La sanità lombarda è una eccellenza a livello mondiale.
E restiamo sul caso Lazio. Nel 2019 la sanità della Regione Lazio è uscita dal commissariamento. Una cosa positiva? Certo. Bravo Zingaretti. Ma chi ne ha fatto le spese? La sanità pubblica, appunto, e le tante aree interne che ora non hanno più le strutture sanitarie. “Secondo i dati del Ministero della Salute nel 2011 il Lazio aveva complessivamente 72 strutture di ricovero pubbliche, scese a 56 nel 2017, con un saldo negativo di 16 strutture. In particolare, nel 2011 il Lazio aveva 46 ospedali a gestione diretta, nel 2017 (ultimi dati disponibili) erano 33. A Roma il Forlanini, il Santa Maria della Pietà, il San Giacomo hanno chiuso; il San Filippo Neri, il Sant’Eugenio e il San Camillo sono stati ridimensionati”.
Lo smantellamento del settore pubblico favorisce quello privato, è logico. Ma l’esternalizzazione di funzioni che il settore pubblico rinuncia a svolgere continua ad essere finanziato dal pubblico. E questo è il vero paradosso Zingaretti. “Considerando che i fondi sanitari sono garantiti da una quota consistente di denaro pubblico sotto forma di spesa fiscale, e che buona parte di questa alimenta business privati, questo sistema di fatto si sostituisce al pubblico e spiana la strada alla privatizzazione”, si legge ancora nel rapporto GIMBE. La sanità pubblica ha bisogno di essere rimessa al centro. E ce ne rendiamo conto ora, in piena emergenza.