dell'intelletto, poiché questo non può essere sfiorato dal fuoco, dal ferro, dal tiranno, dalla calunnia, da qualsivoglia cosa: quando diviene «una sfera perfettamente tonda», tale rimane.
    42 Non è giusto che io affligga me stesso: infatti non ho mai afflitto, volontariamente, nessun altro.
    43 Chi si rallegra di questo, chi di quello: io mi rallegro se il mio principio dirigente è sano, se non prova avversione per nessun essere umano e per nulla di ciò che avviene agli esseri umani, ma guarda tutto con occhi benevoli, accetta tutto, e di ogni singola cosa fa uso secondo il suo valore.
    44 Questo tempo presente concedilo a te stesso. Chi preferisce inseguire una fama presso i posteri non calcola che i posteri saranno altri uomini dello stesso stampo di quelli attuali, che egli non regge; e anche i posteri saranno mortali. Insomma, che ti importa che un domani quelli accompagnino il tuo nome con determinate espressioni o abbiano una determinata opinione su di te?
    45 Prendimi e gettami dove vuoi. Là, infatti, manterrò il mio demone sereno, cioè pago di avere una disposizione e un'attività conformi a ciò che risponde alla sua costituzione.
    Il valore di questa cosa è forse tale che per essa la mia anima debba subire un turbamento e divenire peggiore, avvilendosi, bramando, facendosi anch'essa sommergere, spaventandosi? E cosa troverai che abbia tanto valore?
    46 A nessun uomo può accadere qualcosa che non sia un'evenienza connessa con la condizione dell'uomo, né al bue qualcosa che non sia connesso con la condizione del bue, né alla vite ciò che non sia connesso con quella della vite, né alla pietra ciò che non sia proprio della pietra. Se dunque a ciascun essere accade ciò che è abituale e naturale, perché dovresti irritarti? La natura comune, infatti, non ti ha portato nulla di insopportabile.
    47 Se soffri per una cosa esterna, non è quella che ti disturba, ma il tuo giudizio su di essa. Ma è in tuo potere cancellare sùbito questo giudizio. Se invece soffri per qualcosa che rientra nella tua disposizione interiore, chi potrà impedirti di correggere il tuo parere? E così pure, se soffri a non fare questa determinata cosa che ti pare valida, perché non la fai, invece di soffrire? «Ma c'è un ostacolo più forte di me». Allora non soffrire: non è in te la causa del tuo mancato agire. «Ma non vale la pena di vivere se non posso compiere questa azione». Esci dalla vita, allora, con animo ben disposto, così come muore chi quest'azione può compierla, e insieme sereno verso ciò che ti ostacola.
    48 Ricorda che il principio dirigente diviene invincibile quando, raccoltosi in sé, è pago di non fare ciò che non vuole, anche se non ha ragione di opporsi. Che dire poi, quando giudica di qualcosa con scrupoloso raziocinio? Per questo la mente libera da passioni e un'acropoli: l'uomo, infatti, non ha nulla di più saldo in cui possa rifugiarsi per divenire per sempre imprendibile. Ora, chi non ha visto questo baluardo è un ignorante; chi lo ha visto e non vi si rifugia è uno sventurato.
    49 Non dire a te stesso niente di più di quello che ti annunciano le rappresentazioni immediate. Ti è stato riferito che il tale parla male di te. Ti è stato riferito questo, non che ne hai subito un danno. Vedo che il bambino è malato. Vedo questo, non vedo che il bambino è in pericolo. Così rimani sempre alle prime rappresentazioni, senza aggiungere nulla di tuo dall'interno, e non ti succederà niente; meglio: aggiungi pure, ma come chi sa riconoscere ogni singolo evento nel cosmo.
    50 Un cetriolo amaro? Gettalo via. Rovi sulla strada? Scòstati. Basta questo, non aggiungere: «Ma perché nel cosmo esistono queste cose?», altrimenti ti farai deridere da chi è esperto nella scienza della natura, come riderebbero di te un falegname e un calzolaio se tu avessi da ridire perché nel loro laboratorio vedi trucioli e ritagli di quello che stanno fabbricando. Eppure essi hanno almeno dove gettarli: mentre la natura dell'universo non ha nulla all'esterno, e il fatto prodigioso della sua arte è che, dopo essersi circoscritta trasforma in sé tutto ciò che al suo interno appare corrompersi, invecchiare e divenire inutile, e da questo stesso materiale ricava nuovi prodotti, in modo da non aver bisogno di sostanza da prelevare dall'esterno e da non richiedere un luogo dove espellere la materia deperita. Le basta, quindi, il suo spazio, la sua materia e l'arte che le è propria.
    51 Non essere trascurato nelle tue azioni né confuso nel parlare, non vagare tra le rappresentazioni; con l'anima non ritrarti completamente, o, all'estremo opposto, non sbalzarti fuori; nella vita non privarti di ogni tempo libero.
    Uccidono, squartano, inveiscono con maledizioni: ma tutto questo in che cosa impedisce alla mente di restare pura, lucida, saggia, giusta? Sarebbe come se uno si fermasse ad una fonte d'acqua limpida e dolce e la insultasse: la fonte, naturalmente, non smette di far sgorgare la sua acqua pura; e anche se quello vi getta dentro del fango o dello sterco, la sorgente in un momento lo disperderà e lo porterà via, e non ne resterà minimamente inquinata. Come potrai, dunque, avere in te una sorgente perenne? Se in ogni istante ti manterrai libero, con benevolenza, semplicità e discrezione.
    52 Chi non sa che c'è un cosmo, non sa dove egli stesso si trovi. E chi non sa per quale scopo il cosmo esista, non sa chi sia egli stesso, né cosa sia il cosmo. Chi ha tralasciato uno solo di questi punti non può neppure dire per quale scopo egli stesso esista. Chi ti sembra, dunque, colui che [...] la lode di quelli che applaudono, i quali non sanno né dove siano, né chi siano?
    53 Vuoi essere lodato da un uomo che maledice se stesso tre volte all'ora? Vuoi piacere a un uomo che non piace a se stesso? Piace a se stesso chi si pente di quasi tutto quello che fa?
    54 Non limitarti più a respirare insieme con l'aria che ci circonda: ormai devi anche pensare insieme con l'intelletto che comprende e circonda ogni cosa. La facoltà razionale, infatti, è diffusa ovunque e permea chi è capace di attingere da essa, non meno di quanto l'aria permei chi può respirarla.
    55 Parlando in generale, la malvagità non danneggia affatto il cosmo, e la malvagità individuale non danneggia assolutamente gli altri, ma è dannosa soltanto per colui che ha anche il potere di liberarsene, non appena lo voglia.
    56 Per la mia facoltà di esprimere la scelta etica primaria l'analoga facoltà del prossimo è altrettanto indifferente quanto il suo povero soffio vitale e la sua povera carne. Infatti, anche se esistiamo, quanto più è possibile, gli uni per gli altri, tuttavia i nostri principî dirigenti hanno ciascuno la propria sovranità: poiché altrimenti la malvagità del prossimo finirebbe per essere il mio male, ciò che dio non ha voluto, per evitare che altri avessero il potere di rendermi infelice.
    57 La luce del sole sembra essere diffusa - e in effetti è diffusa ovunque -, e tuttavia non è effusa: questo diffondersi, infatti, è un estendersi. I suoi fulgori, pertanto, ricevono il nome di raggi per il fatto che si irradiano. E puoi vedere di che natura sia un raggio se osservi la luce del sole penetrare in una camera buia attraverso una stretta fessura: si estende dritta avanti a sé e in certo modo si appoggia su qualunque oggetto solido le si opponga precludendole l'aria che si trova al di là dell'oggetto stesso; qui il raggio si ferma e non scivola né cade. Ebbene, così deve scorrere e diffondersi il pensiero: non effondersi, ma distendersi, e non giungere a un impatto violento e dirompente con gli ostacoli che incontra, e neppure cadere, ma arrestarsi e illuminare l'oggetto che lo riceve. Sarà l'oggetto che non riflette la sua luce a privarsene.
    58 Chi teme la morte, teme o l'insensibilità o una diversa sensibilità. Ma se non avrai più sensibilità, non sentirai neppure alcun male; se avrai una sensibilità diversa, sarai un essere diverso e non cesserai di vivere.
    59 Gli uomini esistono gli uni per gli altri: quindi insegna loro o sopportali.
    60 Altro è il moto della freccia, altro il moto dell'intelletto; eppure l'intelletto, quando procede con cautela e quando si concentra nel suo esame, si muove diritto e verso l'obiettivo non meno della freccia.
    61 Penetra nel principio dirigente di ciascuno, ma permetti anche a chiunque altro di penetrare nel tuo.
    Ultima modifica di Tiberio; 14-03-2020 alle 12:00
    "Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi".

Permessi di Scrittura

  • Tu non puoi inviare nuove discussioni
  • Tu non puoi inviare risposte
  • Tu non puoi inviare allegati
  • Tu non puoi modificare i tuoi messaggi
  •  
  • Il codice BB � Attivato
  • Le faccine sono Attivato
  • Il codice [IMG] � Attivato
  • Il codice [VIDEO] � Attivato
  • Il codice HTML � Disattivato