"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi".
Non so bene, forse molto più coscientemente. Forse ai fini di una vita vera è meglio non viverla bene. Bello e aderente al messaggio il commento sotto dal sito thevision
È vicino a compiere ottant’anni Fuga dalla libertà, una delle opere più note di Erich Fromm, datata 1941, nel bel mezzo della seconda guerra mondiale; eppure a così tanti anni di distanza la lucidità con cui viene affrontato il problema la rende ancora attuale. Nato a Francoforte nel 1900, psicologo, filosofo e sociologo, Fromm ha cercato con questo testo di rispondere a una domanda fondamentale: perché essere liberi fa paura? Il progresso storico, che ha subìto un’accelerazione enorme negli ultimi cento anni, ha permesso all’umanità di acquisire conoscenza, svincolarsi da un sistema di controllo precostituito – monarchia assoluta, feudalesimo, potere religioso eccetera – per acquisire un’autonomia sempre maggiore. Eppure questa “libertà da” qualcosa non si è trasformata in una “libertà di” diventare qualcosa di singolarmente unico. Una volta spezzate le catene l’individuo si è sentito solo e insicuro, e di fronte a questa solitudine ha sviluppato un forte senso di ansia e incertezza. Da una parte c’è quindi un’appartenenza che ingabbia, dall’altra c’è un vuoto che spaventa. Secondo Fromm questo senso di isolamento che si prova non è sostenibile, per cui le strade sono due, o progredire verso una piena maturazione, o fuggire verso un nuovo padrone.
Di Fromm ho letto molto tempo fa L’arte di amare, L’arte di vivere ed Avere o essere?, tanto tempo fa (in una stagione particolare della mia vita) che a stento mi ricordo di cosa parlasse.
Un film assolutamente IMPERDIBILE è "Default". Un film della Corea del Sud del 2018
Lo stagista.
Apprendista stregone.