Originariamente Scritto da
axeUgene
vabbè, questo lo capisco e l'ho pure scontato nel discorso;
appunto, mi rammarico dell'occasione persa, perché - come dato di fatto, a prescindere dall'esperienza personale - non sei in un non-luogo, che non ha niente da dire in termini di civiltà e ambiente, suggestioni; ci sono veramente dei posti di merda, apparentemente avulsi da qualsiasi legame di sentimenti, tipo certe cittadine americane di provincia, dove passi dalla villetta residenziale all'ufficio in un centro uguale ad altre migliaia e poi al centro commerciale: eppure, un italiano che vada in un buco del culo del genere di solito prende qualcosa su di sé, si sente diverso, in qualche modo arricchito, persino dalle sensazioni ostiche;
la mia è solo una considerazione istintiva, di immedesimazione; immagina una prospettiva ribaltata: hai un'amica tedesca che ha vissuto a Napoli per 13 anni e non si è minimamente affezionata, o ti dica: bello il mare, ma preferisco la Svizzera, qui sono troppo casinisti, disordinati, furbi, è sporco... oh, ci sta, eh...
però un po' ti dispiace se - per motivi contingenti - quella persona non ha preso proprio niente di tutto quello che c'è in quel mondo, no ?
e non è solo questione di caffè e sfogliatella, ma di leggersi Marotta, andare a teatro a vedere commedie di Eduardo, ascoltare Pino Daniele, girare sotto Natale per s. Gergorio armeno, sorridere e ridere delle stesse cose di cui si ride a Napoli, notare i conflitti tra i cittadini svegli e popolari e i chiattilli, e tra i cittadini e i paesani, arricchirsi con la raffinatezza del dialetto, ecc... che è un po' quello che abbiamo fatto tutti noi emigranti;
non so, è che io mi sento fortissimo e felice per aver accumulato più identità a strati, ed è una cosa che augurerei a tutti, soprattutto se si tratta di culture belle ricche, significative, impregnate di tante cose.